“Mi hanno chiesto di raccontare Puta. Non ci sono riuscita, penso che l’unico modo per comprenderla sia ascoltarla. Puta è la lettera d’oltreoceano che non ho mai spedito, fino ad ora, perché lo sto per fare. Almeno una volta nella vita chi più o chi meno, si è sentito/a PUTA, uomo o donna che sia, indistintamente. Puta è violenza e fragilità, ma allo stesso tempo forza. Non bisogna avere paura di raccontare la fragilità, bisogna avere il coraggio di affrontarla. Vorrei iniziare l’anno con l’augurio più bello: rischiate, esponetevi, non dovete convincere nessuno se non voi stessi, usate sempre la vostra testa e credeteci. Prima io non lo facevo mai. Stavo a metà per compiacere la mia giuria immaginaria. E Sapete che c’è? Fanculo ‘sta giuria. Oggi è il giorno 1.”
Prodotto dalla stessa Joan e da Zef, Puta è il nuovo singolo di Joan Thiele, secondo brano in lingua italiana dell’artista dopo Le Vacanze.
Capitanate da M¥SS KETA, quattro anni fa le Ragazze di Porta Venezia erano in sei. Oggi sono oltre 40 a impersonare quello che è diventato un concetto universale di sorellanza e girl power.
Diretto da Simone Rovellini su progetto di Motel Forlanini, esce oggi Le ragazze di Porta Venezia – The Manifesto con l partecipazione di Elodie, La Pina, Priestess, Roshelle, Joan Thiele, il nuovo video di M¥SS KETA che celebra i quattro anni della prima versione di un video e di un brano manifesto queer della libertà d’espressione e dell’accettazione di sè stessi.
Era infatti il 19 ottobre 2015 il giorno in cui M¥SS KETA pubblicò su Youtube un video cult in cui un gruppo spregiudicato di fanciulle conosciute col nome Le Ragazze di Porta Venezia portavano disordine e scompiglio a Milano, nel tranquillo e colorato quartiere di Porta Venezia, un tempo fra i primi quartieri multietnici del capoluogo meneghino e oggi centro nevralgico della movida milanese.
Da qui l’esigenza di approfondire la canzone originale. Prima nella versione REMIX, contenuta in PAPRIKA, con l’aggiunta del contributo di Elodie, Priestess e Joan Thiele, e ora con il nuovo video di questa ulteriore versione che coinvolge Roshelle, La Pina, e una folta schiera di personaggi del mondo dello spettacolo, della musica e, soprattutto, del mondo di M¥SS.
Oltre alle inseparabili La Cha Cha, La Iban, Miuccia Panda e La Prada, ecco arrivare anche Victoria Cabello e Martina Dell’Ombra, Noemi e Adele Nigro (Any Other), Paola Iezzi e Sofia Viscardi, Cristina Bugatty, L I M e Stephanie Glitter. Ma anche Blanca Paraiso, Bianca Bagnoli, Beba, Cazzurillo, Serena Congiu, Daphne, Rossella Essence, Giungla, Irene Graziosi, La Lau, Greta Menchi, Lilly Meraviglia, La Niña, Posh94, Fede Sala, Thais, La Trape, Cinzia Trifiletti, Ceci Tuttotonno e Yasmin.
E mentre la nostra KETA è impegnata a completare il tour europeo, cresce l’attesa per le nuove date autunnali del PAPRIKA XXX Tour: 8 novembre al TPO di Bologna 9 novembre al Rivolta di Venezia 15 novembre al Demodè di Bari 16 novembre al Duel Club di Napoli 21 novembre al Tenax di Firenze 27 novembre all’Alcatraz di Milano
Meno di un anno fa, nelle stanze milanesi della Universal, M¥SS KETA presentava UNA VITA IN CAPSLOCK, la sua personale visione di una Divina Commedia di stampo future pop. Per la prima volta la diva dall’occhiale da sera emergeva con prepotenza dall’underground milanese puntando al di fuori della cerchia dei Navigli per diventare un’icona queer nazionale.
Ora è il momento di PAPRIKA, il nuovo capitolo della discografia “myssketiana”, presentato tra le eleganti pareti di una gastronomia di Corso Venezia. Location scelta non a casa, visto che proprio di “gastronomia musicale” la nostra M¥SS parla a proposito del nuovo album.
