BITS-RECE: Bartolini, “TILT”. Il tempo passa, la musica salva

BITS-RECE: Bartolini, “TILT”. Il tempo passa, la musica salva

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

C’è un momento cruciale che attraversa la vita di ognuno: il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Una tappa inevitabile, che ogni essere umano vive a modo suo: per alcuni arriva prima, per altri più tardi; alcuni cercano e sospirano questo traguardo fin da quando sono bambini, altri non si rendono neppure conto di averlo già raggiunto, Altri ancora, semplicemente, lo subiscono e lo vivono come qualcosa a cui è impossibile sfuggire, anche se ne avrebbero volentieri fatto a meno.

Giuseppe Bartolini – in arte semplicemente Bartolini – sembra appartenere a quest’ultima categoria, per sua stessa ammissione: “Dopo Forever [il suo secondo album, ndr], ho scelto nuovamente il mio vissuto come punto di partenza del racconto, ma in una chiave differente e più profonda. Dove Forever descriveva il mio rifugio ideale attraverso le sensazioni della mia adolescenza e delle mie origini, TILT racconta il momento di inevitabile confronto con la vita adulta e con ciò che la definisce: la musica, una relazione e anche la stessa città di Roma. Un delicato equilibrio, una pila di bicchieri che a volte riesco a tenere in piedi e altre no”.

Ecco, TILT, scelto come titolo del suo nuovo lavoro, fa riferimento proprio a questo passaggio, questo cambiamento umano e personale.

Per raccontarlo, il cantautore calabrese si è rifatto alle sonorità indie e rock di chiara matrice anni ’90, dalla cui maglie sbucano qua e là anche rimandi alla vecchia scuola dell’r’n’b.

L’elemento interessante dell’album è la sua impostazione su un doppio livello, una caratteristica che accomuna ogni traccia.
Un primo livello, più immediato, è costituito dalla musica, dalle sonorità.
TILT è un disco musicalmente vivace, luminoso, arioso, leggero. I brani si rincorrono scorrevoli uno dopo l’altro senza inciampi e senza lasciare vuoti. Per farsene un’idea basta ascoltare pezzi come ADHD o Paris McDonald’s, oppure Chicco, in cui insieme a Tripolare Bartolini rende omaggio al tempo felice della fanciullezza.

Basta però soffermarsi un attimo sulle parole dei testi ed ecco emergere il secondo livello del disco, quello più profondo e personale. Dentro alle parole di TILT si nascono infatti i pensieri di un ragazzo che si affaccia per la prima volta alla vita con uno sguardo adulto e una maggiore consapevolezza. Ci sono le paure, le ansie, le delusioni, gli equilibri precari da tenere insieme. C’è persino spazio per alcune riflessioni sulla morte, come in Ultima volta e Cimitero.

Proprio questo doppio livello di lettura, se da una parte conferisce ai brani maggiore spessore, dall’altra permette di metabolizzare anche i racconti più difficili.

Significativo che l’unico momento di completa malinconia venga riservato all’ultima traccia, Heath Ledger, una sorta di dichiarazione d’intenti posta però in finale d’opera:

“Volevo solo non farmi male
tornare a casa per respirare
Ormai non so più come respirare
Nel loro specchio solo vuoto
perché mi lasci solo
Fanculo questo gioco…”

#MUSICANUOVA: Caspio, “Cinico”

#MUSICANUOVA: Caspio, “Cinico”

Si intitola Cinico il nuovo singolo di Caspio, primo estratto dal prossimo album, in uscita alla fine del 2024.

Un brano di stampo rock anni ‘90 che riflette sulla nostra incapacità di dire di no a un mondo che sembra volersi prendere tutto di noi: il tempo, lo spazio, il futuro.
Crediamo di essere davvero liberi, ma non lo siamo mai fino in fondo se continuiamo a collezionare rimpianti.

Nonostante sia musicalmente diverso dalle passate pubblicazioni, il nuovo singolo rappresenta di fatto l’anello di congiunzione con il precedente EP fugit (pubblicato due anni fa).
Il disco si chiudeva infatti con il brano non è la fine, dove si ripete infatti lo stesso riff di Cinico.

