“In amore siamo recidivi e bisogna capire quando è il momento di Scivolare via da una relazione tossica e cercare di vedere nella possibilità del cambiamento la propria felicità. Io scrivo che è la paura che ci rende grandi e lo penso davvero, l’ho sperimentato in prima persona. Questo lockdown credo abbia accentuato i difetti di molte coppie che spesso con la scusa della vita frenetica del nostro tempo hanno trascurato le loro fragilità. Spero abbiamo imparato tutti da questo momento drammatico ad osservarci e la mia canzone esorta il coraggio per uscire da finte zone comfort . La vita andrebbe vissuta con serenità e naturalezza sopratutto nella coppia”.
Parola di Maurizio Chi.
Dopo la pubblicazione durante il lockdown dei singoli Niente di più e Da grandi, il cantautore attualmente di base a Sydney lancia il suo singolo per l’estate italiana su tutti gli store digitali.
Il video del nuovo brano è stato realizzato con la collaborazione di Marco Laudani, coreografo di danza contemporanea, che con la sua supervisione ha coordinato 14 giovani ballerini. Il concept del video mostra la libertà creativa e di movimento dei giovani danzatori che attraverso l’utilizzo di una lampadina lanciano un messaggio affinché il settore delle arti non si spenga: “Ho proposto la mia idea semplice durante la quarantena a Marco Laudani amico e talentoso coreografo essendo stato per tanti anni io stesso un preparatore atletico per danzatori che adesso lavorano in tante compagnie importanti in tutto il mondo, volevo dare loro un compito da svolgere per tenere la loro mente attiva e la loro creatività viva. Marco ha colto subito il mio input e da bravo coreografo ha coordinato e sviluppato l’idea insieme alle giovani promesse della danza.”
Per quante declinazioni di significato possa assumere nel corso del tempo e tra le diverse culture, il concetto di “famiglia” mantiene alcuni punti fermi: ad esempio, quelli di stabilità, accoglienza e sicurezza.
Un concetto talmente tradizionale che a volte viene dato per scontato, o peggio lo si considera superato, non più adatto a stare al passo con i tempi. Sarà forse per questo che i temi della famiglia e della casa non sono molto frequenti nelle canzoni, anche se poi diventano la meta di ricerca di chiunque. Maurizio Chi, giovane cantautore catanese, ha provato a darne una personale visione nel suo ultimo singolo, Bianco, che arriva a due anni da Due, uno dei primi concept album interamente incentrati sulla vita di coppia tra un uomo e il suo compagno.
Contemporaneamente, è partito Musiche in miniatura, un particolare tour ambientato nei piccoli teatri d’Italia.
Il tuo ultimo singolo, Bianco, affronta due temi molto significativi per la vita di ogni essere umano, soprattutto per i giovani: la famiglia e la casa. Cosa ti ha portato a dedicare un brano a due tematiche come queste, forse non molto frequentate nella musica? Già il tuo primo album, Due, era incentrato sulla coppia, quindi sembrerebbe un aspetto a cui tieni molto. E’ un tema fondamentale in questo momento storico e proprio per questo ho voluto persistere con le canzoni contenute nel mio album perché le cose da dire erano parecchie. Io lotto ogni giorno per costruire un nucleo fondamentale come quello della famiglia, è un desiderio per il mio futuro ed è stata una realtà nel mio passato. Sono stato molto fortunato perché ne ho una bellissima ma si fugge troppo di frequente dall’idea di famiglia, di una casa, che poi è il luogo della condivisione.
Pensi che oggi il significato di famiglia, cioè di una vita costruita insieme a una o più persone, sia cambiato rispetto alle generazioni precedenti? Certo, oggi non vale molto e per molti è quasi un impiccio, ognuno vuole la sua privacy , il suo spazio, il suo tempo e finisce per restare solo e restando solo ha la pretesa di essere compatito dal mondo. La famiglia non ti lascia mai solo se è ben costruita, esattamente come la casa tutta bianca di cui parlo nel brano, fatta di sani principi e di amore vero.
Credi che per la società di oggi la famiglia sia ancora una priorità? Vedi ancora nei tuoi coetanei la voglia di impegnarsi a costruire una vita insieme? Nelle tue domande sono implicite le risposte: la famiglia non è per tutti una priorità e i miei coetanei nello specifico li vedo confusi. La generazione dell’83 è rimasta incastrata tra due epoche con valori completamente differenti e fatica a trovare un equilibrio, una stabilità.
Questo singolo preannuncia già l’uscita di un nuovo album? Il singolo preannuncia forse un nuovo singolo anche se l’album nuovo è già scritto ed anche in quel caso il tema è molto preciso. Bisogna solo trovare il momento migliore per dargli vita.
In concomitanza con l’uscita di Bianco, il 24 marzo è partito anche un nuovo tour molto particolare: Musiche in miniatura. Chi ha pensato a questa idea e come sono state scoperte e scelte le location in cui suonare? L’idea folle è stata mia poi condivisa dal produttore e dagli altri artisti che ne fanno parte. Leggevo degli articoli sui teatri più piccoli d’Italia ed ho pensato che fosse una bella idea far rivivere la musica pop in quel contesto dove l’ascolto è inevitabile: nei club la gente è distratta e spesso infastidita dalla musica, a teatro tutto rinasce e sembra che ogni pensiero ogni nota vada al posto giusto.
In questo tour non sarai solo, ma ad accompagnati ci saranno Celeste e Viviana Zarbo: come è nata l’idea di questa particolare collaborazione? Abbiamo in comune la nostra produzione e per me era bello, ma del resto non sono nuovo a questo tipo di collaborazioni, condividere il palco con due brave interpreti, ognuno con la sua personalità, con il suo cuore.
Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione? Avevo risposto già a questa domanda in passato, ma la cosa più bella è che ogni volta ha un significato diverso: oggi la ribellione per me è la famiglia, mi sento ribelle quando contro tutti proteggo la mia casa ed i miei equilibri familiari che sono il bene più grande che possiedo.
Queste le prossime date di Musiche in miniatura: 19 aprile – Teatro Accademico – Castelfranco Veneto (TV) – Veneto 24 aprile – Teatro Comunale Flora – Penna San Giovanni (MC) – Marche 26 aprile –Teatro Donnafugata – Ragusa Ibla (RG) – Sicilia
“Bianco racconta il desiderio profondo di un nucleo familiare che spesso si fa fatica a progettare nelle relazioni sentimentali contemporanee. Bianco non è un colore, è pulizia e ordine interiore, è fatto di valori veri che servono per costruire una casa.”
Dopo la pubblicazione dell’album Due, a segnare il ritorno sulle scene di Maurizio Chi è Bianco, un brano delicato e amaro.
Dal 24 marzo Maurizio Chi prenderà parte al tour teatrale Musiche in miniatura, di cui è anche ideatore, in cui la sua musica incontrerà il pubblico nei teatri più piccoli e straordinari del nostro paese in dieci regioni italiane. L’iniziativa, da lui fortemente voluta, vuole riportare l’attenzione sulla musica a teatro e la scoperta di bellezze architettoniche di cui molti non conoscono l’esistenza e che invece meriterebbero di essere visitate e vissute.
Queste le date: 24 marzo – Teatro Belloni – Barlassina (MI) – Lombardia 25 marzo –Teatro della concordia – Monte Castello di Vibio (PG) – Umbria 28 Marzo – Teatro Salvini – Pieve di Teco (IM) – Liguria 4 aprile – Teatro Arrigoni – San Vito al Tagliamento/ Pordenone – Friuli 6 aprile – Teatro civico di Chivasso (TO) – Piemonte 7 aprile – Teatro Petrella Longiano – Emilia Romagna 8 aprile – Teatrino di Vetriano – Vetriano – frazione di Pescaglia (Lu) – Toscana 19 aprile – Teatro Accademico – Castelfranco Veneto (TV) – Veneto 24 aprile – Teatro Comunale Flora – Penna San Giovanni (MC) – Marche 26 aprile – Teatro Donnafugata – Ragusa Ibla (RG) – Sicilia
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Lo ha intitolato Due, non però perché questo sia il suo secondo album. Dopo alcuni singoli pubblicati negli ultimi due anni, per Maurizio Chi questo è infatti il vero debutto discografico.
Quel “due” ha un significato molto più profondo: due è infatti il numero della coppia, il numero minimo della condivisione di una vita. Una vita di una coppia formata da un lui e un altro lui. Maurizio hai infatti costruito la sua prima opera discografica attorno alla sua diretta esperienza, arrivando a compiere un’operazione che pochissimi prima di lui avevano sperimentato. Non una singola canzone sull’amore omosessuale, ma un intero album.
Il punto è che questo giovane artista è stato in grado di andare anche oltre: fate una rapida panoramica di quanti, soprattutto negli ultimi anni, hanno voluto mettere in musica una storia omosessuali. Tanti, tantissimi. E, siamo sinceri, in quanti di questi inni alla libertà e alla “tolleranza” non si annida almeno un filo di retorica e compatimento? Non però in queste dieci canzoni. In Due non si trova niente di retorico, nessun buonismo, nessuna pretesa di “accettazione” o rompere qualche tabù. Con uno sguardo di lucida sensibilità, Maurizio Chi racconta prima di tutto la vita di una coppia, mettendoci dentro un colorato bouquet di dettagli quotidiani che vanno dai dubbi e le insicurezze (Fuggiamo l’amore), ai momenti di intimità, fino a dichiarazioni d’amore di rara poesia.
La traccia di apertura, che dà il titolo all’album, è una nuda e sincera ammissione di paura di annullarsi totalmente per l’altro (“Dimmi se esisto anche io o siamo sempre in due”), mentre Dopo mille favole è una caustica stoccata agli amanti del passato, quasi uno stornello di ironia salatissima (“Chi legge è coglione”). Ma c’è spazio anche il dialetto siciliano di A comu je gghiè con le sue limpide note mediterranee. I diamanti di Due arrivano comunque sul finale, prima con Malintenti, primo singolo del progetto, una delicatissima ode all’amato, tessuta con la sensibilità di un’anima che sa muoversi in punta di piedi. Una sorta di moderna romanza. E poi Occhi al mare, felice metafora sulle tempeste che ogni esperienza di vita insieme può incontrare durante il viaggio.
Due è un esempio perfetto di come il linguaggio dell’amore sia davvero universale e non conosca limiti o barriere di sesso, genere, distanza o altre impalcature culturali e mentali. Maurizio non si nasconde dietro a un detto-non-detto: lui dice tutto, lasciando al solo pronome maschile presente nei testi il compito di lasciar capire, senza urlare. Per il resto, questo è un disco che parla di due vite che si sono intrecciate e procedono accanto ogni singolo giorno, con tutte le loro imperfezioni.
Prima che essere gay, etero o bisex o qualsiasi altro cosa, noi siamo persone, ognuna con la propria identità. Anche se tropo spesso c’è ne dimentichiamo.
PS: Maurizio Chi ha vinto l’edizione 2016 del concorso Genova x Voi, una vittoria che gli dà la possibilità di entrare nella grande famiglia Universal in qualità di autore. Fossi in voi, lo terrei d’occhio…