68: Ernia tra conscious rap, divertimento e rischio di cadere

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L’occhio sulla copertina sembra voler guardare in faccia l’ascoltatore, scrutare i suoi pensieri, cercare di capire se ha compreso davvero il significato dei brani, se ne ha colto i riferimenti. Perché quando si parla di Ernia si può star certi che nulla – soprattutto le parole – non sono buttate a caso.
Dopo l’uscita del doppio Come uccidere un usignolo/67, avvenuta solo lo scorso settembre, per il milanese Matteo Professore è arrivato il momento della prima vera release ufficiale. Il nuovo album si intitola 68 (e non perché segue 67, che invece si intitolava così proprio in vista dell’uscita successiva), come la linea di autobus che collega Bonola, dove Matteo è cresciuto, con via Bergognone, vicino a Porta Genova, decisamente più in centro e soprattutto centro di una nuova movida modaiola. Un viaggio (anche metaforico) dalla periferia al centro, ma che poteva essere compiuto anche in senso opposto, in una sorta di regressione: fuori dal significato simbolico, significa che questo per Ernia è il disco del grande riscatto e della conferma, ma potrebbe anche essere la causa della sua caduta, ed è proprio lui il primo a esserne consapevole. E poi c’è, in minima parte a dire il vero, un riferimento al ’68 dei movimenti rivoluzionari, di cui oggi ricorrono i 50 anni.

Sulla doppia direzione si muove anche la tracklist di 68, che può essere ascoltata anche dalla fine all’inizio, e in questo senso diventerebbe una carrellata cronologica della carriera del rapper fino ad oggi, dal buio di La paura alla luce di King QT (e qui il riferimento è al quartiere milanese di QT8, oltre a King Kunta di Kendrick Lamar).
Con Ernia ogni stereotipo legato alla figura del rapper cade: non ha la faccia da cattivo ragazzo, non ha il corpo ricoperto da tatuaggi d’ordinanza, non ostenta elogi al denaro e alle donne, ma anzi non di rado infila nei testi citazioni colte, riferimenti letterari, e si ritaglia spazi di riflessione.
Per questo viene considerato uno degli esponenti del conscious rap italiano: “Fino a non molto tempo fa il conscious rap rimandava all’immagine di uno studente fuori sede sfigato, che non amava molto lavarsi e beveva birra calda. A riabilitare il genere sono stati in America artisti come J Cole e Kendrick Lamar, che è forse il miglior rappresentante della corrente: grazie a loro oggi il conscious rap ha trovato legittimazione, si è reso appetibile per le radio e le classifiche ed è considerato cool. I loro numeri lo dimostrano. In Italia invece il rap cita pochissimo, e quando accade spesso il pubblico non riesce a cogliere i riferimenti o li usa in modo sbagliato: c’è una sorta di sofisticata ignoranza. L’obiettivo è farlo diventare solo sofisticato”.
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Ma non si pensi che con 68 Ernia si sia rinchiuso in un circolo vizioso alla strenua ricerca dei “contenuti”, perché scorrendo le tracce dell’album non si possono non cogliere i riferimenti alla disco dei Flaminio Maphia della titletrack (“Lo considero il mio brano migliore perché non è una marchettata, ma il giusto equilibrio tra quello che vuole ascoltare il pubblico dell’hip-hop e quello che passano le radio”), o le influenze black, r’n’b, persino i campionamenti di classici jazz e le atmosfere old school. Il pazzo nasce addirittura dall’ascolto di Non al denaro, non all’amore né al cielo di De André, mentre No pussy è un pezzo “cafone” di puro divertimento: “In Italia il rap ha avuto il filtro del centro sociale, e oggi tutti sembrano cercare solo i contenuti, come se la musica fatta per divertimento fosse un male, invece il rap nasce anche con questo spirito e in America le diverse correnti convivono e si accettano tranquillamente. Da noi se riesci a svoltare e a guadagnare facendo rap diventi subito un venduto, mentre ci si dimentica che negli anni ’80 non si contavano i titoli di album che avevano la parola businness nel titolo. Spesso inoltre chi sui forum online critica il rap di oggi accusandolo di superficialità, negli anni ’90 ascoltava Gigi D’Agostino o si piastrava i capelli per andare alle serate del Diabolika: lì il contenuto dov’era? Quale messaggio si veicolava?” 
Non sfugge però, proprio in No pussy, un riferimento politico: “Un quindicenne conosce il rap meglio di me e capisce subito se gli stai proponendo un pezzo impegnato o di contenuto politico, e non lo ascolta perché non gli interessa. Con quel riferimento a Salvini ho voluto indorare un po’ la pillola, mettendo una nota di impegno in un pezzo che è tutto l’opposto”.
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Anche per quanto riguarda l’ondata della trap, le idee di Ernia sono molto chiare: “Mi piace la trap, la ascolto, anche se non sono un artista trap. Sono convinto che sia un trend destinato a finire, e quando succederà saranno in moltissimi a cadere. Sfera Ebbasta resterà, perché lui in quello è il numero uno, e anche se ha un vocabolario molto ristretto è stato quello che ha focalizzato l’attenzione dei media e dei discografici su un genere che in Italia non era ancora arrivato. E’ divisivo, certo, ma per lui è un valore aggiunto. Ma non esistono carriere infinite, e anch’io posso cadere domani, ma quando succederà non sarà per colpa della fine della trap, ma per causa mia“.

