Emma sarà anche bella, il suo nuovo singolo un po’ meno


Non basta Vasco Rossi (e Gaetano Curreri).
Non basta l'(ennesimo) inno all’indipendenza e all’emancipazione.
Non basta Emma.
Non basta e basta.

“La montagna ha partorito un topolino”, racconta un’antica favola, e così è successo per la strombazzata collaborazione tra Emma e Vasco: una collaborazione che ha preso la forma e le note di Io sono bella, singolo con cui l’artista pugliese ha annunciato il grande ritorno sulle scene (già annunciata anche l’uscita di un nuovo album nei prossimi mesi).
In passato, quando Vasco ha scelto di collaborare – come autore – con qualche collega, lo ha sempre fatto misurando le sue mosse e trovando un giusto compromesso tra la sua scrittura e l’identità dell’interprete.
Con le donne poi è stato capace di una sensibilità sopraffina, che ha dato vita a meraviglie e sorprese: con Paola Turci ha valorizzato un’indole fiera (Una sgommata e via); in Patty Pravo ha saputo cogliere la poesia e la malinconia (… E dimmi che non vuoi morire), l’aura algida e sofisticata (Una donna da sognare), ma anche la vena più giocosa (La luna); per Irene Grandi ha privilegiato l’irriverenza sbarazzina (La tua ragazza sempre); da Laura Pausini è riuscito a prendere un po’ di autentica grinta (Benedetta Passione); con l’interpretazione di Noemi ha saputo mettere in evidenza i dettagli sbavati della vita (Vuoto a perdere).
Un equilibrio sempre perfetto, un’ispirazione sempre a fuoco messa al servizio altrui, senza risultare ingombrante.

Poi arriva questa Io sono bella, che inizia subito con “Fammi godere adesso”, e la memoria corre dritta dritta all’ormai leggendario “La la la la la la la… fammi godere” di Rewind. A cantare è Emma, ma quello che salta fuori dalla canzone è soprattutto lui, Vasco. Prendete per esempio il ritornello: chiudete gli occhi e immaginatelo cantato in concerto dal Kom. La scena si fa da sé.
Tutto il resto è un rincorrersi di “già sentito”, tra rivendicazioni di orgoglio, autostima e volontà di piacersi e piacere all’istante, senza pensare al dopo, sesso senza amore. Come direbbe la Miranda del Diavolo veste Prada, “avanguardia pura!”.
Pensieri e concetti di cui francamente non si sentiva la mancanza: Emma a quello che canta sembra credere davvero, e buon per lei, ma se la collaborazione con Vasco doveva essere il suo ritorno scintillante… beh, la miccia non si è accesa come avrebbe dovuto.

La base pestatissima di rock ed elettronica, prodotta da Dardust su musica scritta da Curreri, Gerardo Pulli e Piero Romitelli, funziona anche molto bene, ed è questo problema: Io sono bella non è una brutta canzone, è una canzone potenzialmente rovente come la rosa della copertina, ma che si spegne in un testo qualunque.
Che è molto peggio, perché di una brutta canzone magari ci si ricorda.

Porcellana: pop e attacchi di panico nel nuovo singolo di Noemi (anche in versione remix)

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“Ci potrebbero essere mille e un modo per raccontare gli attacchi di panico in musica ed io mi sento ferrata sull’argomento. Il titolo rimanda all’immagine della testa fragile come la Porcellana che esprime benissimo come ci si possa sentire in quei momenti dove le emozioni prendono il sopravvento, facendoti sentire nuda e fragile”.

Firmato da Emiliano Cecere e Diego Calvetti, Porcellana è il quarto estratto da La luna, l’ultimo album di Noemi.
Un pezzo che con la giusta leggerezza e un po’ di elettronica “pizzicata” affronta il tema degli attacchi di panico, argomento in genere non particolarmente approfondito dal pop, ma che – come Noemi stessa ha dichiarato – in passato l’ha toccata da molto vicino.

In contemporanea alla Radio Edit, del brano viene rilasciato anche il video della versione remix a opera di Shablo.  

