#MUSICANUOVA: Nebulosa, Mercvrio e Stornavanti, “generazione menti malate”

#MUSICANUOVA: Nebulosa, Mercvrio e Stornavanti, “generazione menti malate”

Ci sono casi in cui, vuoi perché nasce una comune urgenza comunicativa, vuoi per un’affinità elettiva o semplicemente perché il caso e le coincidenze hanno scelto così, nascono progetti artistici corali.

Questo è uno di quei casi. generazione menti malate è infatti il nuovo brano di Nebulosa insieme a Mercvrio e a Stornavanti.

Un brano che è un singolo racconto di tutte le difficoltà di una generazione intera: Nebulosa ha scritto questo brano pensando al burnout, ai suicidi, all’uso sfrenato del digitale, e all’ansia della sua generazione.

Con la sua penna si fa portavoce di un momento che soffre tra virtuale e difficoltà psicologiche, insieme agli Stornavanti e a Mercvrio, altri esponenti della sua stessa corrente musicale legata al punk moderno.

Tra influenze trap, autotune, chitarre distorte, e batterie in faccia generazione menti malate è un urlo di dolore, un urlo ad ascoltare queste difficoltà e aprire gli occhi su come affrontarle.

nebulosa nasce dopo anni di palchi e lavori in studio di registrazione ed è un progetto che naviga nel punk pop rock moderno senza paura, raccontando a 360° le emozioni che si vivono e che spesso cerchiamo di non spiegarci.

Mercvrio è il progetto musicale da solista di Davide Attili, un normale essere di forma umanoide cresciuto cantando e suonando in gruppi hard rock, metal e free jazz pop indogiapponese nei principali, ma soprattuto nei secondari locali della capitale. Spesso anche nei terziari. La svolta musicale arriva nel 2014, quando, senza motivo, decide che è  arrivato il  momento di cominciare a scrivere e cantare in italiano. Per quanto il rock e le sue derivazioni sonore esercitino ancora oggi in lui una significativa influenza nello stile canoro e compositivo, le  sue canzoni sono la risultante di molteplici forze contaminanti, non solo  musicali. Segni particolari: reflusso gastroesofageo.

Stornavanti nasce nella periferia Romana nel 2019 dall’unione della chitarra di Stefano Carinci e della penna e voce di Pierfrancesco Ceccanei. La metrica del rap si unisce alla melodia del Pop e al graffiato del grunge e del rock, il risultato è un gruppo in grado di mescolare più generi. Nel 2023 il progetto assume la sua coerenza artistica definitiva di gruppo crossover. Il suono e l’energia trasmesse sul palco, tratto distintivo del gruppo, vengono messe finalmente in musica.

#MUSICANUOVA: NOLO, “PUM PUM”

#MUSICANUOVA: NOLO, “PUM PUM”

Prima singolo, poi singolo, poi disco… la prima delle trappole di cui parleremo.
L’arte seriale ci rende invisibili come lampadine in una grande metropoli?
Ci impone con forza al prossimo come una propaganda?
La ripetizione diffonde o disperde?


Nuovo capitolo per NOLO, band di Milano che torna, con una nuova formazione a quattro, dopo la pubblicazione dell’EP Luminia, di cui resta un riferimento nelle luci metropolitane scelte per la cover del nuovo singolo, PUM PUM.

Una nuova storia di una band pop, a tratti sfacciatamente pop, mutevole e trascinante, come Milano e come il quartiere della metropoli da cui il gruppo prende il nome. Fuori dalle dinamiche iper produttive del mercato musicale, i NOLO tornano dopo un periodo di assenza di quasi due anni con un personalissimo singolo estivo, nuovo, piccolo manifesto generazionale.

L’invisibilità è il concetto cardine di questa fase, e tutte le uscite avranno come comune denominatore questo argomento.
Qui si parla di un’invisibilità artistica, frutto di un mercato esageratamente ricco, dove spesso si fa fatica a capire cosa si vuole realmente comunicare (sempre che si abbia qualcosa da comunicare).

“Come brillare di più, quando si è una lampadina in una metropoli?”, si chiede la band.

In modo molto eloquente, il brani si apre con una sorta di formula magica che sembra uscire dal manuale dell’esperto discografico: “prima singolo, poi singolo, poi…”.

Ma questa strategia, che per molto tempo ha guidato la quasi totalità dei progetti mainstream, funziona ancora?

