Chi è Underman? Sicuramente non un uomo che vuole restare coperto o che fino ad oggi ha vissuto così. Chi c’è sotto il cappuccio? Un uomo del futuro?
Ambientato in una Milano notturna e grigia, molto più simile a un’inquietante Gotham City che alla città che siamo abituati a conoscere, il video di Underman porta in uno scenario da fumetto, di cui Rancore è autore e protagonista.
E nonostante il fumetto non sia davvero esistente, nel video compare ogni genere di gadget del mondo Underman, dai fumetti stampati, al poster dei film, alle action figures, a delle tavole estremamente curate. Trucco ed effetti speciali vedono un lavoro unico nel suo genere per quello che riguarda il videoclip italiano, con una chiara citazione al cinema di fantascienza anni ’80. La regia è di Luca Tartaglia, che firma una clip dal taglio futuristico, mentre le tavole che Rancore ricalca sono firmate dal fumettista Luca Palloni.
Da parte sua, Rancore mette nel brano tutta la rabbia di cui è capace, alzando il volume per gridare la sua estraneità a un mondo in cui si sente alieno.
Underman anticipa Musica per bambini, il nuovo album di inediti del rapper.
Sulla scia del successo di Mowgli – il disco della giungla, Tedua è pronto a conquistare il pubblico con il suo “Mowgli tour 2018″. Dopo l’annuncio delle prime due speciali anteprime live in Maggio a Milano e Roma, il rapper si prepara ad affrontare una lunga dimensione live di concerti dal vivo che lo vedranno protagonista a partire dal 9 giugno per tutta l’estate nelle principali città italiane tra prestigiosi club, festival e summer arena.
Durante le sue nuove performance live, Tedua proporrà dal vivo tutti i brani tratti dal nuovo album, senza dimenticare i maggiori successi che hanno fatto di lui uno dei più rappresentativi personaggi del panorama hip hop italiano. Da La legge del più forte ad Acqua (Malpensandoti), ad accompagnare il Mowgli del rap italiano sul palco sarà come sempre Chris Nolan, produttore di tutte le 14 tracce contenute nel disco nonché uno tra i migliori producer della scena rap odierna.
L’intero tour è ideato e organizzato da Thaurus Live.
Anteprime live:
12 maggio Milano, Fabrique – SOLD OUT 19 maggio Roma, Orion Live Club
Calendario:
09 giugno Treviso, Villa Margherita Padova, Parco Musica Mestre (Ve), Molo5 10 giugno Verona Castello di Villafranca 23 giugno Senigallia (An), Mamamia 30 giugno Brescia, BSMNT @ Social Club 12 luglio Salerno, Bits Festival 22 luglio Genova, Goa Boa 25 luglio Pag Croazia United Deejays Kalypso Club 04 agosto Bellaria (Rn), Beky Bay 11 agosto San Benedetto del Tronto (Ap), Porto Turistico 31 agosto Castagnole delle Lanze (At), Festival Contro
Anticipato dal singolo Ci Siamo, arriva è uscito Oro cromato, l’album di debutto di Cromo, giovane scommessa della scuderia Dogozilla di Don Joe. L’album arriva dopo il successo di Italieno, che vedeva la collaborazione di Vegas Jones.
“Questo disco nasce dall’esigenza di trasformare in canzoni svariati momenti e aspetti della mia vita. Ho voluto dimostrare di saper essere poliedrico, unendo la vita di strada con la passione per la musica”.
L’11 maggio partirà inoltre l’instore tour nelle principali città italiane: 11 maggio Torino, Feltrinelli Stazione Porta Nuova ore 14:30 + Genova, Feltrinelli Via Ceccardi ore 18:00 13 maggio Milano, Mondadori Megastore Piazza Duomo ore 18.00 14 maggio Brescia, Feltrinelli Corso G. Zanardelli, 3 ore 15.00 17 maggio Firenze, Galleria del Disco ore 15.00 + Roma, Discoteca Laziale ore 18.00
Classe 1998, originario del quartiere genovese di Molassana, Cromo inizia a produrre musica nel 2013 assieme a Kalt e dopo vari live e singoli online, a fine 2015 produce il suo primo Mixtape ufficiale CK-47 (scaricabile da www.studiostile.it). Fin dall’inizio ha deciso di mettere i linguaggi e la vita del suo quartiere nelle sue canzoni, che non mancano mai di uno slogan e guardano allo stile americano di Lil Uzi Vert e Gucci Mane. Si è fatto notare con il singolo White Widow raggiungendo circa 400k views su YouTube.