Anche nell’epoca del dominio dei social, al live resta un ruolo di fondamentale importanza: “Potrai fare tutte le visualizzazioni che vuoi, ma i risultati si vedono sotto al palco, nel mondo reale. Il live è il momento massimo del nostro lavoro”.

Dal 7 settembre Ernia sarà impegnato nel “68 instore tour” per la presentazione del nuovo album d’inediti.
Gli appuntamenti partiranno partiranno venerdì 7 settembre con un doppio appuntamento prima a Varese presso Varese Dischi e poi a Milano presso il Mondadori Megastore di Piazza duomo per poi proseguire sabato 8 settembre a Monza e poi a Brescia, il 9 settembre a Padova e Bologna, il 10 settembre a Genova e Torino, l’11 settembre a Firenze e Roma, il 12 settembre a Napoli e Salerno, il 13 settembre a Bari e Lecce, il 14 settembre a Mestre e Verona, il 15 settembre a Modena e Forlì, il 16 settembre a Lucca e Massa, il 17 settembre a Frosinone e Caserta, il 18 Settembre a Palermo, il 19 settembre a  Messina e Catania, il 20 settembre a Como e Arese e il 21 settembre a Cagliari.

#MUSICANUOVA: Red Slow, Cocxina pt. 1 (featuring Axos)

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E’ allarme nel mondo dell’hip-hop: la cocaina riempie le notti dei club, gira tra gli artisti, contagia il pubblico. E il traffico che ha intorno muove sempre più soldi.

Un legame, quello tra la musica e la droga, inscindibile.
Qualche anno fa era la marijuana a farla da padrona, oggi la musica cambia e fa spazio alla polvere bianca più stupefacente in circolazione.

Ok, questa è l’attualità. O meglio, la fanta-attualità, perché se di cocaina si deve parlare, conviene farlo con quella protagonista di Cocxina, il nuovo singolo di Red Slow (Kosmi & Goldentrash), realizzato in collaborazione con Axos.

#MUSICANUOVA: Laioung, In discesa

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Dopo il potente d’esordio con Ave Cesare: veni, vidi, vici, che lo ha posizionato tra gli artisti e produttori più interessanti della scena trap italiana, e dopo un’annata che lo ha visto impegnato nelle collaborazioni con Fabri Fibra, Guè Pequeno e Biagio Antonacci, oltre alla realizzazzione del primo album della RRR Mob, Laioung si prepara a tornare con un nuovo progetto discografico in uscita in autunno per Sony Music.
Ad anticiparlo è il singolo In discesa.

Le sonorità tipiche delle produzioni di Laioung si contaminano nuove tendenze latin trap, qui sperimentate per la prima volta, e le tematiche sociali, sempre al centro dei suoi lavori, vengono lasciate momentaneamente da parte per fare spazio a un brano che racconta il desiderio e le paure di vivere una vera storia d’amore.

Sfera Ebbasta: a settembre il tour in Europa

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Mentre RockStar continua a occupare la parte alta della classifica e si rivela l’album più venduto dei primi sei mesi dell’anno in Italia con oltre 150 mila copie, Sfera Ebbasta in pieno summer tour annuncia il suo “Sfera Ebbasta RockStar European tour 2018”, preparandosi a conquistare nuovamente l’Europa attraverso nuovi show live che lo vedranno protagonista nei palchi delle principali città europee a partire da settembre.