Ci siamo domandati tutto questo, prima di parlare di quanto sia insostenibile l’invisibilità di fronte alla necessità di comunicare. PUM PUM parla di un gioco con regole scritte da altri, il nostro gioco preferito. Di un mondo musicale che si mostra contemporaneamente salvatore e boia, dove ancora cerchiamo di pesare le parole, fingendo di non avere il dito sulla bilancia. PUM PUM è la nostra sparizione e ricomparsa, un trucchetto da illusionisti, che nascondono colombe nel frac, con il desiderio di suscitare un piccolo stupore”.

PUM PUM è firmata da Simone Milani (cantante) e Eva Favarò, mentre la produzione è stata affidata a Alessandro Nitti, Francesco Savini e i Nolo.

La band Nolo nasce con gli amici d’infanzia Simone e Giulio, che si trovavano dopo scuola per suonare assieme in una piccola sala prove scassata del quartiere di Milano North Of Loreto (NoLo). Nel 2023 diventano addirittura quattro, aggiungendo Alberto e Alessandro nel gruppo, casualmente anch’essi una coppia di amici d’infanzia, cresciuta a pane e live.

Hanno pubblicato un album e un EP, negli ultimi 3 anni, suonando in tanti posti, vincendo qualche concorso (come Sanremo Rock nel 2021 e Lavagna Busking Contest nel 2022) e perdendone tanti altri.

La band cerca di unire testualità cantautoriali ad un sound pop internazionale.

La verità è soprattutto che i Nolo sono una famiglia che si è scelta. Quando uno dei Nolo si trova ad un buffet, mette da parte tramezzini per gli altri.

Quando uno dei Nolo vuole mangiare cinese nel posto più economico e vicino alla sala prove, tutti sanno che le diete sono rimandate. Quando uno dei Nolo manda meme sul gruppo, ne riceverà altri 10 dalla stessa pagina. Quando uno dei Nolo è triste, per una performance non eccellente, un altro Nolo lo consola, anche se sotto sotto crede di aver fatto peggio.

Quando suonano, i Nolo si guardano negli occhi ogni tanto e gli viene da ridere.

#MUSICANUOVA: Emma Nolde, “Mai fermi”

#MUSICANUOVA: Emma Nolde, “Mai fermi”

«Vedo intorno a me qualcosa che non funziona. Vedo me e persone a cui voglio bene andare a una velocità supersonica che non aiuta nessuno. Vedo occhi rossi e stancati dagli schermi, vedo annullare gite al mare in favore del lavoro perché la scadenza è sempre vicina. Vedo persone in macchina che fanno tutto tranne che guidare per non perdere un secondo di ciò che accade sugli schermi dei cellulari. Ma perché? Qual è il fine di tutto questo?

Io non voglio una vita così, ma ci sono dentro fino al collo.

Ho immaginato di raccontare tutto questo a un bambino che ancora non conosce la realtà.  Così è nata Mai fermi, che è il mio primo luogo umano esplorato di una mappa molto più grande».

Emma Nolde torna con il nuovo singolo Mai fermi, il primo con Carosello Records.

Un brano che segna un nuovo inizio e conferma le aspettative derivate dai due album precedenti: nonostante la giovane età, Emma Nolde vuole scrutare la società moderna, sempre di corsa e sempre di fretta, mettendone in dubbio i paradigmi.

Riconoscendosi come parte del sistema, destinata a “correre sul posto ma a correre lo stesso”, Emma si rivolge a chi ancora deve conoscere questo mondo con l’augurio di non omologarsi alla sua frenesia e di godere del tempo e della noia, ridere e scherzare, tenere strette le cose che si hanno di più a cuore.

Il brano, il cui sound muscolare sembra rifarsi a un’eredità pop-rock cantautorale degli anni ’90, è stato custodito dall’artista per lungo tempo, ed è stato proposto a sorpresa solo durante i live dell’ultimo anno. 

#MUSICANUOVA: ANSIAH, “Stare bene”

#MUSICANUOVA: ANSIAH, “Stare bene”

Solitudine e alienazione sono i temi al centro di Stare bene, il nuovo singolo di ANSIAH, l’artista misterioso ed eclettico che con la sua musica e il suo immaginario cupo e grottesco, invita gli ascoltatori ad una riflessione distopica sul mondo.