Noemi, cuore di luna

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E non ho bisogno di parole complicate, i passi dei poeti ormai consumano i tappeti.

Cara Noemi,
ho scelto di partire da questo frammento di un tuo brano di qualche anno fa per parlarti un po’. Mi sembrano parole molto adatte a descrivere il tuo mondo e il tuo modo di essere musicista. E guarda caso arrivavano proprio dalla canzone che ha dato il nome a un tuo disco, Cuore d’artista. Forse il tuo primo disco “da grande”, da donna, ma soprattutto da artista sempre più consapevole di sé.
Prima ci avevi provato anche con Made in London, però diciamoci la verità, il colpo non ti era venuto proprio al meglio, vero? Sembravi… non so, appannata direi, come qualcuno che stesse ancora cercando la famosa quadratura del cerchio e andasse un po’ a tentoni. Certo, in quell’album c’era Acciaio che – lasciatelo dire – era forse la più bella canzone tu avessi mai pubblicato fino a quel momento, ma il resto traballava ancora un po’. O almeno, a me sembrava così… Poi dopo Cuore d’artista, quest’anno eccoti di nuovo qui, questa volta con un album che hai voluto dedicare all’universo femminile, La luna. Hai detto di averlo chiamato così perché lunatica lo sei un po’ anche tu, perché la luna non è solo volubile, ma anche un po’ diva. Eh Noemi, con questo disco hai dato a tutti la conferma della brava artista che sei!
Sai, all’inizio, quando eri ancora a X Factor, non avevo grande simpatia per te, non mi piaceva la tua voce con quel fondo ruvido: anzi, ogni volta che superavi la puntata mi stupivo e mi chiedevo perché non ti avessero ancora eliminata… Fino a quando non sei davvero uscita, e hai iniziato a camminare da sola. Allora ho iniziato a guardarti in modo diverso, ascoltavo le tue prime canzoni e pensavo che in fondo non eri così male. Avevi davvero qualcosa dire, qualcosa che non fosse ancora stato raccontato nel tuo modo.
Quando poi, pochi anni dopo, hai fatto uscire Rosso Noemi beh, mi era ormai chiaro che non eri soltanto l’ennesima reduce da talent in cerca dei riflettori, ma che sotto c’era un’anima da vera artista, l’anima di una che la musica la tratta come una roba seria, come si tratta un amico.
Quest’anno a Sanremo ti guardavo e, anche quando hai osato con quell’abito così scollacciato, in te non c’era alcun vezzo da star: su quel palco mi ricordavi un po’ una sorella maggiore, oppure una di quelle cugine più grandi che si incontrano ogni tanto, e che hanno sempre qualche nuova storia da raccontarti. E tu infatti stavi raccontando la tua nuova storia, una storia grande come il mondo, parlava di un amore che finisce eppure dura in eterno.
Ma tu le storie sempre stata brava a raccontarle nei dettagli, fin da quando ci parlavi di quella cellulite in Vuoto a perdere: non è da tutti, sai Noemi? Ci sono molti tuoi colleghi che vogliono insegnarci a vivere e si inerpicano in discorsi più grandi di loro e poi non riescono a uscirne, quando invece i racconti migliori sono quelli delle cose piccole piccole, le storie che odorano di sigaretta, caffè, capelli ancora bagnati per la fretta di uscire, come quando, in un’altra partecipazione sanremese, cantavi il mondo che si nasconde nella borsa di una donna. Certo, bisogna che storie così le scrivano degli autori con l’animo abbastanza sveglio, ma poi bisogna anche saperle cantare, portarle dentro di sé per farle uscire rinnovate, e tu questo lo sai fare proprio bene. Credi che sia un caso che Vasco e Curreri abbiano deciso di scrivere per te? Mica regalano le canzoni alla prima squinzia che passa! E non dimentichiamoci di Fossati!
Tu sai dare peso alle parole. Con te una canzone è prima di tutto “testo”, messaggio, sensazione sulla pelle, tutto accompagnato dalla melodia: ma quello che arriva prima sono le frasi, le parole, le singole sillabe. E poi, importantissimo, si sente l’amore che ci metti, l’amore con cui tocchi le tue canzoni, senza presunzione.
RITRATTO J.HARGRAVES (1)
In questo nuovo album hai raccolto quello che hai imparato in questi anni e hai cercato di dargli forma: lo hai voluto intitolare La luna proprio perché è un disco sfuggente, umorale e lunatico, un po’ elettronico e un po’ acustico, un po’ blues e un po’ pop, come del resto sei tu. Se in Cuore d’artista ci avevi mostrato cosa significa per un artista avere un animo nudo e indifeso, ora con La luna di quell’animo attraversi tutti gli stati, da quando racconti lo straziante addio infinito di Non smettere mai di cercarmi, passando per la narrazione “pizzicata” dell’attacco di panico in Porcellana, e poi l’amore che ti leva il sonno di Autunno, le scalate sul groove di Love Goodbye o La luna storta, una canzone-manifesto che non poteva venir fuori se non dalla penna stralunata di Tricarico. Ma ti sei buttata addirittura anche sul country, interpretando My Good, Bad & Ugly, e anche lì la tua voce suona così vicina.
E poi, vogliamo parlare di Domani? Mentre tutti in questi anni sono andati alla rincorsa a riproporre le varie Futura, Anna e Marco, Com’è profondo il mare, Caruso, tu hai reso omaggio a Dalla con uno dei suoi brani forse meno conosciuti, ma ascoltandolo è fin troppo chiaro perché hai scelto proprio quello: quella canzone oggi è tua, davvero tua. L’hai graffiata, l’hai colorata (di rosso, ovviamente), ci hai messo dentro il tuo modo di raccontare l’intimità. Sarà forse solo una fortunata coincidenza, ma se ci pensi l’album si apre con un distacco di un amore che continua a girare in eterno nell’aria, e si chiude con un nuovo incontro, chissà dove, domani. Quella canzone doveva esserci.

