#MUSICANUOVA: Lemandorle, Gelato colorato

Ricorda che siamo mammiferi,
ma in amore siamo fiammiferi

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Gelato Colorato è il racconto di una storia giunta al capolinea appena prima dell’estate: non sempre la formula della felicità è “du gust is megl che uan”, come recitava una famosa pubblicità di qualche anno fa. A volte in due si è più soli che da soli e ci si ritrova a guardarsi mentre tutto finisce, ognuno con la propria verità.

Gelato Colorato, in bilico tra malinconia ed euforia, uno stato d’animo che ricorda gli ultimi giorni di scuola, è però anche un brano da ballare, una canzone pop che descrive il momento in cui si è a metà strada tra un inizio e una fine appoggiandosi su un beat di musica elettronica.

“Siamo come quei libri per bambini, ancora da colorare, in attesa che siano gli altri a renderci noi stessi. Siamo l’estate e l’inverno. Al di là delle stagioni. Al di là dei calendari. Siamo un gelato colorato”.

Gelato Colorato è il primo videoclip scritto e diretto da LEMANDORLE, che li vede protagonisti non solo in fase di regia ma per la prima volta anche davanti alla macchina da presa.

Un flusso di libere associazioni visive e quadretti surreali, alternate a scene di backstage, come a mescolare senza soluzione di continuità realtà e finzione, costruzione scenica e spontaneità privata.
Una metafora della vita, in cui a volte ci mettiamo a nudo e altre ci nascondiamo dietro a maschere e convenzioni sociali.

Hiperico, dalla fuga a Fuerteventura al ritorno discografico

Hiperico
Ci libereremo
è il primo singolo estratto da Nove, il primo album a nome Hiperico, cantautore di stanza a Roma attivo dagli anni Novanta.

L’album – di prossima uscita – è nato  nei cinque anni trascorsi da Hiperico con la sua famiglia alle Canarie, in Spagna, sull’isola di Fuerteventura, dove è andato per allontanarsi dal mercato musicale.

Il singolo è il primo brano della tracklist ed è stato ispirato da un pomeriggio caldo e ventilato in cui Hiperico e Mira, la sua compagna, bassista, hanno composto riff e ritornello di getto, dando, all’inizio, un’impronta punk al pezzo.
L’intervento di Sante Rutigliano, produttore artistico dell’album, che dopo qualche sessione in studio ha inserito una buona dose di elettronica, ha dato una forma definita al brano: “Con la produzione abbiamo cercato di proiettare l’ascoltatore da un’attesa paralizzante verso un ballo liberatorio”, racconta il compositore, arrangiatore, e polistrumentista di origine pugliese.
Ci libereremo è una canzone che rappresenta una via d’uscita da una situazione di stallo e, simbolicamente, anche la realizzazione di un imminente ritorno alla musica che ora è diventata concreta perché Hiperico è tornato in Italia per rimettersi in gioco con questo disco.
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Ogni canzone di Nove è il frutto dell’incontro con altri musicisti, collaborazioni spontanee nate o sfociate in jam session e prove fatte per lo più nel silenzio del deserto di roccia tra Lajares ed El Cotillo.

Il video di Ci libereremo ha un immaginario di riferimento che gioca un po’ tra Il signore delle mosche e Zabriskie Point, e vede in scena un adolescente “che emerge di scatto da una sorta di sepoltura di sabbia nera vulcanica, scrollandosi di dosso l’impaccio appiccicoso che lo sovrasta e prendendo una direzione che punta verso l’orizzonte”, come racconta il regista e fotografo Francesco Cabras, che lo ha diretto.

#MUSICANUOVA: Giada Agasucci, Autostop (feat. G-Max)

Foto Backstage AUTOSTOP - GIADA AGASUCCI feat G-MAX
Giada Agasucci e G-Max
insieme per Autostop.

Il nuovo singolo dell’ex concorrente di Amici vede la partecipazione del fondatore dei Flaminio Maphia ed il capitolo finale di una trilogia aperta da Non lasciarmi andare e proseguita con La mia Itaca, in un percorso con cui Giada ha voluto mostrare un cambiamento artistico e personale.

Il video vede la protagonista impegnata in a vita di lusso e feste, che però decide di abbandonare per una una tensione emotiva che sente nascere dentro di lei.
Nel video, così come nella canzone, questo “risveglio” non è tutto opera di Giada ma a spingerla e ad aiutarla a ritrovare se stessa e le cose che contano è la figura di G-Max, una sorta di fratello maggiore, quasi un angelo custode che la “riporta” sulla sua strada.
Le location utilizzate nelle riprese, infatti, sono tutte state scelte tra i luoghi del mito di Ulisse in Calabria, a Copanello, nei luoghi cassiodorei.

Secondo il mito dell’Odissea, Ulisse approdò proprio sulle sponde calabre di Copanello, ed è proprio nelle Vasche di Cassiodoro che Nausicaa gli lavò i capelli prima di portarlo al cospetto di suo padre, così che lo aiutasse a ritornare a Itaca.
Miti e simbologie che si intrecciano per raccontare in un video la nuova Giada Agasucci.

