Radio Italia Live – Il Concerto approda a Malta. Sul palco anche Amoroso, Mahmood e Gabbani

Dopo i successi di Milano (27 maggio) e Palermo (29 giugno), il terzo appuntamento del 2019 di Radio Italia Live – Il Concerto sbarca nell’incantevole cornice di Fosos Floriana a Malta venerdì 4 ottobre 2019 per il Mediterranean Stars Festival.
L’evento si ripropone al pubblico con una line up stellare composta sia da alcuni dei più amati artisti italiani che da artisti provenienti da altri paesi del Mediterraneo: saranno infatti presenti Alessandra Amoroso, Gigi D’Alessio, Elisa, Emma, Francesco Gabbani, Guè Pequeno, J-Ax, Mahmood, Max Pezzali, Raf, Umberto Tozzi e anche artisti maltesi come Ira Losco e altri rappresentanti di un genere musicale di fusione fra la tradizione mediterranea ed il pop europeo.

Come per gli altri appuntamenti, la direzione musicale sarà affidata al Maestro Bruno Santori che dirigerà la Mediterranean Orchestra composta da più di sessanta musicisti professionisti. Il Maestro Bruno Santori, in doppia veste per questo appuntamento, si occuperà anche della direzione artistica del festival.

La location ideale per il Mediterranean Stars Festival non poteva che essere l’isola di Malta, cuore del Mediterraneo, vicinissima all’Italia e facilmente raggiungibile da tutti i paesi europei, nordafricani e asiatici che fanno parte dell’area. Malta, dal clima gradevole anche a Ottobre, è un binomio perfetto fra bellezze naturalistiche e cultura.

Il Mediterranean Stars Festival è una produzione del Mediterranean Tourism Foundation in collaborazione con Malta Tourism Authority e il Ministero del Turismo di Malta.

Il Mediterranean Stars Festival non sarà l’unico evento organizzato per i turisti che arriveranno a Malta per assistere al concerto del 4 ottobre. Infatti, saranno predisposte molte altre attività ed eventi che trasformeranno tutto il weekend in un’esperienza indimenticabile. Inoltre, sabato 5 ottobre a Valletta si terrà la Notte bianca, con attività e musei aperti fino a tarda notte. Un appuntamento che renderà il Festival la più importante manifestazione di cultura e arte di Malta.  Il Co-Fondatore e Segretario Generale del Mediterranean Tourism Foundation, Andrew Agius Muscat, ama sottolineare che il Mediterranean Stars Festival nasce dalla volontà di usare la musica come uno strumento per riunire le persone, promuovere la pace e rafforzare un’identità mediterranea comune.  L’obiettivo del Mediterranean Stars Festival è di diventare l’evento principale per la musica mediterranea sia per cantanti e musicisti affermati che emergenti con un forte legame artistico con l’area.

Secondo il Ministro del Turismo di Malta, Konrad Mizzi: “Il Mediterranean Stars Festival, che sicuramente potrà evolversi nei prossimi anni, è un’opportunità per rafforzare il turismo maltese proveniente dall’Italia e per consolidare il turismo dei paesi tradizionalmente più legati a Malta.”

Il Festival si ispira a UNWTO Sustainable Development Goals, l’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite con sede a Madrid che si occupa del coordinamento delle politiche turistiche e promuove lo sviluppo di un turismo responsabile e sostenibile.

L’evento sarà trasmesso in diretta su Radio Italia, Radio Italia Tv (canale 70 DTT, canale 725 SKY, canale 35 TivùSat, solo in Svizzera Video Italia HD) e in streaming audio/video su radioitalia.it. Vivrà sulle app gratuite “iRadioItalia” per iPhone, iPad, Android, Windows Phone, Windows 10 e su tutti i dispositivi Echo, lo smart speaker di Amazon.

L’ingresso sarà completamente gratuito.
In previsione della grande affluenza di pubblico e per ragioni di sicurezza per assicurarsi la possibilità di essere presente a questo evento sarà necessario l’accreditamento sul sito https://www.ticketarena.co.uk/events/MEDITERRANEAN-ST

Info: https://medstarsfestival.com

Raf e Umberto Tozzi: un nuovo brano, una raccolta a novembre e un tour insieme da aprile

