“Non è un libro, non è un album. Sono solo pensieri È solo musica”.
Così Rkomi presenta Ossigeno, nuovo progetto composto da un libro e un EP in uscita il prossimo 13 luglio.
Reduce dal successo dell’album Io in Terra, primo disco ufficiale pubblicato nel 2017 certificato disco d’oro e in attesa del nuovo album previsto per il prossimo 2019, Rkomi torna con un libro a corredo di 6 inediti che racconteranno il suo mondo.
Nella carriera degli artisti a volte è necessario fermarsi e voltarsi indietro per poter guardare avanti e Ossigeno nasce proprio da questa esigenza: musica e parole, 112 pagine di pensieri, appunti, aneddoti e ricordi, dall’esordio di Dasein Sollen sino ad oggi, accompagnate della nuova musica.
Prodotto dal duo di DJ/produttori italiani Merk & Kremont, Roof Garden è il nuovoo singolo estratto da Dejavu, EP di Debutto di Biondo. Come Sorrentino nella Grande Bellezza, il video del brano è stato girato su un “roof garden” d’eccezione, la terrazza Borromini di Roma, e vede la partecipazione di Emma Muscat, Luca Capomaggio e Daniele Rommelli, protagonisti insieme a Biondo dell’ultima edizione di Amici.
Dejavu, primo progetto discografico di Biondo, comprende 8 tracce che spaziano tra l’hip-hop e l’R&B. Nel corso del talent di Canale 5 Biondo aveva già presentato i singoli Dejavu, La mia ex chiama, Quattro Mura e Beverly.
Tutto era nato per un puro gusto di goliardia, ma l’idea di rivisitare i successi della trap in versione piano e voce è piaciuta parecchio al web, tanto da spingere Dolcenera a realizzarne un EP: è infatti già on line Regina Elisabibbi, un minialbum di sette tracce in cui la cantante rilegge, non senza una certa dose di ironia, sei successi trap degli ultimi mesi, chiudendo con una chicca.
Seduta al pianoforte, Dolcenera si mette alla prova con Sfera Ebbasta (la sua versione di Sciroppo è stata quella da cui è partito tutto), Ghali, Capoplaza, Dark Polo Gang e Young Signorino, mentre per il finale ecco una versione piano, voce e autotune di Un altro giorno sulla Terra, il suo nuovo singolo, in arrivo nelle radio venerdì 25 maggio.
Ipnosi techno. Si potrebbe riassumere così la sostanza di Octavia, ultimo EP del producer Pierpaolo Bonelli pubblicato per la londinese Strakton Records. Due tracce oscure, Octavia e Landing, costruite su fitte trame di sintetizzatori in loop, catene di beat e melodie lasciate sul confine.
Rinchiudere Princess Nokia nello stereotipo della rapper o della star dell’urban significherebbe farle un grande torto. Lo si era capito fin dai primi EP, poi con l’album di debutto 1992 Deluxe, pubblicato solo qualche mese fa, e se ne ha conferma ora con A Girl Cried Red, il suo nuovissimo EP di otto nuove tracce.
Influenze variegatissime, attitudine indipendente e quasi punk, spirito libero e femminista, con il nuovo EP, la ragazza si concede un’immersione di “emo”, tra atmosfere ipnotiche, elettronica, rap, r’n’b, trap ed elementi acustici.
Si fa presto a definirla “elettronica”. Ma diventa difficile coglierne tutti i riferimenti quando tra i suoi beat si nascondono pause, distorsioni, groove irregolari, risultato di un bagaglio di influenze ricco e variegato.
E’ così che prendono forma le creazioni da dancefloor di Pakkio Sans, DJ e producer registrato all’anagrafe come Carlo Pacioni. Attivo sulle scene dal 2014, è stato resident al Narciso e al Cocoricò di Riccione, collaborando con importanti nomi della house internazionale e prendendo parte a numerosi festival, oltre ad avere all’attivo già alcuni EP.
