Per la prima volta in assoluto, dopo quarant’anni, viene pubblicata una versione fino a ora inedita di Time, traccia registrata nel 1986 da Freddie Mercury per il concept album del musical omonimo. Il brano, ripubblicato con il titolo completo Time Waits For No One, è il frutto del lungo lavoro di Dave Clark, musicista, compositore e produttore e amico di lunga data di Freddie, che ne ha realizzato una versione estremamente intima con voce e pianoforte: ha isolato la traccia vocale registrata da Freddie lavorando minuziosamente sulle 96 incisioni originarie, e Mike Moran ha suonato una nuova traccia al pianoforte.
Il musical Time debuttò con grandissimo successo al Dominion Theatre di Londra nell’aprile del 1986, attirando oltre 1 milione di spettatori durante i suoi due anni di messa in scena. Il cast comprendeva, tra gli altri, Sir Laurence Olivier e Cliff Richard.
Per il concept album dello spettacolo, Dave aveva in mente una canzone per Freddie (In My Defense). Mercury registrò il brano agli Abbey Road Studios di Londra nell’ottobre del 1985. Al piano c’era Mike Moran, già membro della band di Dave Clark. Dopo quell’incontro, Mike e Freddie strinsero un legame che, negli anni successivi, li portò a collaborare nella scrittura di Barcelona.
Dave ricorda quelle sessioni di registrazione: «Andavamo alla grande… forse perché entrambi avevamo un obiettivo comune: creare qualcosa di speciale».
Nel gennaio del 1986 Freddie Mercury e Dave Clark tornarono agli Abbey Road Studios per registrare un altro brano, Time, che Dave aveva scritto con John Christie.
Il video della canzone fu girato al Dominion Theatre, poco prima della messa in scena del musical, e quello che possiamo vedere oggi è stato realizzato proprio a partire dalle riprese originali, rimaste negli archivi per decenni.
L’11 aprile 2019, nel prestigioso Teatro Regio di Parma, davanti ad un pubblico appassionato e felice, si è conclusa la prima stagione teatrale di We Will Rock You. Lo spettacolo con le canzoni dei Queen ha iniziato il suo tour nei teatri d’Italia nell’ ottobre del 2018 registrando circa 65.000 spettatori paganti nelle 56 repliche che hanno toccato da nord e a sud le principali città italiane.
Dopo i consensi pressoché unanimi di pubblico e critica, lo spettacolo così concepito sarà nuovamente in tour, apartire da novembre 2019, per una seconda stagione che si prolungherà lungo tutto il 2020.
Lo spettacolo originale è stato scritto e prodotto da Ben Elton, in collaborazione con Roger Taylor e Brian May.
In Italia il musical, dopo il grande successo della sua prima edizione nel 2009, che replicava la produzione originale londinese, è stato riproposto, durante la stagione che si è appena conclusa, in una nuovissima produzione “no replica”, messa in scena da un nuovo cast e concepita appositamente per il nostro Paese da Claudio Trotta per Barley Arts.
Le musiche e le canzoni sono quelle originali, cantate in lingua inglese e eseguite rigorosamente dal vivo da un’eccezionale band formatasi per l’occasione.
L’attenta rivisitazione e implementazione del testo originale hanno conferito allo show motivi di gradimento e interesse da parte di un pubblico estremamente transgenerazionale, valorizzando i contenuti e evidenziando l’attualità di temi quali il bullismo , istruzione, riscaldamento globale, omologazione culturale e l’oppressiva presenza quotidiana della rete nella vita di tutti.
“Le vicende di Galileo e Scaramouche hanno appassionato a ritmo di Rock platee animate da giovani e meno giovani che hanno condiviso con i protagonisti, tra emozioni e risate, il racconto di una Speranza. Questi due ragazzi, bullizzati ed emarginati vivono in un pianeta Terra completamente disidratato e ridotto a grande centro commerciale. In questo luogo privo di colori, vige la dittatura della Globalsoft, che ha cancellato la memoria storica, ha bandito la musica dal vivo, considerata un grande pericolo in quanto mezzo di espressione e comunicazione, e ha dato vita ad un sistema controllato e ben programmato dove tutti sono omologati e paradossalmente estremamente individualisti. In un panorama così asettico Galileo e Scaramouche sono due personalità insolite, sono due giovani anime da isolare in quanto il loro modo di essere è una minaccia pericolosa per il Sistema”, ha detto Claudio Trotta alla conclusione di questa nuova avventura che lo ha visto protagonista nella veste di produttore.