Questo album sei davvero tu. O almeno, è un’immagine sincera di ciò che vuoi mostrare.
Sei cresciuta Noemi, caspita se sei cresciuta, sei diventata grande da quelle Briciole del 2009. Eppure continui a essere così familiare, così “normale”, se è chiaro quello che voglio dire. Sai trasmettere un tiepido senso di sicurezza nel tuo essere umana. La perfezione la si può solo osservare dall’esterno, la normalità invece la si può toccare e abbracciare, ci si può riconoscere.

Grazie di essere arrivata, ormai un po’ di anni fa, e grazie per amare la musica in questo modo. Da ascoltatore,e ammiratore, il desiderio che posso esprimere è che tu continui ad amarla con la stessa cura e non tradirla, perché lei non ti tradirà: la musica è la tua casa, e lo sapete entrambe. Continua a far battere quel tuo cuore d’artista, che oggi è anche un cuore di luna. Prendilo in mano, mettilo in spalla nei momenti in cui sarà ferito e stanco, e non abbandonarlo mai.

È bello sapere che ci sei anche tu, che ci racconti la vita con semplicità e senza vergogna.
Con stima, affetto, e un sorriso.

Il ritorno di Noemi sotto il segno… della luna

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Fin dalla notte dei tempi la luna esercita il suo potere e le sue suggestioni su poeti, scrittori, pittori e, naturalmente, musicisti. Con il suo volto continuamente mutabile, la luna si è fatta silenziosa ascoltatrice di preghiere, desideri, confidenze, maledizioni.

