“Quando ti ho visto”, l’amore al gusto funk di Andrea Nardinocchi


Qualcosa si muove sul fronte Andrea Nardinocchi: dopo l’uscita di Droga, singolo pubblicato a settembre dopo un periodo di silenzio discografico, il cantautore e produttore bolognese ha da poco pubblicato Quando ti ho visto, uscito per Iuovo e distribuito da Artist First.

Prodotto come il precedente Droga dal duo Mamakass, il nuovo singolo si presenta con una decisa impronta funk e fotografa il momento in cui Andrea ha conosciuto quella che è la sua compagna da molti anni: “La prima volta che ho visto Alessandra era riflessa in uno specchietto retrovisore, quando ‘ho perso tutto quanto’. In quel momento, nella mia testa, quella serata era diventata una missione. È buffo perché ho sempre alzato gli occhi al cielo nel vedere quei momenti romantici un po’ esagerati nei film ma è andata proprio così. Fortunatamente per me, il sentimento era stato reciproco quella sera, altrimenti non saremmo ancora qui dopo tutti questi anni, ed io sicuramente non avrei mai scritto tutte queste canzoni d’amore”.

 

40 anni fa usciva “Splendido splendente”. E Rettore inventava l’hashtag perfetto


“L’ha scritto anche il giornale / io ci credo ciecamente”, cantava Rettore.
Io invece, quando l’ho realizzato, ho avuto un attimo di incredulità: Splendido splendente compie 40 anni!
QUARANTA!
A sentirlo gliene daresti al massimo una trentina, proprio a voler stare larghi, ma 40 proprio no. Eppure era il 1979 quando è stato pubblicato, contenuto in Brivido divino, terzo album in studio di Rettore (mi raccomando, solo Rettore!) e primo capitolo della trilogia che nei due anni successivi sarebbe stata composta da Magnifico delirio e Estasi clamorosa.

Scritto dall’accoppiata vincente Rettore-Rego e arrangiato da Pinuccio Pirazzoli (e con Tullio De Piscopo alle percussioni, si noti bene!), il pezzo era all’avanguardia già all’epoca della pubblicazione, un po’ per le sonorità tra funk, disco e rock, e un po’ per la tematica, quella della chirurgia estetica, trattata con quel misto di ironia e spregiudicatezza che ha accompagnato Rettore in tutta la carriera.
E poi c’era quel titolo, così splendidamente iconico, capace di abbagliare anche solo leggendolo. Se ci pensiamo, era praticamente un hashtag perfetto ante litteram, #SPLENDIDOSPLENDENTE, tutto in capslock, come avrebbe fatto MYSS KETA. Solo che MYSS KETA forse non era neanche nata, e neppure Twitter.
Insieme a Kobra, Donatella e Lamette, Splendido splendente sarebbe diventato negli anni uno dei singoli più famosi dell’artista veneta, oltre a segnare un’epoca di musica e di costume, con un successo che avrebbe incontrato anche le generazioni successive.

Non è un caso che ancora negli ultimi anni ne siano state realizzate nuove versioni dance: ora, in occasione del 40esimo anniversario, il singolo torna in una nuova veste con alcuni remix ufficiali realizzati da Relight Orchestra, duo formato da Robert Eno, storico dj della Riviera Adriatica e da Mark Lanzetta, violinista elettronico esibitosi in festival del calibro di Miami WMC e Tomorrowland.
I brani sono stati realizzati in collaborazione con Sergio Cerruti, Joe Vinyle & Sandro Tommasi e Didascalis feat. Andy G.

Era il 1979, ma sembra l’altroieri. Ma per splendere non è mai troppo tardi.

Sintetizzatori, funk e melodia. In una parola, Phonix


Phonix
è un cantante, songwriter e produttore con base a Napoli e dalla personalissima cifra stilistica che fonde pop, soul, rock, funk con le più contemporanee sperimentazioni musicali.
Ne è una testimonianza eleoquente il suo ultimo singolo, My Love and My Teacher, un indovinato dialogo di sintetizzatori, groove e profondo cuore melodico.

Prince: dal 13 settembre le ristampe di “The Versace Experience”, “Chaos And Disorder” e “Emancipation”


The Prince Estate e Legacy Recordings, divisione di Sony Music Entertainment, sono lieti di annunciare il prossimo blocco di uscite che andranno ad arricchire il progetto catalogico di Prince in fase di ripubblicazione. Tre titoli essenziali di Prince The Versace Experience (Prelude 2 Gold), Chaos and Disorder ed Emancipation saranno disponibili da venerdì 13 settembre e in bundle con i nuovi prodotti tramite lo store ufficiale di Prince.

