Ha intitolato il suo album di debutto a m o r f a t i, stilizzazione che sta per Amor fati, espressione latina presa in prestito da Nietzsche che indica l’accettazione del proprio destino da parte del superuomo.
s a r a s a r a ad accettare il proprio destino ha dovuto imparare molto presto, dal momento che ha perso entrambi i genitori in un incidente quando aveva solo 14 anni.
Come lei stessa spiega, non ha avuto tempo di vivere un adolescenza pazzerella come i suoi coetanei, ma dopo aver vissuto per un breve periodo con la nonna, ha da subito dovuto crescere e guadagnasi l’indipendenza: prima gli studi in lingue straniere, economia e legge, poi per alcuni anni un lavoro in un’azienda che progettava app per smartphone (competenza che si era acquisita da autodidatta), e poi ancora il ritorno agli studi (serali) di filosofia e storia del pensiero. In tutto questo, la ragazza ha trovato tempo e spazio anche per la musica.
Da sempre amante dell’elettronica e della techno, la prima volta che ha messo piede in un club aveva 16 anni ed è rimasta folgorata da tutta la gente che ballava insieme, le luci (e sì, pure le droghe), e ha capito che quello era il mondo di cui voleva far parte: come molti ha iniziato a suonare e fare piccoli dj set per gli amici, fino a quando ha iniziato a pensare a creare la sua musica.
Tra le sue innumerevoli ispirazioni, che non escludono filosofia, libri e film, S A R A S A R A cita Riccardo Vilallobos, Aphex Twin, Vanessa Paradis, Massive Attack, Depeche Mode, David Bowie, ma anche Joseph Haydn e Richard Wagner.
Su tutti però, svetta il nome di Björk, con le sue visioni e le sue foreste sonore.
E a giudicare da quello che si ascolta in a m o r f a t i non si stenta a crederlo. Quella creata da s a r a s a r a è una vera e propria bolla musicale fatta di elettronica, battiti irregolari, echi di voci, sospiri, distorsioni, dimensioni stirate, colori che colano.