“La mia storia musicale inizia con l’adolescenza, quando ormai gli anni ‘90 stavano volgendo al termine. Ma gli anni ‘90, a quel punto, c’erano stati, eccome se c’erano stati!
Così, legati un po’ al passato, io e la mia musica siamo perennemente fuori, non di tendenza. Proprio per tornare a quelle che considero le mie radici, oggi chiudo con l’elettronica e torno all’essenziale, al grunge, al rock, alla musica suonata davvero, talvolta distorta, talvolta pure imprecisa.
Lo faccio nel tentativo di raccontare la mia generazione e per rivolgermi a quelle successive, per raccontare a tutti di quel futuro tanto promesso ma che non arriva mai, per raccontare un mondo tutt’altro che perfetto che, però, ti chiede di esserlo.”

BITS-RECE: Comete, “Lividi”. Maledetto cuore, benedetta notte

BITS-RECE: Comete, “Lividi”. Maledetto cuore, benedetta notte

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

E siamo stati tante cose messe insieme male
Forse non siamo stati disegnati bene
Come un grande quadro in un museo un po’ vuoto
Dove non passa nessuno 

E siamo stati lampi e tuoni
In mezzo a temporali estivi
Che durano poco vanno via veloci
Ma fanno i peggio casini
(da “Lampi e tuoni”)

Quanto sarebbe più leggera, più lieve, la vita se il cuore non ci si mettesse sempre a complicare le cose? Quanto potremmo stare meglio? Ce lo diamo sempre…

Ma senza tutte quelle meravigliose complicazioni saremmo davvero più felici? Senza considerare che, senza le turbolenze del cuore, i cantautori sarebbero pressoché disoccupati e noi avremmo molte meno canzoni d’amore con cui farci compagnia.

E che dire della notte, quella fetta del giorno così magica e misteriosa, in cui tutto, oltre che più silenzioso, si fa più lento e più piccolo. È proprio quello il momento in cui noi siamo davvero “noi”, il momento in cui ci parliamo con più sincerità, e in cui molte delle cose che pensavamo di esserci lasciati alle spalle si ripresentano nitide davanti a noi.

Ecco, senza la tribolazioni del cuore e senza l’abbraccio paziente e consolatorio della notte probabilmente non ci sarebbero stati nove capitoli di Lividi, il nuovo album di Comete. Un disco in cui il cantautore ha raccolto nove istantanee di vita “scattate” nel corso degli ultimi due anni.

Come è facile intuire, si tratta perlopiù di immagini dipinte con toni in minore, elaborate tra ricordi nostalgici, riflessioni sugli errori commessi, storie che hanno preso destini insperati, qualche rimorso, qualche rimpianto. O anche solo una passeggiata in una sera di primavera, quando è maggio, ma la felpa ci sta ancora bene.

“Oggi è davvero un bel giorno è uscito pure il sole
Di quelle giornate che voglio soltanto cantare
E se ti penso lo so che poi ti voglio sentire
E se ti voglio sentire poi ti voglio abbracciare
E poi ti voglio mangiare
sì, come la cena di Natale”
(da “Peccato!”)

Quella di Comete – al secolo Eugenio Campagna – è una poetica crepuscolare, illuminata da bagliori tenui e gentili.
Da una parte ci sono i racconti dei dolori del cuore e della mente, dei lividi che la vita senza volerlo ti lascia addosso, ma in fondo c’è uno spazio aperto alla speranza, alla voglia di tornare a sorridere.

Perché se la notte è fatta per guardarci dentro e per fare la conta di tutte le botte prese, è anche vero che la vita ci aspetta dopo, alla luce del sole.

“Oggi è stato un giorno senza senso
Di pioggia di rumori e con un nodo nella gola
Stretto, stretto, stretto, stretto, stretto
Pensavo di morire poi invece è tornato il sole”
(da “Lividi”)

 

BITS-RECE: La Sad, “Odio La Sad”. La vita in punk-rock

BITS-RECE: La Sad, “Odio La Sad”. La vita in punk-rock

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

Dopo anni di overdose hip-hop e trap, declinati in tutte le possibili varianti possibili, l’exploit mainstream de La Sad – in grandissima parte merito dell’esperienza sanremese – è arrivato roboante come un fulmine a ciel sereno.

A memoria, era più o meno dai tempi di Domani smetto degli Articolo 31  – anno 2002 – che un progetto italiano anche solo vagamente orientato al punk non si guadagnasse l’attenzione del grande pubblico.

In effetti, la prima sensazione che si prova ascoltando le tracce di Odio La Sad, il nuovo album del trio formato da Theø, Plant e Fiks, è quella di un leggero spaesamento: sembra di essere riportati indietro nel tempo, ai primi anni ’00, quando era il punk-rock a farla da padrone tra i giovanissimi. Blink 182, Avril Lavigne, Sum 41, i riferimenti della memoria corrono a quei nomi, che per molti sono oggi sinonimo dei tempi felici dell’adolescenza.

Anche la loro estetica, fatta di chiome fluo, borchie, outfit neri in similpelle, attingendo a quell’immaginario emo così spiccato, appare oggi lontana, fuori moda, decisamente diversa da quello su cui oggi investe il mercato discografico.

E l’impressione è che l’intento dei nostri sia esattamente questo: arrivare di traverso, da dove nessuno guarda.

Partiamo col dire che Odio La Sad è un album centratissimo. Un disco coerente, compatto, solido, che pone al centro un messaggio forte e chiaro. Un messaggio che non chiede troppe interpretazioni o troppi giri di parole per essere compreso. Si parla di emarginazione, di dolore, di quel senso di smarrimento e di solitudine che almeno una volta nella vita prende tutti, ma che si può trasformare in una voragine tenebrosa se non si ha la forza e la capacità di guardare altrove, e si finisce per caderci dentro.

La Sad dà voce a chi ha sempre pensato di non averla, a chi nella vita si è sempre sentito un vinto, un perdente, e – peggio – è sempre stato convinto di non aver diritto a una possibilità.

Non c’è alcun obiettivo di rivalsa incattivita, di vendetta o di dimostrare qualcosa; è il gesto di chi si libera di tutto l’odio che sente dentro, di chi non permette al passato di uccidere il futuro. Nasce anche da questo intento il titolo del disco e dell’omonima traccia di apertura.

nei brani di Odio La Sad si parla di odio subìto, di amori tossici, di mancanza di fiducia, di ansie e di insicurezze, di dipendenze, persino di suicidio giovanile, come in Autodistruttivo, il brano portato coraggiosamente su palco di Sanremo.

La Sad canta per gli “stropicciati”, per i tutti i diversi, per chi non ha ancora trovato una strada o l’ha magari persa, per chi si chiede se abbia senso tutto sommato restare a bordo, fino alla fine di questo viaggio nel mondo.

Tra i momenti più emozionanti dell’album c’è sicuramente Maledetta vita, una dichiarazione d’amore al mondo cantata insieme ai Pinguini tattici nucleari. Un brano di una bellezza limpida come la luce che arriva dopo un lungo buio.

Funziona molto bene il duetto con Rose Villain in Non lo sai e poi c’è l’indovinata accoppiata con Rettore, una che punk non lo è forse mai stata musicalmente, ma nell’anima sì, sempre. Rivoluzionaria, disturbatrice, innovatrice, insieme a lei La Sad rivisitano un pezzo iconico e ironico come Lamette.

A chiudere il disco è Fuck The WRLD: vengono tirate in ballo l’anarchia, la libertà, la lotta alla società e alla classe politica, ma si fa davvero fatica a cogliere in questo brano l’autentica spinta eversiva che il punk per natura dovrebbe avere. Ed è proprio qui, dove il gruppo sempre voler alzare un po’ di più l’obiettivo, che si intravede il limite.

Perché, non dimentichiamolo, stiamo pur sempre parlando di punk-rock, che è cosa ben diversa dal punk.
E non sarebbe male se il prossimo passo del progetto La Sad si giocasse proprio su questo terreno. Passata la voglio di ribellione di gioventù, sarà tempo di crescere.

#MUSICANUOVA: Ainé – “Pareti – Agosto”

#MUSICANUOVA: Ainé – “Pareti – Agosto”

 

La mia testa non ha più pareti, non ha più barriere né confini. Riesco a vedere, riesco a sentire ogni profumo, chiudo gli occhi e mi godo la salita. Sono in cammino verso chissà dove, spengo la mente, i pensieri e accendo la pancia e le sensazioni. Questa volta ho detto no, non permetterò a niente e a nessuno di rovinare il mio viaggio. Te lo prometto. Questa volta vengo prima io. Me lo prometto.
Stavolta dico di no. Ho spento la tua voce nella testa e ho ritrovato la mia.
Con ogni pezzo che raccolgo risalgo, e i sorrisi adesso hanno un altro sapore, perché la fatica della salita è miele. Mi chiedo ancora chi sono, ma da oggi rinasco da solo
”.

Con queste parole Ainé descrive Pareti – Agostoil suo nuovo singolo, seconda anticipazione dell’EP BUIO in uscita il 19 aprile dopo Scappare – Giugno

In ogni canzone del nuovo progetto discografico, Ainé, uno dei più importanti esponenti del nu soul italiano, descrive le emozioni derivate, mese dopo mese, da una separazione importante.

In Pareti – Agosto si racconta la voglia di cercare un percorso libero e autonomo, districandosi dai fili che ci legano a qualcosa che oramai non esiste più. 

#MUSICANUOVA: rovere, “Stupido classico”

#MUSICANUOVA: rovere, “Stupido classico”

“All’inizio di una relazione, anche le attività più semplici, se fatte insieme, diventano un momento importante. Un viaggio in auto, una canzone dall’autoradio, sono subito ricordi indelebili. Il tempo passa veloce ma ci si aggrappa a ogni istante nella speranza non passi mai. Ti ritrovi a ringraziare ogni semaforo rosso che ti allontani dalla fine di quella serata e ti faccia rimanere anche solo qualche momento in più con quella sensazione di perfezione addosso.”

A quasi un anno dall’ultimo brano, i rovere tornano con un nuovo singolo, Stupido classico.

Tra dubbi e insicurezze, tipiche delle prime fasi di una frequentazione – “tu con i tuoi sogni, io con mille dubbi”, “stanotte spaccami e giurami che non torni a casa e resti con me” – Stupido classico parla delle emozioni che si provano all’inizio di una relazione, quando ci si aggrappa a ogni piccolo momento e gesto sperando che il tempo non passi mai.

#MUSICANUOVA: ceneri, “Ritornerò”

#MUSICANUOVA: ceneri, “Ritornerò”

Dopo il brano Ultima Festaceneri, seconda anima della cantautrice friulana Irene Ciol, torna con il nuovo singolo Ritornerò.

Secondo tassello del suo nuovo percorso discografico, Ritornerò parla dell’importanza di saper lasciare andare via le persone, gli affetti. Nel brano ceneri si confronta con il cambiamento, l’amore e la paura di perderlo: “A volte c’è il bisogno di perdersi e spostarsi per potersi riconciliare con se stessi. Capita di non riconoscersi più nella persona che si è sempre stati ed è difficile ammetterlo perché si ha paura di perdere chi ci sta accanto”, racconta ceneri e continua: “Accettando il cambiamento come parte della natura delle cose si può diventare la versione migliore di sè senza più la paura di rimanere soli”.

Come per i precedenti brani, l’artista prosegue il sodalizio artistico con i B-CROMA, il duo formato dai producer Rocco Giovannoni e Marco Spaggiari, a cui si aggiunge per l’occasione nella parte compositiva il dj, produttore e polistrumentista italo-canadese Bruno Belissimo che arricchisce le sonorità del brano malinconico e sognante sostenuto dalla voce eterea e sussurrata di ceneri.

Scrivo il tuo nome sui petali di un fiore 

il tuo ricordo sbiadisce tra le mie dita 

se mi allontano è solo per restarti accanto 

ridarti lo spazio che hai perso ormai 

Mi lascerò trasportare 

Sempre più in profondità

e forse davvero 

non so niente di me 

ritornerò come un’alba 

ti sfiorerò 

e anche se svanirò 

io non me andrò non me ne andrò mai

La notte che si scioglie senza far alcun rumore 

in mezzo alle pieghe del buio mi perderò 

lo so 

Mentre secondi pesano quanto le ore 

Mi chiedo se domani mi riconoscerò 

Mi lascerò trasportare 

Sempre più in profondità

e forse davvero 

non so niente di me 

ritornerò come un’alba 

ti sfiorerò 

e anche se svanirò 

io non me andrò non me ne andrò mai

ritornerò non preoccuparti 

ti sfiorerò 

e non me ne andrò 

io non me andrò non me ne andrò mai

Sussurri di ombre lasciate in sospeso 

Seguendo la sera mi perderò 

Lascio che la notte mi porti altrove 

Per ritrovare quello che non ho 

ritornerò come un’ alba 

ti sfiorerò 

e anche se svanirò 

io non me andrò non me ne andrò mai

ritornerò non preoccuparti 

ti sfiorerò 

e non me ne andrò 

io non me andrò non me ne andrò mai

#MUSICANUOVA: Silent Bob, “SAB”

#MUSICANUOVA: Silent Bob, “SAB”

 

Silent Bob torna con SAB.