Proprio a lei Noemi dedica il suo ultimo lavoro, La luna appunto, in uscita il 9 febbraio, nei giorni in cui l’artista romana sarà in gara a Sanremo con il brano Non smettere mai di cercarmi, una delle 13 canzoni (di cui 12 inedite) presenti nel disco.
Per Noemi è la quinta volta sul palco dell’Ariston: quest’anno al festival porterà un brano che unisce elettronica e canzone d’autore, “uno slogan da cantare a pieni polmoni”, di cui lei stessa è co-autrice.
L’ispirazione per il titolo dell’album è invece arrivata da Vasco: “Tra i tanti motivi per cui ho scelto questo titolo è perché, come dice Vasco Rossi in Dillo alla luna, mi piace l’idea di poter parlare alla luna, sperando che porti fortuna. E poi anche perché la luna è un po’ diva, proprio come voglio vivere anch’io questo album.”
COPERTINA LA LUNA
La luna esce a due anni da Cuore d’artista, disco pubblicato a ridosso della precedente partecipazione sanremese di Noemi (con La borsa di una donna), ed è un lavoro che mette in luce alcuni suoi aspetti finora poco conosciuti: tra i brani infatti non manca una buona dose di pop elettronico, come già avevano fatto sentire i due singoli pubblicati nei mesi scorsi, Autunno e I miei rimedi (quest’ultima inizialmente destinata a Sanremo nel 2016), ma si scopre anche l’amore dell’artista romana per il country in My Good, Bad And Ugly, pezzo scritto da Matthew Weedon ed Penny Elizabeth Forter e tenuto al segreto fin dai tempi di Made In London. Particolarmente impegnativa dal punto di vista tecnico, per diretta dichiarazione dell’artista, è Love Goodbye, mentre Porcellana cerca di raccontare in musica gli attacchi di panico.
Presente anche una cover di Lucio Dalla, Domani, brano non tra i più noti del cantautore, ma scelto per l’efficacia delle sue immagini (“saremo ancora così lontani, ci annuseremo da lontano come i cani”).
Spazio dato ovviamente anche al blues e al cantautorato, territori su cui Noemi è ormai piuttosto abituata a muoversi: ne sono esempi L’attrazione, firmata da Giuseppe Anastasi e La luna storta, che porta la firma di Tricarico.

Per presentare il nuovo album sono inoltre stati annunciati due speciali appuntamenti live in programma il 27 maggio a Roma (Auditorium Parco della Musica) e il 29 maggio a Milano (Teatro degli Arcimboldi).
I biglietti saranno disponibili online sul sito di TicketOne (www.ticketone.it) dalle ore 11.00 di lunedì 29 gennaio e in tutti i punti vendita autorizzati dal 1 febbraio.

BITS-CHART: Le 30 canzoni del 2017 secondo BitsRebel

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Eccole qua, le magnifiche 30 del 2017.
Arrivati a fine anno, fare un bilancio musicale degli ultimi 365 giorni resta un gioco divertente e spietato, a cui anche stavolta non ho voluto sottrarmi nonostante qualche difficoltà. Ovviamente, si tratta di una selezione parziale e soggettiva: questa non è la classifica di vendita o degli streaming registrati o delle visualizzazioni dei video, ma semplicemente la classifica di BitsRebel, stilata con gusto e giudizio totalmente personali.
30 canzoni scelte e ordinate tra quelle pubblicate durante l’anno, tra mainstream e panorama indipendente, nella scena italiana e internazionale, tra singoli e brani rimasti nascosti all’interno degli album.
Ecco allora il 2017 secondo BitsRebel.
Stay Rebel, forever!
30. Lady Gaga, The Cure
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29. Angelo Sava, Merlo
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28. Fabri Fibra, Fenomeno
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27. Pula +, Addio a modo mio
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26. Sophie, It’s Okay To Cry
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25. Fabio Cinti, Amore occasionale
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24. Taylor Swift, Look What You Made Me Do
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23. Samuel, La luna piena
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22. Fiorella Mannoia, Siamo ancora qui
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21. Francesco Gabbani, Occidentali’s Karma
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20. Giso featuring Romina Falconi, Solo sesso

19. Mannarino, Un’estate

18. Francesco Gabbani, Spogliarmi

17. Noemi, Autunno

16. Nina Zilli, Il mio posto qual è

15. L’aura, Il pane e il vino

14. Ilaria Porceddu, Sette cose

13. Brooke Candy, Living Out Loud

12. Amara, Grazie

11. Arca, Piel

10. unòrsominòre., Varsavia
Un’aria greve, nuvolosa e desolante fa da sfondo a questo brano in cui riferimenti storici e letterari si accumulano in un denso flusso di pensieri. Una canzone maestosa che avanza lenta e inesorabile, partorita nell’underground nostrano dalla mente di Emiliano Merlin, celato dallo pseudonimo di unòrsòminòre., e che meriterebbe un posto di riguardo nel moderno cantautorato italiano.

