Da Mahmood a MYSS KETA: un’estate oltre i tormentoni

mahmood
Amore e capoeira
 è fisso ai piani più alti delle classifiche, Italiana di Fedez e J-Ax ce la ritroviamo ogni due minuti in radio, il reggae-pop di Non ti dico no dei Boombadash con la Loredana nazionale lo stiamo amando tutti già da un paio di mesi e Nero Bali di Elodie e Michele Bravi è indubbiamente un bel pezzone tropical-italiano.
Ma se i supertormentoni fanno già parte delle playlist da portarsi in vacanza, appena un passo al di là del circuito radiofonico c’è un mondo altrettanto pop che vale la pena scoprire prima di partire, anche solo per variare un po’ tra un gorgeggio della Ferreri e una rima di Baby K.
Ecco qui allora una piccola e arbitraria selezione di 12 (perché le cifre tonde sono noiose, soprattutto in estate) singolini estivi, allegramente in ordine sparso.
achille
Achille Lauro featuring Cosmo, Angelo Blu
E’ la traccia che apre Pour L’Amour, l’ultimo album di Achille Lauro ed è un perfetto quanto sorprendente incontro tra la samba trap dell’artista romano e il nuovo genietto dell’elettropop nostrano. Un trip visionario e psichedelico di dipendenza ed elettronica.

MYSS KETA, Monica
Lei è stata senza dubbio una delle grandi scoperte del 2018. Già sulla scena da qualche anno, ma fino a pochi mesi fa confinata nell’underground meneghino, la diva mascherata più misteriosa in circolazione ha pubblicato ad aprile il suo primo album con Universal, UNA VITA IN CAPSLOCK, di cui Monica è il quinto estratto. Ironia a tonnellate, riferimenti alla cultura di massa, slogan iconici e la produzione di Populous ne fanno un’arma affilata per le serate a bordo piscina nella villa di Arcore.

Mahmood, Uramaki
Lui è una delle grandi promesse dell’urban italiano: lo abbiamo visto a Sanremo nel 2016 e lo abbiamo ascoltato l’anno scorso con Pesos. Quest’anno torna con un singolo tra elettropop e R&B con un testo introspettivo, ambientato nelle vie più esotiche di Milano, con una grande voglia di evasione.

Marianne Mirage, Copacabana Copacabana
Un’immersione nel carnevale di Rio, con la produzione sempre oculatissima di Big Fish e Rhade. Copacabana Copacabana è la sorpresa iper-carioca che non ti aspetti da Marianne Mirage, cantautrice raffinatissima di casa Sugar.

Eman, Milano
Con quel suo stile che è hip-hop senza essere hip-hop, rock senza essere rock ed elettronico senza essere elettronico, Eman traccia con contorni profondi un ritratto senza sbavature e indulgenze della metropoli lombarda.

DJ Besford featuring Eleonora Mazzotti, Todo Rainbow
Sonorità elettroniche e tropicali fanno da sfondo a un inno alla positività e alla leggerezza realizzato dal fashionissimo DJ Besford, qui in collaborazione con la romagnola Eleonora Mazzotti.

lemandorle, Gelato colorato
Si può descrivere il capolinea di una storia d’amore senza cedere ai toni avvilenti della tristezza? A giudicare da quello che ha fatto il due lemandorle in Gelato colorato, sì, decisamente si può. Elettropop dall’aura vagamente vintage e una metafora caleidoscopica per guardarsi negli occhi e dirsi che è finita.

Lele, Giungla
Un pezzo per Napoli e i napoletani, così Lele ha parlato del suo ritorno con Giungla. L’r’n’b incontra il pop, mentre le parole portano in altissimo l’orgoglio della città partenopea spogliandola di tutti i pregiudizi.

Luana Corino, Gita al mare
Non sempre l’abbandono fa rima con la solitudine. Nel suo ultimo singolo, per esempio, Luana Corino racconta una storia di libertà. Una rivendicazione femminile serena come una gita al mare promessa, non mantenuta e poi recuperata. Anche da soli.

Alessandro Casillo, Ancora qui
Del ragazzino che avevamo conosciuto in TV un po’ di anni fa c’è ben poco: dopo essersi preso una bella pausa, Alessandro Casillo è tornato con un singolo, Ancora qui, che ha l’aria di essere qualcosa di più di un semplice comeback discografico.