Un pezzo personale, in cui l’artista attinge al proprio vissuto dando voce alla delusione scaturita dalla fine di una relazione e sfogando la rabbia nata dalla consapevolezza di essere stati ingannati. La penna dell’artista ripercorre i momenti difficili vissuti in un passato non troppo lontano: il rapper fa riferimento anche alla strada, alla sua famiglia e alla disillusione che spesso sembra attanagliarlo, dando vita a un brano estremamente intimo, figlio di una forte introspezione.

La produzione di SAB è affidata ancora una volta a Sick Budd, con cui Silent Bob è legato da un’amicizia e da una stima che si è tradotta in un sodalizio artistico ormai pluriennale.

“Shadows of the Night”, il gran ritorno di Gigi D’Agostino

Shadows of the Night, il gran ritorno di Gigi D’Agostino

Il momento che in tantissimo aspettavano è finalmente arrivato!

Dopo la malattia che l’ha tenuto a lungo lontano dalla consolle e dopo il grande successo riscosso all’ultimo Festival di Sanremo, Gigi D’Agostino torna sulle scene con un progetto internazionale, Shadows of the night.

Una nuova collaborazione, realizzata insieme a Boostedkids.

“Il progetto è nato dalla voglia di forti tensioni emotive, dalla curiosità e voglia di andare oltre con le armonie e sentire cosa c’è più in là” ha dichiarato Gigi Dag “In questo caso abbiamo pensato di rielaborare la mia canzone del 1999 Another Way che proprio quest’anno compie 25 anni. Abbiamo mantenuto la sezione strumentale originale creando e ricamando, tutt’intorno, una parte inedita, dando vita a un nuovo punto di vista oltre che un ulteriore punto d’ascolto e di ballo”.

Il prossimo 21 giugno il Capitano tornerà dietro alla consolle a Fiera Milano Live per una data imperdibile, prodotta da Vivo Concerti, che darà il via alla stagione estiva.

Non siamo mai stati tanto felici di ballare!!

#MUSICANUOVA: Kilian, “Ultrasogno”

#MUSICANUOVA: Kilian, “Ultrasogno”

 

È un altro sabato che ho
Perso a pensare una risposta
la gente balla e non sa che
precipitiamo verso terra

In bilico tra sogno e realtà, come all’interno di un quadro di De Chirico, ULTRASOGNO racconta l’allontanamento in seguito a una relazione fallita. A segnare l’esordio di Kilian è un brano nato naturalmente in pochi minuti: idee e suggestioni filtrate in un testo ricco di elementi surreali, su cui suoni naturali si alternano a sample artificiali su una strumentale UK garage.

Il sogno che il protagonista avverte distante è l’incubo di perdere ciò che si dà per scontato, una prospettiva remota che, avverandosi, fa crollare ogni sicurezza. ULTRASOGNO nasce dall’illusione di avere il controllo sulle persone che ci circondano, percepite come certezze incrollabili.

Assieme al produttore Enrico Bondi, l’artista impasta una strumentale in cui le batterie alzano e abbassano l’intensità del pezzo; a fare da collante, il suono di una goccia che cade e dei cori cantati in una non-lingua, nata e morta nel momento della registrazione del brano.

Sembrava solo un brutto sogno lontano
ho perso la presa e cadevo giù
Faccio già parte di un ricordo sbiadito,
ora sto in un posto ma non ci sei tu

Kilian è il secondo nome di Luca Restaino, artista vicentino classe ‘95, attualmente di base a Milano. I primi flirt con la musica avvengono alle medie, in cui familiarizza con il progressive rock. Da qui in poi la musica dilaga nella sua vita, annullando la competizione e diventando la più dolce tra le ossessioni. Crescendo, esplora vari generi musicali prendendo parte a progetti di stampo cantautorale, rap e soul, gettando le basi per diventare il musicista poliedrico che è oggi. La pandemia è un punto di svolta: scopre l’amore per l’elettronica e mette in discussione il proprio percorso accademico. Si trasferisce a Milano alla ricerca di nuove connessioni attraverso la musica. Oggi scrive, produce e arrangia per sé e per altri artisti.