Il Goa-Boa 2019 entra nel vivo


Goa-Boa
chiama Luna: a 50 anni dal primo passo dell’uomo sul suolo lunare, torna lo storico festival in scena nel Porto Antico di Genova.

Tra gli appuntamenti cardinali della scena festivaliera italiana, la kermesse in scena nel cuore de “La Superba” prende ufficialmente il via. Dopo le due prestigiose anteprime che hanno avuto come protagonisti Calcutta e Gazzelle, e dopo le due serate di “Goazilla” dedicate ai mostri sacri del rock (Steve Hackett e Jethro Tull), Goa Boa 2019 entra nel vivo della sua programmazione.

Cinque serate, da mercoledì 17 luglio a domenica 21, in cui si esibiranno artisti pesi massimi della musica italiana come Salmo e Max Gazzè, ad esponenti delle nuove generazioni della musica italiana come, Carl Brave e Izi, sempre in accordo con lo spirito onnivoro divenuto autentico marchio di fabbrica della direzione artistica tracciata nel corso di queste 22 edizioni.

È possibile raggiungere l’Arena del Mare del Porto Antico di Genova con estrema facilità. La location è situata a pochi minuti di distanza a piedi dal centro storico e dalle fermate delle linee di autobus che passano per Piazza Caricamento. È possibile arrivare rapidamente a destinazione anche dalla stazione ferroviaria di Piazza Principe (10 minuti a piedi circa e 2 fermate di metro). Per coloro che arriveranno in macchina da fuori città, si consiglia, in base alla provenienza, di prendere l’uscita Ge-Ovest o Ge-Est e proseguire per “centro città”.

All’interno dell’area del Porto Antico ci sono ampie possibilità di parcheggio, coperto e scoperto, comprensivi di posti per disabili, con tariffa oraria forfait dalle 20.00 alle 3.00 (parcheggi Siberia, Cannoniere, Autosilo e Gadda). A poche centinaia di metri in via della Marina c’è inoltre il Marina Park e un’area sosta per Camper.

Per chi già in possesso di biglietto, l’entrata è situata al termine di via Magazzini del Cotone.
È possibile acquistare i biglietti in loco, (al termine di via Magazzini del Cotone) a partire dalle ore 19.00, o nei circuiti online e nei punti di prevendita territoriali indicati sul sito www.goaboa.it.

Goa Boa: oltre 50 artisti per la “spaziale” edizione 2019. Anteprime con Calcutta e Gazzelle

Luglio 1969: l’uomo muoveva il primo passo sulla Luna.
50 anni dopo, a luglio 2019, Goa-Boa sventola la bandiera della nuova musica italiana nel cuore del Porto Antico di Genova.
Oltre 50 artisti, una manciata di poeti e dj in 9 serate programmate in centro città, giocando a Ping Pong sulla Luna, circondati dal mare.

Nel luglio del 1969, Neil Armstrong compie quel “piccolo passo per l’uomo” che per la prima volta unisce tutta l’umanità – oltre ogni frontiera geografica o ideologica – col fiato sospeso davanti al tubo catodico: l’uomo è sulla luna.
La Luna. L’unico satellite terrestre, fin dall’antichità oggetto di fascinazione e ispirazione per gli artisti del nostro Pianeta, è la protagonista della 22a edizione del Goa Boa di Genova. A 50 anni dall’allunaggio dell’Apollo 11, lo storico festival celebra questo importante compleanno ospitando un cast stellare pronto ad atterrare nel cuore del Porto Antico della “Superba” per una festa senza precedenti.

Molte le tappe disegnate sulla mappa intergalattica di questa edizione, a partire dalle due ghiotte anteprime in cui saranno protagonisti Calcutta (5 luglio) e Gazzelle (9 luglio).
Scaldati i motori si decolla seguendo le rotte più avventurose cui ci hanno abituati gli esploratori dell’Associazione Psyco, organizzatori della kermesse genovese sin dal 1998. Ed è così che una miscellanea di coraggiosi artisti, uniti da quella voglia di perlustrare costellazioni musicali sempre nuove, si avvicenderanno dal 17 al 21 luglio: dal rock incediario dei Fast Animals and Slow Kids, alle declinazioni transgenerazionali della canzone nostrana proposte da Carl Brave, Ghemon e Max Gazzè, sino alle commistioni rap di Salmo e IZI, che chiudono Goa Boa 2019 proprio tra il 20 e 21 luglio, gli stessi giorni in cui 50 anni fa gli statunitensi misero piede sull’Astro d’Argento. In mezzo c’è spazio per tutti quegli esponenti del nuovo corso che, con ogni probabilità, saranno le stelle delle prossime stagioni: Dutch Nazari, Priestess, Leyla El Abiri, Eugenio in Via Di Gioia Quentin40, Mecna, Alfa sono solo alcune delle sorprese in cartellone.

