“Flores No Mar”, torna il pop esotico e psichedelico di Populous


“Per la religione afrobrasiliana del Candomblé, Lemanja è la madre di tutti gli Orisha, regina del mare e protettrice di tutte le donne, si invoca il suo aiuto promettendole alcune delle sue cose preferite: fiori, profumi, vino e altre bellissime cose femminili. Quando ci si innamora della persona sbagliata chiediamo a Lemanja di essere liberati dal desiderio. Emmanuelle offre alla dea i suoi fiori preferiti, ballando in un mare sconfinato, nel buio della notte”.

Esotismo, psichedelia e un omaggio agli afro samba di Vinicius de Moraes convivono in Flores No Mar, il brano che segna il ritorno sulle scene internazionali di Andrea Mangia, aka Populous, deejay, autore di colonne sonore, sound designer per il web, musei e sfilate di moda.

A tre anni da Azulejos, il producer sfodera il primo estratto dal nuovo album W, in uscita il 22 maggio per La Tempesta International (in Italia) e per Wonderwheel Recordings (nel resto del mondo). Il brano è stato pubblicato in anteprima il 1 aprile dal magazine americano The Fader e vede la collaborazione di Emmanuelle, performer brasiliana, cresciuta a Miami e di base a Milano.

L’amore urban e psichedelico secondo Venerus: esce l’EP “Love Anthem”


Love Anthem
è il nuovo progetto discografico di Venerus (al secolo Andrea Venerus, milanese, classe 1992).

La pubblicazione di Love Anthem – uscito per Asian Fake – è stata divisa in due parti, rilasciate separatamente: la prima – pubblicata lo scorso 10 marzo – conteneva i brani Love Anthem No.1 (prod by Mace) e Al buio un po’ mi perdo (prod by Venerus & Mace), mentre la seconda parte – pubblicata venerdì 21 giugno – completava il progetto con Fulmini / Il fu Venerus e Forse ancora dormire.
Un totale di quattro brani che definiscono il racconto sognante ed etereo dell’artista, sfiorando i tasti di quella romantica psichedelia intrinseca nelle canzoni di Venerus.

Ed è lo stesso cantautore a presentare le tracce dell’EP:
Love Anthem No. 1 è più un vibe che una canzone. Vibe stellato. Per assurdo tutta la canzone è partita dalla frase “come se volessi essere stronzo…” un po’ a difesa della mia sociopatia, ma si è subito intenerita quando ho osservato che quando ti trovi bene con una persona non ti importa più nulla del resto o degli altri. Un po’ hip hop un po’ George Benson, è un inno alla spensieratezza. Io e la mia baby contro il mondo”

Al buio un po’ mi perdo è il pianoforte che si immerge in un oceano urbano, sfiorato da un leggero vento trap. Nel brano i due protagonisti, il piano e la corrente hip hop, si intrecciano, spogliandosi e regalandosi momenti a vicenda”.

Fulmini/ Il fu 
Venerus è un viaggio sonoro che mischia arpeggi e autotune a una non-struttura. Il superamento della tradizionale forma-canzone passa attraverso immagini torbide che confondono i confini tra sogno e ricordo: “Nominare tutti i generi musicali che hanno ispirato il brano richiederebbe una pagina a parte, il risultato è inatteso e del tutto originale: compongo la musica che mi piace, a prescindere da tutto il resto”.

Forse Ancora Dorme era un pensiero che mi pulsava in testa tra le 4 e le 5 di una notte poco più di un mese fa. Un pensiero dolce ma inspiegabilmente preoccupato. La batteria quasi techno che cerca di ricalcare l’inquietudine e il battere accentuato del cuore, e il piano e la melodia invece soul e malinconiche che cercano di riportare pace al pensiero della mia ragazza che dorme senza conoscere le mie preoccupazioni. Questo brano è la contrapposizione di emozioni contrastanti in una notte confusa”.

Entrambe le parti dell’EP sono state accompagnate da un cortometraggio realizzato in collaborazione con Andrea Cleopatria e prodotto da Asian Fake e Nike.
Uniti uno all’altro, i due video formano un vero e proprio mediometraggio di circa mezz’ora.

Andrea Venerus, originario di San Siro, Milano, a 18 anni si trasferisce a Londra dove per 5 anni approfondisce le sue conoscenze musicali e comincia a lavorare a progetti personali, venendo a contatto con le scene musicali di Brixton e di Notting Hill. Terminato il periodo in terra inglese l’artista registra un disco a Roma e, rimasto affascinato dalle atmosfere della città, vi si trasferisce. Oggi vive a Milano, città dalla quale lo scorso 16 novembre ha lanciato il suo primo progetto discografico, l’EP A che punto è la notte pubblicato da Asian Fake. La successiva collaborazione con il rapper Gemitaiz nel brano Senza di me (feat. Venerus& Franco126), presente all’interno del mixtape QVC8 e a cui il giovane artista presta penna e voce, è stato certificato singolo di platino.

photo di Ludovica De Santis e Martina Siardi

Andrea Tich, Parlerò dentro te. Psichedelica e poetica libertà

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

Andrea Tich è uno che la sa lunga. Almeno del 1978, quando sotto l’ala di Claudio Rocchi ha fatto uscire un disco irriverente e disubbidiente come Masturbati, oggi diventato oggetto di culto, nonché ricercatissimo dai collezionisti. E forse Andrea Tich la sapeva lunga già allora, negli anni ruggenti del rock, del prog e soprattutto della psichedelia. D’altra parte, lui è sempre stato così, un disubbidiente, un amorevole anarchico dei suoni e delle poesia, uno che se n’è un po’ sempre fregato di essere incastonato in qualche comoda definizione di genere e ha lasciato che la sua vena creativa scorresse in libertà.
Era così allora ed è rimasto così oggi che pubblica Parlerò dentro te, un nuovo, smagliante lavoro realizzato insieme al fidato collaboratore Claudio Panarello.

Un nuovo viaggio fatto di tanti, piccoli, luminosi tasselli; un mosaico sonoro che dall’universo psichedelico spazia al rock, all’elettronica, al blues e arriva fino al jazz, mentre la parola del poeta fluttua leggerissima ed elegante, a volte romantica, a volte irriverente, a volte sussurrata.
Lo sperimentalismo – presente in dosi massicce – non si lascia mai andare a inutili e vanitosi giri a vuoto, ma trova sempre una precisa ragione di essere, e soprattutto riesce a venire a patti con le forme cantautorali più vicine alla tradizione.
Così succede che la frenesia elettronica di Otto comandamenti possa convivere, per esempio, con l’uscita dai binari di Psichedelicapire, o con i beat molleggiati di Parlerò dentro di te o con i malinconici echi “deandreani” di Dove vai senza me, o ancora con la tessitura in filigrana finissima e sintetica dei delay della conclusiva Eclisse.