RAF TOZZI foto ufficiale 2b_ph Luisa Carcavale
Come accade a volte nel mondo dello spettacolo, quella tra Umberto Tozzi e Raf è una collaborazione nata sulle spalle solide di un’amicizia di lunghi anni.
Ironia, complicità, stima, personale prima che professionale: tutto questo è sfociato nel 1987 in Gente di mare, brano classificatosi terzo all’Eurofestival, ma soprattutto primo vero incontro artistico tra due personaggi che hanno profondamente segnato la storia della musica italiana a partire dagli anni ’70 e ’80.
La canzone ha fatto il suo percorso durante gli anni, così come i suoi interpreti, che hanno cavalcato i decenni con successi che sono andati anche al di là dei confini nazionali: Umberto Tozzi con brani come Donna amante mia, Ti amo, Gloria, Gli altri siamo noi; Raf con Self Control, Ti pretendo, Cosa resterà degli anni ’80, Il battito animale, Se la più bella del mondo, Infinito.

Poi, come accade spesso, le loro strade sono tornate a incrociarsi.
E successo il 14 ottobre 2017, in occasione del concerto di Umberto Tozzi all’Arena di Verona: lì si è capito che la musica voleva farli incontrare di nuovo, artisticamente parlando, dato che umanamente non si sono mai persi di vista.
E allora succede che Raf aveva già tra le mani un brano abbozzato, ancora senza testo: lo fa ascoltare a Tozzi e intanto ci mette sopra le parole: il gioco è fatto, nasce così Come una danza, l’inedito che 31 anni dopo vede di nuovo insieme i due cantautori.

“E’ una sorta di racconto onirico, una danza che si diffonde come consapevolezza contagiosa tra gli uomini; la ricerca di un mondo migliore e più giusto di quello in cui viviamo. Nasce dalla convinzione che solo l’amore può salvare il mondo, e che per amare gli altri dobbiamo amare noi stessi”, così Raf racconta la nascita del nuovo brano, nel quale si cimenta anche con il rap: “Ma non è la prima volta, l’avevo già fatto con Self Control quando in Italia non la faceva ancora nessuno, ma anche Infinito, del 2001,  ha le strofe quasi parlate intorno a un giro armonico”.
Come lo scenario pop di oggi? “La musica si muove molto più veloce, ma c’è mancanza di contenuto e appiattimento culturale, anche perché sembra che tutti si accontentino e nessuno chiede di più. Non vale solo per la musica, anche in politica è così”.

Il nuovo incontro tra Raf e Tozzi non si esaurisce però solo con il nuovo brano: il 30 novembre infatti prevista l’uscita di Raf Tozzi, una doppia raccolta di 34 brani alternati tra i due repertori e ordinati cronologicamente seguendo la due carriere. Ci sono tutti i rispettivi successi, rimasterizzati grazie all’acquisto delle metrici da Warner a opera della Sugar di Caterina Caselli, che prende così orgogliosamente parte attiva all’operazione.
Ad arricchire la raccolta, anche una nuova versione di Gente di mare prodotta da Tozzi: “Abbiamo voluto rifarla in maniera molto semplice, perché sono sempre stato convinto che i grandi successi non debbano essere stravolti. Non l’ho mai fatto, anche quando ho inciso la nuova versione di Ti amo insieme ad Anastacia”.  
Ad attirare la curiosità è però il fatto che nella raccolta non sarà presente il nuovo inedito. A domanda diretta, gli interessati rispondono in maniera sibillina, lasciando aperte tutte le possibilità. Così Caterina Caselli: “Il mio auspicio è che il lavoro non finisca tutto con questa raccolta, ma che possa arrivare altro. Non vogliamo però rovinare tutte le sorprese adesso”.
Un album di inediti? O forse si attende Sanremo per pubblicare un’edizione bis della raccolta? Tutto è ancora avvolto dal mistero.

Di sicuro c’è però il tour che Raf e Umberto Tozzi andranno ad affrontare insieme dal 30 aprile e che li vedrà percorrere la penisola in lungo e in largo per quasi un mese.
Mentre i dettagli dello spettacolo sono ancora in via di definizione, loro assicurano che condivideranno il palco il più possibile e immaginano un grande concerto di musica davanti a una platea trasversale, che dai nonni arrivi a toccare i nipoti.
3 RAF TOZZI TOUR
Le prevendite dei biglietti apriranno alle ore 11.00 di martedì 23 ottobre su TicketOne.it e dalle ore 11.00 di lunedì 29 ottobre nei punti vendita e nelle prevendite abituali (per info www.fepgroup.it).