Esauriti da tempo, i prodotti fisici Chaos and Disorder ed Emancipation – due album fondamentali di Prince del 1996 – saranno disponibili per la prima volta su disco dopo ben due decenni, mentre le nuove stampe in vinile segnano la prima pubblicazione in assoluto per entrambi i lavori. Ciascuno dei tre titoli viene stampato, come i precedenti, su vinile viola in edizione limitata collezionabile.

The Versace Experience (Prelude 2 Gold) era in origine un’audiocassetta promozionale in edizione limitata contenente materiale inedito distribuito ai partecipanti della sfilata di Versace alla settimana della moda di Parigi nel luglio 1995. The Gold Experience conteneva gli amatissimi brani P. Control, Gold e Eye Hate U, nonché gli inediti della New Power Generation, The NPG Orchestra e il progetto fusion jazz Madhouse. Molte tracce – non disponibili altrove – sono state remixate o modificate appositamente per rendere The Versace Experience (Prelude 2 Gold) un universo sonoro unico ed estremamente raro, molto ricercato dai collezionisti.
Una riproduzione della cassetta è stata già pubblicata in edizione limitata in occasione del Record Store Day 2019, mentre in digitale, CD e vinile sarà disponibile per la prima volta in assoluto.

Pubblicato a luglio del 1996, Chaos and Disorder fu accompagnato da un singolare disclaimer scritto da Prince (allora noto come “The Love Symbol”): “Originariamente destinata solo a uso privato, questa raccolta serve come ultimo materiale inedito registrato da ‘The Artist’ per la Warner Bros”. La relazione controversa di Prince con l’etichetta era nel suo momento più cruciale e questo disco – ben 39 minuti di chitarra e melodie pop semplici ma avvincenti – era l’anello finale della catena che gli impediva di pubblicare la sua musica alle sue condizioni. “Qualcuno mi ha detto che Van Halen ha registrato il suo primo disco in una settimana” commentò Prince al Los Angeles Times sulla rapida creazione dell’album. “Questo è quello che stavamo cercando: la spontaneità, ci siamo messi alla prova per capire quanto velocemente saremmo riusciti a registrarlo”.

Un triplo album che contiene esattamente tre ore di musica, Emancipation vede Prince celebrare la pubblicazione della musica esclusivamente alle sue condizioni: “Questo è il mio disco più importante”, aveva detto al Minneapolis Star Tribune, “Sono libero e la mia musica è libera”.

Proprio come Paisley Park, lo studio di registrazione in cui Prince aveva prodotto Emancipation, l’album rappresenta l’incredibile varietà delle sue influenze e dei suoi umori. Storie d’amore e di famiglia sono i temi chiave (“Somebody’s Somebody”, “The Holy River”, “The Love We Make”) che riflettevano il suo matrimonio con la ballerina e musa di sostegno Mayte Garcia. Prince parla inoltre della tecnologia (“My Computer”) e del sesso (“In This Bed Eye Scream”) e offre nuovi ritmi (“Face Down”, “Jam Of The Year”) e quattro cover uniche (“I Can’t Make You Love Me” di Bonnie Raitt, i classici soul di Philly “Betcha By Golly Wow” e “La, La, La Means I Love U”, il successo di Joan Osborne“ One Of Us”).
Emancipation fu celebrato con un concerto a Paisley Park il 12 novembre 1996, trasmesso simultaneamente su MTV, VH1 e BET. Un comunicato stampa emesso dalla NPG Records dopo l’evento definiì il concerto “uno spettacolo liberatorio”. L’album debuttò al numero 11 delle classifiche di Billboard 200 e vendette oltre 500.000 copie, rendendolo il quarto triplo album più venduto di tutti i tempi di Prince degli Stati Uniti.