“Ci sono dei giorni in cui mi costringo a stare bene, sorridere, uscire e parlare con le persone, solo che a volte questa cosa mi pesa più del solito ed è un po’ inutile, perché per quanto mi impegni io so di avere una falla nel sistema da questo punto di vista. Tutto il brano ruota intorno al cercare di accettarmi e perdonarmi perché non riesco ad essere contento o espansivo come mi vorrebbero. Non è vittimismo ma consapevolezza, una presa di coscienza di me stesso. Stare bene non è uno sfogo malinconico o triste, ma il manifesto di ciò che sono”.


Il punto di forza del brano è la contrapposizione tra la sensibilità del tema e il sound completamente “da festival”, sospeso in un dualismo tra il sentire troppo e il sentire nulla.

A stare bene non so come si fa 

Sto cercando una scusa

Per non dire agli altri

che il loro meglio

Oggi non mi aiuta

Mattina tardi sento già che mordi 

Mi ama e mi consuma 

Sento solo il sesso e l’hangover 

Un altro giorno che muore

Dovrei essere migliore

Mi sento l’ultimo ed apatico

Non centro con questa gente

Non hai pensieri quando ti svegli

non sai cosa ti perdi 

È un altro giorno che ci riprovo 

Parlo a tutti 

Sorrido in foto

Ma a stare bene non so come si fa

Distrarmi, restare tra gli altri,

Calmarmi

Ma a stare bene non so come si fa

Parlarti, cucire i miei sbagli

e perdonarmi 

Ma a stare bene non so come si fa

A stare bene non so come si fa

Da un estremo all’altro 

Cerco equilibrio

Per restare vivo 

Penso ancora quando

Mi divertivo

Si è rotto qualcosa 

Sento solo il sesso e l’hangover

Dentro sono giorni che piove 

Vorrei essere migliore ma

Mi sento l’ultimo ed apatico

Non centro con questa gente

Non hai pensieri quando ti svegli

non sai che cosa ti perdi 

È un altro giorno che ci riprovo 

Parlo a tutti 

Sorrido in foto

Ma a stare bene non so come si fa

E farò a meno di te

farò a meno della metà 

ho fatto pace con me 

È tutto inutile 

A stare bene non so come si fa

Distrarmi, restare tra gli altri,

Calmarmi

Ma a stare bene non so come si fa

Parlarti, cucire i miei sbagli

e perdonarmi 

Ma a stare bene non so come si fa

A stare bene non so come si fa

Classe ‘93, nasce a Caserta e proprio lì muove i primissimi passi nel mondo underground. Si definisce un alieno, un individuo che non trova il proprio posto nella società, nella quale non riesce a rispecchiarsi.
Da piccolo si innamora dell’hip-hop ma alla old school preferirà sempre il rap contaminato da altri generi. Crescendo sposta l’attenzione sul punk e il metal, ma anche, e soprattutto, sulla techno e la drum’n’bass. Questo “dualismo” è alla base della maggior parte dei suoi lavori. I testi, a volte “violenti” e provocatori, raccontano tutto il suo malessere, i dubbi e la rabbia. A novembre 2022 pubblica il singolo d’esordio “TRACCIA 0”, seguito nei mesi successivi da “100 GIORNI”, “TAGLIA” e “Backrooms”.
“Niente di buono”, esce il 16 giugno 2023 e segna l’inizio di un percorso verso un sound più morbido ed elettronico. Segue “MK ULTRA”, uscito il 20 ottobre, un grido nel silenzio, una metafora disturbante sulla società in cui viviamo. A febbraio 2024 pubblica “L’ultima mezz’ora”.

#MUSICANUOVA: Irene Grandi “Fiera di me”

#MUSICANUOVA: Irene Grandi “Fiera di me”

Irene Grandi torna sulle scene con Fiera di me, un singolo potente che dà spazio a sonorità nuove per esprimere ancora una volta la sua tendenza a sperimentare.

“Fiera di me esce in un momento importante della mia vita, quello dei trent’anni dal mio debutto del 1994 con l’album Irene Grandi. Ho sempre concepito la vita come qualcosa da vivere intensamente, con la curiosità di sperimentare e il coraggio di sbagliare. Fiera di Me è una presa di coscienza che accettare le contraddizioni, armonizzare gli opposti, avere una personalità artistica che sfugge dagli schemi predefiniti, è un segno di maturità che mi rende fiera della strada che ho scelto e di quella che ancora mi attende.

