#MUSICANUOVA: La Rappresentante di Lista, “Paradiso”
Non mi basta Certe volte capita che Devi rovinare la festa
Nuovo capitolo per La Rappresentante di Lista.
Il nuovo brano si intitola Paradiso, e segna una vera metamorfosi nel racconto artistico di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, che scelgono ora di guardare al rock di stampo 90’s.
Un brano che esplode per raccontare la forza, l’impatto, gli effetti e il peso delle relazioni sulle nostre vite, sulla nostra emotività attraversando fiumi, costruendo ponti.
Paradiso è stato scritta tra Brooklyn (dove la band ha incontrato il chitarrista Kit Conway) e in una session con Antonio Di Martino e registrata tra gli Indigo Studios di Palermo, luogo d’elezione della band, e lo Studio 13 che Damon Albarn ha fondato a Londra.
BITS-RECE: Mazzariello, “Antisommossa”. À la guerre comme à la vie
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
“À la guerre comme à la guerre”, recita un celebre adagio. Ovvero, prendi le cose per quel che sono. E se proprio devi andare in guerra, preparati a combattere, perché altro non potrai aspettarti.
Sia che la guerra sia reale, all’esterno, sia che tu la senta dentro.
Lo sappiamo bene, essere giovani, trovarsi a crescere, non è mai stato un gioco; e non lo è a maggior ragione in questi tempi, fatti di un futuro che si può declinare solo al condizionale. Inquietudini, paure, ossessioni, aspettative. Se questo scenario non è una guerra, come lo si può chiamare?
Sarà forse anche per questo che nel suo nuovo EP, Mazzariello ha usato un lessico lessico da combattimento, a cominciare dal titolo del disco, Antisommossa. Che di per sé è l’atteggiamento di chi lo scontro cerca di evitarlo, ma che sembra piuttosto nascondere un senso di rassegnazione verso qualcosa che non si può cambiare. In ogni caso, un termine plumbeo, “pesante”, come il mood generale del disco.
A confermarlo arrivano poi titoli come Atti estremi in luogo pubblico, Blindati, Bombe carta, infilati uno dopo l’altro nelle prime tre tracce.
In 6 brani, e in poco meno di 20 minuti, nelle canzoni di Antisommossa si fanno strada amori, frenesie, abbandoni, mancanze: un ritratto stropicciato di una generazione che cerca il proprio posto, che non sa stare ferma ma che non sa neanche dove andare.
Lo stile gira attorno a un elettro rock bello carico, un funky pop allegrotto e influenze indie, che non mancano mai, specie quando il mood si veste di tinte uggiose.
E allora, “À la guerre comme à la guerre”, dicevamo. Forse, sarebbe meglio dire “À la guerre comme à la vie”. Ma anche vicersa.
BITS-RECE: Ainé, “Buio”. Un calendario per il dolore
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Ovunque andrai Portami con te in quella lacrima ma cosa posso fare se tutto mi ricorda quel disordine
(da Lacrima – Aprile)
In psicologia si dice che per metabolizzare un lutto occorra passare attraverso cinque fasi, cinque step necessari affinché la nostra anima possa assorbire e metabolizzare davvero il dolore.
Cinque passaggi la cui durata non può però essere stabilita da altri, ma solo da noi stessi. Perché quando c’è di mezzo un dolore, soprattutto se questo è sull’anima, sono solo la nostra forza, la nostra sensibilità, il nostro mondo interiore a stabilire i tempi per cancellarlo o trasformarlo in qualcos’altro.
Sulla trasformazione del dolore, causato da una separazione, Ainé ha costruito una sorta di calendario emotivo.
Un diario interiore fatto di giorni, mesi, stagioni, da attraversare passo dopo passo, nell’attesa che qualcosa cambiasse, lasciando fluire le emozioni, il tempo. Un movimento di sentimenti lungo un anno, che dal buio lo ha portato verso la luce, o meglio, alla consapevolezza che possa esistere un’armonia tra luce e ombra.
Poi, sopra questo calendario dell’elaborazione del dolore, ci ha costruito le sue nuove canzoni. Dodici brani, uno per ogni mese dell’anno.