Stessa attitudine “in capslock”, stessa ficcante abilità di mescolare alto e basso, elitario e popolare, serio e faceto, nascondendo citazioni impreviste e imprevedibili fin dal titolo dell’album, omaggio al maestro del cinema erotico Tinto Brass. In aggiunta stavolta c’è uno sguardo che – se possibile – scavalca ancora di più i generi musicali e soprattutto punta verso suoni provenienti dal mondo.
Ancora accompagnata dai fidatissimi Dario Pigato, RIVA e Simone Rovellini e “scortata” dal collettivo MOTEL FORLANINI, questa volta M¥SS si circonda di ospiti, molti provenienti dalla scena hip-hop nazionale, e raccoglie influenze musicali che dal Medio Oriente arrivano a lambire le coste caraibiche del Messico: “Ho voluto guardare all’esterno, sia per il team con cui ho lavorato, sia per le sonorità, che non sono più claustrofobiche, ma sono aperte a innumerevoli influenze. Il processo creativo dei brani non è cambiato, ma è stato arricchente vedere come lavorano persone diverse. Sono state fatte prima le basi, e su quelle sono arrivati i testi: una base ti racconta già una storia, ti dà già l’idea di un’ambientazione per un brano,e MOTEL FORLANINI è specializzato in questa operazione di immaginazione. Per la prima volta ho aggiunto anche delle piccole parti di canto melodico, anche se tutti sanno che non sono una cantante. Tutte le influenze dell’album e tutti gli elementi che uso sono però spuri, sporchi, perché tutto viene sempre mescolato e fatto passare attraverso un filtro myssketiano”.
Sotto la lente di un’ironia sempre sagace e tagliente ma più dosata, l’eccesso resta una chiave di normale quotidianità del mondo myssketiano, con racconti di sesso, amori fugaci, notti allucinate nei club, inseguimenti lisergici. Ma non è tutto qui: “Sono diventata più riflessiva? Ironia e sincerità non sono aspetti distinti. Di sicuro tutto si evolve, M¥SS si evolve, MOTEL FORLANINI si evolve, la nostre capacità si evolvono”.
L’incipit del disco con ALSO SPRACH ELENOIRE è una allucinata pillola di filosofia futuristica in cui il rimando a Nietzsche e Strauss viene riassorbito dalla finta invettiva di una delle protagoniste del mondo queer milanese, Elenoire Ferruzzi.
Da qui parte la “degustazione” del disco, tra inediti e tre remix: BATTERE IL FERRO FINCHÉ È CALDO suona come una nuova dichiarazione di intenti su un beat old school, MAIN BITCH tuona di sonorità metal trap, PAKKESKA fa convivere il reggaeton con strumenti della tradizione turca e il duduk armeno fa la sua inaspettata comparsa in TOP.
Passato e futuro si confondono in 100 ROSE PER TE, forse la prima vera canzone d’amore della nostra diva, dove un tributo all’r&b di Janet Jackson e Jermaine Dupri si incontra con un beat che guarda al futuro.
Per MORTACCI TUA sono stati coinvolti i Cacao Mental, alfieri della cumbia messicana contemporanea, mentre CLIQUE ha l’attitudine del baile funk e del deambow.
Tra le collaborazioni, spicca quella con Gabry Ponte, orgoglio nazionale della dance: insieme a lui M¥SS è voluta entrare in un labirinto tech house di un luna park stregato che richiamasse la Danza delle streghe, ed è così venuta fuori LA CASA DEGLI SPECCHI.
Ma la vera sorpresa M¥SS la riserva per il finale d’opera, dove offre la più limpida lettura delle sue emozioni nell’intimità delle liriche di FA PAURA PERCHÉ È VERO insieme a Mahmood: “mi chiamano l’angelo dall’occhiale da sera / ma sono una donna di umana natura” esordisce M¥SS nel pezzo, e per la prima volta si ha la viva sensazione di riuscire a guardare oltre la sue lenti scure.
La scelta dei remix è ricaduta su tre canzoni già entrate nel repertorio classico myssketiano: UNA DONNA CHE CONTA si avvale ora della collaborazione con Wayne Santana della Dark Polo Gang, BOTOX racconta di una notte di drink modificati con i versi di Gemitaiz e per la nuova versione di LE RAGAZZE DI PORTA VENEZIA è stata chiamata a raccolta una squadra d’eccezione tutta al femminile formata da Elodie, Joan Thiele e Priestess.