Il viaggio è sempre stato un tema di ispirazione per me, il desiderio di conoscere, scoprire e sperimentare in libertà, e anche la voglia di sfuggire all’abitudine uscendo dalla comfort zone, cambiare, evolvere”.

Fiera di me anticipa un tour autunnale e un nuovo album, per celebrare i trent’anni di carriera di Irene Grandi.

Per l’occasione Irene rinnova anche la collaborazione con Warner Music Italia che oltre a distribuire il nuovo singolo ripubblicherà alcuni degli album in vinile più importanti della sua discografia, a partire da quello che la vide esordire nel 1994, Irene Grandi, uscirà rimasterizzato il 31 maggio, con la bonus track Un motivo maledetto featuring Levante.

 

#MUSICANUOVA: Mercvrio, “Amaterasu”

#MUSICANUOVA: Mercvrio, “Amaterasu”

Amaterasu è un profondo viaggio nell’interiorità di Mercvrio, in totale clima grunge rock, unbrano in cui il cantautore romano parla al sé di anni prima della capacità di migliorare e lottare per ciò che non piace.


Con chiari rimandi ai Nirvana e all’alternative rock, Mercvrio lancia questo singolo che rappresenta il suo trascorso, tra ragazzi di periferiapalazzi e leitmotiv ritmici oltre che tematici dello stile di Mercvrio.

Il brano, prodotto a 4 mani dallo stesso Mercvrio e Rebtheprod e totalmente suonato, a sottolineare l’esperienza diretta del cantautore, racconta della voglia di distruggere il mondo, spesso perchè non dà niente in cambio.

Ma è proprio in questo sentimento incalzante che è possibile trovare la forza per migliorarlo.

BITS-RECE: St. Vincent, “All Born Screaming”. Ovvero, come (non) perdersi nel bosco da soli

BITS-RECE: St. Vincent, “All Born Screaming”. Ovvero, come (non) perdersi nel bosco da soli

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una mancata di bit.

Ma quindi, chi è St. Vincent?

Arrivata al suo settimo album, quando pensavamo di averla inquadrata (per un quanto un artista che possa definirsi tale possa e voglia essere inquadrato), ecco che rilascia un disco che ci prende un po’ alla sprovvista. Sarà che lei è una che di fronte alla nuove sfide non si è mai tirata indietro, sarà che questo è il suo primi (!) album totalmente autoprodotto, ma insomma, quella che ritroviamo in queste nuove 10 tracce è una St. Vincent in un certo senso inedita.

Ci sono alcuni posti, dentro di noi, che possiamo raggiungere solo se attraversiamo il bosco da soli, per scoprire quello che il nostro cuore ha da dire”, ha dichiarato a proposito dell’album la Clark. “Suona reale perché è reale”.
E lei il bosco ha voluto proprio attraversarlo da sola, chiamando attorno a sé solo alcuni fidatissimi amici, tra cui – per fare solo due nomi – Dave Grohl, che suona le batterie nei due singoli Flea e Broken Man, Cate Le Bon, che ha coscritto Big Time Nothing e appare nella traccia di chiusura, che dà il titolo all’album.

Ovvero, All Born Screaming. E in questo titolo c’è esattamente il mood e il messaggio che Anne Erin Clark – il nome con cui la conoscono all’anagrafe – voleva lanciare.
Un album cupo, a tratti tranquillamente apocalittico, che non si premura di mettere l’ascoltare a particolare agio.
Nasciamo tutti urlando, quanto è vero, e stando alla narrazione del disco, questo sembrerebbe essere un (cattivo) presagio di quello che ci aspetta in questo mondo.

Ma quindi, com’è questo album?

Poderoso, muscolare, incendiario e piacevolmente variegato. Se l’alt-pop non è del tutto messo da parte – bellissima la traccia di apertura, Hell Is Near, che ha dispetto del titolo suona piuttosto angelica -, a colpire l’ascolto è soprattutto il graffio dell’industrial rock, che si scatena in particolare nella prima metà del disco (ma, per esempio, in Big Time Nothing fa capolino anche il funk). Più ibrida invece la seconda parte, dove l’elettronica e le divagazioni stilistiche guadagnano terreno e si tira un po’ di più il fiato.