Arashi, Sud America
Punta dritto al di sotto dell’Equatore e all’ombra delle palme Riccardo Schiara, in arte Arashi. Urban, house e vividi colori tropicali sono la colonna sonora di un viaggio in Sud America, da un open bar di Bogotà all’ultimo piano in ascensore… ma attenzione agli alligatori!

Briga, Che cosa ci siamo fatti
Un pezzo così malinconico sembrerebbe non azzeccarci nulla con il clima leggero dell’estate, ma è pur vero che anche al mare ci sono i giorni grigi di temporale. Questa canzone è proprio per quei momenti di nuvoloni, in cielo o nella testa.

La Giungla di Lele tra Napoli e r’n’b

lele-giungla-finale
“Napoli e la musica black si sono sempre amate. Vuoi per le affinità storico-culturali tra mondo afro-americano e quello napoletano, vuoi per la lingua estremamente ritmica, in un modo o nell’altro il legame è sempre stato vivo. E io ho capito che il mio modo di fare musica doveva passare da lì. Dall’unione di queste due culture. Il viaggio di questo disco quindi partirà da Napoli ma farà subito tappa nella cultura afro-americana”.
Così Lele presenta Giungla, il suo nuovo singolo, primo assaggio di un album di prossima pubblicazione: un filo sottile che lega la città partenopea alle atmosfere dell’r’n’b e del soul, geograficamente lontanissimi, ma vicini per affinità.
Un singolo che segna un ritorno con un nuovo sound per Raffaele Esposito, mentre il testo abbonda di popolari citazioni e rende un verace e personale omaggio a Napoli.

“Questo pezzo è per Napoli ed i napoletani. Con l’auspicio che la nostra caparbietà e la nostra forza d’animo ci aiutino a non essere più vittima di noi stessi e che il sacrificio quotidiano, scritto nel nostro codice genetico, ci permetta di abbattere quel muro di pregiudizio che ancora oggi non dà cenni di cedimento”.

BITS-CHAT: “Solitudine? No, libertà”. Quattro chiacchiere con… Luana Corino

Luana Corino 2
Gli inizi come LaMiss, poi un periodo di pausa e l’anno scorso il ritorno con il suo nome, Luana Corino, e l’EP M.W.A vol. 1, anticipato da un brano agguerritissimo di riscatto femminile come Lucille.
Adesso per Luana è la volta di Gita al mare, un singolo dall’atmosfera serena e all’insegna dell’indipendenza: la storia è quella di un amore finito, un lui fuggito senza troppe spiegazioni e una lei rimasta sola, ma ancora abbastanza forte da trasformare la solitudine in orgogliosa manifestazione di amore per se stessa.
La storia di una donna libera, con le idee molto chiare anche quando si parla di un ambito maschilista come l’r’n’b italiano.
35052762_10161117229795725_4713252211042287616_n
Ascoltando il tuo ultimo singolo, Gita al mare, si ha subito l’impressione di percepire un mood diverso rispetto a quello che avevamo trovato lo scorso anno nell’EP M.W.A. vol. 1: è così? Si è aperta per te una nuova fase?

Diciamo che un progetto ufficiale rispetto a un mixtape parte già con altri presupposti. Nutro aspettative diverse verso me stessa e quello che voglio raccontare. Quando si tratta di lavorare a degli inediti diventa un vero e proprio lavoro di squadra, un insieme di energie che inevitabilmente danno alla luce qualcosa di molto più intenso. L’approccio a un mixtape è molto più easy e disinteressato… nell’EP, che uscirà dopo l’estate, e in Gita al mare, sto cercando di dare il massimo sotto ogni aspetto creativo.

Come hai sviluppato l’idea del pezzo e del video, dove sei l’assoluta protagonista?
Come spesso accade alle idee migliori, vengono e basta, come un fulmine a ciel sereno. Sentivo la necessità di parlare di questa storia, sotto alcuni punti di vista, autobiografica. Ce l’avevo sulla punta della lingua e della penna, e ho aspettato di stare abbastanza male per ricordarmene. L’ho scritta in un giorno e il video era già nella mia testa. Da quando lavoro nel campo dei videoclip, è difficile per me scrivere un pezzo e non visualizzarlo, ormai per me il video non è altro che il completamente di una canzone.

