#MUSICANUOVA: Kylie Minogue, Stop Me From Falling

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A meno di una settimana dall’uscita del nuovo album Golden, in arrivo il 6 aprile, Kylie Minogue rilascia il video del secondo singolo estratto, Stop Me From Falling.
Girato al Cafè de la Danse di Parigi e diretto da Colin Solal Cardo, il video vede Kylie scaldarsi insieme alla band nel backstage prima del concerto tenuto nella capitale francese il 18 marzo scorso, tappa di un mini tour di presentazione del nuovo album.

Il singolo prosegue sulle atmosfere country-pop che avevano già caratterizzato Dancing e che faranno da filo conduttore per buona parte del nuovo disco.

Questa la tracklist di Golden:
Dancing
Stop Me From Falling
Golden
A Lifetime To Repair
Sincerely Yours
One Last Kiss
Live A Little
Shelby ’68
Radio On
Love
Raining Glitter
Music’s Too Sad Without You (with Jack Savoretti)

Dancing: il nuovo video di Kylie tra l'omaggio a Dolly Parton e un ballo con la Morte

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“La vita è fatta tutta di momenti – alcuni sono fantastici, altri sono meno brillanti – ma alla fine ho voluto che questo video riflettesse la natura celebrativa della canzone”.

Con queste parole Kylie Minogue parla del video del suo ultimo singolo, Dancing, brano che anticipa l’uscita di Golden, prevista per l’6 aprile.
La clip, diretta da Sophie Muller, vede la diva australiana rendere omaggio all’intramontabile icona del country Dolly Parton, tra line-dancing e una chitarra completamente rivestita di cristalli.
E se, come recita il testo, Kylie “se ne vuole andare ballando”, quale modo migliore che finire con una speciale danza… con la Morte stessa? Ecco allora fare la sua comparsa in pista il triste Mietitore, per un ultimo, glitteratissimo ballo.

Dancing, il ritorno elettro-country di Kylie Minogue

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Nei giorni scorsi le voci ufficiose avevano ormai svelato quasi tutto sull’atteso comeback di Kylie Minogue. Si aspettava solo la conferma ufficiale, ed è arrivata.

Il quattordicesimo album della diva australiana si intitolerà Golden e sarà disponibile dal prossimo 6 aprile.
Per Kylie si tratta del primo lavoro pubblicato dopo la firma del contratto con la BMG nel febbraio dello scorso anno.
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L’album, che arriva a quattro anni dal precedente disco di inediti Kiss Me Once (e con in mezzo la parentesi dell’album natalizio), è già disponibile in pre-order.
Registrato a Nashville, vede al lavoro anche Steve McEwan e Amy Wadge, nomi piuttosto influenti nel panorama country, e questo spiega in parte le sonorità del singolo Dancing, scelto per fare da apripista al progetto.
Una veste sonora che fa incontrare atmosfere country su trame elettroniche, senza tradire la vocazione pop che da sempre ha segnato la carriera dell’artista: “Amo che si chiami Dancing, è facilmente accessibile e sembra così ovvio, ma c’è profondità in quella canzone”.
Un tentativo, forse, di tornare a far colpo sul pubblico americano, notoriamente goloso di country e che ormai da diversi anni sembra essersi dimenticato di Kylie.

Questa la tracklist:
Dancing
Stop Me From Falling
Golden
A Lifetime To Repair
Sincerely Yours
One Last Kiss
Live A Little
Shelby ’68
Radio On
Love
Raining Glitter
Music’s Too Sad Without You (with Jack Savoretti)

BITS-CHAT: Un meticcio, Bologna e gli anni ’90. Quattro chiacchiere con… Senhit

SENHIT_Cross Studio_foto di Francesco Prandoni (1) (1)
È nata e cresciuta a Bologna, ma le origini della sua famiglia portano lontano, fino all’Eritrea. E canta in inglese. Nessun dubbio quindi che Senhit possa guadagnarsi l’appellativo della “più internazionale delle cantanti italiane”.
Attiva sulle scene tra teatro e musica già da qualche anno, ha da poco pubblicato l’EP Hey Buddy, in cui ha raccolto i brani realizzati nel corso dell’ultimo anno e che vedono anche il contributo di Corrado Rustici e Brian Higgins, super produttore inglese che in passato ha messo mano a successi di Kylie Minogue e Pet Shop Boys, e che con la musica di Senhit ha riportato la memoria agli anni ’90, gloriosissimo periodo della dance.
E mentre il remix di Something On Your Mind si fa strada nei club inglesi, lei si divide tra live, video blog, partite di calcio e Buddy, un compagno molto speciale arrivato da Brindisi.

Cosa nasconde il titolo dell’EP?
Buddy è il nome del mio cagnolino, un meticcio che è con me ormai già da qualche anno. Arriva da Brindisi, e quando l’ho preso si chiamava già così. È diventato il mio vero compagno di avventura. Posso quasi dire che le mie relazioni si sono annullate per lui (ride, ndr). Buddy è però anche un termine usato nello slang americano. “Hey Buddy!” è un po’ come il nostro “Ciao caro! Come stai?”, un modo molto cordiale e caloroso di salutarsi quando ci si incontra. Le prime volte che camminavo per strada in America sentivo continuamente gente che si apostrofava in quel modo e pensavo che Buddy fosse un nome, solo che lo dicevano anche a me, e non capivo perché mi chiamassero così!