9. Fergie, Love Is Pain
Se ascoltando Love Is Pain avrete (o avete avuto) l’impressione che qualcosa vi suonasse famigliare, non siete proprio fuori strada, perché anche se nei crediti ufficiali non se ne fa menzione la canzone è una sorta di omaggio a Prince. “Il dolore è amore e l’amore è dolore”, canta Fergie, e lo spettacolo è tutto lì, negli occhi e nelle orecchie.

8. Miley Cyrus, Malibu (Lost Frequencies Remix)
Quando il remix fa meglio dell’originale. Il country-rock dell’album version di Malibu mi aveva lasciato un po’ l’amaro in bocca, ma poi tra i remix ufficiali è spuntata fuori questa versione house firmata Lost Frequencies: leggerissima e semplicemente magica.

7. Fabrizio Moro, Pace
Un grido disperato di aiuto, una preghiera levata altissima, e nello stesso tempo un manifesto di intenti e di speranza. Fabrizio Moro ha messo in Pace tutta la carica viscerale di cui è capace, regalandoci un momento di autentico amore. 

6. Christaux, Surreal
Christaux, ovvero Clod, ovvero la metà maschile degli Iori’s Eyes, quest’anno ha pubblicato Ecstasy, un album di pop elettronico dal profilo magniloquente, barocco e liturgico. Tra i momenti più struggenti e paradossalmente più scarni, Surreal si fa strada con la sua melodia disarmante e accecante.

5. Noemi, I miei rimedi
Per il suo nuovo album, in arrivo presumibilmente appena dopo Sanremo, Noemi sembra aver optato per l’elettropop. La sua versione di I miei rimedi dei La Rua (ma inizialmente proposto a lei per Sanremo 2016) ha il graffio giusto per parlare delle disillusioni e degli equivoci con cui troppo spesso ci difendiamo inutilmente dai colpi dell’amore. E il video è una delizia.

4. Baustelle, Amanda Lear
Primo singolo estratto da L’amore e la violenza, Amanda Lear non è semplicemente un omaggio all’icona degli anni ’70 e ’80, ma soprattutto un esempio di pura poesia “bianconiana” con la sua patina di malinconia, il racconto di qualche amore vissuto di sfuggita e un pungente profumo di vita. I Baustelle sono e restano una certezza.

3. Brooke Candy, Volcano
Se il pop ha un volto sporco e cattivo, non può che essere quello di Brooke Candy. Il 2017 sarebbe dovuto essere l’anno del grande salto verso il mainstream, ma i disaccordi con la Sony hanno bloccato l’uscita del suo primo disco. Lei però si è rimessa al lavoro e ha riesumato Volcano, un pezzo che aveva da un po’ nel cassetto: il risultato è una seduzione tra pop elettronico e rap, con un testo che esplode di metafore incandescenti.

2. Romina Falconi, Cadono saponette
Nessuno in Italia sa fare pop come Romina Falconi, mescolando ironia e spietata verità. In Cadono saponette tutto questo è evidente: chi altro avrebbe il coraggio di dirvi che “il pessimismo in amore può far bene”? Eppure sappiamo tutti quanto sia maledettamente vero. Perché almeno una volta tutti ci siamo piegati… alle regole della vita.

1. Miley Cyrus, Younger Now
Diciamolo pure, la svolta country di Miley Cyrus non ha particolarmente convinto il pubblico e Younger Now, il suo ultimo album, ha fatto registrare numeri piuttosto miseri. Resta il fatto che la titletrack è una delle cose che sprizzano più gioia tra quelle sentite quest’anno: un inno al cambiamento e un manifesto di rinnovata giovinezza. Mi è entrata nelle orecchie ad agosto e non ci è mai uscita, marchiando definitivamente il mio 2017.

La playlist dei brani è disponibile a questo link.