Lo “Sfera Ebbasta RockStar European tour 2018” partirà da Parigi il prossimo 14 settembre per poi proseguire a Bruxelles (20 settembre), Amsterdam (22 settembre), Barcellona (28 settembre), Ginevra (5 ottobre), Zurigo (6 ottobre), Londra (7 ottobre) e terminare a Katowice il 13 ottobre.

La grande popolarità raggiunta dal trap-king lo hanno portato a fondare l’etichetta discografica BHMG (BillionHeadz Music Group) insieme al suo produttore Charlie Charles. Primi artisti ad entrare in questo roster il rapper DrefGold e il producer Daves the Kid.

L’intero “Sfera Ebbasta European Rockstar Tour 2018” è ideato e organizzato da Thaurus.

Questo il calendario:
14 settembre – Parigi (FR), Wanderlust
20 settembre – Bruxelles (BE), La Madeleine
22 settembre – Amsterdam (NL), Melkweg
28 settembre – Barcellona (SPA), Razzmatazz 2
5 ottobre – Ginevra (CH), Bypass club
6 ottobre – Zurigo (CH), Komplex 457
7 ottobre – Londra (UK), 02 Academy Islington
13 ottobre – Katowice (PL),QueFestiwal

La boccata di Ossigeno di Rkomi tra pensieri, scrittura e rap

RKOMI FOTO 2Un disco che non è un disco e un libro che no è un libro.
A meno di un anno dal fortunato Io in terra, suo primo album ufficiale, Rkomi torna nei negozi dischi (tradizionali e digitali) e nelle librerie (idem) con Ossigeno, un progetto costituito da un EP di sei brani inediti e 112 pagine di pensieri e riflessioni su quanto gli accaduto in questi ultimi mesi, una pausa per guardarsi un attimo indietro, prendere una boccata di respiro e poi ripartire per un nuovo album, già in lavorazione e molto probabilmente pronto per il prossimo anno.

Nelle pagine di Ossigeno non c’è una storia da raccontare, non c’è un romanzo, e nemmeno una biografia, ma le considerazioni di Mirko Martorana, un ragazzo che a poco più di 20 anni si è ritrovato con in mano un contratto con una major discografica, un album certificato oro e una fascia di pubblico sempre più ampia che vede in lui non solo una voce del rap italiano, ma anche un confidente, qualcuno in grado di capirlo davvero: “Sono molto sensibile, e credo che questo si veda, nei miei brani mi apro sempre molto, così come nei live. All’inizio per riuscire ad affrontare il pubblico mi aiutavo con qualche drink, oggi ho imparato a farne a meno, ma la sensazione che provo davanti alla platea è sempre quella di una sorta di ubriacatura”.
Del suo rapporto con i concerti parla in un capitolo di Ossigeno, non a caso intitolato Alcool, mentre altrove racconta di come i fan ritrovino in lui una sorta di psicologo e una sua fan gli abbia addirittura confidato che la prima volta che ha fatto l’amore è stato tenendo Apnea (un brano dell’album precedente, ndr) come colonna sonora.
Una responsabilità indubbiamente grande, ma che dà la prova di come nella scrittura di Rkomi ci sia qualcosa di più profondo di quanto non si ritrovi nei testi degli altri rapper: “La mia scrittura è come un flusso di coscienza e penso che per chi vuole avvicinarsi al rap possa essere un esempio di come fare buona musica. Se mi guardo intorno sento la differenza con molti altri artisti”.
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A proposito degli inediti dell’EP, Rkomi sottolinea di come siano la colonna sonora perfetta per accompagnare la lettura delle pagine del libro: “Questi brani sono diversi da quello che ho proposto con Io in terra, perché sono in continua sperimentazione, nella musica e nella scrittura. Non sono mai stato un trapper e non mi definisco un rapper: nella trap mi ci sono buttato in passato, ma ormai mi ha rotto, la trovo ripetitiva. Questo EP non è un preludio di ciò che sarò in futuro, è la colonna sonora di questo momento”.

E a proposito di futuro, anticipa che il nuovo lavoro spiazzerà parecchio e darà molta attenzione alle parti strumentali, per farle convivere al meglio con testi.