Si diceva prima della forte componente hip-hop di PAPRIKA, portata nel disco dai già citati Wayne Santana, Gemitaiz, ma anche da Gue Pequeno (per PAZZESKA), Luchè (per TOP) e Quentin 40 (per 100 ROSE PER TE), e qui il discorso di M¥SS si apre ad alcune considerazioni sulla visione maschilista della musica e della società: “Viviamo in un mondo basato sul patriarcato, in cui è ancora difficile capire che le donne non parlano solo alle donne, ma possono parlare a tutti. Perché c’è ancora il preconcetto che gli uomini possano parlare anche in nome delle donne, mentre si dà per scontato che le donne debbano parlare solo ad altre donne? Bisognerebbe che gli artisti venissero considerati per quello che fanno, e non per il sesso. Non si deve parlare, per esempio, di ‘rap al femminile’. Questo sistema va cambiato, ogni giorno: nella musica lo stanno già facendo artiste come Chadia Rodriguez e Priestess”. Come conciliare allora la visione oggettivata che della donna offrono i rapper con le collaborazioni maschili presenti nel disco? “Quando invito un ospite devo lasciargli carta bianca, perché credo molto nella totale libertà d’espressione. Questo può essere un modo per aprire un dialogo, e ognuno lo fa con il suo linguaggio. In questo disco si trovano insieme Elenoire Ferruzzi e Gue Pequeno: può essere un’occasione per avvicinare il mondo queer a quello del rap“.
Impossibile infine non soffermarsi sull’immagine della copertina, chiaro riferimento alla scena in cui Valeria Marini “cavalca” una mortadella in Bambola di Bigas Luna. Ma c’è anche qualcosa di più? “Sì, ho voluto comunicare il mio amore per gli affettati!”, afferma fulminante M¥SS. “In realtà è una celebrazione della potenza femminile: si vede questa donna padrona del suo corpo, consapevole di se stessa, si percepisce la potenza archetipica della femminilità, non senza una nota di ironia. È prendersi in giro per prendersi sul serio”, continua prima di chiosare myssketianamente: “E comunque sì, amo la mortadella, e anche Valeria Marini, che saluto perché so che mi sta ascoltando”.
Subito al via l’instore tour e gli appuntamenti live:
30 marzo, Torino, ore 15:00 @Feltrinelli Stazione Porta Nuova
31 marzo, Milano, ore 18.00 @Mondadori Duomo
3 aprile, Roma, 18:00 @Discoteca Laziale
4 aprile, Bologna, 18:00 @Mondadori Bookstore c/o Spazio Ducati
5 aprile, Firenze, 15:00 @Galleria del disco c/o Caffè Letterario
Queste le date live:
30 marzo Spazio 211, Torino – SOLD OUT
5 aprile Viper Theatre, Firenze
6 aprile Teatro Sociale, Como
20 aprile Rokolectiv Fest, Bucarest
27 aprile New Age, Roncade (TV)
30 aprile Monk, Roma
10 maggio Locomotiv, Bologna
17 maggio Dejavu, Teramo
25 maggio MI AMI, Milano
19 luglio MELT Festival, Ferropolis
Quarto singolo tratto da UNA VITA IN CAPSLOCK e prodotto da Populous, Monica è un gustoso e acutissimo gioco sull’identità, sul suo significato, sulla sua ossessione – soprattutto oggi, nell’era dei profili social, e sulla sua perdita: un gioco che MYSS KETA porta in scena mescolando citazioni coltissime e nazional-popolari (nel testo, ma anche nelle immagini del video), slogan e affilata ironia. Lei stessa, diva “myss-teriosa”, perde il suo status di bionda e si presenta mora, interpretando il ruolo di una paparazzata quanto evanescente “Monica” in un universo a metà tra cartone animato e commedia all’italiana, con un pizzico del primo Almodovar, quello più punk e “bizarre” di Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio, facendo convivere le insegne dei bar del Nevada degli anni ’50, le tartarughe Ninja, Andy Warhol, Roy Lichtenstein e Fortunato Depero.
Ecco allora il video – diretto da Simone Rovellini con la direzione creativa di Motel Forlanini – pullulato di parrucchiere pettegole, avidi banchieri e star dello spettacolo in adorazione dell’unica, vera diva. La clip è un omaggio a una icona della femminilità italiana, Monica Bellucci, con tanto di citazioni dirette: la celebre accensione della sigaretta di Malena e la rapina di I Mitici – Colpo gobbo a Milano. Oltre alla gang delle Ragazze di Porta Venezia (Miuccia Panda, La Iban, La ChaCha e La Prada), il cast si arricchisce della partecipazione di di Daphne Tarantula e La Manu, che prestano anche le loro dolci voci nella canzone, ed Elodie e Joan Thiele, nel ruolo di sospettose femme fatale.