“I due ragazzi sono giovani arrabbiati e affamati di verità ed emozioni vere e il mondo in cui vivono è per loro una gabbia. Loro malgrado sono costretti a lottare per opporsi ad un futuro prestabilito che sentono non appartenergli. Galileo Scaramouche e I Bohemians condividono con il pubblico la loro ricerca e ci ricordano che ‘il Futuro Non è Scritto, il Futuro Dipende Da Tutti Noi’”.
Si intitola Elettro Acqua 3D ed è probabilmente uno dei progetti musicali più all’avanguardia realizzati negli ultimi anni. Se poi ci aggiungiamo che è tutto made in Italy c’è davvero di che andarne fieri e cercare di capirne un po’ di più. Artefici sono Marco di Noia, cantautore, giornalista e social media manager della nostra Nazionale, e il sound designer Stefano Cucchi. Insieme a loro, oltre ai vari musicisti, anche Andrea Messieri, fisico ed esperto di sintetizzatori. Ma in cosa potrà mai consistere un progetto musicale che coinvolge professionisti di ambiti così distanti? Beh, partiamo subito col dire che non si tratta di un album tradizionale, ma di un app-album, un disco rilasciato tramite un’applicazione scaricabile su smartphone e tablet. Il tutto gratuitamente e con la possibilità di avere a disposizione contenuti multimediali di vario genere, come testi, immagini e video.
Come il titolo lascia intendere, si tratta di un progetto di musica elettronica incentrato sull’acqua, che porta l’ascoltatore in una vera e propria immersione sonora: le tracce sono infatti intervallate da interludi 3D, realizzati dando ai suoni una forma tridimensionale e offrire così un’esperienza di ascolto totalizzante. Se quindi pensavate che solo il caro, vecchio vinile potesse ancora offrivi la miglior qualità di ascolto, forse non eravate molto aggiornati…
Qual è stata la genesi di questo progetto, decisamente all’insegna della sperimentazione? Marco Di Noia: Io e Stefano ci siamo conosciuti alcuni anni fa, poco dopo l’uscita del mio primo EP. A Mauro Pagani era piaciuto il mio lavoro, ma essendo io un autodidatta mi ha consigliato di farmi aiutare da qualcuno che avesse studiato musica, perché le mie strutture erano troppo semplici e prevedibili. In fondo, anche De André si era fatto aiutare. Volevo approcciarmi ai suoni elettronici e fare qualcosa di più moderno, che non seguisse la classica impronta folk cantautorale. Ho messo un annuncio e tra quelli che hanno risposto c’era anche Stefano, un pianista con studi in Conservatorio e l’amore per l’elettronica. Abbiamo anche scoperto di avere in comune la precisione e il perfezionismo, oltre all’amore per i Queen. Da quello che doveva essere in origine una versione 2.0 del mio EP è venuto fuori giorno dopo giorno un vero e proprio mondo: abbiamo iniziato a sperimentare con i suoni, abbiamo azzardato con i palindromi, i canoni enigmatici, poi ci siamo indirizzati sui synth, il theremin, i campi magnetici, le onde martenot, il trautonium, che mai nessuno aveva utilizzato in Italia, l’ondioline… Avevamo già fatto 30 e ci siamo ritrovato a fare 31, 32, e anche 33, e alla fine il progetto si è preso quattro anni di tempo per essere completato. Una volta chiusa la fase musicale abbiamo sottoposto il lavoro a professionisti come Mauro Pagani, Stefano Senardi e Vince Tempera, e si è posto il problema di come veicolare un lavoro di questo tipo, sicuramente difficile da vendere. Abbiamo pensato di mettere al centro l’ascolto in cuffia, dando quindi al suono una forma tridimensionale, e alla fine abbiamo deciso di pubblicare tutto su un’App, così da poter offrire oltre alla musica anche altri contenuti, materiali di approfondimento meta-artistico.