Dopo il successo dell’ultimo album Enemy, certificato disco d’oro a meno di un mese dall’uscita, Noyz Narcos ha annunciato le date del nuovo tour, in partenza il prossimo 27 maggio.
L’Enemy Tour 2018 esordirà a Carbonia (CI) per proseguire con il seguente calendario:
27/05 Carbonia (CI), Tattoo Mine Convention
08/06 Fondi (Lt), Le Cinema Club by Litorale Live 09/06 Campobasso, Invidia Club 12/06 Campi Bisenzio (Fi), Campi Beer Festival 15/06 Roma, Villa Ada 16/06 Senigallia (An), Mamamia 20/06 Padova, Sherwood Festival 29/06 Milano, Magnolia 04/07 Catania, Afrobar 13/07 Salerno, Bits Festival 21/07 Bellaria, Beky Bay 28/07 Brescia, Social Club 01/08 San Benedetto del Tronto (Ap), La Terrazza BB 24/08 Osoppo (Ud), Enjoy! The Fest 25/08 Marina di Ravenna, Touchè Santafè 07/09 Cassano Magnago (Va), Summerfield
Da Enemy, brano che titola il nuovo album, a Sinnò me moro, singolo che ha anticipato uscita del disco, omaggio alla cantautrice romana Gabrielle Ferri e alla sua Roma, e Niente per Niente, sono solo alcuni dei brani inclusi nel disco, che si arricchisce di numerose collaborazioni e featuring con alcuni dei migliori rapper del panorama italiano, come Salmo in Mic check, Coez in Sputapalline, Luchè e Capo Plaza in Casa Mia, Achille Lauro inR.I.P., Rkomi in Matanza e Carl Brave & Franco in Borotalco.
L’intero tour è ideato e organizzato da Thaurus Live.
Non fatevi ingannare dal primo sguardo: quello che GionnyScandal tiene in mano sulla copertina del suo nuovo album non è un semplice gelato al pistacchio che si squaglia. A guardarlo bene, ecco le arterie e le valvole: quello è un cuore, proprio in senso anatomico. Un’immagine che è una sintesi perfetta per rappresentare il mood di Emo: i colori quasi fluo e pop dello sfondo e del gelato con il dolore che si scioglie. Gioia e sofferenza insieme, nel tipico contrasto della cultura emo, quella che celebra le emozioni amplificate, nel bene e nel male. In musica ha prende il nome emo-core, genere non particolarmente prolifico (benché esistente) in Italia, ma da anni del tutto sdoganato in America. Se vi state chiedendo quale sia il filo che unisce GionnyScandal all’emo, forse vi sfugge qualcosa, perché nonostante gli venga quasi sempre affibbiata l’etichetta di “rapper” Gionata Ruggieri definisce se stesso e la sua musica emo. Anzi, prima di darsi al rap “screamava” proprio in una band emo. In realtà, spiega, non è stato lui a dichiarare di voler entrare nei ricordi, ma sono stati i fan a confessargli di potersi identificare nelle sue storie: “Ho una valigia immaginaria in cui metto tutte le cose che vivo e che tiro fuori quando scrivo. Nel disco scrivo e canto quello che mi succede, e con le canzoni torno nei ricordi. Abbiamo tutti bisogno di ricordare, e non importa che siano ricordi belli o brutti. Essere emo è questo, vivere tutto in maniera amplificata: sono ipersensibile, se sto bene lo vivo molto più del normale, e lo stesso se sto male“. Come far andare d’accordo però un’indole emo con un disco come questo, in cui più di un episodio sembra avvicinarsi più al pop o al rap? “Fosse stato per me, avrei riempito l’album di chitarre elettriche e suoni più pestati, ma mi rendo conto che ci sono delle dinamiche da rispettare e un mercato da soddisfare: in Italia l’emo-core non vende, per cui ammetto di dover essere sceso a compromessi. Il mood è così rimasto pop, ma gli accordi sono emo“. Ecco allora spiegato il divertimento di W la Fifa o la trap di Hip hip urrà: “Il rap non mi rappresentava più, non era più il mio mondo, ma ho voluto far vedere che sono ancora capace di rappare, e l’ho fatto scegliendo la corrente del rap che va di moda oggi, la trap”. Tra i compromessi va inevitabilmente inserito anche Il posto più bello: “L’uscita dell’album a maggio imponeva di pensare anche all’estate, e quindi la scelta è ricaduta sul reggaeton”. Gli 11 pezzi di Emo sono il frutto delle selezione di oltre 100 canzoni scritte: “Non mi era mai successo di aver scritto così tanto: ho passato un periodo a scrivere in continuazione, scrivevo in ogni momento, anche mentre ero in bagno. Se non scrivevo mi veniva la paranoia di non riuscire più a farlo. Per scegliere i pezzi da mettere nell’album mi sono affidato all’ascolto e ai feedback dei miei collaboratori più fidati. La vera difficoltà comunque arriverà quando dovremo scegliere i prossimi singoli, perché tutte le canzoni finite nel disco hanno la potenzialità per esserlo”.