Che valore ha nella tua vita e nel tuo lavoro l’indipendenza?
È il fulcro della mia esistenza. Essere indipendenti per me significa essere liberi. Sarà brutto da dire ma non sopporto di affidare ad altri la responsabilità di decisioni per me importanti. Voglio avere il privilegio di poter scegliere cosa fare, come farlo e quando. La vita è una e i tempi della discografia sono molto lenti. Se decidono che non sei il loro progetto principale, un’etichetta, spesso una major, può parcheggiarti là anche per quattro o cinque anni, rubandoti gli anni migliori. Ho visto tantissimi artisti rinunciarci nonostante il talento e questa cosa mi ha portato a non provane nemmeno mai a proporre un mio progetto a un’etichetta che non fosse indipendente.

Quali sono gli artisti di riferimento e i modelli con cui sei cresciuta?
Michael Jackson in primis, da sempre: la disciplina, la dedizione e il perfezionismo a cui ci ha abituato durante tutta la sua carriera sono stati per me grande fonte di ispirazione. Janet Jackson, per la sua vocalità e gli arrangiamenti vocali, e sicuramente Beyoncè, che soprattutto negli ultimi anni ci sta dimostrando come una donna sta al comando.
Luana Corino
Cosa puoi già anticipare del nuovo EP? Si tratta del seguito di M.W.A. vol 1?
Si chiamerà Vertigini, parla di donne, del loro modo di affrontare l’amore , delle loro fragilità, della loro forza e complessità. Sarà molto intimo, anche molto sfacciato. Non mi sto trattenendo in nulla, sto cercando di scrivere nel miglior modo che conosco.

Nel panorama urban italiano è difficile trovare nomi femminili che si possano contendere la scena con gli uomini: le eccezioni ci sono (vedi Baby K), ma l’impressione è che le donne dell’hip-hop e dell’R&B italiano debbano accontentarsi dell’underground. Secondo te perché succede?
Ci sarebbe un discorso molto lungo da fare, che cercherò di semplificare il più possibile, dando solo degli spunti di riflessione. L’ambiente urban, in generale, e quello hip-hop, nello specifico, sono ancora a prevalenza maschile. Nonostante negli anni i mezzi per autoprodursi siano diventati sempre più accessibili, l’emisfero femminile non si è ancora abituato all’idea di poter creare dei prodotti indipendenti senza doversi avvalere per forza del supporto maschile. Sulla base di questi presupposti si somma anche la difficoltà di fare gioco di squadra. Ci hanno sempre abituato all’idea che ci sia posto per una sola donna alla volta, questo inevitabilmente mette tutte in estrema competizione. Cambiare la nostra mentalità e imparare a fare più gioco di squadra potrebbe migliorare le cose. Ma, per ora, ho l’impressione che siamo ancora molto lontane da fare questo passo. La carriera artistica di una donna è meno longeva: dopo i 25 anni subentrano le responsabilità di cui spesso una donna, per natura, se ne fa più carico rispetto a un uomo. In alcuni casi subentra la maternità e, nel caso di un artista indipendente, soprattutto se la musica non diventa anche il tuo lavoro entro i 30 anni, spesso è motivo di abbandono o rallentamento creativo. Poi, per quanto riguarda l’R&B nello specifico, beh, è un genere che va studiato e approfondito, senza contare che in Italia non ha ancora una rilevanza discografica, probabilmente proprio per la scarsità di artisti che lo fanno). Oltre a me e a Martina May non conosco altre ragazze con un background solido che hanno contribuito o stanno contribuendo a sfamare il pubblico con prodotti di un certo livello, ma posso permettermi di parlare per noi due e dire che vige stima, amicizia e supporto, proprio perché desideriamo un cambiamento e vediamo le cose sotto un altro punto di vista.

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
Non aver paura di essere coerenti con se stessi e i propri gusti, rispettarsi senza temere di andare contro corrente. A volte fare cose che vanno contro le necessità o le richieste popolari è molto difficile, la tendenza è quella di omologarsi facendo i “ribelli” per finta. Per me ribellione significa guardare in faccio i propri sentimenti e raccontarli apertamente senza aver paura di sembrare deboli.