BITS-CHAT: Ci piace (ancora tanto) Chopin. Quattro chiacchiere con… Gazebo

GAZEBO Homestory in Rom (I)

Diciamoci la verità, gli anni ’80 non se ne sono mai del tutto andati.
Nella musica come nella moda, non si contano i riferimenti più o meno latenti ancora oggi legati a un decennio che ha sconvolto le regole esistenti imponendone di nuove. Erano anni di sperimentazioni, ma soprattutto di elettronica; gli anni della italo disco, quel glorioso fenomeno musicale che ha scosso le classifiche europee, e anche oltre, partendo direttamente dall’Italia: Easy Lady, Self Control, Tarzan Boy...
Tra i protagonisti, anche Paul Mazzolini, conosciuto dal pubblico come Gazebo: nato a Beirut da padre friulano e madre statunitense, negli anni ’80 ha lasciato il segno con singoli come Masterpiece e I Like Chopin, per proseguire poi la carriera durante i decenni successivi.
Oggi rende Gazebo rende omaggio alla italo disco con Italo By numbers, una raccolta di successi, suoi e dei colleghi, tutti rigorosamente italiani. Tranne uno.
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Italo By Numbers
. Perché?

Italo è un diretto riferimento alla italo disco, quel genere che negli anni ’80 ha avuto un successo enorme, facendo vendere a noi che ne facevamo parte qualche milione di copie. I numbers sono invece da una parte i numeri delle classifiche che hanno segnato il successo di queste canzoni, e dall’altra sono i numeri che compongono i disegni delle Settimana Enigmistica. In America li chiamano “drawings by numbers”, ed è per questo che ho voluto riportarli anche sulla copertina del disco: unendo i numeri si scopre Trinità dei monti, che simboleggia un po’ tutta l’Italia. Anche la Lambretta è un rimando a quegli anni.

A proposito di copertina, è molto interessante anche quella sul retro, e che fa da cover all’edizione in vinile.
Abbiamo voluto giocare sullo stile di Arcimboldo, ricostruendo il mio volto non con la frutta e la verdura, ma con i pezzi della strumentazione dell’epoca. Rappresenta un po’ l’altra faccia della italo disco, cioè l’elettronica. A differenza della disco music, che ha caratterizzato gli anni ’70, la italo disco è infatti figlia della new wave ed era tutta basata sull’elettronica e i sintetizzatori. Masterpiece, il mio primo singolo, era di fatto un brano new wave. L’approccio era piuttosto semplicistico, con la batteria programmata dalla drum machine: si creava musica adatta per ballare. In un certo senso, la italo disco è stata un’antesignana della house, intesa come musica creata in piccoli studi e con pochi mezzi a disposizione.

Da quella montagna di eredità, come sei arrivato alla selezione dei brani?
Penso di aver toccato solo la punta dell’iceberg: ho scelto i primi che mi sono venuti in mente, quelli a cui ero più legato per vari motivi. Self Control di Raf è un brano poderoso, mentre Survivor l’ho scelta per l’affetto che mi legava a Francesco (Puccioni, nome anagrafico di Mike Francis, ndr), che purtroppo ci ha lasciati alcuni anni fa. Ho guardato soprattutto alla scena romana dell’epoca perché noi a Roma eravamo pochi, e con meno mezzi di Milano, ma forse compensavamo con più poesia e maggiore qualità. L’intento non è stato comunque quello di stravolgere quei brani, ma far conoscere un mondo diverso ai ragazzi di oggi, che riescono ad apprezzarlo perché ci ritrovano i suoni che ascoltano in discoteca. La differenza è che all’epoca c’erano le strofe, le strumentali, pezzi suonati davvero.

Quindi l’elettronica si incontrava con la tecnica.
Per fare musica dovevi saper suonare. Venivamo dagli anni ’70, che avevano visto la grande esplosione del progressive, le influenze della musica classica. Avevamo un background pazzesco. L’elettronica era un colore in più, ma alla base c’erano musiche “suonate”. Oggi si può fare musica sul tram, utilizzando semplicemente un tablet, ma senza sapere cosa si sta facendo. I DJ non conoscono le tecniche per fare musica, e ne ho avuto le prove conoscendo quelli che sono venuti in studio da me. Tutto si basa sulla cassa in 4 tempi, con il solo scopo di far ballare: negli anni ’80 invece si ballava, ma soprattutto si cantava, e dopo un brano di italo disco potevi sentire un pezzo black o l’elettronica dei Kratwerk o un pezzo rock, oppure anche un pezzo di puro pop come Sarà perché ti amo.
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Nonostante il grande successo, all’epoca la italo disco è stata considerata un genere di serie b. Perché secondo te?
In molti casi si pensava di più alle vendite che a produrre musica di qualità; inoltre, i cantanti cambiavano spesso, qualche volta erano dei veri e propri turnisti, oppure si usavano dei modelli per i video e le esibizioni in playback. Insomma, la percezione era quella di un genere minore, snobbato dall’intellighenzia della discografia che preferiva la musica impegnata dei cantautori, anche se spesso si trattava di cloni degli stranieri. Eppure con la italo disco l’Italia per la prima volta ha esportato qualcosa all’estero, con ottimi risultato tra l’altro: un fatto che non si è mai più verificato. I Pet Shop Boys venivano in Italia per ispirarsi alla nostra musica, e lo hanno dichiarato loro, la stessa cosa per i Modern Talking, un gruppo tedesco nato proprio grazie a I Like Chopin.

