St. Vincent, a novembre la versione in spagnolo di “All Born Screaming”
Con una mossa tanto inedita quanto inaspettata, St. Vincent annuncia l’uscita di Todos Nacen Gritando, la versione in lingua spagnola dell’ultimo album All Born Screaming, pubblicato lo scorso aprile.
La nuova versione dell’album uscirà il 15 novembre tramite Total Pleasure Records in collaborazione con Virgin Music Group.
St. Vincent spiega l’ispirazione di Todos Nacen Gritando e come è stato raggiunto l’equilibrio tra l’accuratezza della traduzione e l’intensità della performance, con il prezioso aiuto di Alan Del Rio Ortiz:
“Le origini di Todos Nacen Gritando risalgono ad alcuni degli spettacoli più memorabili che abbia mai fatto, in Messico, in Sud America e recentemente al Primavera di Barcelona nel 2023. Anche se separati dal tempo e dalla geografia, e attraverso una gamma di ambienti e luoghi diversi, queste folle erano unite nella loro passione, cantando ogni parola di ogni canzone in perfetto inglese. È stato davvero stimolante. Alla fine mi sono chiesta: “Se loro possono cantare in una seconda o terza lingua, perché io non posso andare incontro a loro? Così ho arruolato il mio migliore amico e collaboratore Alan Del Rio Ortiz per lavorare alla traduzione di questi testi, modificando qua e là per motivi melodici, facendo ogni sforzo per rimanere fedeli alla canzone in questione senza sacrificare l’accuratezza. Dopo aver riscritto e cantato nuovamente ogni traccia vocale dell’album, il risultato è Todos Nacen Gritando, un lavoro d’amore e un tributo alle persone che lo hanno ispirato”.
L’uscita dell’album è preceduta da Hombre Roto, versione in lingua spagnola di Broken Man, già scelto come brano per anticipare l’uscita di All Born Screaming.
BITS-RECE: St. Vincent, “All Born Screaming”. Ovvero, come (non) perdersi nel bosco da soli
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una mancata di bit.
Ma quindi, chi è St. Vincent?
Arrivata al suo settimo album, quando pensavamo di averla inquadrata (per un quanto un artista che possa definirsi tale possa e voglia essere inquadrato), ecco che rilascia un disco che ci prende un po’ alla sprovvista. Sarà che lei è una che di fronte alla nuove sfide non si è mai tirata indietro, sarà che questo è il suo primi (!) album totalmente autoprodotto, ma insomma, quella che ritroviamo in queste nuove 10 tracce è una St. Vincent in un certo senso inedita.
“Ci sono alcuni posti, dentro di noi, che possiamo raggiungere solo se attraversiamo il bosco da soli, per scoprire quello che il nostro cuore ha da dire”, ha dichiarato a proposito dell’album la Clark. “Suona reale perché è reale”.
E lei il bosco ha voluto proprio attraversarlo da sola, chiamando attorno a sé solo alcuni fidatissimi amici, tra cui – per fare solo due nomi – Dave Grohl, che suona le batterie nei due singoli Flea e Broken Man, Cate Le Bon, che ha coscritto Big Time Nothing e appare nella traccia di chiusura, che dà il titolo all’album.
Ovvero, All Born Screaming. E in questo titolo c’è esattamente il mood e il messaggio che Anne Erin Clark – il nome con cui la conoscono all’anagrafe – voleva lanciare.
Un album cupo, a tratti tranquillamente apocalittico, che non si premura di mettere l’ascoltare a particolare agio.
Nasciamo tutti urlando, quanto è vero, e stando alla narrazione del disco, questo sembrerebbe essere un (cattivo) presagio di quello che ci aspetta in questo mondo.
Ma quindi, com’è questo album?