Sono lontani i tempi del precedente Reset, in cui rielaborava il dolore legato alla sua storia personale, con l’abbandono dei genitori biologici e la morte di quelli adottivi: “Ho attraversato anche la depressione, quella vera, e non mi vergogno a dirlo, anche se capisco che possa creare disagio. Oggi sono guarito e a quel fuoco non voglio più avvicinarmi, ecco perché in questo album non ho parlato della mia storia. Anche il brano finale, Ti voglio ancora bene, non è dedicato solo a mia madre, ma è una lode alla figura materna in generale”. Nei confronti dei genitori biologici, spiega, oggi non prova sofferenza, ma “ho più curiosità, mi piacerebbe incontrarli. So di avere un fratello e gli ho anche lanciato un appello in TV per incontrarlo, ma dall’altra parte non c’è stata risposta. Se lui vuole, io ci sono”.
Il 6 settembre GionnyScandal è atteso all’Alcatraz di Milano, per la prima data di un tour che andrà a prendere forma nelle prossime settimane e che dovrebbe fare tappa a Roma, Firenze, Bari e Palermo: “L’Alcatraz è un passo avanti rispetto ai Magazzini Generali. Forse è azzardato, ma non volevo aspettare ancora. Il tour partirà dopo l’estate, quando il mio pubblico tornerà dalla vacanze per l’inizio delle scuole”.
Da una parte i due più influenti rappresentanti della trap italiana, dall’altra il colui che ne ha prodotto i rispettivi ultimi lavori e che fa ora da collante a un’operazione che era già un successo ancora prima di prendere forma: Sfera Ebbasta, Ghali e Charlie Charles per la prima volta insieme per un singolo, Peace & Love. I due sovrani delle classifiche degli ultimi mesi affiancati dal loro producer, la mente che ha dato vita a successi come l’album Rockstar e il tormentone invernale Cara Italia.
“Sapevamo che sarebbe arrivato il momento, anche se non sapevamo né quando né come; più siamo diventati grandi più è diventato difficile fare incrociare le nostre strade, ma alla fine il bello di tutto questo è che basta un beat giusto e tutto sembra diventare estremamente semplice. Il momento ora è arrivato”, ha dichiarato Sfera Ebbasta. Gli fa un’eco perfetta Ghali: “Gare di freestyle al parchetto a 15 anni, notti passate a chiederci se un giorno sarebbe cambiata, live con 10 persone sotto il palco. Un unico produttore che ci è stato vicino dal giorno zero, con cui abbiamo realizzato i nostri più grandi sogni, colui che ha saputo fare da collante anche quando il nostro ego da rapper e la sana competizione hanno provato a tenerci lontani. Finalmente è arrivato il momento. Per mesi ci hanno chiesto quando avremmo fatto tutti un pezzo insieme: venerdì ci siamo beccati in studio e ci siamo detti ‘Facciamolo’”.
E allora eccolo qui, Peace & Love, singolone trap con tutti i crismi, papabilissimo candidato a riempire l’estate ormai alle porte. Uscito da appena tre giorni, ha già fatto registrare risultati vertiginosi: si parla infatti di più di 1 milione di stream nell’arco di 24 ore, il che rappresenta un vero e proprio record per un brano italiano.