Beyoncé e Jay Z, ovvero The Carters: a sorpresa, un album insieme

35434946_10160696554815601_1562435233142276096_n
Dopo averci piazzato i suoi ultimi due album a sorpresa, Beyoncé poteva forse fare diversamente con la nuova collaborazione che la vede impegnata insieme al marito – nonché stella illustrissima dell’hip-hop- Jay-Z

Certo che no!
E allora eccolo qui, annunciato co un semplice post su Facebook, Apeshit, il singolo che inaugura la nuova collaborazione di The Carters, ormai non più una coppia di sposi, ma un’istituzione dello showbiz.

Il video che accompagna il brano è stato girato nelle sale del Louvre, a Parigi.

Ma non è tutto: Apeshit è infatti solo il primo estratto di Everything Is Love, il primo album realizzato dalla coppia e già disponibile in esclusiva – per ora – solo su Tidal a questo link.

La coppia è attesa in Italia il 6 e l’8 luglio a Milano e Roma per due date dell’OTR II Tour.

#MUSICANUOVA: Luana Corino, Gita al mare

Luana Corino 2
Un rapporto intenso finito bruscamente, dopo pochi mesi: lui sparisce senza spiegazioni e lei, donna fragile e insicura, scopre la sua forza: per loro non c’è stato neppure il tempo di una gita al mare insieme ma lei questa gita decide di farla comunque.

Dopo essersi fatta conoscere nell’underground urban con lo pseudonimo di LaMiss e dopo essere tornata sulle scene lo scorso anno con l’EP M.W.A. vol 1, Gita al mare è il nuovo singolo di Luna Corino e anticipa l’EP di prossima pubblicazione: “La protagonista di questa canzone non ha paura di stare da sola e questa indipendenza viene raccontata nelle immagini del video, non nel testo della canzone. Canzone e video, infatti, sono complementari, come l’uomo e la donna, lo yin e lo yang: la canzone è lui, il video è lei. Canzone e video sono colmi di dettagli. I dettagli portano le persone a credere in una storia vera, e quindi a provare empatia sincera. E io vorrei che la gente provasse empatia per una donna diversa da quelle che ci vengono sempre raccontate: intelligente, indipendente, forte ma consapevolmente fragile, femminile ma ironica”.

Il video, diretto da Luca Tartaglia con la direzione creativa di Luana stessa, diventa così una presa di posizione consapevole di una donna che, affrontando la solitudine, sceglie comunque di non rinunciare a nulla, amando prima di tutto se stessa.

Il brano è prodotto da Yazee con il chitarrista Rudy Michelutti.

Accelerate, l’azzardo urban e inaspettato di Christina

Lead IMAGE Shot_05_0391_a MILAN ZRNIC
Non so voi, ma io, dopo il primo ascolto di Accelerate, avevo la mascella alle ginocchia.

Tutto mi sarei aspettato da Christina, ma mai un ritorno di questo tipo.
Lo sappiamo benissimo, la Aguilera doveva rifarsi dopo due flop (il primo clamorosissimo, il secondo più prevedibile) dei suoi ultimi dischi: nel 2010 il tonfo di Bionic, album centratissimo e inspiegabilmente finito presto nella polvere delle chart, e nel 2012 Lotus, altro lavoro di ottima fattura, per quanto molto diverso, ma che inevitabilmente pagava la colpa dell’insuccesso del suo precedessore.
Due flop che nel musicbiz hanno fatto suonare a morto le campane della carriera di una delle superstar più talentuose e influenti degli ultimi vent’anni: Christina Aguilera, la squinzia pop con la voce più tonante in circolazione, la rivale talentuosa di Britney Spears sul finire degli anni ’90, la provocatrice di Dirrty, ma anche l’interprete superba di Beautiful e Hurt.
Negli ultimi otto anni, di Christina si è parlato di più per la sua forma fisica (persa e poi ritrovata) che per la sua musica e la chimera del nuovo album pareva non volersi far catturare. L’ultimo momento di vera gratificazione professionale, Christina deve averlo provato quando Move Like Jagger dei Maroon 5, in cui lei era ospite, è finita in cima alle classifiche mondiali. Per il resto, solo briciole.