Poderoso, muscolare, incendiario e piacevolmente variegato. Se l’alt-pop non è del tutto messo da parte – bellissima la traccia di apertura, Hell Is Near, che ha dispetto del titolo suona piuttosto angelica -, a colpire l’ascolto è soprattutto il graffio dell’industrial rock, che si scatena in particolare nella prima metà del disco (ma, per esempio, in Big Time Nothing fa capolino anche il funk). Più ibrida invece la seconda parte, dove l’elettronica e le divagazioni stilistiche guadagnano terreno e si tira un po’ di più il fiato.
Un po’ ovunque si respira un forte tributo pagato alla scena rock/alt-rock della seconda metà degli anni ’90. Personalmente, più le tracce andavano avanti durate l’ascolto più mi la mente mi riportava ai Garbage. Sarà per la sensualità del canto, che St. Vincent non perde mai, proprio come non la perde(va) Shirley Manson, sarà per i suoni, ma tant’è. Quando si arriva poi a Violent Times si fa davvero fatica a non fare un parallelismo con The World Is Not Enough, brano composto dai Garbage per la colonna sonora dell’omonimo film di 007 (correva l’anno 1999), di cui non manca nemmeno lo slancio orchestrale.
In Sweetest Fruit , traccia scintillante di chitarre ed elementi elettronici, c’è anche un tributo a SOPHIE, la producer scozzese tragicamente morta ad Atene nel 2021 per una caduta da un edificio, su cui era salita – pare – per osservare meglio la luna.
So Many Planets attacca con l’organo e farebbe pensare che sbuchi fuori qualcosa di gospel, invece spiazza virando sul reggae.
Infine, All Born Screaming si prende tutto il tempo necessario (6.55 minuti) per divagare in un coro. E così, l’album della “traversata nel bosco” in solitaria, chiude significativamente con un canto collettivo.
Ed è proprio qui, sul finale, che si nasconde l’ultima sorpresa architettata da St. Vincent. Come espressamente dichiarato dall’artista infatti, il lavoro dell’album è avvenuto per sottrazione, partendo da lunghe session di registrazione da cui è stato eliminato tutto il superfluo: in termini di arrangiamento ma, ovviamente, anche in termini di durata. Ecco che allora i 41:14 minuti totali non sono forse palindromi a caso, ma – e se davvero così fosse sarebbe un colpo di genio – sono l’indicazione che anche il disco può essere letto al contrario.
Se la tracklist ufficiale parte dalla solitudine per chiudere in corale e inizia con la minaccia di un imminente inferno per arrivare a cieli più sereni, la lettura “alla rovescia” tratteggerebbe un viaggio di gruppo che si fa solitario e una lenta discesa verso l’oscurità.
Ecco, quindi, chi è St. Vincent. Una che è sempre un gran piacere rincontrare. Che sia in un bosco o un nuovo album.
Dopo aver infuocato gli animi con le prime due anticipazioni di Broken Man e Flea, St. Vincent rilascia Big Time Nothing, la terza traccia che farà del suo nuovo album, All Born Screaming.
All Born Screaming arriva il 26 aprile, su Total Pleasure Records via Virgin Music Group. Pre-order a questo link.
A pochissimi giorni dall’uscita del nuovo album, Annie Clark, meglio nota come St. Vincent, svela i dettagli del suo settimo album in studio. All Born Screaming sarà il il primo album autoprodotto dall’artista, che in questo lavoro ha scelto di mostrarsi senza alcun tipo di filtro.
In quanto unica produttrice dell’album, è riuscita a imprimere immediatamente su nastro quei suoni nati nella sua mente, nel suo cuore e tra le sue mani: “Ci sono alcuni posti, dentro di noi, che possiamo raggiungere solo se attraversiamo il bosco da soli, per scoprire quello che il nostro cuore ha da dire. Suona reale perché è reale”.
Così afferma St. Vincent con ardente determinazione in Flea, la seconda anticipazione – dopo il primo singolo, Broken Man – del suo settimo album in studio All Born Screaming, in uscita il 26 aprile.
