BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Sulla pagina Facebook di Rosa Mussin, in arte Rose, alla voce “Influenze” si leggono, tra gli altri, i nomi di Lauryn Hill, Erykah Badu, Amy Winehouse, Aretha Franklin e Ella Fitzgerald. E ad ascoltare le sei tracce del suo primo EP non si può che confermare che quelle influenze ci sono tutte: la lezione imprescindibile di Ella, la voglia di modernità meticcia di Erykah, la passione di Amy.
Moving Spheres, questo il titolo del disco, è infatti un agile concentrato di soul, r’n’b e jazz, con una pacifica corrente di elettronica e chill out che lo attraversa senza fretta. Le contaminazioni fluiscono una nell’altra, e nella sua varietà tutto riesce ad avere un suono omogeneo.
Veneta, classe 1994, Rose arriva alla pubblicazione di questo primo EP dopo diverse esperienze che l’hanno vista all’opera con Mr. T-Bone (Africaunite), Furio (PituraFreska) e Olly Riva (Shandon) e dopo aver calcato diversi palchi italiani e internazionali. Esperienze che le hanno fatto guadagnare quella confidenza con la musica che Moving Spheres mostra con indiscutibile chiarezza.
Quando lo abbiamo visto la prima a Sanremo nel 2016 dovevamo ancora metterlo a fuoco, e lui, Mahmood, probabilmente lo sapeva. La sua Dimentica, presentata quell’anno in gara tra le Nuove proposte, era qualcosa di piuttosto distante dagli standard sanremesi: non era il solito pop, non era il solito pezzo di “belcanto” all’italiana, non era il cantautorato a cui eravamo abituati. Era qualcosa di lontano, di esotico: era r’n’b, un genere che qui eravamo pronti a sentir cantare dagli americani, ma prima di ricordarcelo nella discografia di un altro artista italiano dovevamo pensarci un po’. Di tutto questo, ripeto, Mahmood doveva essere perfettamente consapevole, tanto che quando lo intervistai e gli chiesi notizie di un album, lui rispose candidamente “Quale album?”, perché in effetti in programma non ce n’era alcuna traccia. Oggi che finalmente esce il suo primo EP se ne capisce la ragione. Gioventù bruciata arriva infatti a più di due anni da quel Sanremo: un periodo di tempo molto lungo e insidioso per un artista emergente, che lui ha saputo però sfruttare per elaborare bene il suo progetto. Nel 2017 è arrivato Pesos, poi un po’ a sorpresa c’è stata la collaborazione con Fabri Fibra in Luna, mentre quest’anno è stata la volta di Uramaki, rilasciato in primavera, e Milano Good Vibes, di sole poche settimane fa. E se come interprete risultava sempre più chiara la direzione che il ragazzo stava prendendo, come autore le soddisfazioni non sono mancate, visto che Nero Bali, che porta anche la sua firma, è stato uno dei successi dell’ultima estate. E sua è anche Sobrio, contenuta nell’ultimo album di Gue Pequeno.
Quello che ci si presenta oggi davanti è un artista in piena evoluzione, ma con un’identità e una personalità molto ben definite: una promessa dell’urban italiano che si sta sempre di più trasformando in una conferma. I cinque pezzi del disco danno spazio alla poesia metropolitana e un po’ sfacciata dei singoli Uramaki e Milano Good Vibes, quest’ultimo ritratto decisamente alternativo della città meneghina, ma anche alle metafore giganti dell’incomunicabilità di Asia Occidentale (mi chiamerai sotto casa / farò finta di niente / come se io fossi l’Asia / e tu l’Occidente), mentre spiazza ritrovare di nuovo Fabri Fibra in Anni 90. Perché si sa che Fabri Fibra non è uno che i duetti li svende. Mai figlio unico è invece il pezzo più personale ed entra nel vissuto di un ragazzo italo-egiziano vissuto nella periferia milanese.
La musica è un melting pot di r’n’b, pop ed elettronica, cesellata di dettagli tropicali ed esotici, anche se l’elemento che fa la differenza lo mette Mahmood con la sua voce: amorevolmente pigra, sorniona, sensuale, ammiccante. La voce di una nuova era e di una generazione ormai abbastanza grande per farsi sentire.