Gli anni ’80 fanno pensare anche a un grande coraggio di osare e sperimentare, nella musica ma anche nell’immagine. Un’audacia che forse oggi è stata confinata all’underground.
La verità è che siamo andati incontro a un’uniformazione, in discoteca così come in radio, e questo ha portato al terrore di sperimentare, perché se fallisci perdi soldi. Oggi governa la triade talent-radio-major discografiche e un talento, prima che musicale, deve essere televisivo: ti selezionano, ti spremono, ti fanno fare un singolo, se ti va bene fai l’album, altrimenti arrivederci e grazie. Il tutto con conseguenze psicologiche devastanti. In un meccanismo così, gente come Battisti, Dalla o Battiato non avrebbe avuto alcuna possibilità di emergere.

Secondo te l’Italia può avere ancora la possibilità di tornare a dettare moda in campo musicale, come è stato negli anni ’80?
Gli anni ’80 sono stati un periodo molto particolare: l’Italia usciva dagli anni di piombo, dalla contestazione, dalla crisi petrolifera; l’entusiasmo era a mille. Poi è successo alla Spagna, con la fine del Franchismo, e così per tutti i Paesi, portando come conseguenza la nascita di fenomeni singoli. Oggi invece è più difficile trovare movimenti di questo tipo, tutto si muove più compatto e su scala globale, dalla musica alla moda, e una buona parte di responsabilità ce l’hanno in questo i social.

GAZEBO Homestory in Rom (I)
Nel disco c’è anche un inedito, La Divina. Ma è un vero esemplare di italo disco rimasto nascosto fino a oggi o è nato negli ultimi anni?
Per usare un termine tanto in voga oggi, direi che è un fake degli anni ’80! Tutto è nato da Untouchable, un brano che mi è stato mandato da un musicista greco mio fan, e che avevamo pensato di affidare a un artista fittizio chiamato George Valentino, da Giorgio Armani e Valentino, operazione frequente negli anni ’80. Poi una sera ho visto uno speciale dedicato a Maria Callas e mi è venuto in mente il mio maestro di canto di quando ero ragazzo, Alberto, un cantante lirico che nutriva per la Callas un’autentica venerazione. Passava più tempo a parlarmi di lei che a insegnarmi a cantare! Era omosessuale, e per questo diceva sempre di essere stato messo da parte. A metà degli ’90 l’ho incontrato di nuovo, camminando un giorno per Roma. Viveva da clochard in una roulotte fatiscente. Passava le giornate ascoltando le registrazioni della Callas da una vecchia radiolina e nella roulotte aveva una sua gigantografica che guardava come se lei fosse davvero lì presente. Il giorno dopo sono tornato, volevo aiutarlo, ma di lui e della roulotte non c’era più traccia. Da questo ricordo ho scritto di getto il testo della canzone, scegliendo per la prima volta di cantare in italiano. Ne faremo anche un video ispirato proprio ad Alberto.

Pensando all’immensa eredità degli anni ’80, c’è qualcosa di cui avremmo potuto fare a meno?
Oltre alle spalline e ai capelli cotonati? (ride, ndr) Non me la sento di fare esempi, ogni decennio ha le sue caratteristiche: forse tra dieci anni guarderemo con orrore i tatuaggi dei millenials.

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
La ribellione è l’essenza stessa dell’identità: ribellandosi, una persona impone la sua personalità. Se nessuno si ribellasse, saremmo tutti degli ectoplasmi. Da darwinista convinto, penso che l’evoluzione stessa della vita sia il risultato di un atto di ribellione avvenuto nel corso dei millenni. Senza ribellione, tutto sarebbe rimasto fermo, stagnante.

Video realizzato sul set del videoclip di La Divina: