Tra punk-rock e upbeat,Questa sera è il nuovo singolo di Caspio, secondo brano estratto dal prossimo album in uscita nell’autunno/inverno del 2024.
Così presi dalle cose superflue da dimenticarci delle persone, il brano ci ricorda quanto di poco umano ci sia rimasto.
Caspio invita ad avere il coraggio di dimenticare, almeno per una sera, cosa dobbiamo fare domani, non avere paura del futuro, scrollarci di dosso tutto il superfluo per sentirci, ancora una volta, vivi.
Questa sera, facciamo finta che nulla possa farci male e riempiamo il vuoto con qualcosa che valga davvero.
Non sembriamo più umani
Il nostro cuore batte lentamente
Non si risparmia per le cose vuote
Ma si risparmia per le persone
Non vale sempre la candela
Anche se il buio ha un po’ rotto il cazzo
Lascia stare il futuro, ci resta solo un abbraccio
Ci vuole un po’ di coraggio
Questa sera non c’è niente che ci possa fare male
Dimentichiamo cosa c’è da fare
Vorremmo solo poter dormire
E che il sonno non duri poco
Per risvegliarci all’imbrunire
Per iniziare tutto di nuovo
Credere che basti sempre poco
E che non serva camminar sul fuoco
Ci vuole un po’ di coraggio
Questa sera non c’è niente che ci possa fare male
Questa sera non c’è niente che ci possa fare male
Dimentichiamo cosa c’è da fare
Ci vuole un po’ di coraggio
Questa sera non c’è niente che ci possa fare male
Ci vuole un po’ di coraggio
Questa sera non c’è niente che ci possa fare male
Dimentichiamo cosa c’è da fare
Impariamo a riempire il vuoto
Accelerare il battito di poco
Per sentirci ancora vivi
Ancora vivi
BITS-RECE: La Sad, “Odio La Sad”. La vita in punk-rock
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Dopo anni di overdose hip-hop e trap, declinati in tutte le possibili varianti possibili, l’exploit mainstream de La Sad – in grandissima parte merito dell’esperienza sanremese – è arrivato roboante come un fulmine a ciel sereno.
A memoria, era più o meno dai tempi di Domani smetto degli Articolo 31 – anno 2002 – che un progetto italiano anche solo vagamente orientato al punk non si guadagnasse l’attenzione del grande pubblico.
In effetti, la prima sensazione che si prova ascoltando le tracce di Odio La Sad, il nuovo album del trio formato da Theø, Plant e Fiks, è quella di un leggero spaesamento: sembra di essere riportati indietro nel tempo, ai primi anni ’00, quando era il punk-rock a farla da padrone tra i giovanissimi. Blink 182, Avril Lavigne, Sum 41, i riferimenti della memoria corrono a quei nomi, che per molti sono oggi sinonimo dei tempi felici dell’adolescenza.
Anche la loro estetica, fatta di chiome fluo, borchie, outfit neri in similpelle, attingendo a quell’immaginario emo così spiccato, appare oggi lontana, fuori moda, decisamente diversa da quello su cui oggi investe il mercato discografico.
E l’impressione è che l’intento dei nostri sia esattamente questo: arrivare di traverso, da dove nessuno guarda.
Partiamo col dire che Odio La Sad è un album centratissimo. Un disco coerente, compatto, solido, che pone al centro un messaggio forte e chiaro. Un messaggio che non chiede troppe interpretazioni o troppi giri di parole per essere compreso. Si parla di emarginazione, di dolore, di quel senso di smarrimento e di solitudine che almeno una volta nella vita prende tutti, ma che si può trasformare in una voragine tenebrosa se non si ha la forza e la capacità di guardare altrove, e si finisce per caderci dentro.
La Sad dà voce a chi ha sempre pensato di non averla, a chi nella vita si è sempre sentito un vinto, un perdente, e – peggio – è sempre stato convinto di non aver diritto a una possibilità.
Non c’è alcun obiettivo di rivalsa incattivita, di vendetta o di dimostrare qualcosa; è il gesto di chi si libera di tutto l’odio che sente dentro, di chi non permette al passato di uccidere il futuro. Nasce anche da questo intento il titolo del disco e dell’omonima traccia di apertura.
nei brani di Odio La Sad si parla di odio subìto, di amori tossici, di mancanza di fiducia, di ansie e di insicurezze, di dipendenze, persino di suicidio giovanile, come in Autodistruttivo, il brano portato coraggiosamente su palco di Sanremo.
La Sad canta per gli “stropicciati”, per i tutti i diversi, per chi non ha ancora trovato una strada o l’ha magari persa, per chi si chiede se abbia senso tutto sommato restare a bordo, fino alla fine di questo viaggio nel mondo.
Tra i momenti più emozionanti dell’album c’è sicuramente Maledetta vita, una dichiarazione d’amore al mondo cantata insieme ai Pinguini tattici nucleari. Un brano di una bellezza limpida come la luce che arriva dopo un lungo buio.
Funziona molto bene il duetto con Rose Villain in Non lo sai e poi c’è l’indovinata accoppiata con Rettore, una che punk non lo è forse mai stata musicalmente, ma nell’anima sì, sempre. Rivoluzionaria, disturbatrice, innovatrice, insieme a lei La Sad rivisitano un pezzo iconico e ironico come Lamette.
A chiudere il disco è Fuck The WRLD: vengono tirate in ballo l’anarchia, la libertà, la lotta alla società e alla classe politica, ma si fa davvero fatica a cogliere in questo brano l’autentica spinta eversiva che il punk per natura dovrebbe avere. Ed è proprio qui, dove il gruppo sempre voler alzare un po’ di più l’obiettivo, che si intravede il limite.
Perché, non dimentichiamolo, stiamo pur sempre parlando di punk-rock, che è cosa ben diversa dal punk.
E non sarebbe male se il prossimo passo del progetto La Sad si giocasse proprio su questo terreno. Passata la voglio di ribellione di gioventù, sarà tempo di crescere.