Gli ultimi a unirsi al cast dei partecipanti sono stati Izi e Speranza. Ora la line up Sottosopra Fest, in programma dal 27 luglio al 20 agosto in Puglia, è completa.
La sesta edizione della manifestazione, rassegna hip hop nata nel 2015 e affermatasi come la più grande del Sud Italia, vedrà esibirsi dal vivo i nomi più importanti della scena rap italiana nell’arco di tre settimane. Oltre a Izi e Speranza, infatti, l’elenco degli artisti comprende Tedua, Gemitaiz, Madman, Nayt, Massimo Pericolo, Dark Polo Gang, Gianni Bismark, Luchè, Carl Brave, Sick Luke, Capo Plaza, Guè Pequeno e Rkomi.
A supporto di tutti questi nomi di punta del panorama urban italiano, ci sarà una folta schiera di giovani talenti per rappresentare una nuova scena più che mai attiva; tra questi i 23.7, Mista P & Shogun, GFK and Mouri, Sgamo, Punto.exe, Cicuta e tanti altri.
Quest’anno il programma di Sottosopra Fest prevede 10 concerti e gli organizzatori contano replicare, se non superare, le 20mila presenze di pubblico dello scorso anno.
Di seguito il calendario con gli artisti e le location delle diverse date:
27 Luglio – Tedua @ Ten (Gallipoli)
30 Luglio – Gemitaiz @ Praja (Gallipoli)
4 Agosto – Madman + Nayt + Massimo Pericolo @ Praja (Gallipoli)
8 Agosto – Dark Polo Gang + Gianni Bismark @ Ten (Gallipoli)
10 Agosto – Luchè @ Praja (Gallipoli)
11 Agosto – Izi + Sick Luke + Speranza @ Ten (Gallipoli)
13 Agosto – Carl Brave @ Pala Live – Piazza Palio (Lecce)
16 Agosto – Capo Plaza @ Praja (Gallipoli)
17 Agosto – Guè Pequeno @ Ten (Gallipoli)
20 Agosto – Rkomi @ Ten (Gallipoli)
Per motivi tecnico-logistici è stata annullata la data di Achille Lauro, precedentemente annunciata dall’iorganizzazione.
Per gli appassionati dell’hip-hop il nome di Nayt non è certo nuovo.
Classe 1994, William Mezzanotte da Roma si è avvicinato alle barre quando era ancora tra i banchi di scuola, e l’amore per la musica non ci ha messo molto a prendere il sopravvento su tutto il resto, compreso il teatro, altra grande passione del ragazzo: “Ho capito che avrei dovuto scegliere tra le due cose, altrimenti le avrei fatte male entrambe e avrei rovinato due mie passioni”.
L’incontro fortunato della sua vita è quello con il produttore 3D, con cui realizza il suo primo singolo, No Story, ma soprattutto è quello con cui nel 2015 lavora a Raptus, il primo capitolo di quella che negli anni successivi sarebbe diventata una trilogia. Nato come esperimento, il progetto ha avuto un buona accoglienza dal pubblico, tanto da dare vita a Raptus Vol. 2 e ora al terzo e conclusivo capitolo, Raptus Vol. 3, il primo a uscire con la distribuzione di un major, Sony Music.
Undici tracce racchiuse in soli 28 minuti di barre serratissime e nervose, pensate per arrivare dritte al punto centrale del messaggio e non rischiare di far perdere l’ascolto in distrazioni. Lo stile è difficilmente catalogabile con la sola definizione di rap: tra le influenze di Nayt si spazia infatti da Eminem, Kendrick Lamar, Drake, Rihanna, Rage Against The Machine, SZA. E poi Kanye West, forse l’artista che più di tutti Nayt ha preso come riferimento, e Childish Gambino, artista sfaccettato attivo tra musica e cinema. Tra gli italiani invece il nome che spunta è quello di Fabri Fibra (“ha scritto i pezzi di rap italiano tra i migliori”), ma grande apprezzamento viene riservato anche per Cesare Cremonini.
Contrariamente a quanto succede di solito nei dischi di rap, qui la collaborazioni sono centellinate e si limitano al solo featuring di Madman in Fame: “Forse sarebbe più figo dire che non ho voluto mettere featuring nel disco, la verità è che realizzare una collaborazione non è facile. Dopo Fame l’hype intorno a questo progetto è cresciuto molto e ho ricevuto diverse richieste di collaborazioni, ma poi ci si mettono difficoltà burocratiche e artistiche, perché se decidi di portare un artista nel tuo disco la scelta va motivata, c’è un’attitudine da rispettare. Avrei rischiato di allungare i tempi, invece io volevo far uscire il disco, per cui ho preferito non mettere altri featuring. Ne ho realizzati alcuni che usciranno più avanti, slegati dall’album”.