Un’immersione nella musica, insomma. Di Noia: Esattamente. Meglio ancora, un viaggio. Il disco infatti è stato pensato per i viaggiatori, che oggi sono gli unici ad avere il tempo da dedicare all’ascolto, in particolare all’ascolto in cuffia. Mentre l’idea del suono 3D c’era fin dall’inizio, la scelta dell’App è venuta dopo, ed è stata dettata proprio dal fatto che chi deve spostarsi può accedere comodamente dallo smartphone o dal tablet a tutti i contenuti.
Non è un paradosso che nell’epoca in cui quasi tutti gli artisti lamentano la scarsa qualità del suono digitale e ricorrono al supporto fisico del vinile voi siate riusciti a dare piena centralità al suono proprio in un app-album? Di Noia: Io e Stefano siamo figli dell’epoca dei vinili, di quando i dischi si andavano a comprare nei negozi e si collezionavano, ma quel tempo oggi è passato, inutile nasconderlo. Venendo da un’esperienza professionale nel mondo digitale, mi sono reso conto che l’unico modo di affrontare la questione era smettere di considerare il digitale un nemico e farcelo alleato. Per comodità, i brani dell’album infatti si possono scaricare in mp3, ma di ogni traccia è disponibile anche il formato wave: con un paio di cuffie di buona qualità il suono è perfetto.
E il ritorno al vinile degli ultimi anni come ve lo spiegate? Cucchi: Siamo romanticamente legati a un ascolto senza salti di tracce e senza playlist. Prima i dischi si compravano per essere ascoltati dall’inizio alla fine, oggi non si fa più, se non in qualche caso. Di Noia: C’è sicuramente una componente psicologica, il vinile ti dà quasi l’idea di produrre il suono in quello stesso istante, ed è affascinante, ma il modo in cui si fruisce della musica è cambiato. Un po’ di tempo fa un gestore di locali mio amico, non più giovanissimo, mi ha detto che gli piaceva molto l’idea del nostro progetto, ma che la copertina dell’album non ha nessuna attrattiva. Ecco, il punto è che ormai non si fa più un discorso di copertine, ma si ragiona per singoli post: quella che lui ha visto è la copertina dell’App, ma poi ogni brano ha un visual diverso. Se dovessimo pubblicare la versione fisica del disco penseremo anche alla copertina, ma per ora ci interessa la condivisione online.
Un altro aspetto interessante è il tema che lega tutti i brani dell’app-album, l’acqua. Un elemento primordiale, esattamente l’opposto dell’impronta sperimentale dell’intero progetto. Di Noia: Il disco si apre con una poesia sull’acqua recitata da Andrea Cattaneo, un’artista maschile, ma dotato di una voce barocca. Ed è lui a pronunciare anche l’ultima parola dell’album, “vivere”, quasi a chiudere un cerchio ideale in cui l’acqua è il simbolo della vita. Inoltre l’acqua è sempre presente lungo l’intero album anche dal punto di vista sonoro. Stefano Cucchi: L’acqua in natura assume molteplici forme: la goccia, il ruscello, il fiume, ma anche la nuvola può trasformarsi in acqua, e quello che ho provato a fare è stato trasporre queste diverse forme all’interno del disco. Non è un caso che il primo suono che si ascolta sia quello della sinusoide, un suono puro, che poi passa attraverso frequenze diverse, come una goccia che si trasforma. Negli interludi dell’album ci sono tanti suoni acquatici, naturali o ricostruiti, e ci sono ricostruzioni di interi paesaggi acquatici. Di Noia: Un altro elemento che accomuna l’acqua al nostro progetto è la profondità: il mare ha una superficie, ma ha anche un fondale, e così è questo lavoro, che presenta elementi e significati che non si colgono all’istante, ma hanno bisogno di un ascolto approfondito.
E poi c’è Milano. Di Noia: Per me è la città di nascita, ed è il punto di inizio e di fine del viaggio all’interno del disco. Non solo, ma i suoni di Milano sono anche stati campionati, oltre a quelli degli animali della savana: ci sono i rumori dei treni, gli avvisi della metropolitana. Abbiamo usato il rumore di un condizionatore per ricreare il suono del grillo.