Ma sul pianeta Goa Boa c’è ancora spazio per le novità ed è così che nasce Goazilla, un nuovo format dedicato agli “intramontabili” della storia del rock, un altro tassello che testimonia l’attitudine di chi è capace di guardare sempre avanti mantenendo ben salde le radici nel passato.
Goazilla apre ufficialmente i battenti il 14 luglio con Steve Hackett – mitico chitarrista dei Genesis che, per la prima volta in Italia, eseguirà integralmente Selling England by the Pound, l’album definitivo della band britannica – e a seguire i leggendari Jethro Tull di Ian Anderson, che il 16 luglio sbarcano a Genova per festeggiare, insieme alla Luna, il prezioso anniversario d’oro.

L’intero programma del Goa Boa 2019 è visibile qui.

ASPETTANDOSANREMO: "Voglio solo raccontarvi una storia". Quattro chiacchiere con… Mirkoeilcane

Romano, classe 1986, Mirko Mancini ha scelto di presentarsi al pubblico con il nome di Mirkoeilcane, ma non chiedetevi il perché: è un segreto che non vuole svelare.
Ha iniziato a fare musica già da alcuni anni, suonando con diversi artisti e dedicandosi anche alla scrittura di brani per colonne sonore di web serie e film. Poi, nel 2016, è stata la volta del suo primo, omonimo album, che gli è valso importanti riconoscimenti, tra cui il Premio Bindi.

Quest’anno è entrato tra le otto Nuove proposte che partecipano al Festival di Sanremo: si presenta con Stiamo tutti bene, un brano piuttosto distante dai canoni sanremesi, una canzone quasi parlata che è prima di tutto una storia. C’è di mezzo l’immigrazione e un disperato viaggio “della speranza”, descritto dagli occhi inconsapevoli e sorridenti di un bambino. Ma non traete conclusioni affrettate: qui di posizioni politiche non ce ne sono e nelle canzoni di Mirkoeilcane c’è molto di più.
Mirkoeilcane-045 (1)
Qual è la storia che c’è dietro a Stiamo tutti bene? E perché proporre proprio questa canzone alle selezioni per Sanremo?

