Beyoncé e Jay Z, ovvero The Carters: a sorpresa, un album insieme

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Dopo averci piazzato i suoi ultimi due album a sorpresa, Beyoncé poteva forse fare diversamente con la nuova collaborazione che la vede impegnata insieme al marito – nonché stella illustrissima dell’hip-hop- Jay-Z

Certo che no!
E allora eccolo qui, annunciato co un semplice post su Facebook, Apeshit, il singolo che inaugura la nuova collaborazione di The Carters, ormai non più una coppia di sposi, ma un’istituzione dello showbiz.

Il video che accompagna il brano è stato girato nelle sale del Louvre, a Parigi.

Ma non è tutto: Apeshit è infatti solo il primo estratto di Everything Is Love, il primo album realizzato dalla coppia e già disponibile in esclusiva – per ora – solo su Tidal a questo link.

La coppia è attesa in Italia il 6 e l’8 luglio a Milano e Roma per due date dell’OTR II Tour.

BITS-RECE: Luana, M.W.A. vol.1 EP. Orgoglio, sangue e Beyoncé

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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L’r’n’b grida vendetta.
Mentre l’hip-hop da ormai qualche anno si è preso il centro della scena in Italia, il suo cugino conterraneo – cioè statunitense – qui da noi si deve accontentare delle briciole dell’underground. Sì, ogni tanto c’è qualche voce che riesce a farsi sentire, qualche brano che riesce a spuntarla su iTunes, ma nel complesso gli artisti dell’rhythm & blues e dell’urban nostrano sono seguiti da pochi, veraci, estimatori.
Manca la vera cultura dell’r’n’b, si potrebbe pensare, quella che in America si respira a ogni angolo della strada: può anche essere vero, ma anche l’hip-hop ha le radici oltreoceano, eppure qui si è trapiantato alla grande. All’r’n’b manca ancora qualcosa per fare il grande salto, forse solo l’occasione giusta, e forse un giorno arriverà anche la sua rivincita, ma per ora i suoi esponenti vanno cercati con attenzione.
Per fortuna però, ce ne sono in giro alcuni che vale davvero la pena portare allo scoperto.

Come Luana, ad esempio. Dopo un esordio alcuni anni fa con lo pseudonimo di La Miss e due album all’attivo (in cui ha ospitato anche Baby K per una collaborazione, tanto per dire), è ripartita con il suo nome di battesimo e ha da poco sfornato il suo primo EP, M.W.A. vol. 1, dove M.W.A. sta per “Mama With Attitudine” e vol. 1 è l’augurio di poter in futuro pubblicare anche il seguito.
Luana, dicevo, è un personaggio interessante nel panorama r’n’b italiano, perché è una a cui piace osare, buttarsi, rischiare, e sporcarsi le mani.
Lo dimostra subito Lucille, prima traccia dell’EP, nonché primo singolo estratto: un brano tosto, tostissimo, duro come l’acciaio e ruvido come l’asfalto. Si parla di violenza sulle donne, ma senza retorica o pietismo: anzi, facendo a pezzi ogni velo di ipocrisia, il testo ha come protagonista una lei che, arrivata al culmine dell’esasperazione per le violenze di lui, si trasforma nella sua assassina. Una dichiarazione di innocenza e vendetta di “un’anima massacrata”, una collisione di sentimenti che si accompagna a uno scontro di generi musicali, con il pop portato da Romina Falconi, spietata interprete del pop elettronico italiano, anche lei allergica a ipocrisie e cotonature buoniste.
Di tutt’altro tenore Queen B, che se nel titolo rende ovviamente omaggio alla signora Carter, nel testo e nella musica rimanda all’universo degli anni ’90, con riferimenti che spaziano dalle TLC a Missy Elliott, a Run DMC. Un pezzo d’amore solare e disimpegnato, in cui Jay-Z e Beyoncé diventano l’esatto corrispettivo dei più tradizionali Romeo e Giulietta o Al Bano e Romina (“fai lo scemo davanti allo specchio imitando Jay-Z / io sono la tua Queen B”).
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Dichiarazione d’orgoglio e rivalsa, soprattutto musicale, è Fuori dal coro, che vede la partecipazione di Giovane Feddini e Shine, in un incontro tra R&B e rap nella più fedele tradizione, mentre a Tappandomi gli occhi sono affidate le riflessioni più personali sui dubbi e le paure.
In chiusura, Lampioni di Giovane Feddini, proposta in una cover remixata e già resa nota alcuni mesi fa.