Dietro ai beat e ai BPM, nella sua musica ci sono prima di tutto immagini: “Attraversi un momento dove è inevitabile guardarsi allo specchio e capire chi sei realmente e cosa vuoi davvero. Lavarsi la faccia con l’acqua fredda e guardarsi negli occhi. Pakkio Sans è l’attimo prima di aprire gli occhi quando ti guardi allo specchio con la faccia bagnata. Può essere sofferenza e gioia nello stesso momento, è la sensibilità con cui hai a che fare, qualcosa che nasce in modo naturale, che sai di cosa si nutre, di cosa parla. Qualcosa che sai cos’è ora, cos’è stato, ma non sai cosa sarà.” Così egli stesso parla dell’essenza delle sue creazioni in consolle.
Una visione imaginifica a cui non fa eccezione l’ultimo EP del DJ, Quando ti perdi (quanto ti diverti)?: due brani, la titletrack e La luna piena non aiuta, quest’ultimo concepito in una notte di luna piena e intriso di campionamenti vocali di bambini.
Un mini lavoro alla ricerca di un’elettronica onirica e ipnotica. Per perdersi, e divertirsi.
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
No, questa volta niente EDM e niente moombahton. Se cercate il nuovo inno riempipista dovrete guardare altrove, non nella California di Diplo. Per il suo ultimo EP, Thomas Wesley Pentz ha infatti messo da parte i carichi di BPM e le scansioni in levare che hanno fatto la fortuna sua e dei Major Lazer per far spazio alle sonorità urban dell’hip-hop. Succede così che ascoltando le sei tracce del disco, la sensazione sia quella di trovarsi davanti non al lavoro di uno dei più influenti producer del globo, ma a una compilation delle nuove leve del rap d’Oltreoceano. I nomi coinvolti infatti non nascondo una buona dose di coraggio, essendo per la maggior parte quasi del tutto ignoti al grande pubblico al di là dei confini americani: stiamo parlando di gente come Lil Yatchy e Santigold, Desiigner, DRAM, Trippie Redd, Lil Xan e Goldlink. Non veri e propri emergenti – almeno alcuni – ma sicuramente ancora lontani dalle stelle più brillanti del rap internazionale. L’eccezione alla regola è rappresentata da MØ, talento danese dell’elettropop.
E così, dopo aver messo mano a successoni di Sia, Madonna e Beyoncé, ecco Diplo raccontare la California in salsa elettro-urban, con soluzioni spurie di hip-hop, r’n’b e naturalmente la trap, con tutti i suoi incantesimi al vocoder, che se sono una novità qui in Italia in America non suonano certo come una rivoluzione. Sì, un po’ di reggaeton c’è, ma resta confinato su uno sfondo di autotune e fumosa poesia in barre. Anche questo è Diplo, e tutto sommato funziona.
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
L’anno scorso ho scoperto per la prima volta cosa significa amare davvero un’altra persona, ma ho anche scoperto per la prima volta cosa vuol dire quando la morte bussa alla porta di una persona cara. Ho visto e toccato i due estremi dello spettro e nel frattempo ho compiuto 25 anni. È la vita, immagino, ma forse non ero pronto. Sto ancora cercando di fare i conti con tutte queste cose e non ho ancora ben chiaro il quadro generale, ma lo farò, so che lo farò. Da nuovi sentimenti, derivano grandi responsabilità dopotutto. Devi migliorare te stesso per restare al passo con ogni cambiamento nella tua vita, devi compiere delle scelte. Quindi, dopo aver trovato la mia appartenenza, sono uscito da un posto dove troppo a lungo sono rimasto intrappolato e ho preso treni, superato posti di blocco con la mia macchina per poi parcheggiarla a ridosso del mare per godermi la vista e finalmente godermi il momento. Dopo di che ho raccolto tutto e ho scritto questo disco. Credevo fosse per me, ma giorno dopo giorno mi sono reso conto di averlo scritto per le mie donne. È un bacio e una preghiera a mia Nonna. È una confessione ed un grazie a mia Mamma. È una dichiarazione e un’esortazione alla mia Ragazza. Please don’t scare away your dreams, ‘cause you’ll miss ‘em too much. Now I know.