Ma finalmente qualcosa è successo: il nuovo album ha un titolo, Liberation, e una data di uscita, 15 giugno 2018.
Per anticiparlo è stato scelto Accelerate, pubblicato il 4 maggio scorso: niente di più lontano da quello che Christina è stata in questi anni.
CA_Liberation_cover
Forse per non rischiare di inciampare ancora in quello che dovrebbe riuscirle meglio, cioè il pop, o forse per tentare nuove possibilità, la Aguilera ci si ripresenta con un ricetta di urban di non semplice digestione, preparata insieme a due rocce dell’hip-hop statunitense come Ty Dolla $ign & 2 Chainz: la stessa ricetta, per capirci, che qualche anno fa ha fatto sfornare a Rihanna un album come Anti (si veda in particolare alla voce Work o all’ancora incomprensibile mossa di Bitch Better Have My Money), solo che un conto è se una cosa del genere la tenta una che con il pop ci ha sempre giocato un po’ a distanza (Rihanna), un conto è se la sterzata la compie una che con il pop ci ha campato fino all’altro giorno (Christina).
Sì ok, è vero che il pop della Aguilera non ha mai nascosto i suoi flirt con il soul e l’R&B  e lei non si è mai tirata indietro di fronte alle collaborazioni con i rapper (nel suo curriculum ci sono infatti duetti con Lil’ Kim e Redman), ma qui siamo davanti a un azzardo bell’e buono. Christina è praticamente irriconoscibile, e non basteranno certo le indigestioni di glitter, le colate di miele e gli ammiccamenti di labbra (un po’ troppo gonfie?) del video per suscitare l’interesse che meriterebbe una come lei.

Un salto nel buio senza la giusta rincorsa per schivare il pericolo di un nuovo tonfo discografico. Ma sono pronto a essere smentito quando arriverà l’album, e stavolta spero di sbagliarmi.

Batti le mani: Ketty Passa tra l’urban e un omaggio a Madonna

Nessun nuovo album in vista, almeno per ora.
Batti le mani era semplicemente lì, pronta a venir fuori, dopo un anno di musica suonata dal vivo e la pubblicazione dell’album Era ora.
Ketty Passa non ci ha pensato su troppo: ha messo insieme le parole, un po’ di synth, un basso bello “ciccione” e valangate di ritmiche urban.

E per finire, una super citazione di Vogue di Madonna…

Andrea Nardinocchi: due nuovi singoli a sorpresa

Andrea Nardinocchi
Non uno, bensì due singoli a sorpresa.
Andrea Nardinocchi fa il generoso, e nella giornata di venerdì 6 aprile ha messo on line due brani nuovi di zecca, Tutto perfetto e Una vita, entrambi con la produzione dei Mamakass.

Per Nardinocchi si tratta di una nuova tappa del percorso discografico da outsider, intrapreso lo scorso febbraio con la pubblicazione di Sanremo amore scusa.

Tutto Perfetto è frutto di un periodo di silenzio artistico, superato grazie alla consapevolezza di una pace interiore ritrovata in una “tranquillità esplosiva ed elettronica”. Questa Vita invece è un incoraggiamento ad accettare il caos, “la vita è un vero e proprio capolavoro che invita a cercare la pace dentro di noi”.

Outsider, il ritorno tra elettropop e r’n’b di Santii

Santii_foto di Mattia Guolo_b
Dietro al progetto Santii si nascondono Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli, ovvero M+A, come si facevano chiamare alcuni anni fa.
Il progetto, nato alcuni anni fa in UK durante sessioni notturne di registrazione divise tra Tyleyard Studio e Dean St. Studio, Santii è un cantiere aperto, che ha come scopo quello di spaziare il più possibile tra generi e forme d’arte.
La parte musicale è una congiunzione di scene musicali e mondi musicali apparentemente diversi, ma attentamente gemellati dai due artisti: l’elettronica club europea da una parte e l’hip hop e R&B americano dall’altra.
Tutto, scrittura, produzione, mix, visual e video è gestito fatto e diretto da Santii.