Nei suoni dei brani sembra di ritrovare molto degli anni ’90.
Verissimo. Ho voluto proprio riprendere quei suoni, con una freschezza nuova: oggi va fortissimo l’elettropop e i suoni di quegli anni si sono un po’ persi, invece quel periodo è stato importantissimo, pensiamo solo a cosa è stata Corona per l’Italia o a certi ritornelli che tornano in testa a distanza di vent’anni (accenna l’inizio di Saturday Night di Whigfield, ndr). Prima di arrivare a questo genere però ho fatto tante altre cose e ho provato suoni diversi, fino a quando non ho incontrato Brian Higgins, anche lui con una passione per gli anni ’90: è stato lui a creare queste atmosfere.
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Quasi sempre gli artisti bolognesi dichiarano di avere un rapporto molto forte con la tradizione musicale della loro città: è così anche per te?
Tutto per me è partito da Bologna e grazie a Bologna. Il mio primo album solista è stato prodotto da Gaetano Curreri ed è stato una sorta di omaggio che abbiamo voluto fare ai cantautori legati alla città, come Dalla e Morandi, riarrangiando alcune loro canzoni. Bologna ha una tradizione musicale fortissima, da cui nessuno dei suoi artisti può staccarsi completamente. Sarà il potere della mortadella?

Dell’Eritrea invece cosa porti con te?
Penso la passione. I miei genitori sono eritrei e in casa ho sempre respirato l’atmosfera di quel paese. Mia mamma cucina eritreo, quando si incazza parla eritreo e l’Eritrea è un posto in cui mi piace tornare. Mio padre ci è tornato da poco, aveva bisogno di staccarsi da ciò che aveva qui. Un po’ di Eritrea c’è anche in alcune sonorità dei miei brani del passato.

In un video su Youtube parli dell’ambiente discografico come di un mondo pieno di squali. Quali sono le difficoltà che hai incontrato fino a oggi?
Penso di essere arrivata nel periodo peggiore della discografia italiana. Tutto ruota intorno ai talent, le case discografiche prendono i ragazzi e li spremono finché possono dare qualcosa, poi li mollano a loro stessi senza dare una possibilità di crescita: ho fatto fatica a trovare qualcuno che volesse investire su di me nel tempo, provando cioè diverse strade fino a trovare quella più adatta. Mi viene in mente una come Zara Larrson, che è uscita da un talent show, ma ha poi avuto la possibilità di cambiare. Gli squali comunque ci sono nel mondo discografico, e in qualunque altro ambiente di lavoro.

Hai avuto la possibilità di suonare a Londra, Amsterdam, Berlino, Parigi: all’estero che atmosfera hai respirato?
Ho visto tanta curiosità. La gente va ai concerti e poi vuole conoscere l’artista, sapere chi è, da dove viene, si ferma a parlarti, e non importa se sei il ragazzino che suona la chitarra o Ed Sheeran. In alcuni casi ho notato un po’ di iniziale diffidenza, come a Parigi: la gente vedeva me, italiana ma di colore, che cantavo in inglese, ed è stata un po’ dura, ma in generale ho percepito una grande apertura. In Italia si preferisce non rischiare: siamo sempre un passo indietro agli altri, su tutto, come se prima volessimo vedere come va e poi casomai ci accodiamo.
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Oltre alla musica, tra i tuoi impegni recenti c’è stato anche il tour dei “Giochi del calcio di strada”.
Bellissima esperienza, anche perché sono un’ex calciatrice! Avevo una compagna che giocava a calcio, ma non riuscivo mai ad andare a vederla, allora mi sono messa a giocare anch’io e da lì mi è nata la passione. Questo tour è nato da un invito dei Calciatori brutti (la più grande community calcistica italiana, ndr): ogni weekend eravamo in una località diversa e ci dividevamo tra tornei, conferenze e live, e io mi sono divertita anche a fare la blogger raccontando le tappe del tour con dei video. Ovviamente, Buddy è sempre stato con me!

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
Penso che la ribellione sia legata al rispetto che si deve esigere per se stessi. Se questo rispetto non arriva, bisogna ribellarsi per ottenerlo, sempre. Lo dico per esperienza, perché io stessa mi sono ribellata alla mia famiglia uscendo dalla porta da cui mio padre, in maniera piuttosto teatrale, mi aveva indicato di uscire se avessi voluto fare la cantante. Diceva che non sarei andata da nessuna parte, ma io il desiderio di fare musica lo sentivo fortissimo. Se usata in questo modo, per farsi rispettare, la ribellione funziona, e va usata in qualunque situazione per raggiungere uno scopo, coronare un sogno o chiedere diritti, come accade nei Pride. Ribellatevi, ostinatevi, credeteci sempre.