I suoni degli altri animali sono naturali? Di Noia: Alcuni sì, altri sono stati ricreati sinteticamente. Il ruggito dei leoni l’ho registrato direttamente nella savana, svegliandomi alle 5 del mattino. Volevo inserire nel disco anche il suono dell’emù, che è molto basso e percussivo, simile a quello del bongo, ma il mio cellulare non l’ha registrato…
La sperimentazione ha riguardato anche l’uso delle voci. Prima parlavate di Andrea Cattaneo, ma anche la voce di Marco è stata sfruttata in tutte la sua estensione. Cucchi: In ambito cantautorale forse i nostri esperimenti non sono mai stati tentati, non solo per l’utilizzo dell’estensione della voce, ma anche per gli intrecci e le armonizzazioni che abbiamo realizzato. Di Noia: Il produttore con cui avevo lavorato precedentemente mi aveva sconsigliato di sfruttare il falsetto, perché diceva che il pubblico era abituato a sentirlo dalle interpreti femminili. Mi è stato anche detto che non essendo omosessuale non potevo usare il falsetto come Freddie Mercury o Mika: un discorso purtroppo molto provinciale che non ho riscontrato all’estero, dove invece ho sempre trovato un pubblico entusiasta.
Come hai scoperto di avere un’estensione così ampia? Di Noia: Ascoltando la Wuthering Heights cantata da Andre Matos degli Angra. Ricantandola ho scoperto di riuscire a farla addirittura un semitono più alta di Kate Bush, tanto che il mio maestro voleva che mi dedicassi al repertorio dei castrati. Ho anche partecipato a un concorso in Inghilterra cantando Bohemian Rhapsody: sono riuscito a prendere lo stesso acuto di Roger Taylor e alla fine ho vinto, pur essendo l’unico concorrente straniero.
Immagino che siate consapevoli che un progetto come Elettro Acqua 3D in Italia non è mai stato realizzato e non sarà facile da “piazzare”. Di Noia: Sì, è la prima licenza SIAE di questo tipo, e il fatto che la SIAE si stia aggiornando anche per prodotti come il nostro è il segno che i tempi stanno cambiando. Nel 2011 un esperimento era stato già tentato con Biophilia di Bjork, ma all’epoca il mondo delle App non era ancora sviluppato come oggi, e si trattava di un meccanismo complesso. Non ci siamo ispirati a quel progetto, ma lo abbiamo studiato: in quel caso si trattava di un’applicazione gratuita, che però prevedeva il pagamento per tutti gli altri contenuti. Inoltre Bjork era un’artista famosa, e il suo esperimento aveva scopi artistici diversi dal nostro. In futuro penso che il nostro progetto potrebbe fruttare molto all’industria discografica: ci pensi a cosa potrebbe succedere su un’App analoga a questa venisse messa in circolazione a pagamento per i nuovi idoli della trap? Ci sarebbe anche la possibilità di sponsorizzarla, per esempio con una marca di cuffie, e avendo a disposizione grandi budget si potrebbero creare applicazioni molto affascinanti. Il nostro è uno scopo pubblicitario, i contenuti sono gratuiti e non ci interessa se qualcuno copia i file dei brani: noi puntiamo a far arrivare il pubblico alla musica.
Con tutte queste potenzialità, perché le major discografiche non hanno ancora pensato di puntare sulle App? Di Noia: Penso per una serie di ragioni. Io ci sono arrivato perché metto insieme esperienze nel digital, nel giornalismo e nella musica, che mi hanno permesso di avere una visione molto ampia. Il modello di Bjork non ha fatto molta presa, forse perché era troppo precoce: il momento delle App è adesso, e ci vuole sempre qualcuno che arrivi prima degli altri.
Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato date al concetto di ribellione? Di Noia: Ti rispondo con una metafora di mia invenzione. Mettiamola così: se si chiude una porta e non si apre il famoso portone, c’è sempre la possibilità di fare un buco nel muro. Ma ribellione è anche non rimanere imbrigliati nei luoghi comuni, in un mondo che ci vuole sempre catalogati, altrimenti si rimane disorientati. Ma chi l’ha detto che non si può essere più cose contemporaneamente? Cucchi: Cercare la bellezza nelle cose è la ribellione di cui oggi ha più bisogno il mondo.