Un po’ ovunque si respira un forte tributo pagato alla scena rock/alt-rock della seconda metà degli anni ’90. Personalmente, più le tracce andavano avanti durate l’ascolto più mi la mente mi riportava ai Garbage. Sarà per la sensualità del canto, che St. Vincent non perde mai, proprio come non la perde(va) Shirley Manson, sarà per i suoni, ma tant’è. Quando si arriva poi a Violent Times si fa davvero fatica a non fare un parallelismo con The World Is Not Enough, brano composto dai Garbage per la colonna sonora dell’omonimo film di 007 (correva l’anno 1999), di cui non manca nemmeno lo slancio orchestrale.

In Sweetest Fruit , traccia scintillante di chitarre ed elementi elettronici, c’è anche un tributo a SOPHIE, la producer scozzese tragicamente morta ad Atene nel 2021 per una caduta da un edificio, su cui era salita – pare – per osservare meglio la luna.

So Many Planets attacca con l’organo e farebbe pensare che sbuchi fuori qualcosa di gospel, invece spiazza virando sul reggae.

Infine, All Born Screaming si prende tutto il tempo necessario (6.55 minuti) per divagare in un coro. E così, l’album della “traversata nel bosco” in solitaria, chiude significativamente con un canto collettivo.

Ed è proprio qui, sul finale, che si nasconde l’ultima sorpresa architettata da St. Vincent. Come espressamente dichiarato dall’artista infatti, il lavoro dell’album è avvenuto per sottrazione, partendo da lunghe session di registrazione da cui è stato eliminato tutto il superfluo: in termini di arrangiamento ma, ovviamente, anche in termini di durata. Ecco che allora i 41:14 minuti totali non sono forse palindromi a caso, ma – e se davvero così fosse sarebbe un colpo di genio – sono l’indicazione che anche il disco può essere letto al contrario.
Se la tracklist ufficiale parte dalla solitudine per chiudere in corale e inizia con la minaccia di un imminente inferno per arrivare a cieli più sereni, la lettura “alla rovescia” tratteggerebbe un viaggio di gruppo che si fa solitario e una lenta discesa verso l’oscurità.

Ecco, quindi, chi è St. Vincent. Una che è sempre un gran piacere rincontrare. Che sia in un bosco o un nuovo album.

 

BITS-RECE: Mazzariello, “Antisommossa”. À la guerre comme à la vie

BITS-RECE: Mazzariello, “Antisommossa”. À la guerre comme à la vie

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.

“À la guerre comme à la guerre”, recita un celebre adagio. Ovvero, prendi le cose per quel che sono. E se proprio devi andare in guerra, preparati a combattere, perché altro non potrai aspettarti.

Sia che la guerra sia reale, all’esterno, sia che tu la senta dentro.

Lo sappiamo bene, essere giovani, trovarsi a crescere, non è mai stato un gioco; e non lo è a maggior ragione in questi tempi, fatti di un futuro che si può declinare solo al condizionale. Inquietudini, paure, ossessioni, aspettative. Se questo scenario non è una guerra, come lo si può chiamare?

Sarà forse anche per questo che nel suo nuovo EP, Mazzariello ha usato un lessico lessico da combattimento, a cominciare dal titolo del disco, Antisommossa. Che di per sé è l’atteggiamento di chi lo scontro cerca di evitarlo, ma che sembra piuttosto nascondere un senso di rassegnazione verso qualcosa che non si può cambiare. In ogni caso, un termine plumbeo, “pesante”, come il mood generale del disco.

A confermarlo arrivano poi titoli come Atti estremi in luogo pubblico, Blindati, Bombe carta, infilati uno dopo l’altro nelle prime tre tracce.

In 6 brani, e in poco meno di 20 minuti, nelle canzoni di Antisommossa si fanno strada amori, frenesie, abbandoni, mancanze: un ritratto stropicciato di una generazione che cerca il proprio posto, che non sa stare ferma ma che non sa neanche dove andare.

Lo stile gira attorno a un elettro rock bello carico, un funky pop allegrotto e influenze indie, che non mancano mai, specie quando il mood si veste di tinte uggiose.

E allora, “À la guerre comme à la guerre”, dicevamo. Forse, sarebbe meglio dire “À la guerre comme à la vie”. Ma anche vicersa.