Nel frattempo, Rkomi sarà impegnato in un instore tour che partirà il 13 luglio da Milano e Varese e poi in una serie di date estive del Io in terra Tour
14 luglio Milano, Ippodromo Snai San siro – Holi Dance festival
20 luglio Torre annunziata (NA), Oplonti
30 luglio Rapallo (GE), Villa Tigullio
18 agosto Termoli (CB), Teatro verde
23 agosto Forte di Vinadio (CN), Balla Coi Cinghiali
25 agosto Quartu Sant’Elena (CA), Tattoo convention
1 settembre Treviso, Home festival
12 settembre Porto Cervo (SS), spiaggia Li Capriccioli

Tracklist di Ossigeno:
Vuoi una mano
Solletico
Per un pugno di emozioni
Sao Paulo
Acqua calda e limone
Ossigeno

Angelo blu: Achille Lauro e Cosmo in un paradiso tra glam e samba-trap

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Le luci dei neon, colori fluo, glitter e immaginario glam: con il video di Angelo blu Achille Lauro porta in un vortice notturno alla ricerca della libertà.

Con la regia di Andrea Labate, le scene del video sono state girate a Roma e descrivono la voglia di rivincita di cinque individui, un ragazzino, una signora anziana, un venditore ambulante di rose, un centurione e una ragazza insignificante, che, immobili nei confronti della società e incapaci di reagire alla realtà che incalza, riescono a reagire alla loro apatia.

A salvarli, come veri e propri angeli abitanti di paradisi artificiali e stupefacenti, Achille Lauro, Boss Doms e Cosmo li risvegliano e li salvano dal torpore salendo su un palco di una discoteca.
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Angelo blu, traccia che apre l’ultimo album di Achille Lauro, Pour l’amour, è un’inedita spiazzante e visionaria commistione di samba-trap ed elettronica: un’unione resa possibile dal fortunato quanto impensabile incontro tra il rapper romano, il producer Boss Doms e il nuovo astro dell’elettropo italiano, Cosmo.

Il video di Angelo blu esce all’indomani del passaggio – a partire da gennaio 2019 – di Achille Lauro a Soundreef.

#MUSICANUOVA: Nashley, Amerika

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“Volevo nascere in America. Il sogno di ogni ragazzo nato nell’ultimo ventennio. I grattacieli, i quartieri con le super ville nelle boulevard più benestanti di LA, le ragazze in costume a Miami Beach. L’America è sempre stata il desiderio proibito di tutti già dall’800, quando milioni di Italiani emigrarono negli States per inseguire il proprio a sogno, nella Terra Della Libertà e Della Ricchezza. Per questo nel brano sottolineo più volte il fatto che avrei voluto nascere in America, nella boulevard più ricca, dove non esistono i problemi economici e si vive la vita con grande leggerezza.”

Prodotto da Nardi, Amerika è il nuovo singolo di Nashley e anticipa il nuovo album del rapper vicentino, in uscita a settembre.