Link per il pre-order:
The Versace Experience (Prelude 2 Gold)
Chaos And Disorder
Emancipation

Anche da un cuore spezzato può luccicare bellezza. Parola di Mark Ronson


Mark Ronson
è uno per cui la definizione di “re Mida” non suona esagerata. Un re Mida dell’industria discografica, ovviamente, uno che, diciamo negli ultimi 10-15 anni, ha visto la propria notorietà andare sempre e soltanto in ascesa, fino a diventare uno dei produttori più blasonati della scena. Anzi, delle scene, visto che se si parla di Mark Ronson non ci si può riferire a un solo ambito. E’ (soprattutto) grazie a Mark Ronson se Amy Winehouse ha fatto in tempo a diventare l’artista che ancora oggi rimpiangiamo – e mi sto riferendo in particolare all’album Back To Black -, ed è in gran parte merito di Mark Ronson il successone riscosso sul globo terracqueo da Bruno Mars con la bomba funkettona di Uptown Funk. Ma porta la firma di Mark Ronson anche la produzione tra pop, country e folk degli ultimi due lavori di Lady Gaga, Joanne e la colonna sonora di A Star Is Born, e se Shallow è diventata Shallow beh, in buona parte dobbiamo dire grazie a lui.
Mark Ronson, ovunque Mark Ronson, dal pop al soul, al funk al country. Pare non esserci genere musicale con cui l’inglese non sia in grado di entrare in sintonia.

Ebbene, a tutto questo va aggiunto anche che il buon Mark non sia solo un super-produttore, ma che qualche volta voglia metterci la faccia e pubblichi qualche album a proprio nome (Uptown Funk era per l’appunto il singolo di punta del suo penultimo lavoro, Uptown Special). E’ il caso di Late Night Feelings, quinto album uscito a nome Ronson.
Un disco che trova la sua sintesi perfetta già nella copertina: una strobosfera a forma di cuore, spezzata e inscatolata. Luccichio e dolore, questi sono i due comuni denominatori che non abbandonano mai l’album, ma che anzi ne caratterizzano l’identità, perché a dare forma e mood a Late Night Feelings ha contribuito in maniera decisiva la fine del matrimonio con l’attrice e modella Joséphine de La Baume.
Ed ecco che dalla devastazione che solo la fine di un amore può provocare è nata una raccolta di “sad bangers”, come li ha definiti il suo creatore: 13 tracce luccicanti di pop, ma dallo spirito tutt’altro che euforico. C’è l’elettronica, ci sono i rimpasti con il country (parla chiaro a questo proposito Nothing Breaks Like A Heart), ci sono le scintillanti influenze della disco, ma di fondo c’è anche un’affascinante malinconia che non permette ai battiti di accelerare più di tanto e tiene i pezzi proprio sul limitare del dancefloor.
Non per niente si chiamano “late night feelings”, emozioni della tarda notte, quelle che si fanno sentire quando le feste sono finite, le luci si sono spente e ci si ritrova nella solitaria intimità da cui non si può sfuggire. Dentro e fuori di metafora.
Per dare voce a questi sentimenti Mark Ronson si è rivolto a un folto gruppo di nomi esclusivamente femminili, coinvolgendo personalità di primo piano come Camila Cabello, Alicia Keys e Miley Cyrus, altre semi-note come Lykke Li, altre ancora quasi per nulla conosciute al grande pubblico come King Princess, YEBBA, interprete gospel qui presente addirittura in tre brani, la rapper The Last Artful, Dodgr, Angel Olsen, Diana Gordon e Ilsey. E per ognuna ha ritagliato uno spazio su misura, definito con precisione dall’occhio esperto del consumato produttore.

Late Night Feelings scivola così sull’arrangiamento disco della titletrack, si molleggia sulla linea di basso e sui falsetti di Knock Knock Konock, si scioglie sul soul di When U Went Away, entra in un ispirato meltin’ pot di funk e urban con Truth, si abbandona alle suggestioni country portate da Nothing Breaks Like A Heart (già che ci siete date una ripassata a Jolene di Dolly Parton) e all’indie pop di True Blue. E dopo questo saliscendi di curve emozionali e declinazioni sonore del dolore, il sipario cala lentamente e dolcemente sull’album tra le note struggenti di 2 AM e tra i sottili riverberi elettronici di Spinning. Mancano giusto gli applausi e il finale sarebbe perfetto.

Quando ci raccontano che anche il dolore un giorno ci sarà utile, forse non hanno poi tutti i torti: Mark Ronson per esempio è riuscito a trarne un album come questo.
Il problema è che non siamo tutti come Mark Ronson, ma questa è un’altra storia.