I miei rimedi: Noemi torna tra elettropop e crinoline

Per chi ancora non lo sapesse, l’ultimo singolo di Noemi, I miei rimedi, è una cover. Per la precisione, una cover di un brano dei La Rua, uscito nel 2016.
Un brano che è pero passato tanto inosservato che forse solo i fedelissimi della band sapevano della sua esistenza: era stato proposto a Noemi per Sanremo, ma poi lei ha optato per La borsa di una donna. A posteriori, possiamo dire che forse non ha fatto la mossa giusta. Ma tant’è.
Resta il fatto che più di un anno dopo ci ha ripensato, ha fatto qualche modifica al testo e ne ha fatto il secondo singolo – dopo Autunno – del suo prossimo album, in arrivo nel 2018.
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Non c’è che dire, messa a confronto con la versione dei La Rua, quella di Noemi vince a mani basse per la veste elettronica e l’intensità dell’interpretazione, dote che alla “rossa” non manca di certo.
Ad accompagnare il brano è uno dei video più deliziosi degli ultimi anni, girato alla Reggia di Caserta e diretto da Fabrizio Cestari, con chiara ispirazione a Marie Antoinette di Sophia Coppola, tra tinte pastello, crinoline e pasticcini.
Dopo il blues degli inizi e il pop d’autore, l’elettropop sembra essere la nuova via imboccata dall’artista. Per ora, non c’è male.

Cristina D'Avena, la nostra icona pop

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Cristina D’Avena
è un mito, uno di quelli veri.

Una leggenda, una figura sicuramente unica panorama italiano, e forse anche oltre. Le sue sigle dei cartoni ormai da anni non sono più sigle, ma a tutti gli effetti pezzi irremovibili di storia della canzone nostrana: Kiss Me Licia, Sailor Moon, Pollon, Occhi di gatto si sono prese il loro posto vicino a classiconi d’autore, canzoni d’amore e di protesta. E Cristina D’Avena ha smesso da anni di essere considerata una cantante per bambini, guadagnandosi lo statuto di icona, al pari una Carrà o di una Pausini, capace di riempire palazzetti con un pubblico cresciuto insieme a lei, ma che in lei non vede la nostalgia dell’infanzia, ma lo splendore di una diva.
Eppure da un po’ di tempi a Cristina D’Avena veniva chiesto di provare a uscire dal suo mondo incantato per buttarsi finalmente nel pop, quello “vero”, senza capire che lei pop lo è da sempre. Anzi, forse è la più pop di tutte le popstar.
Negli anni Cristina ha resistito alle lusinghe del palco sanremese (tranne che salirci da ospite, in gran tripudio, cantando i La canzone dei Puffi), ha resistito all’idea di vestire i panni della fatalona provocante, come i dettami del pop chiedono, ha resistito al richiamo delle radio, che notoriamente non sono tanto propense a trasmettere le sigle dei cartoni. In tutti questi anni Cristina D’Avena ha avuto la forza di restare fedele a se stessa, e il tempo ci dice che ha avuto ragione, perché diversamente Cristina D’Avena non sarebbe stata Cristina D’Avena.
A lei i panni dell’interprete da sigle non sono mai stati stretti, lei in quelle canzoni ci crede ancora davvero, si cala nelle storie di quei personaggi e diventa parte di loro. E mica è roba facile! Perché un conto è cantare le gioie dell’amore o la disperazione di un abbandono, un altro è essere credibili e mantenere una dignità impersonando una giocatrice di pallavolo, una paladina della luna o una bambina dotata di un braccialetto magico.
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Per quello bisogna crederci davvero dentro al cuore.
Lo avevano capito già anni fa i Gem Boy, che l’avevano coinvolta in una serie di fortunatissimi concerti, a cui lei partecipava dimostrando un grandissimo senso dell’umorismo.
La devozione dei fan è però diventata così grande che a un certo punto anche Cristina ha capito che il suo pop doveva e poteva incontrarsi con quell’altro, quello “da grandi”, senza doverlo per forza guardare dal basso.
Ed ecco l’idea per un compromesso perfetto, la sintesi ottimale per far entrare finalmente i suoi successi nella grande festa pop: un album di duetti con i protagonisti della musica italiana. Ma anche in questo caso, è stata Cristina a vincere: non è lei a essere uscita dal suo mondo in technicolor, ma ci ha fatto entrare i colleghi. Li ha voluti, li ha cercati personalmente e ha aperto le porte di casa sua. E loro ci sono entrati al volo.
Tutto questo è successo in Duets, il vero miracolo discografico italiano degli ultimi mesi: sedici sigle storiche riarrangiate e reinterpretate con altrettanti nomi della musica di casa nostra. Da Noemi a J Ax, da Emma a Loredana Bertè, da Baby K a Elio, “tutti cantano Cristina”, come di fatto recita il sottotitolo del disco. Una festa in musica in cui rock, hip hop e cantautorato si mettono al servizio di un genere che forse non ha neanche un nome, se non quello – assolutamente riduttivo – di “musica per bambini”.
Cover Cristina D'Avena - Duets Tutti cantano Cristina
Alcune coppie funzionano perfettamente (ascoltare Baby K alle prese con Kiss Me Licia o Noemi che canta Lady Oscar, o ancora Ermal Meta che trasforma Piccoli problemi di cuore in un momento commovente), altri meno (il nuovo arrangiamento di Occhi di gatto spegne un po’ il brano e Loredana non riesce a dare il meglio), ma la realtà è sotto gli occhi di tutti: non è questione di età o di stile, se la musica vuole arrivare lo fa senza chiedere permesso.
E Cristina D’Avena è una vera, iconica popstar. E continua a cantare le sigle dei cartoni.

