BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Il nome di Troye Sivan circola già da alcuni anni sul web e nelle radio, ma è solo negli ultimi tempi che – almeno al di fuori della sua Australia – la sua musica sta raggiungendo un bacino di pubblico significativo. Gli elementi per candidarlo a prossima superstar globale ci sono effettivamente tutti: un’età (23 anni) già abbastanza matura per concedergli credibilità artistica, ma ancora appetibile per l’ambito pubblico “teen” (quello che fa gola a tutti gli uffici marketing), un’immagine efebica e intrigante quanto basta e un elettropop adatto tanto ai canali radiofonici quanto alle piste dei club.
Soprattutto però, quello che non sfugge quando si ha a che fare con lui è la sua personalità, definita benissimo nel suo incontro di candore e audacia.
Proprio appena sotto la superficie patinata si capisce che Troye Sivan non è l’ennesima matricola di pop idol intercambiabile con chissà quanti altri esemplari, ma un artista che nella musica mette davvero se stesso: dopo l’esordio con Blue Neighbourhood, il ragazzo cala infatti ora un carico pesante con il secondo album, Bloom.
Se dal punto di vista sonoro non siamo di fronte a una rivoluzione, il punto di forza di forza del disco è nei testi, in quei racconti (ma in certi casi sarebbe meglio dire rivelazioni) personali, sfacciati, sensuali che non è così facile ritrovare negli album dei suoi coetanei.
Con il suo synth-pop onirico, la sua elettronica, i suoi ritmi tra downtempo, dance e r’n’b, le sue atmosfere oscure e rarefatte, Bloom è a tutti gli effetti lo spazio di un confessionale privato, l’occasione per svelare segreti, condividere emozioni: Troye non ha mai fatto mistero della sua omosessualità, ma nella titletrack utilizza l’ardita metafora del giardino per arrivare a descrivere la perdita della verginità, oppure sceglie di aprire l’album raccontando in Seventeen una chat erotica con un uomo più adulto, mentre con Animal mostra gli istinti più passionali. E poi c’è la passione quasi carnale di Lucky Strike, ma anche momenti più leggeri, come Dance To This, in duetto con Ariana Grande.
Sotto le sue sembianze immacolate, la nuova voce del pop internazionale svela spregiudicatezza, audacia, erotismo, bisogno di libertà, e lo fa senza scandalo, quasi sottovoce.