M.W.A. vol. 1 è un manifesto di coraggio e indipendenza musicali e personali, un prodotto in sincero spirito r’n’b, ma orgogliosamente Made in Italy. Tra soul, trap, hip-hop e pop, Luana attraversa umori molto diversi, dai sorrisi spensierati fino a scendere negli angoli più bui dell’anima.
D’altronde, cos’è questa se non vera attitudine?

M.W.A. vol. 1 è in free download sul sito www.luanacorino.it

BITS-RECE: Beyoncé, Lemonade. Un “album bla bla”

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata i bit.
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Probabilmente l’avrei ascoltato lo stesso, perché comunque Beyoncé mi piace e la sua discografia è tutta presente nella mia collezione di CD. Ma di Lemonade se n’è parlato così tanto che ascoltarlo più che un piacere è sembrato quasi un obbligo.
L’album dell’anno! Ma che, del secolo! Vuoi forse perdertelo? Vuoi non dargli almeno un ascolto, anche solo per dire “anche io c’ero”?

Uscito su Tidal a fine aprile “a sorpresa”, come va tanto di moda negli ultimi tempi, anticipato a febbraio dal singolo Formation, Lemonade è stato presentato come l’album della rivincita, l’album della vendetta di Mrs Carter su Jay Z, marito fedifrago. Cioè, tuo marito ti mette le corna, e tu ci fai sopra un disco per far vedere quanto sei figa a superare il momentaccio?
Mmm…. Qui c’è odore di “album bla bla“.
Cos’è un “album bla bla”? Adesso ve lo spiego.