Daysy, due cuori e un bpm sulle note di “Mama told me”


Daysy
è il nome del duo francese formato da Daisy e Léo. Entrambi classe ’91, nativi di Caen, in Normandia.
Si conoscono perché la prima band di Léo aveva bisogno di una cantante e Daisy si presenta, eseguendo in acustico Time After Time di Cyndi Lauper. L’incontro porta alla nascita dei Patchamama, un gruppo di sei musicisti che riesce ad andare in tour in Francia e in Europa. Dopo aver collezionato più di 500 concerti, la band si separa ma Daisy e Léo decidono di continuare a suonare insieme: nasce così il duo Daysy, nome ripreso da quello della cantante, ma con la “i” centrale sostituita da una “y” per richiamare le due Y di Yin e Yang,
Come nell’antica filosofia cinese in ogni metà è presente una piccola quantità del suo opposto, questo vogliono rappresentare i Daysy con il loro sound.
Cominciano a scrivere le canzoni, arrivano alla realizzazione del loro primo album Better Days Are Coming, da cui è estratto il singolo di debutto, Mama Told Me.

Il brano porta fin da subito alla old school hip-hop, senza però poter essere davvero definito hip-hop, perché pieno di influenze pop, funky, blues e soul.

Dal funk alla cumbia, arriva la colonna sonora ufficiale del Jova Beach Party

Sono 7 pezzi nuovi, ma non è un album!
Sono pezzi di Lorenzo, ma non è mai da solo!
Sono tutti singoli, ma escono tutti insieme!

A un mese dal debutto esce Jova Beach Party, arriva un EP con sette nuove canzoni fresche di studio, scritte e realizzate durante la produzione del progetto più caldo dell’estate.
“Per visualizzare l’idea che stava nascendo serviva un po’ di musica, qualcosa di nuovo, senza pressione, per il piacere di immaginare la gente che balla”.

Il nuovo e speciale EP di Jovanotti è un disco dove l’anima DJ di Lorenzo emerge evidente, più che in qualsiasi altro suo album dove spesso convivono altre atmosfere. In Jova Beach Party fondamentalmente si balla, ma da sotto la superficie emergono “canzoni”, la scrittura di Lorenzo, il romanticismo, l’avventura, la vitalità, l’energia, l’attenzione alle parole.

Non è un disco addomesticato, pettinato, è semplicemente “un progetto nato e cresciuto libero, che voleva uscire, e ora è fuori!”
E’ una grande sorpresa per i fan di Lorenzo, è la colonna sonora che in molti desideravano ma che nessuno si aspettava, realizzato nell’ombra e pronto per essere pubblicato a sorpresa.

Jova Beach Party è un album dinamico, senza stress, senza ansia di piacere ma con la voglia di far impazzire. È un Ep che non c’era, neanche nel repertorio di Lorenzo ed è nato dall’istinto e dal desiderio: “È’ pura passione per la musica, niente altro che passione per la musica e per quello che la musica fa accadere.
Lo spirito dell’EP è intriso di funk, reggae, pop, ma anche club culture, elettronica, reggaeton, dub, sonorità latine, con pezzi nati da jam session lunghe anche un’ora, e poi tagliate ed editate, come nel caso di Prima che diventi giorno, il brano che apre l’EP, prodotto da Rick Rubin. Ma alla produzione sono stati chiamati anche Charlie Charles, Dario “Dardust” Faini, i Cacao Mental, artefici della cumbia che anima Fiesta, e poi ancora Paolo Baldini, che ha impresso il tocca reggae a XchèTUC6, con cui si chiude l’EP.

Per le tracce non sono previsti video ufficiali, ma anche in questo caso c’è un esperimento in atto: l’EP esce infatti anche in forma di playlist di Lyric video con i 7 brani in versione cartoon
Sviluppati dai fratelli Dan&Dav insieme a Colormovie che ha curato il montaggio e gli effetti speciali.

Sono 63 al momento gli ospiti già annunciati, provenienti da tutto il mondo. Le feste cominceranno intorno alle ore 16 e andranno avanti fino a sera inoltrata.
Per immergersi nel clima di festa degli appuntamenti in spiaggia, Lorenzo ha inaugurato da poco la Jova Beach Radio, un vero e proprio canale musicale con una sua selezione di brani incredibili, ma anche con dei veri e proprio “programmi”/ “session” da 50 minuti cadauno realizzati da lui stesso, per i fan, ma per tutti gli appassionati di musica, di idee, di storie, di viaggi e di racconti.
Per l’uscita della nuova musica, Lorenzo ha dedicato un’intera Jova Session, alla nascita del progetto, raccontando i retroscena e le curiosità che lo hanno portato a scrivere e a produrre le nuove canzoni di Jova Beach Party.
Disponibile sulla Jova Beach Radio, scaricabile gratuitamente con la Jova Beach App per iOs e Android che darà continui aggiornamenti e informazioni sulle spiagge, HAPPY EP A TUTTI!, percorre tutte le tappe del percorso, e svela i retroscena curiosi delle molte collaborazioni contenute.

