Marilyn Manson rivisita il classico folk “God’s Gonna Cut You Down”


God’s Gonna Cut You Down
è un classico del repertorio folk americano talvolta conosciuto anche con i titoli di Run On Run On for a Long Time, e con cui negli anni si sono cimentati giganti come Johnny Cash e Elvis.

Adesso è la volta di Marilyn Manson, che ne ha realizzato una personale versione dai toni dark, con un video dalle atmosfere apocalittiche girato nel deserto di Joshua Tree.

BITS-RECE: Miley Cyrus, Younger Now. Polvere di stelle… e di country

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
MC_Younger_Now_Album_FINAL-142090397
Dai martelli e dalle palle da demolizione ai completini in stile Elvis tempestati di brillocchi. Estremizzando, è stata più o meno questa la svolta compiuta da Miley Cyrus nell’arco di questi ultimi quattro anni: a dir la verità, in mezzo c’è stato anche un passaggio vagamente psichedelico, ma è stato poco più di una parentesi di cui in pochi si ricordano, perché l’ultima immagine che avevamo in testa dell’ex Hannah Montana era una ragazza in biancheria seduta su una wrecking ball intenta a leccare un martello piangendo sulla fine di una storia d’amore.
Era il 2013 e quel video ha fatto abbastanza parlare da consacrare finalmente Miley tra le schiere delle lolite del pop, strappandola definitivamente a ogni residuo Disney.
Adesso però succede che Miley spiazza tutti: tolte le provocazioni e indossato qualche vestito in più, la ragazza del Tennesse se ne esce con un album, Younger Now, che sembra nato dai sassi della terra di Nashville, tanto odora di folk e di country. Che la direzione fosse questa lo si era vagamente capito già dalla primavera, con l’arrivo di Malibu e poi soprattutto con Younger Now, il pezzo che dà il titolo all’album, e la conferma è arrivata dall’ascolto di tutto il resto dell’album. Stop al pop facilone e iper-elettro, dunque, e spazio a una nuova era fatta di suoni più scarni, che partono dal country, per sfiorare il rock’n’roll.
A dare la sua benedizione c’è pure Dolly Parton, madrina di Miley e leggendaria istituzione del country, in un duetto affiatato sulle note solari di Rainbowland. Ma in realtà è tutto il disco ad avere un profilo convincente, perché Miley il country lo sa fare, su questo non ci sono dubbi, e la scelta di compiere una sterzata del genere non è meno coraggiosa di farsi riprendere mezza nuda a leccare un martello.
22089688_10155852525312147_7485393681494187415_n
In Younger Now sembra perfettamente a suo agio, anche senza il bisogno delle maschere degli ammiccamenti o del fondoschiena shackerato con fare birbantello. Basterebbe segnalare pezzi come Inspired, She’s Not Him, e soprattutto la titletrack, una piccola gemma di freschissima gioia sonora, un manifesto di giovinezza eterna, un inno al cambiamento come possibilità.

Il pop del nuovo album è figlio dell’America delle leggende dei decenni passati, delle strade arroventate e polverose, della malinconia sognante e amorosa che da sempre marchia l’anima del country, dei suoni ruvidini. Allontanatasi dai riflettori glitterati e peccaminosi, la ragazza si è presa uno spazio tutto suo e se lo è arredato su misura, probabilmente conscia dello stridore che questi nuovi suoni avrebbero prodotto con l’idea che di lei ci eravamo fatti un po’ tutti. E purtroppo gli esiti delle classifiche sembrano confermare una mancata sintonia con il pubblico, a rimarcare il fatto che anche quando fai un bel disco può sempre andarti così così.

Resta comunque il fatto che Younger Now si piazza tra le cose migliori e più genuine che Miley Cyrus ci abbia regalato da quando è diventata una super star. E va bene così.