Ecco, lo possiamo dire: l’urban italiano ha trovato la sua nuova voce.
Amore e capoeira è fisso ai piani più alti delle classifiche, Italiana di Fedez e J-Ax ce la ritroviamo ogni due minuti in radio, il reggae-pop di Non ti dico no dei Boombadash con la Loredana nazionale lo stiamo amando tutti già da un paio di mesi e Nero Bali di Elodie e Michele Bravi è indubbiamente un bel pezzone tropical-italiano. Ma se i supertormentoni fanno già parte delle playlist da portarsi in vacanza, appena un passo al di là del circuito radiofonico c’è un mondo altrettanto pop che vale la pena scoprire prima di partire, anche solo per variare un po’ tra un gorgeggio della Ferreri e una rima di Baby K. Ecco qui allora una piccola e arbitraria selezione di 12 (perché le cifre tonde sono noiose, soprattutto in estate) singolini estivi, allegramente in ordine sparso.
Achille Lauro featuring Cosmo, Angelo Blu E’ la traccia che apre Pour L’Amour, l’ultimo album di Achille Lauro ed è un perfetto quanto sorprendente incontro tra la samba trap dell’artista romano e il nuovo genietto dell’elettropop nostrano. Un trip visionario e psichedelico di dipendenza ed elettronica.
MYSS KETA, Monica Lei è stata senza dubbio una delle grandi scoperte del 2018. Già sulla scena da qualche anno, ma fino a pochi mesi fa confinata nell’underground meneghino, la diva mascherata più misteriosa in circolazione ha pubblicato ad aprile il suo primo album con Universal, UNA VITA IN CAPSLOCK, di cui Monica è il quinto estratto. Ironia a tonnellate, riferimenti alla cultura di massa, slogan iconici e la produzione di Populous ne fanno un’arma affilata per le serate a bordo piscina nella villa di Arcore.
Mahmood, Uramaki Lui è una delle grandi promesse dell’urban italiano: lo abbiamo visto a Sanremo nel 2016 e lo abbiamo ascoltato l’anno scorso con Pesos. Quest’anno torna con un singolo tra elettropop e R&B con un testo introspettivo, ambientato nelle vie più esotiche di Milano, con una grande voglia di evasione.
Marianne Mirage, Copacabana Copacabana Un’immersione nel carnevale di Rio, con la produzione sempre oculatissima di Big Fish e Rhade. Copacabana Copacabana è la sorpresa iper-carioca che non ti aspetti da Marianne Mirage, cantautrice raffinatissima di casa Sugar.
Eman, Milano Con quel suo stile che è hip-hop senza essere hip-hop, rock senza essere rock ed elettronico senza essere elettronico, Eman traccia con contorni profondi un ritratto senza sbavature e indulgenze della metropoli lombarda.
DJ Besford featuring Eleonora Mazzotti, Todo Rainbow Sonorità elettroniche e tropicali fanno da sfondo a un inno alla positività e alla leggerezza realizzato dal fashionissimo DJ Besford, qui in collaborazione con la romagnola Eleonora Mazzotti.
lemandorle, Gelato colorato Si può descrivere il capolinea di una storia d’amore senza cedere ai toni avvilenti della tristezza? A giudicare da quello che ha fatto il due lemandorle in Gelato colorato, sì, decisamente si può. Elettropop dall’aura vagamente vintage e una metafora caleidoscopica per guardarsi negli occhi e dirsi che è finita.
Lele, Giungla Un pezzo per Napoli e i napoletani, così Lele ha parlato del suo ritorno con Giungla. L’r’n’b incontra il pop, mentre le parole portano in altissimo l’orgoglio della città partenopea spogliandola di tutti i pregiudizi.
Luana Corino, Gita al mare Non sempre l’abbandono fa rima con la solitudine. Nel suo ultimo singolo, per esempio, Luana Corino racconta una storia di libertà. Una rivendicazione femminile serena come una gita al mare promessa, non mantenuta e poi recuperata. Anche da soli.