#MUSICANUOVA: Noemi, Autunno

Al primo ascolto mi ha fatto storcere il naso, poi è andata un po’ meglio. Resta il fatto che il nuovo singolo di Noemi si intitola Autunno, ma sembra una qualunque canzone da spiaggia, una delle tante hit vestite di elettropop che puntualmente riempiono le radio tra giugno e agosto.
A metterci mano sono stati Dario Faini e Tommaso Paradiso, quest’ultimo ormai firma prezzemolina dei singoli italiani, che hanno messo insieme un inno alla malinconia.
Tutto sommato, un ritorno innocuo. “Sarà un autunno difficilissimo”…

BITS-CHART: Le 30 canzoni del 2016 secondo BitsRebel

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Raccogliere un anno in 30 canzoni non è facile, per niente, ma è tanto divertente, anche solo per il gusto di giocare a fare il piccolo musicologo. Ho scelto quindi di riassumere il 2016 – il mio 2016 – in 30 brani perché in 20 mi sarebbe stato ancora più difficile: troppi i ricordi legati a queste canzoni per lasciarne fuori alcune. E anzi, avrei fatto una classifica da 40 o 50 posti, se non fossi sicuro che a chi avrebbe letto sarebbe cresciuta una barba più lunga di quella di Gandalf.
In questa personalissima lista costruita in ordine crescente ci sono le canzoni che più di tutte hanno riempito le mie giornate in questi ultimi 12 mesi: canzoni su cui ho pianto, riso, riflettuto, goduto, amato, odiato, letteralmente e metaforicamente, sono le canzoni che mi hanno lasciato qualcosa in più delle altre, e proprio questo è stato uno dei criteri con cui ho scelto di tenerle dentro escludendone altre: queste mi hanno dato qualcosa che è andato oltre il semplice piacere dell’ascolto. L’altra regola che ho seguito è stata quella di includere solo brani usciti per la prima volta quest’anno: per il resto, non ho guardato al genere, al successo che hanno ottenuto o alla fama dell’artista.
Ho cercato di restare – pur nella soggettività della classifica – più obiettivo possibile, ma con buona probabilità, se dovessi stendere quest’elenco domani, l’ordine sarebbe diverso, soprattutto per le ultime posizioni.
In fondo, è un gioco…

Stay Rebel, Forever!
 
