BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata bit.
Vi faccio una confidenza: non sono particolarmente fan degli album natalizi. Ne ho ascoltato un po’ nel corso del tempo e la sensazione è quasi sempre stata quella di trovarmi davanti alla stessa zuppa riscaldata ogni anno e “ricondita” con salsine diverse. Ma sempre di quella zuppa si trattava: pop, r’n’b, swing, jazz, rock, new age, mettetele come volete, ma di risentire le medesime 10/15 canzoni riproposte da chiunque, anche basta!
Salvo solo Mariah, l’unica, dopo Bing Crosby, capace di trasformare un inedito – All I Want For Christmas Is You – in un classico, che tra l’altro mezzo mondo ha già coverizzato.
E salvo anche la nuova proposta natalizia dei Pentatonix, A Pentatonix Christmas, il secondo album dedicato alle feste della più famosa band vocale in circolazione negli ultimi anni. Già il fatto di avere dei classici natalizi rivisitati a cappella è un buon motivo per dargli un ascolto, ma i motivi diventano due se i ragazzi vanno a ripescare brani non così scontati.
Oddio, nel loro primo “natalalbum” avevano già pagato il dazio alle varie Santa Claus Is Coming To Town e Silent Night, ma anche in quel caso avevano avuto l’accortezza di proporre qualcosa che non fosse proprio prevedibilissimo.
Con il secondo album di strenne, accanto a O Come, All Ye Faithful e White Christmas, è la volta di I’ll Be Home For Christmas, Coventry Carol e Coldest Winter (firmata Kanye Western). In più, ci hanno infilato due pezzi originali, The Christams Sing-Along e Good To Be Bad e per il lancio hanno pensato a una cover di Hallelujah di Cohen.
Scelta abusata quest’ultima, già, ma gli è venuta così bene……..