Ora che la musica ha destato anche l’interesse delle major, il suo obiettivo resta quello di “arrivare non mi immagino. Penso sempre a quello che potrei fare dopo. Faccio un po’ fatica a relazionarmi con il mondo dell’intrattenimento e delle radio, perché c’è la sensazione che i contenuti non possano passare: invece io vorrei rompere gli schemi. Con questo disco vorrei dire che non bisogna più essere innocui, spesso si vuole essere rivoluzionari senza dire niente, manca l’empatia, manca umanità. Nessuno si sbilancia, invece bisogna anche saper alzare la voce, litigare se serve. Voglio dare peso alle cose che faccio, e se dovessi andare a Sanremo lo farei con un pezzo di rottura e che faccia rumore, che dica le cose come nessuno le ha mai dette. L’arte va trattata con rispetto, non va stuprata: non conta solo quante persone influenzi, ma anche come le influenzi”.
A incarnare questa filosofia all’interno dell’album sono soprattutto brani come Exit o Animal, mentre Gli occhi della tigre non è a caso messo in chiusura: “E’ stato il primo brano a essere pubblicato e ho voluto metterlo per ultimo come per indicare un nuovo inizio, un ritorno alle origini. E’ la traccia che spiega meglio delle altre tutto il disco”.
Per il futuro, un auspicio: “Bisognerebbe riuscire a fare un salto di qualità e portare il cantautorato nel rap. Non smetterò di provarci”.
Priestess è tornata affamata e addenta la scena urban italiana con denti affilatissimi. “Sono la prima come Eva, quando nessuno ci credeva”, afferma orgogliosa l’artista pugliese nel ritornello di Eva, singolo che anticipa il nuovo album. Una presa di coscienza e consapevolezza da parte di una delle più affascinanti e determinate promesse dell’r’n’b di casa nostra.
La poetica e la scrittura di Alessandra Prete, come è registrata all’anagrafe, rappresentano un intreccio tra una sensibilità conscious ed energia, un’unione maturata con l’esperienza di questi pochi anni di attività, che l’hanno già vista collaborare con artisti del calibro MadMan e Gemitaiz e calcare palchi internazionali. Questo dualismo è dovuto anche e soprattutto al contesto lavorativo in cui vive Priestess, con gli eccessi, la moda e la vita delle città e la visione più riflessiva, lontana dai ritmi frenetici e propria della magia di cui è pregno il luogo in cui vive, la Valle d’Itria in Puglia.
Martedì 9 ottobre Priestess si esibirà al Fabrique di Milano come special guest dell’unica data italiana di Pusha T.
“Questa è l’era del fittizio” sussurra Nitro in Buio omega, il potente pezzo che apre il suo ultimo album, No comment. In una società in cui tutti si sbraitano per esprimere il proprio punto di vista o semplicemente per accodarsi all’ultimo trend del momento, Nitro va controcorrente e si cela dietro a un grande “No comment”. Un silenzio però solo apparente, perché dietro al titolo – chiaramente provocatorio – c’è un fiume di parole e di pensieri lucidissimi, spalmati con il flow affilato del rapper su basi di beat pompatissimi. L’occhio di Nitro cade sugli influencer, le star del web (“ma hai un lavoro se ti rompo quel cazzo di iPhone?, chiede sarcastico in Infamity Show), ma anche i colleghi dell’hip-hop nostrano (“Sono stato muto due anni per stare a sentire che avete da dire, il solo risultato che ho avuto è capire che ormai più nessuno vuol fare le rime”). Tanta veemenza di rime e di suoni quindi, ma anche pungente ironia, come in Chairraggione, impreziosito dal featuring con Salmo, a conferma dell’efficacia di una delle firme più caustiche dell’hip-hop italiano.
Nella tracklist non mancano le citazioni cinematografiche, sempre molto amate da Nitro: da Buio omega (film horror del 1979 di Joe D’Amato) a San Junipero (titolo di un episodio della serie tv Black Mirror) a Last Man Standing (popolare sitcom statunitense).
Tra le collaborazioni, oltre al citato Salmo, Dani Faiv, Madman e Lazza, mentre alla produzione sono stati chiamati 333 Mob e Hell Raton. A chiudere il disco, forse l’episodio più riflessivo, Horror vacui, in cui risuonano una preghiera (“portami via da questa apatia”) e una domanda (“cosa ti aspettavi da me?”).
“No comment”.