Davanti allo specchio non mi vedo parla più forte non ti sento tutte le mie cattive abitudini bussano al tempo ma in questo momento tu
(da Disordine – Maggio)
Tutto questo ha preso forma in Buio leggero, un concept album rilasciato in due parti.
La prima, Buio, arriva adesso con le prime cinque tracce, che – come dichiara il titolo – coprono la fase più difficile del percorso.
Si parte dalle lacrime (Lacrima – Aprile), si passa per la perdita di tutti i riferimenti e i sostegni (Disordine – Maggio), e poi ecco riaffiorare la forza che si credeva perduta, il coraggio di affrontare la realtà (Scappare – Giugno), e soprattutto ecco che si rifà sentire l’amore per sé stessi (Giganti – Luglio), fino a ritrovare l’orgoglio (Pareti – Agosto).
Siamo in piedi nella notte Baci sulle labbra rotte Lo rifarei mille volte Sono qui per te
Prendi e te ne vai Non cambiamo mai Che cosa hai visto per scappare da me Che cosa hai visto per tornare da me
(da Scappare – Giugno)
Ad accompagnare questo sfaccettato racconto emotivo è un’attenta alchimia di nu soul e r’n’b, altrettanto sfaccettata e caleidoscopica.
Tra atmosfere in penombra, ritmi accomodanti e venature black, ogni brano è occasione per una diversa declinazione sonora: si va così dall’abbraccio soffuso di Lacrima, di stampo r’n’b, all’intimità acustica di Disordine, mentre la cadenze di Scappare attingono direttamente dall’hip hop old school. Il carattere più morbido di Giganti, a cui prendono parte anche Altea e Lauryyn, riduce gli arrangiamenti strumentali per lasciare più spazio agli intrecci vocali di matrice soul.
A chiudere la prima parte dell’album è Pareti, in cui tornano protagonisti i beat dell’hop hop.
Questa volta ho detto no Non te lo permetterò Di fermare le mie vibes Puoi provare a prendermi Togliermi il sorriso Non te lo permetterò
“Tempesta è una persona, un momento, una sensazione. È la rappresentazione di chi, apparentemente forte e disinteressato delle conseguenze della vita, si sente venir meno quando qualcosa di fondamentale sta per abbandonarlo. È la rappresentazione degli ultimi anni, racchiusi in un mood intimo e malinconico, visti da chi sa che da un momento all’altro può succedere di tutto e quindi vive nella spensieratezza e nella noncuranza, finché non realizza che quello che le è stato sottratto dal corso degli eventi era vitale per lui. O almeno così crede ora che non ce l’ha più.”
DJ e producer avellinese con base a Milano e fondatore del collettivo DYRTY SOCKS, dopo aver recentemente rimesso mano a un remix di Ma non tutta la vita dei Ricchi e Poveri, GIMA torna ora con il nuovo singolo Tempesta per Carosello Records.
Tempesta è il ritratto di chi si rifugia in un approccio alla vita frivolo e noncurante come arma di difesa verso le delusioni della vita.
Con i precedenti singoli Chiuso e Voragine, il nuovo brano si inserisce perfettamente nel percorso dell’artista, fatto di linee melodiche pop su bpm incalzanti e sonorità da club.
Spesso incline ad affrontare contenuti introspettivi e dinamiche relazionali, i testi di GIMA descrivono stati mentali e d’essere, sensazioni e legami, aspirazioni e disillusioni, accompagnati da un turbinio sonoro etereo e violento.
In chiusura del brano, un piccolo easter egg, con il campionamento delle voci dei colleghi di DYRTY SÖCKS.
Questa è la fine è una fotografia del mondo contemporaneo attraverso gli occhi di Sethu, ossia quello di un ragazzo che sta cercando di concretizzare il suo sogno, imbattendosi inevitabilmente tra precariato, ecoansia, negazionismo, paura per il futuro e guerre.
Il singolo è uscito sulle piattaforme digitali assieme a tutti i colori del buio (outro), un outro che riprende un dialogo realmente avvenuto tra i due gemelli, Sethu e Jiz, che allude alla trasformazione vissuta da Sethu durante alcuni periodi complessi della sua vita.
Il singolo anticipa la pubblicazione dell’atteso primo album di Sethu, tutti i colori del buio (Carosello Records) in uscita venerdì 17 maggio e presentato dal vivo per la prima volta al festival MI AMI di Milano.