#MUSICANUOVA: Giada Agasucci, La mia Itaca

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“Questo è un brano al quale sono particolarmente legata: parla di una crescita, di una rinascita di me stessa. La rinascita di una forza, una volontà di farcela e di raggiungere i miei obiettivi. Musicalmente è un genere nuovo per me, nei precedenti lavori non mi ero mai accostata ad un arrangiamento così “forte”. Sono molto orgogliosa di questo nuovo lavoro e del progetto che sto portando avanti con la Otto P Management, e non vedo l’ora di mostrare a tutti la Giada che sono diventata: più determinata, più consapevole e forse, anche emotivamente, più forte.”

Un inno elettropo all’amore, alla voglia di non arrendersi nel cercare l’amore con la stessa determinazione con cui Ulisse continuò la sua ricerca per tornare a nella sua Itaca: così Giada Agasucci vive il suo ritorno con il La mia Itaca.
Itaca non come un luogo fisico, ma come spazio dell’anima.

3 minuti: Cesenatico tra elettropop e autoerotismo

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Dopo l’esordio con Motel, torna a farsi sentire l’elettronica di Cesenatico.
Questa volta il racconto si svolge durante un atto di autoerotismo alle 5 del mattino: le luci sono spente e il riflesso del monitor a tubo catodico riflette sul viso del protagonista. Il sonno ha la meglio durante l’atto, nel momento in cui la realtà e il sogno non hanno più differenza ormai.
Tutto questo è 3 minuti.

E intanto l’identità di Cesenatico continua a restare un mistero…

#MUSICANUOVA: Charlotte Gainsbourg, Sylvia Says

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Tratto dall’album Rest pubblicato lo scorso anno, Sylvia Says è il nuovo singolo di Charlotte Gainsbourg
Ad accompagnarlo è un video diretto dalla stessa artista, mentre alcuni nomi internazionali della dance si sono occupati della realizzazione dei remix ufficiali del brano, raccolti in un EP pubblicato a giugno.
A firmare le tracce sono nomi come A-Track, Tensnake, Breakbot, Jerge, Mind Enterprises e Radio Slave.

Questa la tracklist dell’EP:
Sylvia Says x Tensnake
Sylvia Says x A-TRAK
Sylvia says x Breakbot
Sylvia Says x Jerge
Sylvia Says x Mind Enterprises
Sylvia Says x Radio Slave

#MUSICANUOVA: Underworld e Iggy Pop, Get Your Shirt

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Get Your Shirt
è il terzo brano tratto da Teatime Dub Encounters, l’EP in uscita il 27 luglio nato dalla collaborazione tra Underworld e Iggy Pop.

Dopo aver già rilasciato i due singoli digitali Bells & Circles e I’ll See Big, Get Your Shirt è la colonna sonora non ufficiale della nostra estate infinita, un pianto per le cattive decisioni, per le spiacevoli fregature per gli idioti insopportabili.
Autore delle immagini ipnotiche del video è Simon Taylor (Tomato), già collaboratore degli Underworld.
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Questa la tracklist dell’EP:
Bells & Circles
Trapped
I’ll See Big
Get Your Shirt

Christine and the Queens: il nuovo album esce il 21 settembre

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Uscirà il prossimo 21 settembre Chris, il nuovo album di Christine and the Queens. Il disco sarà disponibile in edizione doppio CD, vinile e boxset in edizione limitata.
Ad darne un primo assaggio è stato il singolo Girlfriend e ora è la volta di Doesn’t Matter, il nuovo brano accompagnato da un video diretto da Colin Solal Cardo, già noto per aver lavorato con il collettivo francese La Blogotheque, Jack white, Alicia Keys e i Phoenix.

Il disco d’esordio, “Chaleur Humaine si basava sulla mia adolescenza, o almeno in buona parte”, racconta Christine. “C’erano la solitudine, dei sentimenti molto profondi e la dolcezza tipica di quei giorni ad influenzare la mia scrittura, era il mio modo di presentarmi al mondo. Chris è più coinvolgente, perché mi rendo conto di essermi già presentata. E questo mi consente di avere una maggiore fiducia in me stessa, rispecchia esattamente quello che è successo nella mia vita”.
Christine racconta inoltre di come il primo disco l’abbia trasformata da una ragazza introversa, che passava molto del suo tempo sui libri ad “un’atleta performer, che è quello che avrei sempre voluto essere e… lo sono diventata davvero. Sono uscita dal mio guscio, mi sono buttata. Ho fatto tantissime esperienze diverse, ho incontrato un sacco di gente, ho avuto le mie relazioni, e mi stanno succedendo davvero tantissime cose. D’improvviso, mi sono guardata allo specchio e ci ho visto una donna, adulta e matura”.

“Per il secondo album avrei potuto trovare un produttore fighissimo a Los Angeles e fare una stronzata che fosse pop” ride, “ma no. Non è successo perché quello che volevo era renderlo, se possibile, ancora più personale del precedente”.
Oltre ai brani che esplorano uno sfacciato desiderio femminile e una sessualità complessa lontana da qualsiasi categorizzazione, ce ne sono altri che, con rinnovata intimità, rivelano emozioni e il disordine dell’artista, esplicitando quei temi che venivano solo accennati in Chaleur Humaine.