DrefGold, la simpatica Kanaglia della trap

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Sulla copertina dell’album il suo viso e i suoi dread rossi e gialli spuntano in un mare di marshmallow, e il booklet è un tripudio di immagini ipercolorate di ispirazione cartoonistica, tropicale e iperpop: spontaneo chiedersi cosa c’entri tutto questo con la musica di DrefGold, pupillo di Sfera Ebbasta.
Beh, se pensate ai contenuti delle canzoni, non c’entra niente, ma il rimando a quel mondo in technicolor non è certo casuale, perché per Elia Specolizzi, primo artista messo sotto contratto dalla BHMG, etichetta del “trap King” di Cinisello, la musica deve prima di tutto associarsi a un’immagine, un colore, un colpo d’occhio. Il significato e il messaggio vengono dopo; stesso discorso per le parole, i cui accostamenti devono prima di tutto rimandare a immagini efficaci, suoni che si sposano bene tra loro, lasciando all’interpretazione un ruolo di secondo piano.
Bolognese, 21enne, DrefGold scrive da quando era in seconda media e ci tiene a specificare: “Non è che le mie parole sono scelte del tutto a caso, non scrivo da ubriaco. Quello che voglio dire è che se ascolto una canzone in inglese e la melodia mi colpisce, io quella canzone inizio a cantarla lo stesso, anche se non conosco il significato del testo: la stessa cosa succede quando scrivo un brano”.
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Quello con Sfera Ebbasta lo definisce un incontro 2.0, segno dei tempi: “Tutto è iniziato con dei semplici like che lui metteva ai miei post, poi Charlie Charles (produttore e strettissimo collaboratore di Sfera, ndr) mi ha proposto di incontrarci quando sarei passato da Milano e solo dopo è maturata l’idea di lavorare insieme, e io sono diventato il primo artista del suo roster. Ne sono orgoglioso, e so che in futuro Sfera e Charlie vorranno probabilmente ingrandire l’etichetta e arriveranno altri artisti: è il business, ci sta”.
Intanto però, come primo e unico protetto di Sfera, DrefGold pubblica adesso il suo primo album ufficiale, Kanaglia: “Sono io, perché questo era il nome con cui mi facevo chiamare anni fa ed era anche il titolo di un mixtape che avevo fatto uscire nei primi anni. La mia crew invece usava l’acronimo KNGL”. Un album in cui a farla da padrona è naturalmente la trap: “Avevo scritto almeno 30 canzoni per questo album, ma ho scelto di inserire solo le 11 più forti, scegliendo quelle che non avrebbero lasciato scoperta nessuna lacuna. Con Daves The Kid, produttore del disco, abbiamo cercato di uscire dallo schema della rima perfetta, incastrata, come ero abituato a fare a Bologna. La mia è una musica dai suoni molto acquosi, mentre per esempio Sfera propone dei beat diversi”, ed è qui che si svela un piccolo retroscena: “Nel mio disco ci sarebbe dovuta essere anche Sciroppo, ma quando l’ho fatta sentire a Sfera a lui è piaciuta talmente tanto che ha voluto metterla nel suo album, e io ho naturalmente accettato”. A proposito di “sciroppo” (alla codeina, ndr), dopo l’apologia che ne ha fatto Sfera Ebbasta nei suoi album, non sono mancate alcune polemiche, soprattutto da parte dei genitori dei giovani fan dei due artisti: “Lo sciroppo fa un po’ parte della nostra immagine, è una sorta di sbandata, ma non ha niente a che vedere con quello che succede in America, dove i rapper si sballano davvero e muoiono con queste sostanze. Lo sciroppo di cui parliamo noi è illegale in Italia, ma già in Svizzera lo si trova. Ci tengo comunque a dire che non mi drogo, non fumo e non ho mai assunto psicofarmaci”.
Sfera Ebbasta è anche l’unico ospite di Kanaglia: “Volevo che questo album fosse solo mio, per cui non ho chiamato altri ospiti. Wave, la canzone insieme a Sfera, parla del nostro intento di fare una musica che arrivi a tutti, una musica virale, mainstream, che attraverso immagini pop racconti il nostro mondo”. Immagini pop come quella di Bugs Bunny, che DrefGold si è fatto addirittura tatuare sulla pancia: “E’ slanciato e magro come me, e anche lui è una kanaglia. Ormai anche i fan mi taggano nelle foto con le magliette o i pupazzi di Bugs Bunny”.
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Cresciuto con i modelli dei rapper americani, da Norious a 50 Cent a Eminem, DrefGold è stato però da sempre soprattutto un ascoltatore di musica italiana: “Ho ascoltato tutto, a cominciare dai primi lavori dei Club Dogo e Marracash, fino alla scena napoletana di Vale Lambo, Luchè, Co’Sang. Quando ero piccolo andavo spesso a trovare un cugino più grande che abitava a Cormano e grazie a lui ho conosciuto tuta la scuola del rap italiano e poi a casa andavo alla scoperta di artisti nuovi usando eMule”.

Dal 6 luglio, giorno di uscita dell’album, DrefGold parte per il suo primo instore tour, la prima vera occasione che ha di incontrare e conoscere il suo pubblico, mentre in agosto ha già fissato alcuni appuntamenti dal vivo: “Si tratterà di concerti di 20 minuti, mezz’ora, mentre il tour vero e proprio ci sarà in autunno. Ci saranno le canzoni più famose, quelle che conosce tutto il pubblico: le sceglieremo anche in base agli streaming e ai risultati di Spotify”.