30. Brooke Candy, Changes
29. Daphne Guinness, The Long Now

28. L’Orso, Chiudi gli occhi siamo nello spazio

27. Giorgia, Oronero

26. Ghost feat. Ornella Vanoni, Hai una vita ancora

25. Emis Killa feat. Jake La Furia, Non è facile

24. Stadio, Un giorno mi dirai

23. Elisa, No Hero

22. Alessandra Amoroso, Vivere a colori

21. Boosta, 1993

20. Ligabue, Made in Italy
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19. Noemi, Fammi respirare da tuoi occhi
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18. Alessandra Amoroso, Comunque andare
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17. Loredana Errore, Luce infinita
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16. Honor, You And My Nightmares
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15. Lady Gaga, Grigio Girls
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14. Loredana Errore, Bugiardo destino
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13. Paola Iezzi, LoveNight
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12. Annalisa, Se avessi un cuore
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11. Patty Pravo, Cieli immensi
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10. Francesco Guasti, Universo
L’anno scorso Guasti si è visto sfumare la partecipazione a Sanremo a due passi dal traguardo, e pare si sia arrabbiato tantissimo. Quest’anno ci ha riprovato e ce l’ha fatta con questa canzone intensa e “scalcitante”. Inutile dire che tiferò per lui.

9. Elodie, Un’altra vita
Un brano ruvido, che se la vede con il più grande rimpianto che almeno una volta ha attraversato la mente di ognuno di noi.

8. Patty Pravo, Se
Samuel Romano dei Subsonica ha regalato a Patty Pravo la gemma più preziosa e splendente di Eccomi, il suo ultimo album. Una dichiarazione d’amore potente e fragile nello stesso tempo, pura come un ghiacciaio in una mattina di marzo.

7. Loredana Bertè, È andata così
Ligabue ha firmato il brano del gran ritorno in scena della Bertè: pur mostrando chiarissima l’impronta del suo autore, la canzone veste alla perfezione l’anima di Loredana, al punto che può essere considerata il sincero testamento artistico di un’interprete che non si è mai risparmiata, salendo ogni volta “a cuore nudo” sul palco.


6. Raphael Gualazzi, L’estate di John Wayne
In genere Gualazzi non rientra tra i miei ascolti, ma questa sua parentesi da ombrellone venata di vintage quest’estate mi ha fatto innamorare.

5. Tricarico feat. Arisa, Una cantante di musica leggera
Due mondi, ognuno a suo modo folle, si sono incontrati dando vita a una bomba elettropop: prendi un testo semplicissimo e brillante, mettilo su una melodia appiccicosa come marmellata e chiama a duettare una delle voci più limpide che ci siamo in Italia. Un dialogo ideale tra un ascoltatore e la sua diva.

4. Anna Oxa, L’America non c’è
È la canzone-outsider. Dopo anni di silenzio, la Oxa è tornata con un brano di grande modernità e sperimentazione: mi è bastato un ascolto per capire che non me lo sarei tolto dalle orecchie. Al momento in cui scrivo, il brano non è ancora stato ufficialmente pubblicato: l’unica traccia che se ne ha risale a questa primavera, durante una puntata di Amici.
(Piccola nota fuoricampo: provate ad ascoltare il testo alla luce dell’elezione di Trump…)


3. Soltanto, Tutta la vita davanti
È il brano di apertura di Skye, secondo album del busker milanese Soltanto. Una toccante canzone-manifesto di un’esistenza, riassunto di una filosofia di vita, che lascia traspirare libertà da ogni singola nota.

2. Thegiornalisti, Completamente
Una musica leggerissima per un testo di parole pesanti come macigni. Un pezzo di puro pop che odora di umano, amore e lenzuola ancora calde; un’ammissione di sconfitta da parte di un uomo che non teme di mettersi a nudo mostrando tutta la sua vulnerabilità.

1. Noemi, Amen
La perfetta incarnazione di ciò che di solito chiedo alla musica, e probabilmente il più bel pezzo della discografia di Noemi fino a oggi: melodia da brivido alla schiena e testo che ti gratta l’anima. Una solenne preghiera laica in cui si parla di un cuore sanguinante, preso a calci, un’anima rotolata nel fango, stanca di camminare, si chiede scusa all’amore e al Signore e si chiede finalmente pace. Meraviglia.

La playlist dei brani è disponibile a questo link.