clip_image014Il progetto ELEM nasce nel 2012 durante una serata d’improvvisazione elettronica nata per caso presso il centro di produzione d’arte e cultura di Napoli L’asilo. Vi prendono parte il musicista, produttore e sound designer e storico membro dei 99 posse Marco Messina, il pianista e compositore Fabrizio Elvetico e l’artista visiva Loredana Antonelli.
Alla base del progetto vi è una forte propensione all’improvvisazione e alla sperimentazione multimediale attraverso una fusione tra linguaggi audio e video, che si riversa anche nelle esibizioni dal vivo.

Dopo la prima e omonima release del 2015, il trio ELEM è da poco tornato con un nuovo lavoro, Godere Operaio, il cui titolo prende spunto dall’assonanza con Potere operaio, storico gruppo della sinistra extraparlamentare.
L’espressione fu pronunciata per la prima volta negli anni ’70 in una conferenza da Gandalf il Viola, esponente degli “Indiani Metropolitani”.
Frammenti di quella conferenza sono stati impiegati da ELEM nel brano omonimo, per poi diventare anche il titolo dell’intero nuovo album.
Ma all’interno del disco appaiono altre voci dal forte contenuto politico, come quelle di Emma Goldman e di Jello Biafra.

Primo estratto del disco è Miroir, il cui video vede la regia di Loredana Antonelli e prende spunto da Tout va bien, film girato nel 1972 da Jean-Luc Godard e Jean-Pierre Gorin all’epoca membri del Gruppo Dziga Vertov.  Un film grottesco e surreale che racconta del rapporto tra pubblico e privato, tipico dell’esperienza umana e politica degli anni ’70. Il video oscilla tra dicotomie formali e sostanziali come dentro e fuori, odio e amore, muro e finestra, digitale e analogico. I volti dei protagonisti si smaterializzano, accomunati da un destino di indebolimento identitario sia nel pubblico, sia nel privato. L’identità assume le sembianze di una folla senza volto dove sesso, potere, amore, si mescolano al senso di disfatta, alla sensazione di allarme e pericolo. Alla paura per il futuro si mescola tragicamente la voglia di fare festa, dimenticare la sconfitta storica per restare vivi.

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