Quando si parla di Nicki Minaj le mezze misure sono categoricamente bandite. Da sempre infatti la rapper di Trinidad ci ha abituato alle sue – talvolta discutibili – esuberanze in fatto di scelte stilistiche e musicali.
Mentre il nuovo album non ha ancora una data di uscita, lei da mesi continua pubblicare singoli: gli ultimi in ordine di tempo sono Barbie Tingz e Chun-Li, usciti alcune settimane fa e finora rimasti senza video ufficiale. Una carenza a cui Nicki ha posto rimedio rilasciando in contemporanea due clip decisamente sopra le righe. Per Barbie Tingz si è messa lei stessa alla regia insieme a Giovanni Bianco (già collaboratore, tra gli altri, di Madonna), tirando fuori un video in cui le vere protagoniste sono le sue famosissime curve, spudoratamente ostentate e trattenute da un sottilissimo tanga griffato Fendi.
Diversa la situazione per Chun-li: dopo il vertical video girato dal cellulare, ecco arrivare una clip ufficiale firmata da Steven Klein. Outfit strizzatissimi e iperstilosi, atmosfere cupe e visionarie in aura orientale e una valangata di audacia in perfetto Minaj-style.
Dopo averlo sdoganato in Italia con E la luna bussò nel lontano 1979, Loredana Bertè torna al reggae insieme ai Boomdabash. L’occasione è offerta da Non ti dico no, il singolo che vede la collaborazione tra l’iconica star del rock e la band salentina, portabandiera di mix di stili che abbraccia anche hip-hop e soul. Prodotto dal duo di re Mida Takagi & Ketra e annunciato in anteprima alcune settimane fa su Rai 1, il singolo era una delle grandi attese discografiche di questa primavera, anche perché segna di fatto il primo assaggio del nuovo album di Loredana, in uscita in autunno per Warner, primo lavoro di inediti dal 2005, quando fu pubblicato Babybertè. Il singolo sarà inoltre incluso nel nuovo album dei Boomdabash, in arrivo il prossimo 15 giugno.
Il video che accompagna il brano, diretto da Cosimo Alemà, è una spensierata celebrazione dell’amore LGBT.
“Notti Brave è un disco che raccoglie tutta l’esperienza di vita e musicale che ho acquisito finora. Il disco spazia tra mood diversi tra loro, sperimentando melodie varie, ma stilisticamente sempre omogenee. Dal punto di vista della produzione mi stimolava l’idea di far entrare nel mio mondo gli artisti che stimo e che da sempre ascolto, esplorando e confrontandomi assieme a loro. Io amo e vivo la notte, di notte il mondo cambia, le persone si lasciano andare, si trasformano, e anche i rapporti personali cambiano, sei più consapevole di te stesso. La notte è bipolare: galleggia tra caos e calma piatta, puoi perderti oppure ritrovarti”.
Dopo aver rotto il ghiaccio con il successo di Polaroid insieme a Franco 126 e aver messo la firma su album di successo per i colleghi, per Carl Brave è arrivato il momento del primo album da solista, Notti Brave, in uscita il prossimo 11 maggio. Un titolo che è già una dichiarazione di intenti, che gioca con il nome dello stesso produttore e songwriter romano.
Nelle 15 tracce dell’album, numerose collaborazioni eccellenti che vanno ben al di là dell’hip-hop, da Fabri Fibra a Francesca Michielin, Coez, Franco126, Emis Killa, Federica Abbate, Gemitaiz, Giorgio Poi, Pretty Solero, Frah Quintale, Ugo Borghetti, B.
L’album sarà disponibile in più versioni: CD standard, CD in edizione speciale limitata con autografo e custodia sagomata (esclusiva Amazon), doppio LP nero e doppio LP blu e giallo con autografo in edizione limitata (esclusiva Amazon).