Con questo post pubblicato su Facebook – di cui no ho riportato solo il commiato i e ringraziamenti finali – Gaetano Chirico, nome che si cela dietro allo pseudonimo di Hesanobody, presentava l’uscita del suo secondo EP, The Night We Stole The Moonshine. Molto di più, mi pare, di una semplice presentazione: in queste righe si intrecciano vita e morte, amore e disperazione, e soprattutto emerge l’istinto di un ragazzo di 25 anni a mettere in musica tutta la vita che gli si è buttata addosso. Un istinto e uno slancio quasi viscerali che hanno preso forma in cinque pezzi di synthpop e tratti oscurissimo e a tratti folgorante. Se di notte si parla, quella di Hesanobody è certamente buia, ma percorsa da sciami di stelle cadenti e scie di meteoriti, tutti rigorosamente sintetici.
Si parte con 4 Wishes, estatica e immersa nei suoi sintetizzatori vibranti, al limite del dark ambient, per passare subito dopo allo sfogo di beat di Clichè, dove la voce tonda di Chirico fa sentire di essere stata allevata e cresciuta dall’ascolto di parecchia wave anni ’80, per arrivare a un tripudio di elettronica con Roadblock, un episodio che inizia con un semplice pianoforte per poi spingersi sempre più in là, al punto da far intravedere i bagliori della techno e della trance. Resta il fatto che portato sotto ai neon di un club, la sua la figurona la farebbe alla grande. Toni un po’ più smorzati accompagnano invece le riflessioni di Mourning The Ghost, tutta arrampicata sui giochi di vocoder e gingilli elettronici, mentre la chiusura di Night 23 si affida a un’esplosione che oserei definire festante, ricordando un po’ gli ultimi lavori dei Coldplay.
Citando – fuori contesto – il titolo di un romanzone del ‘900, The Night We Stole The Moonshine è un viaggio al termine della notte: un disco che corre spedito nel buio, in perfetta solitudine, toglie i freni e si lancia tra crinali e bordi di altissime scogliere. Sussulta tra sbalzi umorali, sprofonda e risale, e tutta la sua essenza sembra riassumersi nella notte infinita e a ridosso del Natale raccontata proprio in Night 23: “We stole, we stole / We stole the moonshine / (The night before this Christmas Eve / We celebrated our belief)”. E riecco l’alba.
Dopo l’esordio con l’EP Mirage, Mike Human è tornato in consolle per dar forma al nuovo lavoro, Truth Of Mind. Quattro tracce che tra suggestioni techno-ambient e sequenze di beat deep house raccontano un passaggio cruciale nella vita del giovane producer bresciano.
Si passa così dal tunnel oscuro di Malinconia alla rabbia, lo stress e la frustrazione espressi in Fury, di cui è presente anche un remix realizzato dal duo Tears Of Change, per finire con Confusion, l’episodio che ha segnato l’inizio del percorso di ricerca di Mike.
Bresciano, classe 1995 e figlio di musicisti, Michele Polonini ha iniziato ad avvicinarsi alla musica suonando il basso e la chitarra. Dopo un’esperienza in una band punk-rock, ha scoperto il mondo dell’elettronica, restando affascinato dalle atmosfere della techno e delle deep house, che lo hanno spinto a specializzarsi nel sound engineering e nelle produzioni.
Anticipandolo con i singoli Look Back, Get It Right e ora Worry No More, che vede la partecipazione di DRAM, Diplo ha annunciato l’uscita del suo nuovo EP, California, disponibile dal 23 marzo.
Numerosi gli ospiti coinvolti, molti provenienti dal mondo del rap, come il già citato DRAM, passando per Desiigner, Lil Yachty, Trippie Redd, Lil Xan, GoldLing, fino a Santigold, cantante e produttrice statunitense attiva da un decennio tra elettronica e indie.
La nuova musica si accompagna ad un anno eccezionale per Diplo: l documentario di Major Lazer Give Me Future è stato presentato per la prima volta tramite Apple Music dopo aver debuttato con entusiasmanti recensioni al Sundance Festival di quest’anno. La band ha anche pubblicato un album di ‘accompagnamento’ al film dal titolo Major Lazer Presents: Give Me Future-Music From e Inspired by the Film e l’EP, Know No Better.
Questa la tracklist: Worry No More (feat. Lil Yachty & Santigold) Suicidal (feat. Desiigner) Look Back (feat. DRAM) Wish (feat. Trippie Redd) Color Blind (feat. Lil Xan) Get It Right (Remix) (feat. MØ & GoldLink)