Alessandro Casillo, Ancora qui Del ragazzino che avevamo conosciuto in TV un po’ di anni fa c’è ben poco: dopo essersi preso una bella pausa, Alessandro Casillo è tornato con un singolo, Ancora qui, che ha l’aria di essere qualcosa di più di un semplice comeback discografico.
Arashi, Sud America Punta dritto al di sotto dell’Equatore e all’ombra delle palme Riccardo Schiara, in arte Arashi. Urban, house e vividi colori tropicali sono la colonna sonora di un viaggio in Sud America, da un open bar di Bogotà all’ultimo piano in ascensore… ma attenzione agli alligatori!
Briga, Che cosa ci siamo fatti Un pezzo così malinconico sembrerebbe non azzeccarci nulla con il clima leggero dell’estate, ma è pur vero che anche al mare ci sono i giorni grigi di temporale. Questa canzone è proprio per quei momenti di nuvoloni, in cielo o nella testa.
“Napoli e la musica black si sono sempre amate. Vuoi per le affinità storico-culturali tra mondo afro-americano e quello napoletano, vuoi per la lingua estremamente ritmica, in un modo o nell’altro il legame è sempre stato vivo. E io ho capito che il mio modo di fare musica doveva passare da lì. Dall’unione di queste due culture. Il viaggio di questo disco quindi partirà da Napoli ma farà subito tappa nella cultura afro-americana”. Così Lele presenta Giungla, il suo nuovo singolo, primo assaggio di un album di prossima pubblicazione: un filo sottile che lega la città partenopea alle atmosfere dell’r’n’b e del soul, geograficamente lontanissimi, ma vicini per affinità. Un singolo che segna un ritorno con un nuovo sound per Raffaele Esposito, mentre il testo abbonda di popolari citazioni e rende un verace e personale omaggio a Napoli.
“Questo pezzo è per Napoli ed i napoletani. Con l’auspicio che la nostra caparbietà e la nostra forza d’animo ci aiutino a non essere più vittima di noi stessi e che il sacrificio quotidiano, scritto nel nostro codice genetico, ci permetta di abbattere quel muro di pregiudizio che ancora oggi non dà cenni di cedimento”.
Gli inizi come LaMiss, poi un periodo di pausa e l’anno scorso il ritorno con il suo nome, Luana Corino, e l’EP M.W.A vol. 1, anticipato da un brano agguerritissimo di riscatto femminile come Lucille. Adesso per Luana è la volta di Gita al mare, un singolo dall’atmosfera serena e all’insegna dell’indipendenza: la storia è quella di un amore finito, un lui fuggito senza troppe spiegazioni e una lei rimasta sola, ma ancora abbastanza forte da trasformare la solitudine in orgogliosa manifestazione di amore per se stessa. La storia di una donna libera, con le idee molto chiare anche quando si parla di un ambito maschilista come l’r’n’b italiano.
Ascoltando il tuo ultimo singolo, Gita al mare, si ha subito l’impressione di percepire un mood diverso rispetto a quello che avevamo trovato lo scorso anno nell’EP M.W.A. vol. 1: è così? Si è aperta per te una nuova fase? Diciamo che un progetto ufficiale rispetto a un mixtape parte già con altri presupposti. Nutro aspettative diverse verso me stessa e quello che voglio raccontare. Quando si tratta di lavorare a degli inediti diventa un vero e proprio lavoro di squadra, un insieme di energie che inevitabilmente danno alla luce qualcosa di molto più intenso. L’approccio a un mixtape è molto più easy e disinteressato… nell’EP, che uscirà dopo l’estate, e in Gita al mare, sto cercando di dare il massimo sotto ogni aspetto creativo.
Come hai sviluppato l’idea del pezzo e del video, dove sei l’assoluta protagonista? Come spesso accade alle idee migliori, vengono e basta, come un fulmine a ciel sereno. Sentivo la necessità di parlare di questa storia, sotto alcuni punti di vista, autobiografica. Ce l’avevo sulla punta della lingua e della penna, e ho aspettato di stare abbastanza male per ricordarmene. L’ho scritta in un giorno e il video era già nella mia testa. Da quando lavoro nel campo dei videoclip, è difficile per me scrivere un pezzo e non visualizzarlo, ormai per me il video non è altro che il completamente di una canzone.
