E Ligabue è sempre lui. Cronaca e immagini da San Siro


San Siro è vuoto o San Siro è pieno?

Parafrasando il titolo di uno dei suoi vecchi brani, questa era forse la domanda che in molti si sono fatti ieri prima di arrivare allo stadio Meazza per la tappa milanese dello Start tour di Ligabue: dopotutto, nei giorni scorsi le voci di stadi “mezzi vuoti” – e sto citando – si sono rincorse a rimbalzo sul web con tanto di testimonianze fotografiche degli stadi di Bari a Firenze, tanto che il diretto interessato si è sentito in dovere di ammettere che sì, i numeri non sono esattamente quelli delle previsioni. Fatto sta che, per rispondere alla domanda iniziale, San Siro era pieno, decisamente pieno, dal prato alle tribune. Forse non proprio fino all’ultimo seggiolino, ma pieno, col oltre 56 mila presenti.
Su quelle che sono poi le ragioni del mancato obiettivo di questo tour – e si parla solo in termini di pubblico – io non lo so onestamente dire e ognuno dice la sua: “Ligabue è un artista che rischia e si rinnova”, “No, Ligabue è sempre uguale a se stesso”, e come sempre tutto è vero e tutto è discutibile. Sicuramente, chi di dovere farà le sue dovute riflessioni e calibrerà le mosse future.
Veniamo però al dunque. Il live a Milano coincideva per Luciano con una ricorrenza importante, visto che esattamente 22 anni fa, cioè il 28 giugno 1997, Ligabue metteva piede per la prima volta sul palco di San Siro: “Di quella sera non ricordo molto, ero troppo giovane e avevo troppe cose in testa, ma mi hanno detto che San Siro è stato ribaltato. Stasera tocca a voi fare il bis”, ha detto Luciano al suo pubblico, in uno dei pochi interventi con cui spezza la successione delle canzoni. E il suo pubblico ha risposto in boato, come ha fatto per l’intera serata.
L’impianto dello Start Tour è di quelli imponenti, da numeri uno insomma, con megaschermi da svariati metri quadri di ampiezza e due passerelle e un livello di decibel che non ha scherza, ma anche se Luciano non ha mai avuto l’atteggiamento borioso della star, lì sopra sembra trovarsi a proprio agio: compare in scena con il passo calmo che lo contraddistingue e attacca subito Polvere di stelle. Da lì procede filato con una scaletta che in quasi una trentina di brani condensa una carriera che l’anno prossimo taglierà il traguardo del trentesimo anniversario: i pezzi forti ci sono tutti, da Si viene e si va a Balliamo sul mondo, Bambolina e barracuda, ovviamente Certe notti, Tra palco e realtà, Urlando contro il cieloNon è tempo per noi diventa anche l’occasione per lanciare dagli schermi un messaggio sui rischi dei danni che l’uomo sta provocando al pianeta. Due i medley: il primo raggruppa pezzi acustici con chitarra e voce e comprende anche la doverosa Una vita da mediano, il secondo pezzi da “club rock”, decisamente più pestati. Buona la quota di pezzi dell’ultimo album, tra cui spiccano la già citata Polvere di stelle, la “antemica” Ancora noiLuci d’America, nata già per essere intonata a gran voce dalla folla dello stadio, Mai dire mai e Certe donne brillano.

Parafrasando un’altra canzone, si può dire che sul palco Ligabue “fa il suo dovere”, e lo fa bene: da (quasi) trent’anni a questa parte, chi lo conosce sa che il Liga è uno di quelli che non usano effetti speciali da spettacolone pop, non introduce cambi d’abito, non spettacolarizza lo show oltre il necessario. Anche su un palco dalle dimensioni mastodontiche illuminato a giorno, il centro della scena resta lui con la sua band e le sue canzoni. D’altronde il rock&roll questo chiede, nulla di più, e così è stato anche stavolta. Una formula essenziale e collaudata, che sembra funzionare ancora, nonostante la prima volta sia stata più di 20 anni fa.
Sono passati anni, sono passati dischi, sono passati tanti concerti in ogni tipo di location immaginabile, dai club agli aeroporti, ma Ligabue è sempre lui. Sempre lì, “sulla sua strada”.
E penso che basti.

La gallery della serata è visibile a questo link.
Foto di Luca Marenda.

Ligabue è ripartito dalle origini: live speciale all’Italghisa di Reggio Emilia


Nella carriera di ogni artista ci sono quei due o tre luoghi che per un motivo o per l’altro assumono un ruolo simbolico, a volte addirittura centrale, tanto da diventare altrettanto simbolici anche per i fan.
Per la quasi trentennale carriera di Ligabue questi “luoghi dell’anima”, artisticamente parlando, sono almeno due e, ironia della sorte, sono geograficamente vicinissimi. Uno è Campovolo, la pista dell’aeroporto di Reggio Emilia dove si sono tenuti i tre mastodontici live che proprio da quel luogo hanno preso il nome. Il secondo, a qualche centinaio di metri di distanza, è l’Italghisa, il locale dove “il liga” ha tenuto i suoi primi concerti. Proprio tra quelle pareti, nel lontano 1992, il bar Mario – fan club ufficiale di Ligabue – ha visto il suo primo raduno.

E visto che la storia è fatta di corsi e ricorsi, proprio all’interno dell’Italghisa Luciano ha scelto di presentare per la prima volta dal vivo il suo ultimo album, dal titolo quantomeno emblematico, Start. Un nuovo inizio, ma soprattutto un modo per dire che lui è sempre rimasto lì, a raccontare la vita che scorre tra il grande fiume e i campi che in estate si invadono di zanzare. E i nuovi brani non tradiscono le aspettative.
Il concerto si è svolto nella serata di domenica 17 marzo davanti una selezione di fortunati fan vincitori di un contest e ai rappresentanti della stampa e del web.
Un’ora e un quarto di live, 75 minuti durante i quali è stato suonato l’intero album e cinque classici pescati dal vasto repertorio del rocker di Correggio: Questa è la mia vita, Quella che non sei, Una vita da mediano, Balliamo sul mondo e Tra palco e realtà.

Un live intimo solo nelle dimensioni, che ma che nulla ha risparmiato all’energia sanguigna a cui Ligabue ha abituato il suo pubblico di fedelissimi, alcuni presenti proprio fin dal 1992. L’adrenalina nell’aria era quella delle grandi occasioni, così come la carica sul palco e tra il pubblico accalcato in platea.
Una prova di riscaldamento prima del tour negli stadi che attende Luciano in estate.
A poco più di una settimana dall’uscita dell’album quasi tutto il pubblico sapeva già tutti i testi a memoria: “Vedo che alcuni di voi non conoscono ancora le parole”, ha scherzato Luciano, “non dovete vergognarvi, ma sappiate che io vi controllo”.
Ligabue è tornato.

Foto: Jarno Iotti