Kanaglia Instore Tour
6 luglio Varese, Varese dischi 1500

6 luglio Milano, Mondadori Duomo 1800
7 luglio Genova, Feltrinelli 1500
7 luglio Torino, Feltrinelli 1800
8 luglio Bologna, Mondadori 15:00
8 luglio Modena, Mondadori 18:00
9 luglio Roma, Discoteca laziale 15:00
9 luglio Frosinone, Mondadori 18:00
10 luglio Salerno, Feltrinelli 15:00
10 luglio Napoli, Feltrinelli 18:00
11 luglio Bari, Feltrinelli 15.00
11 luglio Lecce, Feltrinelli 18:00
12 luglio Padova, Mondadori 15:00
12 luglio Mestre, Feltrinelli 18:00
13 luglio Monza, Feltrinelli 15:00
13 luglio Saronno, Mondadori 17:00
15 luglio Firenze, Galleria del disco 14:30
15. luglio Massa, Mondadori 18:00
16 luglio Catania, Feltrinelli 15:00
16 luglio Messina, Feltrinelli 18:00
17 luglio Palermo, Mondadori 16:00
18 luglio Cagliari, Feltrinelli ore 16:00
19 luglio Alghero, Mondadori ore 16:00

Kanaglia Summer Tour
4 agosto Marina di Ravenna (RA), Touchè Santafè

10 agosto Latina, Ombelico disco
15 agosto Gallipoli (LE), Sottosopra Fest
19 agosto Taranto, Monkey Island
22 agosto San Benedetto del Tronto (AP), Discoteca La Terrazza BB
23 agosto Riccione (RN) Deejay Onstage

FAR: l’EP d’esordio di Kaput Blue tra elettronica, r’n’b e future groove

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Guarda decisamente Oltreoceano per il suo EP d’esordio, FAR, Kaput Blue, producer italiano classe 1994 e uno spiccato gusto per il panorama urban: The Weeknd, Drake, Future, Chris Brown, Bruno Mars, Zayn, ma anche classici come Stevie Wonder, Mariah Carey, Whitney Houston, Berry White, Michael Jackson, sono questo gli artisti che Antonio Caputo – questo il suo vero nome – riconosce come suoi modelli di riferimento.

Soul, neo-soul, r’n’b, hip-hop, fino ai nuovi impulsi della trap e del future groove, tutto si mescola nelle quattro tracce che danno forma FAR (“scritto volutamente tutto in maiuscolo, ndr): “Erano tanti i brani che avevo scritto ma che, purtroppo, avevo accantonato nel cassetto sperando che un giorno, venissero considerati in maniera seria da qualcuno che avesse le mie stesse vedute. Non mi andava di sprecare alcuni concetti che mi sembravano validi in produzioni caserecce pronte a schernire l’atmosfera che i brani avevano creato in me ma è stata inaspettata e carica di genuinità la chiamata che gli Uponcue mi hanno fatto, proponendomi di vederci e giocare un po’ con il materiale a nostra disposizione dopo avermi seguito per un bel po’ nella scena locale. La sintonia dal punto di vista umano, di attualità, ricercatezza e collaborazione è stata immediata. La capacità creativa degli Uponcue viaggia a vele spiegate. Per questo EP abbiamo utilizzato elementi musicali comuni a brani attuali distorcendoli in modo da renderli autentici; d’altronde questa è una grande particolarità di Uponcue. Tutti i pezzi del puzzle si univano ed avevano una bella resa in una velocità pazzesca e così, si è aperto un mondo composto da generi musicali sperimentali e non tra cui Neo Soul, future groove e in parte trap. Dopo aver prodotto alcuni brani con l’estetica musicale e l’intento che ci rappresentava maggiormente, abbiamo deciso di raccoglierli in un EP dando il nome di FAR“.

Pour L’amour: Achille Lauro tra futuro, libertà e sambatrap

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Benvenuti nel futuro.
Potrebbe essere questo il saluto rivolto all’ascoltatore dall’angelo glam che campeggia sulla copertina di Pour L’amour, il nuovo album di Achille Lauro, lavorato e prodotto in tandem con il fidato Boss Doms. “Questo disco ha il suono del futuro, perché dentro abbiamo mescolato generi diversi, come nessuno aveva mai fatto prima”, dichiara con fierezza il diretto interessato. “I miei fan lo sanno, non faccio mai un disco uguale all’altro, non mi piace creare un follow up di qualcosa che ho già fatto, per cui questo album è completamente diverso dal precedente, e così lo saranno i successivi”.
Quando parla dei prossimi dischi, Achille Lauro lo fa a ragion veduta, dal momento che lui stesso ha dichiarato che durante la lavorazione di questo album è stato prodotto materiale sufficiente anche per i prossimi due album: “Ci siamo chiusi in una villa lussuosa dispersa da qualche parte in Italia, e per un paio di mesi siamo rimasti lì dentro con 15 persone e un sacco di altra gente e amici che ci sono venuti a trovare, come Gemitaiz, con cui abbiamo scritto Purple Rain, una sorta di tributo alla nostra maniera a Maria Maria di Santana. In questa villa abbiamo vissuto in completa libertà, come se fossimo nel 1970, con 10 chili di marijuana, e abbiamo prodotto materiale per una trilogia di album, di cui questo è il primo capitolo: ognuno dei tre avrà un mood differente”.