L’album è già disponibile il presave dell’album con instant reward al link https://orcd.co/sethu-tuttiicoloridelbuio.
Il grande pubblico ha scoperto Sethu grazie alla sua partecipazione al 73esimo Festival di Sanremo, dove – affiancato dal gemello e produttore Jiz – ha presentato il brano Cause perse.
Ha abbracciato con autoironia la posizione di ultimo classificato per farne il suo trampolino di lancio, ma non è tutto oro quel che luccica. Se da un lato si hanno momenti di grande soddisfazione, dall’altro si cela un periodo di grande buio.
Un buio interiore che Sethu aveva già fronteggiato in passato, dovuto a demoni interiori che non l’hanno mai realmente abbandonato, in cui è ricaduto prima ancora che potesse rendersene conto sino alla scelta di tornare in terapia, punto di svolta per la scrittura del nuovo album: tutti i colori del buio.
Marco De Lauri, in arte Sethu, nasce a Savona nel 1997.
Crudo, scuro, inquieto, euforico: Sethu è un misterioso animale notturno che attraverso la sua musica racconta una generazione che vive tra incertezze, ansie e paure per il futuro.
Sviluppa la sua identità artistica assieme al fratello gemello Jiz, con il quale comincia a fare musica e a muovere i primi passi nella scena punk/rap ligure, per poi espandersi verso ulteriori orizzonti musicali.
Trova nella musica un modo per evadere dalla realtà provinciale savonese, il cui mood malinconico si riflette spesso nei suoi testi e nell’estetica.
Nella musica di Sethu rabbia, tristezza ed euforia si mischiano e si alternano, passando da momenti intimi e introspettivi a passaggi frenetici e caotici.
Il primo progetto pubblicato dall’artista ufficialmente nel 2018 è l’EP “Spero ti renda triste?”. Questo progetto nasce con il trasferimento a Milano dei due gemelli e contiene 6 brani che evidenziano le due dimensioni di Sethu che saranno poi la base del suono che svilupperà negli anni a venire.
#MUSICANUOVA: La Messa, “I Was Born for la Fiesta”
”Un movimento confuso tra il sogno e la realtà. È un pezzo per chi vuole spegnere le preoccupazioni e continuare a ballare tutta la notte su chitarre sudamericane e bassi house.”
Con queste parole Serena Mastrulli e Marco Zamuner, in arte La Messa – parlano del nuovo singolo I was born for la fiesta.
“I was born por la fiesta provano a prendermi nella discoteca I was born por La Messa dammi una mano che che perdo la testa”
I was born for la fiesta è un inno alla leggerezza e al lasciarsi andare, eliminando tutte le barriere mentali e fisiche, affinché ci si possa sentire come trasportati in un mondo onirico in cui la parola d’ordine è: divertimento.
La dimensione magica creata dal duo torinese è rappresentata anche dalla copertina, interamente creata dall’intelligenza artificiale.
La Sintesi: dopo oltre vent’anni, due inediti per la band culto di Lele Battista
A distanza di 22 anni dall’album Un curioso caso, Lele Battista, Giorgio Mastrocola, Giuseppe Sabella e Michele Sabella, ovvero La Sintesi, tornano sulle scene musicali con ben due inediti: Stravinskij e Finale
«La storia de La Sintesi ricomincia in una notte della scorsa estate, quando veniamo contattati da Saifam che ci informa della stampa in vinile dei nostri album. Ci incontriamo per autografare i dischi, e in quell’occasione prende forma l’idea di fare una nuova canzone insieme dopo vent’anni, un brano per celebrare la nostra storia comune.
Abbiamo lavorato con dedizione e con leggerezza, guidati dalla voglia di fare qualcosa di importante per noi stessi, lontani da certe logiche commerciali che in passato hanno minato la nostra unità. Siamo tornati a vent’anni esatti dal momento in cui le nostre strade si erano divise con la consapevolezza che senza questa musica le nostre vite sarebbero un errore.»
Inizialmente è nata nasce Stravinskij, dal testo astratto e poetico, con la collaborazione di Andrea Martinelli come autore. Solo in un secondo momento, quando Saifam ha proposto alla band l’uscita di un doppio inedito in 45 giri, è arrivata anche Finale, la storia di due amanti che si incontrano dopo vent’anni per fare un bilancio della propria storia d’amore.