Questo il calendario del Jova Beach Party:
6 luglio Lignano Sabbiadoro, Spiaggia Bell’Italia SOLD OUT
10 luglio Rimini, Spiaggia di Rimini Terme
13 luglio Castel Volturno, Lido Fiore Flava Beach
16 luglio Marina di Cerveteri, Lungomare dei Navigatori Etruschi
20 luglio Barletta, Lungomare Pietro Mennea
23 luglio Olbia, Banchina Isola Bianca Molo Bonaria
27 luglio Albenga, Spiaggia Fronte Isola
30 luglio Viareggio, Spiaggia Muraglione
3 agosto Lido Di Fermo, Lungomare Fermano
7 agosto Praia A Mare, Dino Beach Area
10 agosto Roccella Jonica, Area Natura Village
13 agosto Policoro, spiaggia Torre Mozza
17 agosto Vasto, Area Eventi Lungomare
20 agosto Lido degli Estensi, Arenile Porto Canale
24 agosto Marebbe, Cima Plan de Corones
28 agosto Lignano Sabbiadoro, Spiaggia Bell’Italia
31 agosto Viareggio, Spiaggia Muraglione

Con “thank u, next” Ariana Grande si è presa il trono dell’r&b


Mariah, Janet, Mary, Erykah. Ma anche Beyoncé, Rihanna, e Ariana.
La schiera delle “sorelle” che hanno fatto grande l’r&b contemporaneo da oggi si arricchisce a tutti gli effetti di un nuovo nome, quello di Ariana Grande.
Partita alcuni anni fa come nuova, folgorante stella del pop, Ariana ha fatto molto parlare di sé soprattutto per una voce che la metteva in diretta competizione con la Mariah Carey dei tempi d’oro (si vedano gli anni ’90) e ha più volte citato Madonna tra le sue icone, ma ha anche sempre tenuto un occhio puntato sull’r&b. Mai come negli ultimi album però ci si è avvicinata con tanta convinzione.
Nell’arco dell’ultimo anno, a pochi mesi di distanza, la ragazza ha sfornato non uno, ma due album, entrambi piazzati al vertice delle classifiche che contano, ma soprattutto – come si direbbe nel gergo tecnico – due dischi con le contropalle. Se con Sweetener, uscito ad agosto 2018 e inevitabilmente influenzato dalla tragedia del concerto di Manchester dell’anno precedente, la Grande ha inteso creare un punto di congiunzione tra quanto fatto fino a Dangerous Woman e quanto avrebbe fatto da lì in avanti, l’ultimo thank u, next è sicuramente il lavoro più ambizioso e spiazzante dell’artista, il suo vero e totale approdo con i piedi ben piantati nel terreno dell’r&b. Anzi, del contemporary r&b, giusto per fare i puntigliosi.
Come spesso succede, anche in questo caso si tratta di un album figlio del dolore, e nello specifico quello per la morte dell’ex Mac Miller, avvenuta nel settembre scorso. Un fatto drammatico che ha fatto da leva per la scrittura di un disco che ha visto la luce in pochissimi mesi e che forse verrà ricordato come una dei migliori prodotti dell’anno. Sicuramente, è una fiera celebrazione di r&b al femminile, come non se ne ascoltava da qualche tempo: con Mariah Carey, Janet Jackson e Mary J Blige ormai innegabilmente in parabola calante, con Erykah Badu latitante da troppo tempo, con Beyoncé concentrata un po’ sulla famiglia e un po’ sul progetto Carters insieme al consorte, l’unica da cui ci si poteva aspettare un album di r&b di risonanza globale – soprattutto dopo il percorso intrapreso con Anti – era Rihanna, che pare prossima all’uscita di un nuovo lavoro ma che al momento non è ancora uscita dal letargo. Un po’ a sorpresa, ecco che a riscattare il genere ci ha pensato Ariana Grande.