Non si intitola Tango per richiamare il ballo argentino, ma si intitola Tango per lo stesso motivo per cui il ballo argentino si chiama così, vale a dire il riferimento etimologico al contatto, all’emozione vissuta da vicino, sotto un certo punto di vista anche alla condivisione. Toccare, comunicare, condividere. Tango è il primo album di Joan Thiele, animo musicalmente nomade, figlia di padre colombiano e madre napoletana. Un’eterogeneità genetica e di influenze che non poteva non trovare una sintesi unica e perfetta in un album d’esordio così personale. Il lavoro sui brani è partito infatti due anni fa, durante un periodo difficile per Joan: si era recata ad Armenia, in Colombia per far visita al padre e al suo fratello gemello. Un’occasione di riscoperta delle proprie radici, ma anche una spinta a tirar fuori e riuscire finalmente a comunicare certe paure rimaste fino ad allora annidate all’interno. Lì l’ispirazione è arrivata da Cocora, la montagna di fronte ad Armenia, protagonista del omonimo interlude e poi di Mountain of Love, e dal suono tribale di un tamburo del Sud America, quello che scandisce il ritmo di Armenia Quindio.
Accanto agli elementi etnici e acustici, dall’Europa sono invece arrivate le sonorità elettroniche, che rappresentano l’altro volto principale dell’animo sonoro di Joan, quello che ha ereditato dalla madre. Influenze mescolate e quasi indistinguibili, per dar vita a un genere che respirasse un po’ di Europa, un po’ di urban e un po’ di esotico, senza essere esattamente nulla di tutto questo. Per registrarlo, Joan è salita a bordo del Red Bull Music Studio, uno studio di registrazione a tutti gli effetti, con la piccola particolarità di essere allestito dentro a un enorme truck in movimento: “Eravamo stazionati alle porte di Milano, con intorno la campagna, le mucche. E’ stato bellissimo registrare e poi uscire per andare a mangiare e ritrovarsi intorno i campi”.
Se singoli come Armenia e Polite erano serviti a dare una prima idea del mondo di Joan Thiele, è solo ora, andando a fondo tra le singole tracce che si osserva davvero tutto il mondo che questa ragazza vuole portare in superficie. Accade, per esempio, in un testo come quello di Blue Tiger, tutto giocato su una metafora visionaria: “Da piccola vedevo mio zio, il gemello di mio padre, partire spesso quando gli chiedevo dove andasse lui mi rispondeva che viveva con le tigri. Solo dopo, crescendo, ho capito che era coinvolto nelle Farc e che stava attraversando un momento complicato della sua vita, ma per me lui è sempre rimasto una tigre blu, diversa da tutte le altre. E alla fine torna a casa”. A livello di scrittura, non mancano inoltre alcune collaborazioni, come quella con la musicista inglese Kadija Kamara, co-autrice di Polite, e Dario Faini: “Mi piace molto poter condividere la scrittura con altri, l’idea della condivisione, e Tango è anche questo, un album di condivisione”. Per una scelta precisa, Tango non viene pubblicato in formato fisico, ma solo in digitale: “Mi sono resa conto che sul computer non ho più spazio per raccogliere nuovi brani e anche in macchina non posso più ascoltare i CD perché non c’è il lettore. Mi sono chiesta allora che senso avesse far uscire un disco anche in formato fisico se poi diventa difficile ascoltarlo”. Per il lavoro della copertina Joan si è invece rivolta a un grafico speciale: “L’artwork è opera del mio fratello più piccolo, Giovanni, che oltre a essere la persona più importante della mia vita è anche un bravissimo grafico. Non so esattamente quanto io risulti davvero bella nell’immagine, ma volevo qualcosa di impatto: abbiamo quindi pensato all’accostamento di colori forti e mi piace l’idea che il mio volto sembri quasi uscire da un fiore, un papavero. Quasi come un logo. Per il lettering abbiamo invece pensato a qualcosa che distogliesse dall’idea del ballo, per evitare che il disco venisse scambiato per un album di settore”.
In estate Joan sarà impegnata in una serie di appuntamenti live, che dividerà tra concerti come solista con set acustico ed elettronico e date in cui sarà accompagnata dagli Etna, la band con cui ha realizzato l’album. Tra le date più attese, quella allo Sziget Festival di Budapest l’11 agosto e quella all’Home Festival di Treviso il 2 settembre.