La canzone è nata da una chiacchiera che ho fatto con un ragazzo, a cui ho dato il nome di Mario, che mi ha raccontato la sua esperienza: una storia atroce, ma che lui mi ha raccontato con un grande sorriso sulle labbra. Questo mi ha spinto a correre subito a casa e trascrivere le sue parole, per poi farne una canzone. Ho voluto proporla per Sanremo quasi come un scommessa.
Essendo una canzone così lontana dai canoni sanremesi non avevi paura che potesse essere accolta male dalla commissione?
Ho 31 anni, e posso dire che ho seguito per 30 anni Sanremo da casa: conosco bene i meccanismi, so cosa ci si aspetta di sentire su quel palco, ma non volevo tradire me stesso, la mia identità, e ho quindi scelto di non cambiare il brano solo perché lo stavo proponendo per quel particolare contesto.
La produzione del brano è di Steve Lyon, che in passato ha lavorato anche con Paul McCartney e Depeche Mode. Come siete entrati in contatto?
Steve si è occupato anche della produzione di tutto il mio secondo mio, che uscirà il 9 febbraio. Ci siamo conosciuti durante un evento a Roma: alla fine della serata abbiamo parlato un po’ e lui ha espresso pareri molto positivi sulla musica, ci siamo trovati in linea su molti aspetti e ci siamo piaciuti anche umanamente. Poter lavorare con lui mi è servito per dare un paio di marce in più al disco e mi ha permesso di imparare molto.
Mirkoeilcane-038
Non hai paura che la tematica del brano possa generare strumentalizzazioni?
Mi sembra eccessivo parlare di paura, in fondo stiamo parlando di canzoni. Pur con un evidente riferimento all’immigrazione, è semplicemente la storia di un bambino, e sbaglia chi vuole vederci dentro qualcosa di diverso, non c’è nessuna presa di posizione, nessuno schieramento politico. Anche il nome stesso del bambino, Mario, è fittizio. Qualcuno ha provato ad associarmi a determinate aree politiche, ma sono manovre da cui voglio stare lontano.
Come si pone questo brano rispetto al nuovo album, Secondo me?
Come ho già fatto nel primo disco, mi piace prendere in giro gli stereotipi della società. Non che io mi trovi molto distante da certe dinamiche, non vivo in un faro da eremita, ma mi lascia sempre di stucco vedere come a volte si perda il senso della realtà. Forse rispetto agli altri brani, in Stiamo tutti bene non me la sono sentita di usare molto l’ironia e il sarcasmo, anche se di solito mi piace scherzare su tematiche importanti, mi sembra un modo per far arrivare meglio i messaggi.
SECONDO_ME_cover_album_b
Con quali influenze musicali sei cresciuto?
Inizialmente i Beatles, ho consumato i loro dischi. Avendo fatto studi da musicista, ho poi ascoltato anche molta musica strumentale: potrei citare Jeff Beck, tanto per fare un nome. La scrittura invece arriva dai grandi cantautori italiani, Dalla, De Gregori, Fossati, ma anche autori più moderni come Samuele Bersani, Max Gazzè, Daniele Silvestri.
Pensi che oggi i cantautori abbiano un ruolo diverso rispetto al passato?
Decisamente, anche perché è un ruolo che è stato ghettizzato nei club di qualche quartiere, mentre una volta le canzoni dei cantautori facevano parte della vita delle persone: c’è chi si sposava con quella musica. Oggi il cantautorato ha lasciato spazio a una musica più superficiale, adatta ad accompagnare lo shopping, come se non ci fosse più il tempo di sedersi e ascoltare le parole. Si è persa la valenza del messaggio, che è un po’ il centro della canzone.
Non hai mai voluto svelare l’origine del tuo nome d’arte, quindi non indagherò. Ma perché vuoi mantenere il segreto, hai promesso a qualcuno di non rivelarlo mai?
Sembra una trovata di marketing, ma non sono così intelligente. Adesso mi diverto a mantenere questo segreto, ma posso dire che rispecchia la volontà di non prendermi troppo sul serio. Si può parlare di certe tematiche anche mentendo una certa allegria, e credo che questo nome la comunichi.
Come ti stai trovando nel turbinio sanremese?
Mi sono sempre chiesto come fosse la vita degli artisti che andavano a Sanremo, e mi immaginavo giornate piuttosto complicate: in effetti, mi sono ritrovato a dover parlare di me con molte persone, ed essendo piuttosto riservato per natura non è stato facile, ma sto imparando a condividere dettagli che in altri contesti avrei tenuto segreti. Tutto sommato, lo trovo molto divertente. Nessuna ansia comunque, non mi appartiene.
Pensando al festival, cosa vorresti evitare?
Vorrei evitare di essere etichettato come un cantautore schierato. Mi piacerebbe dare a Stiamo tutti bene la risonanza e la visibilità che secondo me merita, anche per la tematica che affronta, ma spero che la gente si interessi anche al resto del mio lavoro. Non voglio passare solo come “quello della canzone sugli immigrati a Sanremo”.

Alchemaya: ad aprile Max Gazzè dà il via al progetto "sintonico"

bohemian-symphony-orchestra_praga
Nell’aprile 2017 Max Gazzè sarà impegnato con quello che appare il suo progetto artistico più innovativo: Alchemaya.

Suonato con la Bohemian Symphony Orchestra di Praga, il concerto sarà articolato in due parti: la prima è un’opera originale in cui Max e il fratello Francesco fondono insieme, attraverso nuove composizioni, gli approfondimenti esoterici condotti da Max negli ultimi 20 anni; la seconda parte propone brani tratti dal repertorio storico di Max riarrangiati in chiave “sintonica”, un neologismo creato appositamente per definire il concetto di integrazione tra strumenti sinfonici e sintetizzatori.
Il debutto è previsto a Roma il 3 aprile al Teatro dell’Opera, per proseguire il 4 al San Carlo di Napoli, l’8 al Teatro dell’Opera di Firenze, l’11 al Teatro Arcimboldi di Milano, il 13 al Gran Teatro di Padova e il 14 all’Auditorium del Lingotto di Torino.