Che valore ha nella tua vita e nel tuo lavoro l’indipendenza? È il fulcro della mia esistenza. Essere indipendenti per me significa essere liberi. Sarà brutto da dire ma non sopporto di affidare ad altri la responsabilità di decisioni per me importanti. Voglio avere il privilegio di poter scegliere cosa fare, come farlo e quando. La vita è una e i tempi della discografia sono molto lenti. Se decidono che non sei il loro progetto principale, un’etichetta, spesso una major, può parcheggiarti là anche per quattro o cinque anni, rubandoti gli anni migliori. Ho visto tantissimi artisti rinunciarci nonostante il talento e questa cosa mi ha portato a non provane nemmeno mai a proporre un mio progetto a un’etichetta che non fosse indipendente.
Quali sono gli artisti di riferimento e i modelli con cui sei cresciuta? Michael Jackson in primis, da sempre: la disciplina, la dedizione e il perfezionismo a cui ci ha abituato durante tutta la sua carriera sono stati per me grande fonte di ispirazione. Janet Jackson, per la sua vocalità e gli arrangiamenti vocali, e sicuramente Beyoncè, che soprattutto negli ultimi anni ci sta dimostrando come una donna sta al comando. Cosa puoi già anticipare del nuovo EP? Si tratta del seguito di M.W.A. vol 1? Si chiamerà Vertigini, parla di donne, del loro modo di affrontare l’amore , delle loro fragilità, della loro forza e complessità. Sarà molto intimo, anche molto sfacciato. Non mi sto trattenendo in nulla, sto cercando di scrivere nel miglior modo che conosco.
Nel panorama urban italiano è difficile trovare nomi femminili che si possano contendere la scena con gli uomini: le eccezioni ci sono (vedi Baby K), ma l’impressione è che le donne dell’hip-hop e dell’R&B italiano debbano accontentarsi dell’underground. Secondo te perché succede? Ci sarebbe un discorso molto lungo da fare, che cercherò di semplificare il più possibile, dando solo degli spunti di riflessione. L’ambiente urban, in generale, e quello hip-hop, nello specifico, sono ancora a prevalenza maschile. Nonostante negli anni i mezzi per autoprodursi siano diventati sempre più accessibili, l’emisfero femminile non si è ancora abituato all’idea di poter creare dei prodotti indipendenti senza doversi avvalere per forza del supporto maschile. Sulla base di questi presupposti si somma anche la difficoltà di fare gioco di squadra. Ci hanno sempre abituato all’idea che ci sia posto per una sola donna alla volta, questo inevitabilmente mette tutte in estrema competizione. Cambiare la nostra mentalità e imparare a fare più gioco di squadra potrebbe migliorare le cose. Ma, per ora, ho l’impressione che siamo ancora molto lontane da fare questo passo. La carriera artistica di una donna è meno longeva: dopo i 25 anni subentrano le responsabilità di cui spesso una donna, per natura, se ne fa più carico rispetto a un uomo. In alcuni casi subentra la maternità e, nel caso di un artista indipendente, soprattutto se la musica non diventa anche il tuo lavoro entro i 30 anni, spesso è motivo di abbandono o rallentamento creativo. Poi, per quanto riguarda l’R&B nello specifico, beh, è un genere che va studiato e approfondito, senza contare che in Italia non ha ancora una rilevanza discografica, probabilmente proprio per la scarsità di artisti che lo fanno). Oltre a me e a Martina May non conosco altre ragazze con un background solido che hanno contribuito o stanno contribuendo a sfamare il pubblico con prodotti di un certo livello, ma posso permettermi di parlare per noi due e dire che vige stima, amicizia e supporto, proprio perché desideriamo un cambiamento e vediamo le cose sotto un altro punto di vista.
Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione? Non aver paura di essere coerenti con se stessi e i propri gusti, rispettarsi senza temere di andare contro corrente. A volte fare cose che vanno contro le necessità o le richieste popolari è molto difficile, la tendenza è quella di omologarsi facendo i “ribelli” per finta. Per me ribellione significa guardare in faccio i propri sentimenti e raccontarli apertamente senza aver paura di sembrare deboli.
