BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
La prima volta che ho ascoltato Paletti – ormai quattro o cinque anni fa – mi ha subito colpito la sua capacità di analizzare la realtà con sguardo sempre lucidissimo e con tono disincantato e scanzonato, salvo poi rifilarti momenti di incontaminata e delicatissima emozione con testi di intimità preziosa. Mai però ho notato in lui atteggiamento di chi “la sa lunga” ed è arrivato a spiegartela: piuttosto, quella di Paletti sembrava la voce di un amico, uno di quelli saggi, che non sprecano mai il fiato in ovvietà o egocentrismi, ma sanno darti un loro personale e acuto punto di vista sui piccoli dettagli quotidiani.
Da quel primo momento di scoperta di tempo ne è passato, e nel frattempo il buon Paletti è cambiato, come era naturale e giusto che fosse, guadagnandosi uno spazio sempre un po’ più grande sulle scene del cantautorato di casa nostra.
Oggi, a tre anni dal precedente Qui e ora, lo ritrovo con il suo terzo album, Super. Un titolo che è un invito a vivere sempre al massimo delle nostre possibilità, prima di tutto per noi stessi.
Quello che appare nelle nuove tracce è un Paletti forse un po’ meno disposto a usare l’ironia e con uno sguardo – sempre a fuoco, beninteso – indirizzato meno sul mondo “degli altri” e più sulle brevi distanze del cuore.
Sì, perché nel nuovo album Paletti parla tanto d’amore. Non quello che va a braccetto con il sole e il cuore, ovviamente, ma quello silenzioso dei gesti di coppia, fino ad arrivare a un pezzo di emozione delicata come Eneide, dedicato al figlio Enea (“ora lo sai quanto è difficile per noi restare in equilibrio e poi chiamarlo vita”).
Paletti canta l’amore 2.0, quello “moderno”, quello dei tempi dei social, dove tutti sembrano così connessi ma sono invece così isolati, dove tutti si dicono liberi e aperti di testa, ricadendo poi nelle ansie e nelle paure ataviche dell’abbandono e del tradimento. Ma anche l’amore crudele, quello per cui siamo disposti ad annullarci, fino alla follia (Pazzo), o quello del brivido portato dal ritorno di un fantasma del passato (Accidenti a te).
Anche in questa nuova prospettiva, l’ironia palettiana emerge comunque con tutta la sua forza in Chat ti amo, in cui la lente dissacrante dell’artista bresciano prende a sfilettate le manie della società social-dipendente, o in La notte è giovane, dove analizza il punto di vista di un trentenne medio al bivio cruciale, e talvolta drammatico, tra giovinezza e maturità, tra le ore piccole dello svago e il più accogliente richiamo di un divano.
Quelli contenuti in Super sono una manciata di estratti di buona filosofia di un cantautore dei giorni nostri, declinati sui linguaggi leggeri dell’elettropop.
Si può cantare di vita e d’amore senza cadere in tragedie, pietismi e banalità. Si può fare per esempio come fa “il Paletti”, che trasforma il pop in piacevole filosofia. Ciò che noi possiamo imparare è che i supereroi non sono di questo mondo, e che dobbiamo accontentarci delle fragilità e delle nostre contraddizioni di uomini.
Proprio come quel Socrates trionfante sulla copertina: lui sì, che nonostante tutto, ha vissuto da “super”.