2700 repliche, oltre 8 milioni di spettatori, 12 anni consecutivi di rappresentazioni a Londra per oltre due ore e mezza di spettacolo.
Sono questi i numeri di We Will Rock, il musical basato sulle canzoni dei Queen e ideato da Ben Elton con Roger Taylor e Brian May, che a otto anni dagli ultimi spettacoli in Italia torna nel nostro Paese in una veste completamente rinnovata. E come spesso richiedono le circostanze esterne, si è fatta di necessità virtù. Claudio Trotta, che attraverso Barley Arts è il produttore dello show, spiega infatti che l’occasione di riportare il musical in Italia è arrivata nel novembre dello scorso anno, quando il manager dei Queen ha comunicato l’intenzione di concedere i diritti “no replica” per il musical, vale a dire con l’obbligo di non riprendere l’allestimento originale dello spettacolo. Quale stimolo più convincente per ripensare quindi a come agganciare lo spettacolo alla realtà dei giorni nostri? Un’occasione davvero ghiotta per Trotta, da anni impegnato alla lotta contro il secondary ticketing e fondatore, insieme a “un manipolo di appassionati”, del movimento Slow Music.
L’intero impianto dello show si basa infatti su un “mashup umano e artistico”, perché attraverso la trama e le canzoni viene offerto al pubblico un messaggio di emancipazione e di libertà contro il bullismo e in difesa della diversità, un invito alle risveglio delle coscienze, e tutti – dal regista Tim Luscombe, alla coreografa Gail Richardson, allo scenografo e costumista Colin Mayes, fino all’intero cast artistico – hanno lavorato per portare sulla scena una vera e propria parabola di speranza, che partendo da un futuro opprimente abitato da una società omologata nel pensiero e nei sentimenti arriva alla rottura degli schemi grazie ai due protagonisti, Galileo e Scaramouche. Le vicende girano infatti intorno ai due ragazzi, due spiriti liberi e brillanti, quelli che oggi verrebbero definiti “diversi”, e che per il loro modo di vestire o per avere un pensiero differente dalla massa rischierebbero di essere messi agli angoli e bullizzati: “I due protagonisti vogliono semplicemente essere loro stessi, non c’è in loro la voglia di andare contro il sistema per portare disordine. La loro ribellione è dettata solo dalla loro personalità e dal loro istinto” dichiara il regista Luscombe.
In una società globalizzata dalla multinazionale Globalsoft e rappresentata in scena da un centro grande centro commerciale sul quale domina un logo-occhio che controlla tutto e tutti, Galileo e Scaramouche porteranno avanti i loro ideali e riusciranno a rendere il mondo migliore grazie all’incontro con i bohemians, ragazzi che come loro non si sono lasciati omologare dalla società e che cercano una via di fuga da un mondo non lascia loro alcuna libertà. A far da filo conduttore alla storia saranno 24 canzoni dei Queen, tutte rigorosamente suonate dal vivo da una band in cui spicca una forte componente femminile: “Le canzoni sono parte integrante dello spettacolo, non sono momenti separati o intervalli tra una scena e l’altra”, tiene a sottolineare un entusiasta Trotta. “La band è eccezionale, e ai provini le due chitarriste Roberta e Federica hanno sbaragliato con la loro personalità la concorrenza di tutti gli altri candidati uomini”.
Un futuro omologato e una voglia di salvare il mondo con l’amore, la musica dal vivo e la bellezza: è chiaro che quella portata sulla scena di We Will Rock You è una grande metafora della vita e della società moderna, dove la musica e la bellezza vengono sacrificate da un consumo veloce e acritico davanti allo schermo di un computer, dove i concerti vengono filtrati da uno smartphone e dove ogni tendenza alla diversità viene soffocata dal bullismo, più spesso psicologico che fisico.
Anche la composizione del cast, in gran parte riconfermato, è andata in direzione del messaggio che si voleva consegnare al pubblico: al di là delle abilità e delle competenze tecniche, Valentina Ferrari, direttrice artistica dello spettacolo e di nuovo nei panni di Killer Queen, ha guardato alla personalità e all’attitudine dei singoli interpreti. Salvo Vinci è stato riconfermato nel ruolo di Galileo e Alessandra Ferrari in quello di Scaramouche. Paolo Barillari sarà Khashoggi e Claudio Zanelli rivestirà il ruolo di Brit. Già presenti anche nella precedente tournée anche Loredana Fadda, qui nel ruolo di Oz, e Massimiliano Colonna nei panni di Pop.