La produzione artistica è stata affidata a Davide Ferrario, che ha contribuito a creare un nuovo sound per la band, mentre alla console viene coinvolto lo storico collaboratore Max Lotti.
Il doppio singolo è disponibile in un’esclusiva edizione in vinile 45 giri / 12 pollici trasparente crystal / 180 grammi con tiratura limitata e numerata, solo 500 copie – tutte autografate dalla band. Per acquistarlo clicca qui.
Con Bluvertigo e Soerba, La Sintesi è stato uno dei i progetti più importanti e di successo per un’intera generazione innamorata del pop elettronico degli anni ‘90 e ‘00.
“Non c’è più tempo”: le angosce e le paure dei 30 anni nel primo album di Michelangelo Vood
Anticipato dai singoli 2000 anni, Due morsi e Scemo, esce venerdì 10 maggio per Carosello Records Non c’è più tempo, il primo album di inediti di Michelangelo Vood.
L’album rappresenta una sorta di taccuino un po’ consumato e pasticciato, in cui Michelangelo racchiude e racconta il suo punto di vista e le sue riflessioni su cosa significa e cosa comporta avere 30 anni oggi.
«Tutti i giorni penso che io della vita non ci ho capito niente. Alla mia età i miei genitori avevano già una casa, un lavoro stabile e due figli, io invece sto a Milano in affitto con altre 3 persone, ho un lavoro precario e a malapena potrei prendermi cura di un cane, figurati di un figlio. Nella testa sento un orologio che non si ferma mai, mi dice che non c’è più tempo, che devo muovermi se non voglio rimanere un fallito per tutta la vita. E io mi muovo, ma non so dove sto andando. Paura, amore, futuro, solitudine, sacrifici, rassegnazione, speranza, metropoli, genitori, amicizie, provincia, delusione, fame, treni, scelte, dipendenze, fallimenti, insonnia, verità. Ho messo tutto questo nel mio primo disco»
In mezzo a frammenti di vita ordinaria la sua penna scrive fitta, cancella, mette punti, ricomincia, con un’urgenza espressiva che manifesta la necessità di condividere ciò che prova con chi può e ha voglia di capirlo.
I 30 anni significano consapevolezza, domande, ancora poche risposte, significano impegno, volontà, rimpianti, provare a perdonarsi, un continuo tentativo di accettazione e di capire quale sia il nostro posto nel mondo.
E significano preoccupazioni: c’è il costante pensiero di non essere più in tempo per realizzare ciò che si è sempre sognato.
Questo provoca frustrazione, mina l’autostima, ci fa sentire falliti talvolta. Ci sono situazioni in cui ci sembra impossibile cambiare il nostro stile di vita ma esiste sempre una via d’uscita, una strada “nostra” da percorrere.
I 30 anni sono il momento in cui è ancora tutto in discussione, e finché è così, paradossalmente, la mancanza di certezze può rappresentare l’opportunità giusta di tracciare percorsi alternativi per realizzare ciò che si vuole e in cui si crede.
Michelangelo Vood, nome d’arte di Michelangelo Paolino, è un cantautore originario della Basilicata.
Vood non è solo il cognome della madre, alla quale egli dedica il suo percorso artistico, ma anche un richiamo alla parola “wood” (bosco), omaggio alla natura selvaggia e incontaminata della sua terra. Dopo il trasferimento a Milano, città in cui la mattina insegna italiano e storia agli studenti delle scuole superiori, nel 2019 pubblica “Ruggine”, il suo primo singolo autoprodotto. Nello stesso anno vince il concorso per autori Genova per voi, indetto da Universal Music Publishing. Nel 2020 pubblica da indipendente il suo EP di debutto “Rio nero”.
Nel 2022 firma con Carosello Records e pubblica il singolo “Souvenir”, seguito da “Sotto il diluvio (nessuno tranne te)” .
Inaugura il 2023 con il brano “I love you” e prosegue a distanza di qualche mese con il singolo “Senza mani”. L’estate del 2023 è l’occasione per portare live nei principali festival italiani le canzoni che ha scritto in questi anni.