Il duo torna ora con un nuovo singolo, Outsider, che anticipa il nuovo album, S01, e che vede la collaborazione del rapper irlandese Rejjie Snow«Loveleen, tratto dal suo primo EP, Rejovich, è un brano che abbiamo ascoltato tantissimo. Ci innamorammo della sua voce immediatamente e fu uno dei primi che mettemmo nella lista dei guests che volevamo per il nuovo progetto. Tutto partì con una conversazione in chat su facebook».
SANTII - OUTSIDER feat Rejjie Snow - cover primo singolo_b
«Ogni storia, di una persona, di un pianeta, di una cellula, è infinitamente grande e infinitamente piccola. Questo è il nucleo attorno al quale ruota il video. Abbiamo cominciato con flash di immagini e sequenze, fino alla storia di una ragazza, la protagonista del video. Abbiamo cercato di guardare con freddezza tutto il suo mondo. Tenere insieme macro e micro era importante per riuscire a mantenere uno sguardo lucido, che mandasse in crisi anche le nostre certezze. Il video non è del genere realismo. La sparatoria è simbolica, un’epifania, che può essere interpretata in molte maniere: nel corso di tutta la vita la ragazza dovrà imparare a saper farla finita con qualcosa, con le illusioni, le velleità, con certe parti di se, per cercare di non trovarsi continuamente a fare i conti con la domanda che chiude il video: “how am i gonna do this for the rest of my life?” La canzone Outsider è in armonico contrasto con le immagini: non è l’inno che rappresenta la protagonista, ma la canzone per chi accetta il dolore, per chi impara a saper stare fuori per un po’, non per il gusto di sentirsi unici, ma per inventare nuove forme di vita». 

L’elettro-soul di Nakhane tra emancipazione e guerre spirituali

image004
“Una notte, sognai una voce  che mi diede una data, quella della mia morte. Non ho intenzione di rivelarla, ma all’improvviso, avendo sempre vissuto nella paura della punizione divina, ero certo che non sarei morto il giorno dopo, o anche dieci anni dopo. È stato incredibilmente liberatorio. Ho deciso di recuperare il tempo perduto, di vivere finalmente la mia vita.”
E’ partito così il lavoro del secondo secondo album di Nakhane, You Will Not Die, in uscita il prossimo 16 marzo.

Nonostante la sua giovane età, Nakhane ha alle spalle storia fatta di accettazione e autoaccettazione, lotta per l’emancipazione e lotte spirituali. Nato ad Alice da una famiglia  Xhosa (il secondo gruppo etnico per grandezza in Sud Africa, dopo lo Zulu) e cresciuto a Port Elizabeth, ha rinunciato alla fede cristiana per accettare se stesso e il giudizio degli altri: “Quando ero cristiano e pregavo Dio tutti i giorni, provavo solo odio per me stesso. Ogni giorno della mia vita, facevo tutto il possibile per essere come gli altri, per essere eterosessuale. Ero persino convinto che sarei stato in grado di “guarire” la mia omosessualità. Vivevo nella costante paura; controllavo me stesso in ogni momento.”
26195574_1649377905125312_3897762216633392445_n
Questo bisogno di autoaffermazione si è quindi riversato nel suo secondi disco, in cui Nakhane ha ricercato suoni più audaci, passando dalla chitarra acustica al pianoforte e scrivendo utilizzando computer e sintetizzatori senza perdersi però nelle infinite possibilità offerte dall’elettronica: “Sapevo di volere dei suoni elettronici. A Johannesburg, senti molti artisti suonare in acustico solo per sembrare più “autentici”, ma non funziona. I suoni dei gay club techno sono molto più veri per me.”
Ciò che ne è venuto fuori è un disco elettro-soul sperimentale e sensuale, in cui non mancano le influenze africane: c’è la bellezza quasi liturgica di Violent Measures, con le sue armonie fraterne e i vocals cristallini; c’è l’insistenza elettrizzante in levare di Clairvoyant; il languore sensuale e spirituale di Presbyteria, dove Nakhane descrive la prima chiesa in cui si è recato, ad Alice; o l’atmosfera magica e oppressiva di The Dead con le sue chitarre blues e le sue misteriose armonie, dove Nakhane menziona i suoi antenati Xhosa. In Star Red Nakhane rende anche omaggio a sua nonna (“una ribelle alla sua religione, fu una delle prime persone a dirmi di vivere la mia vita come mi pareva opportuno”).

Sembra quindi naturale che un artista così nomini influenze eclettiche che dai musical americani, spaziano a Marvin Gaye, Nina Simone, Ahnoni, David Bowie, ma anche Busi Mhlongo, Simphiwe Dana, Mbongwana Star, TkZee.