Con St. Vincent alla voce e tutti gli strumenti tranne la batteria e il basso, gestiti rispettivamente da Dave Grohl e Justin Meldal-Johnsen, Flea è un desiderio crudo che si manifesta su una base di groove fragorosi e figure di chitarra brucianti.
Il brano rivela un’altra dimensione del lato “apocalittico” del nuovo album, sulla scia del sound del precedente Broken Man.
Il nuovo album si preannuncia come un invito a sfidare i limiti del possibile e ad oltrepassarli. Grazie anche a una selezione di amici e collaboratori come Rachel Eckroth, Josh Freese, Dave Grohl, Mark Guiliana, Cate Le Bon, Justin Meldal-Johnsen, Stella Mogzawa e David Ralicke, questo nuovo lavoro è una rappresentazione assoluta della visione unica di St. Vincent.
All Born Screaming è stato prodotto da St. Vincent e mixato da Cian Riordan.
Di seguito la tracklist:
Preannunciato dalla pubblicazione di Slow Slow Disco e dall’inatteso arrivo del secondo brano Savior su tutte le piattaforme digitali, il nuovo album di St. VincentMassEducationsarà disponibile dal 12 ottobre su Loma Vista Recordings.
Pur essendo a tutti gli effetti un nuovo lavoro, MassEducation è una rivisitazione dell’acclamatissimo Masseduction, pubblicato lo scorso anno. Registrato dal vivo in studio nell’arco di due notti nell’agosto del 2017 mentre Masseduction veniva mixato, MassEducation è interamente composto dalla voce di Annie Clark e dal piano di Thomas Bartlett e dona una nuova, accecante luce a brani come Young Lover e Fear The Future. Annie lo descrive così: “Due carissimi amici si ritrovano a suonare e cantare insieme una sera, con quell’intimità che si crea fra persone che hanno trascorso innumerevoli lunghe notti a New York City”.
Gli arrangiamenti di MassEducation sono stati presentati al pubblico durante due eventi intimi che Annie Clark e Thomas Bartlett hanno tenuto al Belasco Theater di Los Angeles il 2 ottobre e alla Cadogan Hall di Londra il 4 settembre.
Questa la tracklist: Slow Disco Savior Masseduction Sugarboy Fear The Future Smoking Section Los Ageless New York Young Lover Happy Birthday Pills Hang On Me
Già all’uscita del suo primo album (Marry Me, 2007), i detrattori ne parlarono come di un fenomeno costruito a tavolino, ma se davvero così fosse stato St.Vincent ora avrebbe tranquillamente tutti i numeri per essere la popstar del nuovo millennio, una delle tante Katy Perry adatta a ogni palato. In realta, la “costruzione” di Annie Clark è più complessa e stratificata: ci sono le influenze pop, certo, ma di alta qualità (su tutti ovviamente David Byrne, i cui echi si trovano in moltissima produzione dell’artista americana), c’è uno stile personale a metà strada fra la sperimentazione e il prodotto di massa, ma soprattutto c’è uno sguardo contemporaneo forse non per tutti facile da afferrare, ma che trasforma canzoni come Slow Disco, ballata presente nell’ultimo album Masseducation, in Fast Slow Disco, un nuovo inno alla (in)differenza sessuale.