“È caratteristica dell’amore come lo conosco l’equilibrio instabile. Un gioco delle parti che a volte danzano all’ unisono altre si muovono su basi differenti, per molti un segreto di longitudine. Camminare sulla luna racconta il rapporto tra un viaggiatore da fermo e la sua metà, la sua ancora di salvezza. Legati dal sentimento, diversi e sempre in balia delle onde.”
Camminare sulla luna è il singolo di debutto di Vago, il nuovo alterego musicale di Marco Fontana.
Un nuovo inizio che si condisce di un immaginario cinematografico e che vuole raccontare l’amore, quello instabile: un gioco delle parti che a volte danzano all’ unisono altre si muovono su basi differenti, per molti un segreto di longitudine. Questo brano racconta il rapporto tra un viaggiatore da fermo e la sua metà, la sua ancora di salvezza. Legati dal sentimento, diversi e sempre in balia delle onde.
“Così come la musica ha il compito di ampliare l’orizzonte immaginifico dello spettatore mi piace immaginare che le immagini, possano avere lo stesso ruolo con una canzone. Senza ricalcare il racconto del brano ma andando ad aggiungere elementi che ruotano attorno all’incontrollabile forza dei sentimenti e al fascino delle relazioni, di qualunque tipo esse siano, così potente da far muovere il cuore indipendentemente dalla mente.”
Quali film potrebbero quindi essere la colonna visiva di Camminare sulla luna secondo Vago?
Dieci inverni: un amore mai esploso, un rapporto intenso che attraversa il tempo della
crescita di due ragazzi, dall’adolescenza all’età adulta. La lontananza, il dolore della
distanza, e l’incapacità di spezzare il filo. Dieci anni raccontati attraverso certi momenti
vissuti durante gli inverni ci raccontano il fluttuare del sentimento, quel lento mutare
forma, e gli effetti nell’età più matura.
Le conseguenze dell’amore: la costruzione di un nuovo sé, un sentire differente, un
incontro con i sentimenti prima congelati in virtù di un ordine perfetto e sacro. La storia di
un uomo che si ritrova a fare i conti con il caos emotivo provocato dalla sorpresa
sentimentale capace di irrompere nella sua vita.
Se mi lasci ti cancello: un volo “alta-mente” onirico sull’amore con un’ ala spezzata e il
fiato che manca. Essere disposti a tutto per dimenticare, senza conoscere le
conseguenze. Un film su ciò che rimane addosso, sulla speranza che la memoria,
appartenente obbligatoriamente al passato, abbia un ruolo nel futuro.
Vago si muove tra le cabine di un cinema.
Proietta visioni di altri alla costante ricerca di stimoli e storie da raccontare. Con l’orecchio teso ai silenzi, alla sottrazione, alla musica del caso e i rumori che si trasformano in suono. Le canzoni sono piccole scenografie o addirittura film, proiettati in musica e raccontati dalle parole. Ad orecchie e mente il compito di modellare gli elementi e dare una forma.
Vago è anche questo, un progetto aperto ad altri musicisti dove ogni idea contribuisce alla realizzazione di un piccolo viaggio chiamato canzone e ne libera chiavi di lettura inaspettate. Camminare sulla luna è il primo tassello di una storia con tanti protagonisti.
“Se ti apri all’Universo, Lei ti risponde”: è questo il messaggio al centro di Dea saffica, il nuovo singolo di Gaia .
Scritto da Gaia stessa e prodotto da Bias, Dea saffica nasce per celebrare le donne: il titolo è un’ode all’universo femminile e vuole raccontare gli opposti che coesistono nella Donna, esaltata come creatura poeticamente contrastante, propensa a custodire, curare e cambiare, ma senza mai giudicare il prossimo.
Amore, sorellanza, rabbia, fertilità, piacere: la femminilità è anche creatività e capacità di rinascere attraverso l’apertura a ciò che l’Universo offre.
Il videoclip che accompagna il brano, diretto da Stella Asia Consonni, enfatizza il messaggio del brano, mostrando un mondo fatto di sorellanza, rituali e connessione con la natura.
Circondata da sette ninfe, Gaia lancia un messaggio forte e attuale: l’unione tra donne rende invincibili e la capacità di essere resilienti, racchiudere in sé forza e fragilità allo stesso tempo è proprio ciò che le rende uniche.