Lex Audrey, No Intention Of Changing The World. Una brillante fotografia di indie pop

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

Tra le righe dei testi di No Intention Of Changing The World, nuovo lavoro dei viennesi Lex Audrey, si legge una critica all’edonismo e al culto delle immagini imperante nella società contemporanea. E già la copertina del disco – che ancora mi ostino a considerare parte integrante di un progetto – sembra una chiara presa di posizione, con quel selfie scattato in mezzo al mare.
Ma al di là delle parole, quello che più colpisce e affascina di questo album è la parte sonora.
No Intention Of Changing The World è infatti un disco del sound compatto, solido, che invece di arrivare dal territorio austriaco potrebbe tranquillamente essere stato partorito da qualche campione delle produzioni d’oltreoceano. E lo scrivo non perché pensi che avere un’anima internazionale sia sempre sinonimo di virtù, ma perché questo è un album che potrebbe viaggiare ovunque, discograficamente parlando. E questo invece sì, credo che sia un punto di valore.

Sopra un permanente sfondo di elettronica, le 12 tracce dell’album lasciano emergere ora influenze funky, ora indie pop, ora urban, e tutto suona coerente e dinamico: dal minimalismo di From Beginning all’apertura rock di Get Me Anywhere e poi ancora fino ai barocchismi sintetici di metaphor.
Vincente anche la scelta di chiudere tutto con The Key, con quell’aggiunta di sax e di fiati che dà un tocco di gustoso blues futuristico.