In un’epoca in cui la proliferazione del rap non accenna a diminuire, ma anzi riempie ancora di più le classifiche sotto la declinazione della trap, succede che i rapper stessi cerchino di svincolarsi dalle definizioni, un po’ per rinnovarsi e non rischiare l’oblio, un po’ per dimostrare la propria originale identità.
Poi c’è chi originale” e fuori dagli schemi lo è sempre stato, e in questo clima di continua rivoluzione urban rischia di trovarsi addosso definizioni approssimative. Prendiamo il nuovo disco di Mecna, Blue Karaoke, per esempio, in uscita il 22 giugno: quarto capitolo discografico di una carriera e di un nome che dagli esordi del 2012 ha sempre conosciuto l’ascesa, ampliando sempre di più il proprio pubblico , ma soprattutto guadagnandosi una stima e una credibilità finora inattaccabili. Perché Corrado Grilli, questo il suo vero nome, è uno che ha sempre fatto il suo, dividendosi tra la musica e l’attività di grafico, che ha messo anche al servizio di diversi colleghi realizzando gli artwork dei loro album.
Lontano dalle faide – reali o mediatiche -, estraneo alla brama di visibilità che colpisce i nuovi “trappers”, dopo Lungomare paranoia del 2017 Mecna esce da Macro Beats e pubblica ora un disco che definire rap sarebbe limitante se non addirittura sbagliato. Ci sono le rime, le barre, qualche intervento di autotune, ma soprattutto ci sono un mood e una scrittura che travalicano il rap è abbracciano l’r’n’b e il soul, l’elettronica, persino il pop in certi momenti. E c’è la melodia.
“Questo è un disco che nasce da una rottura, come succede spesso”, esordisce Mecna nel presentare il nuovo lavoro, “perché si cresce, si cambia, si fanno delle scelte. Non è però un disco sentimentale”. La sua scrittura non ama i toni urlati, preferendo le atmosfere sommesse e intimiste, perché racconta tanto del suo autore, e l’introspezione è forse uno dei più resistenti fili che legano tutte le nuove tracce. Lo si intuisce subito dalle confessioni di Senza di me, il brano che apre l’album, e poi si trova la conferma in Pratica o in Hotel, quest’ultima in duetto insieme a Fabri Fibra. Riflessioni in solitaria, notturne, meditazioni, flussi di coscienza, distacchi, amore. Sì, amore.
Il titolo del disco, Blue Karaoke, Mecna lo spiega così: “Per quanto a volte sia una situazione trash, al karaoke si cantano canzoni rimaste nella memoria, i classici, ed è quello che mi auguro anche per la mia musica, al di là di questo album, che possa restare negli anni. Però nel mio caso è un karaoke triste, blue appunto, preso male“.
Un po’ staccata da tutto il resto, e proprio per questo presenza lampante all’interno dell’album, è poi Ottobre rosso, una sorta di lettera aperta al mondo del rap: “Forse ascoltandola si potrebbe pensare che io volessi lanciare una critica al panorama hip-hop italiano. In realtà, questo momento di celebrità che il rap sta vivendo è positivo, perché permette a tutti di esprimersi, offre più spunti: più ce n’è, meglio è. Sarebbe bello se il rap in Italia riuscisse a sdoganarsi come in America o in Francia, dove il rapper non è più associato allo stereotipo del tizio con i pantaloni larghi e la bandana. Anche qui in Italia comunque si è creata una buona convivenza tra i rapper, più o meno pacifica”. Ottobre rosso vede la partecipazione di Ghemon, che torna a collaborare con Mecna dopo diverso tempo: “Siamo cresciuti insieme, in un sodalizio, e l’ho sempre stimato, anche perché anche lui, come me, è sempre stato visto come un outsider, ma con la voglia di far parte di un movimento”.
Oltre a Ghemon e al già citato Fibra, completa l’elenco degli ospiti CoCo in Tu ed io, uno dei punti di maggiore sperimentalismo dell’album, insieme a Non sono come te. La chiusura è invece affidata a 31.09, terzo capitolo che segue le precedenti 31.07 e 31.08, e che va a formare una sorta di trittico sulla fine di una storia.