Dopo la data zero a Civitanova Marche il 20 e il 21 ottobre scorsi, il nuovo allestimento di We Will Rock You arriverà nelle città italiane a partire dal 25 ottobre.
Questo il calendario: Trieste (dal 25 al 28 ottobre, Teatro Rossetti) Assisi (1 e 2 dicembre, Teatro Lyrick) Bologna (dal 7 al 9 dicembre, EuropAuditorium) Brescia (15 dicembre, Gran Teatro Morato) Montecatini Terme (il 22 dicembre, Nuovo Teatro Verdi) Jesolo (il 10 gennaio, Palazzo del Turismo) Bassano Del Grappa (il 12 gennaio, Palabassano Due) Bergamo (il 18 gennaio, Creberg Teatro Bergamo) Milano (dal 31 gennaio al 3 febbraio; dal 7 al 10 febbraio; dal 14 al 17 febbraio, Teatro Ciak) Genova (dal 21 al 23 febbraio, Politeama Genovese) Roma (dal 27 febbraio al 3 marzo, Teatro Brancaccio) Napoli (il 5 marzo, Teatro Augusteo) Catanzaro (il 9 marzo, Teatro Politeama) Reggio Calabria (l’11 marzo, Teatro Cilea) Catania, (il 13 marzo, Teatro Metropolitan) Bari (il 16 e il 17 marzo, Teatro Team) Firenze (dal 22 al 24 marzo, Teatro Verdi) Padova (29 marzo, Gran Teatro Geox) Torino (il 5 e il 6 aprile, Teatro Colosseo) Gorizia (il 9 aprile, Teatro Verdi).
Per la prima volta in assoluto le tracce audio della leggendaria esibizione dei Queen al “Live Aid” vengono pubblicate come parte integrante della Colonna Sonora di Bohemian Rhapsody, il film di 20th Century Fox e Regency Enterprises che sarà proiettato nelle sale italiane dal 29 novembre per celebrare i Queen, la loro musica e la straordinaria figura di Freddie Mercury. Registrate durante lo storico concerto di Wembley nel luglio 1985, queste canzoni del “Live Aid” sono tra le rare gemme e le versioni inedite del ricco catalogo della band.
L’album presenta anche altri rari brani dal vivo che ripercorrono l’intera carriera dei Queen, nuove versioni dei loro successi ed una selezione delle migliori registrazioni in studio, fra cui 11 canzoni che hanno raggiunto la vetta delle chart.
Nel film, Rami Malek, Gwilym Lee, Ben Hardy e Joe Mazzello interpretano rispettivamente Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon; Lucy Boynton vestirà i panni di Mary Austin, compagna di vita di Freddie. La colonna sonora viene pubblicata in CD e in digitale il 19 ottobre.
Nel corso degli anni la musica dei Queen si è rivelata irresistibile per molti filmmaker ed è stata utilizzata per numerose pellicole epiche: l’album A Kind of Magic del 1986 era basato su 6 canzoni composte per l’avventuroso viaggio nel tempo di Highlander. Bohemian Rhapsody è invece una colonna sonora completa, la seconda dopo Flash Gordon del 1980. Il film utilizza solo parti delle canzoni e dei brani dal vivo, mentre il disco ne presenta le versioni integrali. Le 22 canzoni sono state prodotte da Brian May e Roger Taylor, in collaborazione con gli assistenti di studio Justin Shirley-Smith, Kris Fredriksson e Joshua J Macrae, mentre Adam Ayan e Bob Ludwig si sono occupati del Mastering. L’obiettivo più importante del team che ha lavorato alla colonna sonora è stato quello di reperire le versioni delle canzoni della band, in particolare le esibizioni dal vivo, più adatte alla narrativa della sceneggiatura, realizzando nello stesso tempo anche un vero e proprio album in grado di vivere autonomamente, sottolineando i momenti-chiave della narrazione.