E tutto questo, ai concerti del Fear The Future Tour, si sente. Ridimensionata l’impostazione teatrale dello show – più presente nei tour precedenti e qui limitata all’inquietante presenza mascherata di Daniel Mintseris (tastiera) e Matt Johnson (batteria) -, la St. Vincent andata in scena il 27 giugno al Magnolia di Segrate lascia dominare la serata alle chitarre (fluo) e ai suoni distorti, spesso virando l’impostazione techno-elettronica degli originali verso il rock. E’ forse questo che lascia parte del pubblico piuttosto freddo a inizio concerto: Sugar Boy, Los Ageless, Masseduction e Savior, tutte dal nuovo album, sono già altro rispetto agli originali e l’effetto può essere spiazzante per un parterre troppo spesso abituato a una riproduzione live fedele nota per nota di quanto già messo su disco. Ma è uno spaesamento che dura poco, una volta capito il “gioco”, e con la comparsa dei “classici” Marrow, Cruel o Cheerleader si entra tranquillamente nel mondo di St. Vincent. Un mondo fatto di distorsioni e riscritture (la già citata Fast Slow Disco, e New York, parafrasata per l’occasione in una improvvisata Milano, con tanto di citazioni “locali” al Plastic e al quartiere Ticinese), contrasti musicali e aggressioni visive. Annie, spesso coadiuvata dalla quarta musicista presente sul palco, la bassista/tastierista/corista Toko Yasuda, gioca il ruolo di rockstar vestita da modella pop (o viceversa?), inquieta con Huey Newton, distorce la già acida Rattlesnake, e cerca, trovando, la complicità del controcanto col pubblico su Digital Witness, riuscendo mettere in pratica quella “Mass Seduction”, titolo-manifesto dell’ultimo album. Dopo la tempesta elettrica di Fear The Future a chiudere il main act, i bis “riportano tutto a casa” spogliando il palco di elettronica e distorsioni e lasciando St. Vincent sola di fronte al parterre. E’ in questo contesto intimo, dove Hang On Me, la splendida e atroce Happy Birthday, Johnny e Severed Crossed Fingers risuonano nel silenzio, che ancor di più balza all’occhio la “reale” St.Vincent, in perenne equilibrio fra reali capacità autoriali e tentazioni, finora più o meno volutamente arginate, di musica di massa.
Godiamocela ora, fintanto che riesce a giocare così bene su questo filo teso.
Setlist Sugarboy Los Ageless Masseduction Savior Huey Newton Year of the Tiger Marrow Pills Hysterical Strength Cruel Cheerleader Digital Witness Rattlesneake Young Lover Fear the Future Fast Slow Disco New York Hang on Me Happy Birthday, Johnny Severed Crossed Fingers
Masseducation, nuovo lavoro di St. Vincent, è in uscita il prossimo 13 ottobre.
Temi principali affrontati saranno il potere, il sesso, la morte e le relazioni pericolose precedentemente affrontati in St. Vincent. “Ogni disco che creo è un archetipo” dice Clark “In Strange Mercy ero una Casalinga fatta di pillole, in St. Vincent Capo di una setta del prossimo futuro. Per Masseducation è diverso, è un lavoro piuttosto personale. I fatti non sono verificabili, ma se volete conoscere qualcosa della mia vita bisogna ascoltare questo disco”. L’album è stato co-prodotto da St. Vincent e Jack Antonoff ed è il culmine di anni di scrittura, di memo vocali, messaggi e frammenti di melodie creati dall’artista mentre viaggiava per il mondo.
Gli ospiti speciali saranno Thomass Bartlett al piano, Kamasi Washington al saxofono, Jenny Lewis alla voce e Sounwave ha prodotto i beat.
Greg Leisz e Rich Hinman hanno aggiunto i pedal steel e Tuck&Patti Andress hanno contribuito alle chitarre e alle voci su alcune tracce.
Ad anticipare l’album, i singoli New York e Los Ageless.
Questa la traklist: Hang On Me Pills Masseduction Sugarboy Los Ageless Happy Birthday, Johnny Savior New York Fear The Future Young Lover Dancing with a Ghost Slow Disco Smoking Section
Nuovo singolo per “Annie” Clark, meglio conosciuta come St. Vincent.
Il brano si intitola New York ed è un uggioso omaggio alla Grande Mela accompagnato dal tocco di un pianoforte ed echi orchestrali.
Una svolta di stile che molto probabilmente caratterizzerà il nuovo album, di cui però ancora non si sa nulla.