Tanti gli instore in programma a partire da venerdì 22 giugno, ma solo una data live, il 12 luglio al Circolo Magnolia di Milano: “Un tour estivo, all’aperto, non è adatto alle mie canzoni. Anche i fan lo hanno riconosciuto: c’è distrazione, invece per le mie canzoni serve un’atmosfera di raccoglimento”. D’altronde, sarà anche un karaoke, ma pur sempre blue.
Instore tour: 22 giugno – Varese ore 15.00 – Varese Dischi Galleria Manzoni 3 22 giugno – Torino ore 18.30 – Mondadori Via Monte di Pietà 2 23 giugno – Milano ore 18.00 – Mondadori Piazza Duomo 24 giugno – Verona ore 18.30 – Feltrinelli Via Quattro Spade 2 25 giugno – Padova ore 15.30 – Mondadori Piazza Insurrezione XXVIII Aprile 45 25 giugno – Mestre ore 18.30 – Feltrinelli P.za XXVII Ottobre 26 giugno – Bologna ore 18.30 – Mondadori Via M. D’Azeglio, 34 27 giugno – Lucca ore 15.30 – SkyStone&Songs Piazza Napoleone, 22 27 giugno – Firenze ore 18.30 – Galleria del Disco Piazza della Stazione, 14 28 giugno – Roma ore 17.30 – Discoteca Laziale Via Mamiani 62 29 giugno – Bari ore 15.30 – Feltrinelli Via Melo 119 29 giugno – Lecce ore 18.30 – Feltrinelli Via dei Templari 9 30 giugno – Foggia ore 18.30 – Mondadori Via Oberdan 9/11 2 giugno – Napoli ore 18.00 – Feltrinelli Piazza Garibaldi 3 luglio – Palermo ore 18.30 – Feltrinelli Via Cavour 133 4 luglio – Catania ore 18.30 – Feltrinelli Via Etnea 285
Prodotto dal duo di DJ/produttori italiani Merk & Kremont, Roof Garden è il nuovoo singolo estratto da Dejavu, EP di Debutto di Biondo. Come Sorrentino nella Grande Bellezza, il video del brano è stato girato su un “roof garden” d’eccezione, la terrazza Borromini di Roma, e vede la partecipazione di Emma Muscat, Luca Capomaggio e Daniele Rommelli, protagonisti insieme a Biondo dell’ultima edizione di Amici.
Dejavu, primo progetto discografico di Biondo, comprende 8 tracce che spaziano tra l’hip-hop e l’R&B. Nel corso del talent di Canale 5 Biondo aveva già presentato i singoli Dejavu, La mia ex chiama, Quattro Mura e Beverly.
Dopo averci piazzato i suoi ultimi due album a sorpresa, Beyoncé poteva forse fare diversamente con la nuova collaborazione che la vede impegnata insieme al marito – nonché stella illustrissima dell’hip-hop- Jay-Z? Certo che no! E allora eccolo qui, annunciato co un semplice post su Facebook, Apeshit, il singolo che inaugura la nuova collaborazione di The Carters, ormai non più una coppia di sposi, ma un’istituzione dello showbiz.
Il video che accompagna il brano è stato girato nelle sale del Louvre, a Parigi.
Ma non è tutto: Apeshit è infatti solo il primo estratto di Everything Is Love, il primo album realizzato dalla coppia e già disponibile in esclusiva – per ora – solo su Tidal a questo link.
La coppia è attesa in Italia il 6 e l’8 luglio a Milano e Roma per due date dell’OTR II Tour.
Un rapporto intenso finito bruscamente, dopo pochi mesi: lui sparisce senza spiegazioni e lei, donna fragile e insicura, scopre la sua forza: per loro non c’è stato neppure il tempo di una gita al mare insieme ma lei questa gita decide di farla comunque.