Questa la tracklist: Professoré Fotografia (feat. Francesca Michielin & Fabri Fibra) Camel Blu (feat. Giorgio Poi) Parco Gondar (feat. Coez) Vita Noi Pub Crawl Malibu (feat. Gemitaiz) Chapeau (feat. Frah Quintale) E10 (feat. Pretty Solero 126 & B ) Bretelle (feat. Emis Killa) La Cuenta (feat. Franco126 & Federica Abbate) Scusa (feat. Ugo Borghetti & B ) Pianto Noisy Accuccia
Con quella mascherina e quegli occhiali da sole a coprirle costantemente il viso, la prima tentazione che si ha è scoprire chi si nasconda davvero dietro al personaggio di Myss Keta. Il punto però è che non importa. Basta infatti fermarsi un attimo ad ascoltare i suoi brani per capire che chiunque abbia dato vita a quella creatura artistica (e stiamo parlando molto probabilmente di un team di cervelli più che dell’intuizione di un singolo) ha compiuto un’operazione che rasenta la genialità. Per chi frequenta abitualmente le notti milanesi, il nome di MYSS KETA non sarà nuovo: il suo esordio è infatti datato 2013, quando nell’underground dei locali meneghini hanno iniziato a girare pezzi come Milano, sushi e coca o Burqa di Gucci. Di quell’entità mascherata nessuno sapeva niente, ma tutti coglievano la malata lucidità che si nascondeva in quei testi, accompagnata da arrangiamenti tra elettronica e fidget house ipnotici e allucinogeni. Il gioco ha iniziato a funzionare, ed ecco che dopo una prima raccolta (L’angelo dall’occhiale da sera: col cuore in gola) e l’EP Carpaccio ghiacciato, MYSS KETA ha fatto il grande salto con il primo album ufficiale, UNA VITA IN CAPSLOCK, pubblicato nientemenoche da Universal. Un upgrade – come si direbbe nel lessico degli yuppies milanesi – che forse neanche lei si immaginava, e che porta il suo nome ben al di là della cerchia dei navigli.
Ma quindi chi è MYSS KETA? O, meglio, che cos’è MYSS KETA? Impossibile definirla, un po’ perché di definizioni esaustive non ce ne sono, un po’ perché lei stessa detesta essere ingabbiata sotto un’etichetta. Di se stessa dice di essere “una donna di spettacolo e uno spettacolo di donna”, ma è stata definita anche “icona pop”, “angelo dall’occhiale da sole”, “diva definitiva”, “Vergine, ma non troppo”, ovviamente “icona gay”. Si è fatta notare con i suoi brani, ma l’impressione è che la musica sia solo una piccola parte di un fenomeno ben più ampio, che riunisce in un unico, amorevole abbraccio tutta la cultura di spettacolo nazional-popolare degli ultimi 30 anni: “dagli anni ’80 ad oggi non è cambiato niente, certe cose funzionano nello stesso modo dai tempi dei Romani. Semplicemente, gli scandali e le figure simbolo della Milano da bere sono standardizzati e sono diventati dei modelli che ancora oggi utilizziamo per parlare di certe tematiche”. Ecco allora che nei racconti di MYSS KETA spunta anche il Bar Basso, nota meta di appuntamento per designer ed esponenti della Milano che “gira bene”: qui dice di aver conosciuto Tea Falco, altra icona modernissima e dai contorni fluidi, protagonista del video di Botox. Insieme, assicura, sono “due matte”.
Disarmante sentirla parlare, perché con una dialettica studiatissima, KETA abbatte ogni tentativo di percepire la linea di confine tra realtà e finzione, verità e ironia, trash autentico e parodia, stereotipo e sincerità. Non sai mai quanto stia volutamente caricando la sua aura, quanto stia spingendo verso il trash o quanto ti stia bellamente prendendo per il culo. Nei suoi brani, partoriti negli angoli di Milano, emerge il lato malato della metropoli, le sue manie compulsive, i suoi vizi incorreggibili: con l’aiuto dei suoi fidati angeli, le Ragazze di Porta Venezia, MYSS KETA raccoglie gli stimoli che la città le offre, li ingurgita e li risputa fuori, rendendo tutto inequivocabilmente “myssketiano”. Un’operazione nata non tanto da una qualche necessità di espressione, ma dalla semplice voglia di raccontare un certo mondo in un certo modo, permeato di ironia, “perché guardare il mondo con ironia non significa essere felici, ma voler esorcizzare il male che si ha dentro”. Dall’ossessione per il botox, allo stress, alla droga, alla frantumazione dell’identità, MYSS KETA costruisce un labirinto di specchi in cui la sua voce ammiccante e narcotizzata