thank u, next è infatti un album solido, pieno di personalità e carattere, che passa con la stessa scioltezza dal dolore alla rabbia a celebrazioni di orgoglio. E pazienza per le accuse di plagio e le polemiche che si sono sollevate in seguito all’uscita del singolo 7 rings: se Ariana si sia davvero indebitamente appropriata di stilemi culturali che non le appartengono, facendoli passare addirittura per parodia, diventa un elemento di secondaria importanza di fronte all’ascolto di pezzi come imagine, con il suo arrangiamento torreggiante di archi e gli acuti virtuosistici, o gli echi old school di needy e fake smile; in bad idea è invece un’atmosfera urban pizzicata dalle chitarre a farla da padrone, e il pezzo acquista un tiro che non lascia scampo, mentre make up mostra una tonicità reggae.
Con la voce che si ritrova, la Grande non poteva poi privarsi dell’occasione di regalarci una ballatona, ed ecco la toccante ghostin, vellutata e notturna come il più limpido dei cieli stellati, ma pure la trappeggiante in my head non teme di sfidare le ottave. Quasi in chiusura, la titletrack è esattamente il brano che una decina di anni fa (o forse un po’ di più) ci saremmo aspettati da due maestre dell’urban come Janet Jackson o Mariah Carey, e invece ce lo ritroviamo interpretato da una che fino a un paio di anni fa pareva non averci niente a che spartire.

Volutamente ho tenuto il pezzo forte alla fine, e sto parlando di bloodline, sintesi perfetta di r&b, funk e reggaeton, sferzante e brioso quanto basta per sentirlo una volta e non farselo più uscire dalla testa.
Insomma, se non fosse abbastanza chiaro, Ariana Grande ci ha dato uno dei dischi urban di cui ci ricorderemo per i prossimi anni.

Quando l’ansia si fa dura, i Typo Clan iniziano a giocare. Esce il singolo “Suck My Oh”


Suck My Oh 
è un dialogo con la nostra parte più ansiosa, nel momento in cui questa prende il sopravvento: perdiamo il controllo del corpo, il caldo diventa insopportabile e, messi con le spalle al muro, l’unico modo per affrontarla è cantarle in faccia “Suck my oh”!
Prodotto da Bruno Bellissimo, Suck My Oh è il nuovo singolo del Typo Clan, progetto nato nel 2015 da un’idea di Daniel Pasotti e Manuel Bonetti.
A fare da contrasto al tema c’è la musica: sexy nelle strofe, corale e liberatoria nei ritornelli.

Sin dall’inizio della collaborazione, il duo di Pasotti e Bonetti si è focalizzato su una produzione che desse spazio a rap, hip-hop, funky, neo soul e world music. Con questo spirito è nato il primo album in studio, Standard Cream, pubblicato il 5 gennaio 2018.
Nell’estate 2018 il Clan è entrato in studio con Bruno Belissimo per lavorare su nuovi brani e a inizio del 2019 è entrato nella famiglia Vulcano Produzioni e ha presentato un nuovo live, passando dai cinque elementi dei live precedenti a tre elementi.
Bonetti e Pasotti continuano a lavorare da soli ai loro pezzi, ma senza mai abbandonare il clan.

“Juice”: ironia e femminilità senza confini nel nuovo singolo di Lizzo


Arriva dalla scena black americana e rischia seriamente di diventare un’icona internazionale.
Lei è Lizzo, e con la sua voce e la sua carica di ironia sta scalando le classifiche con il nuoco singolo Juice, un brano dal sapore squisitamente retrò con riferimenti che dall’r’n’b spaziano al funk e alla disco music. Ma soprattutto, Juice è un inno all’amore per se stessi e a una femminilità che esce dagli stereotipi e non conosce limiti.

“Non avevo una canzone che parlasse al pubblico nel modo in cui parlo io” – racconta Lizzo – “Questo pezzo mi ha dato l’opportunità di parlare alla mia maniera e di celebrare chi sono e tutto il duro lavoro per arrivare qui. E’ una fotografia della mia vita in questo momento”.

Nel video, diretto da Quinn Wilson, è difficile resistere all’ironia esuberante di Lizzo che mette in mostra le sue forme senza filtri e schemi in un programma di allenamento in stile anni ’80 a cui si unisce un talk show a tarda notte e una serie di spot pubblicati di vari prodotti.

Juice è il primo singolo del nuovo album (terzo ma primo per l’Atlantic Music) CUZ I LOVE YOU che uscirà il prossimo 19 aprile.
Lizzo parteciperà al prossimo Coachella, e all’edizione 2019 del Primavera Sound a Barcellona.