Andiamo con ordine: la telenovela famigliare dei Carter è iniziata con l’ormai famoso episodio dell’ascensore, quando il rapper sarebbe stato saccagnato di botte da Solange Knowles, sorella minore di Beyoncé, appunto durante un viaggio in ascensore al termine dei festeggiamenti per il Met Gala a New York, il 5 maggio 2014. Il tutto alla presenza della consorte, che nei 3 minuti di video diffusi in Rete appare immobile mentre il marito le prende di santa ragione dalla cognata senza far granché per difendersi. Per settimane i media si sono interrogati sul perché di quel fatto, senza essere mai arrivati a una vera, definitiva soluzione. Tradimento, si diceva, ma i dettagli erano oscuri. E così, sulla famiglia più famosa e influente d’America, dopo gli Obama, è calata un’ombra di sospetto.
Poi ecco arrivare il disco, dal titolo alquanto curioso, Limonata (lo spunto arriva da un insegnamento della nonna, che diceva che se ti offrono dei limoni ci devi fare una limonata, come a dire “prendi ciò che hai e sfruttalo al meglio”), e dentro una manciata di canzoni in cui il rapper/marito viene fatto a pezzi dalle parole taglienti come fuoco della moglie, incazzata nera, che riversa in un album tutta la rabbia che una qualunque signora di provincia avrebbe tradotto di lanci di pentole e stoviglie e imprecazioni tutt’altro che femminili.
“Beyoncé una di noi”, “anche le dive hanno le corna”, “dai Beyoncé, fagli vedere che comanda!” Sono stati più o meno questi i commenti subito arrivati in massa dopo l’uscita dell’album e dopo la visione del video/film che lo accompagnava, con Queen Bee armata di mazza da baseball in abito color polenta. Beyoncé eroina delle cornute, Beyoncé idola delle donne in cerca di riscatto: femminismo di quart’ordine, questo è.
Perché poi a tutto questo si sono aggiunti i fiumi di chiacchiere versati dai media, dai giornalisti e dai critici, tutti indistintamente a lodare l’emancipazione femminile che trasuda da questi nuovi brani.
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Ho provato a scorrere un po’ recensioni di Lemonade, pescandole tra magazine e siti web, e – salvo eccezioni – tutte giravano intorno alla telenovela di casa Carter e al fatto che si trattasse di un progetto audio/video (un visual album, come del resto lo era stato l’album precedente, con la differenza che qui c’è un unico mega video di oltre 60 minuti): quasi nessuno, eccetto pochi, che spendesse due righe a spiegare se questo benedetto disco fosse meritevole di qualche ascolto, non una parola sulla qualità dei brani. Solo chiacchiere sul presunto tradimento di lui, la vendetta di lei e molti interrogativi sull'”altra” (la Becky belli-capelli).
E sui social reazioni entusiaste, gente che si sperticava in lodi sbrodolate, ma non tanto su Lemonade, quanto piuttosto su Beyoncé, le sue strategie di marketing e il suo essere una vera indipendent woman.
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Quindi mi sono preso del tempo, e l’ho ascolto con calma, più di una volta. Per capire, e trovare la dose di genialità di cui tanto si parlava.
Beh, signori, lasciate che vi dica una cosa: se questa è la nuova Beyoncé, io non ci sto a incensarla. Cioè, voglio dire, stiamo parlando di una delle più talentuose artiste del pop universale, una che dopo gli anni gloriosi nelle Destiny’s Child ci ha dato pezzi come Crazy In Love, Halo, Single Ladies, Listen, Love On Top. E adesso che fa?? Dietro al pretesto di sputtanare il marito ci rifila un disco di una bruttezza sbalorditiva, un disco in cui non si riesce a trovare un appiglio, qualcosa che ci dica che quella lì che canta è proprio lei, la stessa Beyoncé che una volta ci faceva strabiliare con l’ugola d’oro e ancheggiare selvaggiamente, e che ora miagola parole di rancore e vendetta in matasse di suoni confuse come Pray You Catch Me, Sorry, o Formation? È proprio lei? Ancora lei? E a voi, pubblico che andava in visibilio per i suoi virtuosismi, piacciono sul serio queste dodici canzoni che non ti fanno muovere neanche l’unghia del mignolino?
Non dico di fare un disco alla Katy Perry o alla Taylor Swift, sei pur sempre Beyoncé, hai una dignità da difendere, ma cribbio, seguire i fili logici dei nuovi brani è davvero troppo complicato! Una roba come Sorry l’avrei vista al massimo come una interlude di massimo 60 secondi in un disco di tipico r’n’b, non come uno dei pezzi di maggior interesse del progetto.

E chissenefrega se il vero scopo del disco era mettere in piazza i panni sporchi di casa Carter! Io da un disco voglio musica, non chiacchiere: non siamo sulle pagine di un giornaletto gossipparo, siamo in un album di Beyoncé, la signora della black music dei giorni nostri! Anche perché ho come il sospetto che dietro a tutta la storia di botte, corna e rivincite, ci sia solo una mastodontica operazione pubblicitaria.

Vediamo un po’: tu e il marito siete in crisi nera, lo ammazzeresti di sprangate ma preferisci far uscire un album e urlare quanto lui è stato stronzo sputtanandolo in mondovisione. Ok, quindi cosa fai? Rilasci il tuo album in esclusiva su Tidal, la piattaforma streaming (a pagamento) ideata proprio da tuo marito?? Eh sì, proprio il gesto di una donna incazzata nera!
E poi che succede ancora? Che proprio lui, il marito fedifrago, solo alcune settimane dopo si ritrova a rappare di matrimonio e limonate in un altro brano (All The Way Up di Fat Joe). Chi non lo farebbe al suo posto, nella sua situazione?
Adesso ditemi, se l’unico valido motivo per ascoltare Lemonade era quello di sentire i versi rancorosi di Beyoncé verso Jay Z, ma si scoprisse davvero che era tutto finto, il valore di quest’album dove starebbe?
Non certo nella musica, quella pare solo un contorno, ed è pure brutta. Neppure nelle chiacchiere, che invece sono tante, troppe. E nemmeno nell’essere un visual album, perché ormai non è più una novità, o nell’essere apparso “a sorpresa” su Tidal, perché ormai l’hanno fatto quasi tutti.
Per questo Lemonade è un “album bla bla”.