si perde e fa perdere recitando celebri slogan pubblicitari o creandone di nuovi, avvicinandosi all’hip-hop senza mai entrarci del tutto. I suoi riferimenti volano pindaricamente dalla politica (pare abbia flirtato con d’Alema in Costa Smeralda) al cinema (quello di Monica Vitti, Monica Bellucci, ma anche quello di Edwige Fenech, altra sua grande amica, così come Sophia Loren), passando per le estati in compagnia dell’Avvocato. Di se stessa racconta di essere stata la prima musa di Dalì e Warhol, ben prima di Amanda Lear (che naturalmente viene nominata nel disco), dice di essere apparsa al Drive In (ma non dice in che ruolo, altrimenti sarebbe riconoscibile), di aver vinto al Festivalbar nel ’95, di aver fatto la modella (siamo sempre a Milano, dopotutto), la velina, ma anche l’amministratrice delegata della Rovagnati (“Ho scelto di lavorare lì perché mi piacciono molto le loro feste di Natale, e poi adoro vedere le aiuole pubbliche con la pubblicità dell’azienda che ne finanzia il mantenimento”). Tra i suoi miti, il Gabibbo ed Enrico Ghezzi, mentre sogna Marzullo per un’intervista “strana”. Un puzzle di finissima cultura pop in cui il trash convive con l’intellighenzia, costruito con un uso abilissimo dell’ironia e di un’urticante provocazione. Mentre racconta la genesi dell’album, il rischio è di pensare soprattutto a non perdersi nessuno dei riferimenti che infila – più o meno velatamente – tra le parole ( come quando si lascia sfuggire un “in verità io vi dico…”), come in Una donna che conta, seconda traccia del disco, vera e propria e surreale sfilata di celebrità da riconoscere.
Proprio nulla viene lasciato al caso, nemmeno la foto della copertina, sotto la quale si cela un’esegesi stupefacente: “La scimmia rappresenta uno stato pre-umano, noi siamo la scimmietta, solo con qualcosa in più: nell’immagine io allatto il mio primate, è il razionale che allatta l’irrazionale. E quella che si vede nella foto è la scimmietta che ho a casa, solo che non posso sempre portarla con me perché spesso è impegnata a rilasciare interviste”.
UNA VITA IN CAPSLOCK è una sorta di Commedia dantesca (“Alighieri, l’avete già sentito nominare? E’ uno scrittore bravissimo, ve lo consiglio”), un album interiore e scurissimo, che può trovare la luce ideale solo sotto i flash e i neon di un club: c’è la discesa agli inferi, l’affronto delle paure e dei demoni interiori da buttare fuori, ci sono visioni distopiche, ma alla fine c’è la salita al Paradiso, con After Amore. E non importa che si tratti di una visione paradisiaca temporanea o artificiale, sempre di Paradiso si tratta. A dare “bellezza” all’album ci pensano le presenze angeliche, e assolutamente antitetiche rispetto a tutto il resto, di Birthh, con il suo canto etereo (nell’interlude di Inferno, ad esempio, omaggio all’elettronica di Valerio Tricoli) e Adele Nigro degli Any Other, che porta il suono di un sax malato: “sono come gli angioletti della Divina Commedia, per cui lavorare con loro è stato naturale”. Per le basi invece, accanto al sempre presente collettivo Motel Forlanini, brillano anche i nomi di Riva, Populous, Zeus! e H-24, producer dall’identità misteriosa. Si torna così alla maschera nell’era dell’ossessione per la celebrità, KETA sceglie di non apparire, ovviamente consapevole che la maschera attira la curiosità, ma ancora di più convinta che la sua è solo una maschera dichiarata, contro tutte quelle invisibili che ognuno di noi si porta dietro ogni giorno. Dietro a quegli occhiali, MYSS KETA può essere e dire quello che vuole. Quindi davvero non importa sapere chi si nasconde lì sotto, perché il gioco di MYSS KETA è affascinante e divertente proprio per il suo assurdo mistero: non c’è nessun divismo da proteggere, nessuna intenzione di creare un patinato distacco dal pubblico, ma al massimo la volontà di dare al pubblico esattamente quello che vuole, lasciandogli la possibilità di metabolizzarlo come meglio crede.
E poi ricordatevelo, la realtà supera sempre la fantasia.
Il tour di presentazione del disco proseguirà con i seguenti appuntamenti: 30 aprile – Roma, Monk 4 maggio – Bologna, Locomotiv 5 maggio – Livorno, The Cage 26 maggio – Molfetta (Ba), Eremo Club