Dopo essersi fatta conoscere nell’underground urban con lo pseudonimo di LaMiss e dopo essere tornata sulle scene lo scorso anno con l’EP M.W.A. vol 1, Gita al mare è il nuovo singolo di Luna Corino e anticipa l’EP di prossima pubblicazione: “La protagonista di questa canzone non ha paura di stare da sola e questa indipendenza viene raccontata nelle immagini del video, non nel testo della canzone. Canzone e video, infatti, sono complementari, come l’uomo e la donna, lo yin e lo yang: la canzone è lui, il video è lei. Canzone e video sono colmi di dettagli. I dettagli portano le persone a credere in una storia vera, e quindi a provare empatia sincera. E io vorrei che la gente provasse empatia per una donna diversa da quelle che ci vengono sempre raccontate: intelligente, indipendente, forte ma consapevolmente fragile, femminile ma ironica”.
Il video, diretto da Luca Tartaglia con la direzione creativa di Luana stessa, diventa così una presa di posizione consapevole di una donna che, affrontando la solitudine, sceglie comunque di non rinunciare a nulla, amando prima di tutto se stessa.
Il brano è prodotto da Yazee con il chitarrista Rudy Michelutti.
Non so voi, ma io, dopo il primo ascolto di Accelerate, avevo la mascella alle ginocchia. Tutto mi sarei aspettato da Christina, ma mai un ritorno di questo tipo. Lo sappiamo benissimo, la Aguilera doveva rifarsi dopo due flop (il primo clamorosissimo, il secondo più prevedibile) dei suoi ultimi dischi: nel 2010 il tonfo di Bionic, album centratissimo e inspiegabilmente finito presto nella polvere delle chart, e nel 2012 Lotus, altro lavoro di ottima fattura, per quanto molto diverso, ma che inevitabilmente pagava la colpa dell’insuccesso del suo precedessore. Due flop che nel musicbiz hanno fatto suonare a morto le campane della carriera di una delle superstar più talentuose e influenti degli ultimi vent’anni: Christina Aguilera, la squinzia pop con la voce più tonante in circolazione, la rivale talentuosa di Britney Spears sul finire degli anni ’90, la provocatrice di Dirrty, ma anche l’interprete superba di Beautiful e Hurt. Negli ultimi otto anni, di Christina si è parlato di più per la sua forma fisica (persa e poi ritrovata) che per la sua musica e la chimera del nuovo album pareva non volersi far catturare. L’ultimo momento di vera gratificazione professionale, Christina deve averlo provato quando Move Like Jagger dei Maroon 5, in cui lei era ospite, è finita in cima alle classifiche mondiali. Per il resto, solo briciole.
Ma finalmente qualcosa è successo: il nuovo album ha un titolo, Liberation, e una data di uscita, 15 giugno 2018. Per anticiparlo è stato scelto Accelerate, pubblicato il 4 maggio scorso: niente di più lontano da quello che Christina è stata in questi anni.
Forse per non rischiare di inciampare ancora in quello che dovrebbe riuscirle meglio, cioè il pop, o forse per tentare nuove possibilità, la Aguilera ci si ripresenta con un ricetta di urban di non semplice digestione, preparata insieme a due rocce dell’hip-hop statunitense come Ty Dolla $ign & 2 Chainz: la stessa ricetta, per capirci, che qualche anno fa ha fatto sfornare a Rihanna un album come Anti (si veda in particolare alla voce Work o all’ancora incomprensibile mossa di Bitch Better Have My Money), solo che un conto è se una cosa del genere la tenta una che con il pop ci ha sempre giocato un po’ a distanza (Rihanna), un conto è se la sterzata la compie una che con il pop ci ha campato fino all’altro giorno (Christina). Sì ok, è vero che il pop della Aguilera non ha mai nascosto i suoi flirt con il soul e l’R&B e lei non si è mai tirata indietro di fronte alle collaborazioni con i rapper (nel suo curriculum ci sono infatti duetti con Lil’ Kim e Redman), ma qui siamo davanti a un azzardo bell’e buono. Christina è praticamente irriconoscibile, e non basteranno certo le indigestioni di glitter, le colate di miele e gli ammiccamenti di labbra (un po’ troppo gonfie?) del video per suscitare l’interesse che meriterebbe una come lei.
Un salto nel buio senza la giusta rincorsa per schivare il pericolo di un nuovo tonfo discografico. Ma sono pronto a essere smentito quando arriverà l’album, e stavolta spero di sbagliarmi.