#MUSICANUOVA: St. Vincent, “Big Time Nothing”

#MUSICANUOVA: St. Vincent, “Big Time Nothing”

Dopo aver infuocato gli animi con le prime due anticipazioni di Broken Man e Flea, St. Vincent rilascia Big Time Nothing, la terza traccia che farà del suo nuovo album, All Born Screaming.


All Born Screaming arriva il 26 aprile, su Total Pleasure Records via Virgin Music Group.
Pre-order a questo link.

A pochissimi giorni dall’uscita del nuovo album, Annie Clark, meglio nota come St. Vincent, svela i dettagli del suo settimo album in studio.
All Born Screaming sarà il il primo album autoprodotto dall’artista, che in questo lavoro ha scelto di mostrarsi senza alcun tipo di filtro.


In quanto unica produttrice dell’album, è riuscita a imprimere immediatamente su nastro quei suoni nati nella sua mente, nel suo cuore e tra le sue mani: “Ci sono alcuni posti, dentro di noi, che possiamo raggiungere solo se attraversiamo il bosco da soli, per scoprire quello che il nostro cuore ha da dire. Suona reale perché è reale”.

BITS-RECE: Bartolini, “TILT”. Il tempo passa, la musica salva

BITS-RECE: Bartolini, “TILT”. Il tempo passa, la musica salva

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

C’è un momento cruciale che attraversa la vita di ognuno: il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Una tappa inevitabile, che ogni essere umano vive a modo suo: per alcuni arriva prima, per altri più tardi; alcuni cercano e sospirano questo traguardo fin da quando sono bambini, altri non si rendono neppure conto di averlo già raggiunto, Altri ancora, semplicemente, lo subiscono e lo vivono come qualcosa a cui è impossibile sfuggire, anche se ne avrebbero volentieri fatto a meno.

Giuseppe Bartolini – in arte semplicemente Bartolini – sembra appartenere a quest’ultima categoria, per sua stessa ammissione: “Dopo Forever [il suo secondo album, ndr], ho scelto nuovamente il mio vissuto come punto di partenza del racconto, ma in una chiave differente e più profonda. Dove Forever descriveva il mio rifugio ideale attraverso le sensazioni della mia adolescenza e delle mie origini, TILT racconta il momento di inevitabile confronto con la vita adulta e con ciò che la definisce: la musica, una relazione e anche la stessa città di Roma. Un delicato equilibrio, una pila di bicchieri che a volte riesco a tenere in piedi e altre no”.

Ecco, TILT, scelto come titolo del suo nuovo lavoro, fa riferimento proprio a questo passaggio, questo cambiamento umano e personale.

Per raccontarlo, il cantautore calabrese si è rifatto alle sonorità indie e rock di chiara matrice anni ’90, dalla cui maglie sbucano qua e là anche rimandi alla vecchia scuola dell’r’n’b.

L’elemento interessante dell’album è la sua impostazione su un doppio livello, una caratteristica che accomuna ogni traccia.
Un primo livello, più immediato, è costituito dalla musica, dalle sonorità.
TILT è un disco musicalmente vivace, luminoso, arioso, leggero. I brani si rincorrono scorrevoli uno dopo l’altro senza inciampi e senza lasciare vuoti. Per farsene un’idea basta ascoltare pezzi come ADHD o Paris McDonald’s, oppure Chicco, in cui insieme a Tripolare Bartolini rende omaggio al tempo felice della fanciullezza.

Basta però soffermarsi un attimo sulle parole dei testi ed ecco emergere il secondo livello del disco, quello più profondo e personale. Dentro alle parole di TILT si nascono infatti i pensieri di un ragazzo che si affaccia per la prima volta alla vita con uno sguardo adulto e una maggiore consapevolezza. Ci sono le paure, le ansie, le delusioni, gli equilibri precari da tenere insieme. C’è persino spazio per alcune riflessioni sulla morte, come in Ultima volta e Cimitero.

Proprio questo doppio livello di lettura, se da una parte conferisce ai brani maggiore spessore, dall’altra permette di metabolizzare anche i racconti più difficili.

Significativo che l’unico momento di completa malinconia venga riservato all’ultima traccia, Heath Ledger, una sorta di dichiarazione d’intenti posta però in finale d’opera:

“Volevo solo non farmi male
tornare a casa per respirare
Ormai non so più come respirare
Nel loro specchio solo vuoto
perché mi lasci solo
Fanculo questo gioco…”