Brian May ha inoltre ideato una nuova versione della famosa 20th Century Fox Fanfare, arrangiandola con il suo inconfondibile sound unito alle percussioni di Roger Taylor; il risultato è una sorprendente fanfara di apertura perfettamente adeguata al film.
L’audio dei cinque brani tratti dall’esibizione al Live Aid del 13 luglio 1985 non era mai stato pubblicato prima d’ora e quell’audio è pertanto un’esclusiva.
Fat Bottomed Girls è inedita ed arriva dagli spettacoli di Parigi del 1979 (“Jazz” world tour), Now I’m Here è stata registrata nel 1975 all’Hammersmith Odeon di Londra in occasione della sfilata della vigilia di Natale e il duetto tra Freddie e Brian in Love of My Life è parte del festival Rock in Rio del gennaio 1985. Prima d’oggi quest’ultima traccia era disponibile solo nelle versioni video della performance. Le registrazioni in studio dell’album sono stati rimasterizzati da Bob Ludwig nel 2011 ed unanimemente considerati le versioni migliori e definitive.
We Will Rock You inizia come una versione in studio per poi integrarsi perfettamente in un’esibizione dal vivo con la partecipazione del pubblico. Questo mash-up è stato realizzato appositamente per il film Bohemian Rhapsody. Don’t Stop Me Now presenta nuove parti di chitarra registrate da Brian ed è molto più simile a come la band suona oggi il brano dal vivo. Doing All Right era stata originariamente registrata dagli Smile, la band prodromica dei Queen, composta da Brian e Roger con il cantante Tim Staffell. Quando Tim se ne andò, Roger e Brian si unirono a Freddie per formare i Queen, che la reinterpretarono includendola nel loro primo album. Per ricreare la versione originale degli Smile, Brian e Roger si sono riuniti con Staffell agli Abbey Road Studios per registrare nuovamente Doing All Right e completare la Colonna Sonora di Bohemian Rhapsody. Questa session, con le voci di Roger, Tim e Brian è stata dunque realizzata quasi 50 anni dopo la registrazione originale degli Smile.
Questa la tracklist della colonna sonora originale di Bohemian Rhapsody: 20th Century Fox Fanfare 0:25 Somebody To Love 4:56 Doing All Right… revisited (Performed by Smile) 3:17 Keep Yourself Alive (Live At The Rainbow) 3:56 Killer Queen 2:59 Fat Bottomed Girls (Live In Paris) 4:38 Bohemian Rhapsody 5:55 Now I’m Here (Live At Hammersmith Odeon) 4:26 Crazy Little Thing Called Love 2:43 Love Of My Life (Rock In Rio) 4:29 We Will Rock You (Movie Mix) 2:09 Another One Bites The Dust 3:35 I Want To Break Free 3:43 Under Pressure (Performed by Queen & David Bowie) 4:04 Who Wants To Live Forever 5:15 Bohemian Rhapsody (Live Aid) 2:28 Radio Ga Ga (Live Aid) 4:06 Ay-Oh (Live Aid) 0:41 Hammer To Fall (Live Aid) 4:04 We Are The Champions (Live Aid) 3:57 Don’t Stop Me Now… revisited 3:38 The Show Must Go On 4:32
Sono state svelate le prime date di We Will Rock You, lo spettacolo che celebra i grandi successi di Freddie Mercury e dei Queen.
Dopo il grande successo del 2009 e 2010, lo show tornerà infatti in Italia per una lunga serie di date a partire da dicembre. Queste le prime città annunciate: Bologna (dal 7 al 9 dicembre, Europa Auditorium)
Montecatini (22 dicembre, Teatro Verdi)
Bergamo (18 gennaio, Palacreberg)
Milano (dal 1 al 17 febbraio, Teatro Ciak)
Genova (dal 21 al 23 febbraio, Politeama)
Reggio Calabria (8 marzo, Teatro Cilea)
Catanzaro (9 marzo, Teatro Politeama)
Bari (16 e 17 marzo, Teatro Team)
Firenze (dal 22 al 24 marzo, Teatro Verdi).
Il calendario completo sarà reso noto in occasione dell’annuncio delle stagioni dei teatri che ospiteranno lo spettacolo.