Il risultato è qualcosa di ibrido, folle, esagerato, sicuramente ambiguo, come del resto Achille Lauro ha da sempre voluto apparire, a cominciare dalla sua immagine: “Sono stato il primo a presentarmi con un’immagine ambigua, indossando abiti femminili, e oggi lo fanno tutti, oggi l’ambiguità è una moda: i miei coetanei sono figli miei. Volendo fare un paragone, io e Boss siamo i David Bowie del 2018, i miei riferimenti pescano soprattutto dal passato, perché la vera musica era lì: Nirvana, Jim Morrison, Mina, Califano, ma anche da un film come Velvet Goldmine. Ho sempre anticipato i tempi, e anche oggi l’ho fatto con un disco come questo, proponendo un’altra invenzione mia e di Boss Doms, la sambatrap“.
Ecco, se Pour L’amour ha una parola chiave, forse è proprio sambatrap. A spiegarne il significato da dietro i suoi occhiali da sole rossi e psichedelici è Boss Doms: “Il nome è legato anche a un’esigenza estetica: avremmo potuto chiamarlo anche cariocatrap o mambotrap, perché sono tutte sfumature diverse di uno scenario musicale più ampio che rimanda all’America latina. Sambatrap è sembrata la definizione più immediata per rendere l’idea anche a chi non ha una conoscenza approfondita di quella musica”.

Foto Posata Achille Lauro e Boss Doms
ph. Virginia Bettoja e Floriana Serani

Vietato restare confinati nell’ambito del rap quindi, come è già molto evidente fin dalla prima traccia, Angelo blu, realizzata insieme a Cosmo, nome abbagliante della nuova scena elettro-indie italiana: un pezzo techno ed elettronico (“è la fusione di almeno quattro o cinque cose diverse, ma sorprendentemente Cosmo ha prodotto la parte più samba, Boss quella più techno”, sottolinea Lauro) che ruota attorno a immagini metaforiche di droga per descrivere la dipendenza dell’amore.
Subito a seguire è invece uno degli episodi più deliranti dell’album, BVLGARI, che non si limita però – come ci si aspetterebbe da un rapper – a un’ostentazione di lusso: qui l’immaginario corre all’attualità e alla cronaca, con il riferimento ai Casamonica e allo scandaloso funerale con carrozza, cavalli bianchi e petali di rosa, il richiamo al mondo degli zingari: il tutto immerso in un’overdose di beat sparati a mille, con la voce che alterna toni maschili e femminili, sempre all’insegna della totale libertà. Come del resto emerge in Non sei come me, pezzo nato per rompere le barriere dell’omologazione.
Inevitabile che il discorso si sposti verso la questione dei migranti, con i recenti sviluppi di cronaca, ma Lauro non si sbilancia molto: “Il rispetto per i diritti dell’uomo va garantito, e il razzismo è una stronzata”.
Si parla di amore sofferto in Mamacita, frutto della fusione di 15 tracce diverse, fino ad arrivare al risultato sperato: “Sentivo il bisogno di qualcosa di diverso, meno cazzone del resto dell’album, meno danzereccio”, spiega Boss Doms.
Sorprendente la chiusura, affidata a Penelope: “Volevamo un pezzo che restasse per i prossimi dieci anni: questo è un pezzo in cui parlo dei miei amori finiti male, ma anche dell’amore per il mio lavoro, ed è volutamente spoglio e acustico”.
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Mentre i live sono in fase di allestimento e si pensa già a qualcosa di teatrale con l’accompagnamento della “band più stronza in circolazione”, Achille Lauro annuncia anche di essere impegnato alla sua prima regia nella lavorazione di un primo docu-musical della durata di 60 minuti. Saranno in totale tre e andranno in proiezione al cinema, ognuno incentrato su una diversa canzone dell’album, ma riprendendo anche materiale degli anni passati.