Quelle annunciate non saranno però repliche del precedente spettacolo, ma una nuovissima produzione concepita appositamente per il nostro Paese da Claudio Trotta per Barley Arts. Pur mantenendo la storia, i personaggi e le musiche originali, che verranno eseguite dal vivo, l’allestimento sarà completamente rinnovato, attento a sottolineare l’aspetto politico, attuale e visionario alla base del musical: il rinnovamento coinvolgerà la regia, affidata al candidato Lawrence Olivier Award Tim Luscombe, la scenografia concepita da Colin Mayes, e le coreografie, che saranno curate da Gail Richardson. La direzione artistica sarà affidata a Valentina Ferrari, già confermata nel ruolo di ‘Killer Queen’, mentre Riccardo Di Paola è alla Direzione Musicale e Cristina Trotta il produttore esecutivo.
Anche il cast sarà totalmente rinnovato: il 16 maggio inizieranno infatti a Milano le audizioni per selezionare gli attori, i musicisti e il corpo di ballo. Tutti i dettagli e le informazioni su come candidarsi sono disponibili al sito www.wewillrockyou-themusical.it.
Per le nuove stagioni il progetto artistico privilegerà l’attualizzazione e la contemporaneità della vicenda. Uno spettacolo unico nel suo genere che, con grande lungimiranza, ha ipotizzato, in un futuro distopico in cui il rock viene bandito e i suoi seguaci costretti a nascondersi, una società vittima della globalizzazione più totale e alla mercé di una multinazionale che controlla non solo la musica ma la vita dei singoli individui.
A nove anni di distanza dal debutto del 2009, We Will Rock You è finalmente pronto a ritornare sulle scene italiane con una produzione nuova e completamente originale sia nella regia, a cura di Tim Luscombe, che nella scenografia e coreografie, oltre che nel cast e musicisti naturalmente. Il tour del musical partirà ad ottobre 2018.
A dare voce ai più grandi successi dei Queen, da Radio Ga-Ga, a Bohemian Rhapsody sarà un nuovo Galileo e una nuova Scaramouche, dei nuovi Khashoggi, Britney, Oz, Pop, e non solo. Le audizioni per selezionare il nuovo cast, inclusi i musicisti e il corpo di ballo, partiranno ufficialmente mercoledì 16 maggio 2018 a Milano. Tutti i dettagli e le informazioni su come candidarsi sono disponibili al sito www.wewillrockyou-themusical.it
Oltre 4600 rappresentazioni, per un totale di 6 milioni di spettatori: questi i numeri di We Will Rock You, il musical ideato dagli stessi Brian May e Roger Taylor, insieme allo scrittore Ben Elton che per oltre 12 anni ha dominato il programma del Dominion Theatre di Londra, il teatro del West End che ospita la celebre statua d’oro di Freddie Mercury.
Questo il calendario delle audizioni:
– Musicisti (chitarristi, batterista, bassista) MILANO c/o CPM, via privata Elio Reguzzoni 15 Mercoledì 16 maggio 2018 dalle ore 10:00 alle ore 18:00 Giovedì 17 maggio 2018 dalle ore 10:00 alle ore 18:00
Tutti i candidati dovranno prenotarsi tramite invio CV e foto al seguente indirizzo casting@wwry-themusical.it, specificando nell’oggetto “BAND-STRUMENTO”, entro e non oltre l’8 maggio
– Ballerini MILANO c/o SDM – FUORI DANZA, via Gallarate 50 Domenica 20 maggio 2018 dalle ore 09:00 alle ore 20:00 (possibilità di eventuale call back per il giorno 3 giugno, previa comunicazione via email dalla Produzione)
È Obbligatoria la prenotazione all’email casting@wwry-themusical.it entro l’11 Maggio 2018, specificando nell’oggetto “ENSEMBLE”
– Cantanti e attori MILANO c/o SDM FUORI DANZA, via Gallarate 50 Martedì 29 maggio 2018 dalle ore 09:00 alle ore 20:00 Mercoledì 30 maggio 2018 dalle ore 09:00 alle ore 20:00 (possibilità di eventuale call back per il giorno 19 giugno, previa comunicazione via email dalla Produzione)
È obbligatoria la prenotazione all’email casting@wwry-themusical.it entro il 21 Maggio 2018, specificando il ruolo per il quale ci si presenta.