Il singolo Doesn’t Matter si presenta come una sorta di incantesimo che vuole restituire all’ascoltatore la speranza nei confronti di un mondo dominato da un senso di infelicità generale: “E’ una canzone che ho scritto una sera in un momento di crisi, ricordo che era tardissimo. E’ come una cattedrale. Solida, immutabile, come una pietra bianca. Ricordo anche di aver suonato la linea di basso per ore”.

https://www.youtube.com/watch?v=UCwD5f1APTY&feature=youtu.be

Tracklist (edizione in inglese):
Comme si
Girlfriend (feat. Dâm-Funk)
The walker
Doesn’t matter
5 dollars
Goya Soda
Damn (what must a woman do)
What’s-her-face
Feel so good
Make some sense
The stranger

Tracklist (edizione in francese):
Comme si on s’aimait
Damn, dis-moi (feat. Dâm-Funk)
La marcheuse
Doesn’t matter (voleur de soleil)
5 dols
Goya ! Soda !
Follarse
Machin-chose
Bruce est dans le brouillard
Le G
Les yeux mouillés
L’étranger (voleur d’eau)

#MUSICANUOVA: Nesli, Viva la vita

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Dopo il pop melodico e il messaggio antibullismo di Immagini, un ritorno in chiave decisamente elettronica per Nesli con Viva la vita, il nuovo singolo scritto da Francesco Tarducci e Brando: una sua canzone/manifesto, un incoraggiamento a non perdere mai la fiducia in se stessi e nel prossimo, puntando sulla vera essenza del nostro esistere: “il valore della vita”.

Insieme a Immagini, Viva la vita farà parte del nuovo progetto discografico che Nesli sta ultimando in questi mesi.

Già da quest’estate Nesli ripercorrerà la sua storia musicale con una manciata di nuovi brani, per arrivare a un nuovo tour autunnale nei principali club e città Italiane da novembre. Di seguito le prime date confermate:

2 novembre – Bologna, Estragon
15 novembre – Firenze, Auditorium Flog
16 novembre – Roma, Teatro Quirinetta
22 novembre – Napoli, Casa della Musica – Federico I
23 novembre – BARI (Modugno), Demode’
24 novembre – Catania, Land – La nuova dogana
29 novembre – Milano, Alcatraz

Tango, l’esordio di Joan Thiele tra tigri, montagne ed elettronica

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Non si intitola Tango per richiamare il ballo argentino, ma si intitola Tango per lo stesso motivo per cui il ballo argentino si chiama così, vale a dire il riferimento etimologico al contatto, all’emozione vissuta da vicino, sotto un certo punto di vista anche alla condivisione. Toccare, comunicare, condividere.
Tango è il primo album di Joan Thiele, animo musicalmente nomade, figlia di padre colombiano e madre napoletana. Un’eterogeneità genetica e di influenze che non poteva non trovare una sintesi unica e perfetta in un album d’esordio così personale.
Il lavoro sui brani è partito infatti due anni fa, durante un periodo difficile per Joan: si era recata ad Armenia, in Colombia per far visita al padre e al suo fratello gemello. Un’occasione di riscoperta delle proprie radici, ma anche una spinta a tirar fuori e riuscire finalmente a comunicare certe paure rimaste fino ad allora annidate all’interno. Lì l’ispirazione è arrivata da Cocora, la montagna di fronte ad Armenia, protagonista del omonimo interlude e poi di Mountain of Love, e dal suono tribale di un tamburo del Sud America, quello che scandisce il ritmo di Armenia Quindio
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Accanto agli elementi etnici e acustici, dall’Europa sono invece arrivate le sonorità elettroniche, che rappresentano l’altro volto principale dell’animo sonoro di Joan, quello che ha ereditato dalla madre.
Influenze mescolate e quasi indistinguibili, per dar vita a un genere che respirasse un po’ di Europa, un po’ di urban e un po’ di esotico, senza essere esattamente nulla di tutto questo.
Per registrarlo, Joan è salita a bordo del Red Bull Music Studio, uno studio di registrazione a tutti gli effetti, con la piccola particolarità di essere allestito dentro a un enorme truck in movimento: “Eravamo stazionati alle porte di Milano, con intorno la campagna, le mucche. E’ stato bellissimo registrare e poi uscire per andare a mangiare e ritrovarsi intorno i campi”.

Se singoli come Armenia e Polite erano serviti a dare una prima idea del mondo di Joan Thiele, è solo ora, andando a fondo tra le singole tracce che si osserva davvero tutto il mondo che questa ragazza vuole portare in superficie. Accade, per esempio, in un testo come quello di Blue Tiger, tutto giocato su una metafora visionaria: “Da piccola vedevo mio zio, il gemello di mio padre, partire spesso quando gli chiedevo dove andasse lui mi rispondeva che viveva con le tigri. Solo dopo, crescendo, ho capito che era coinvolto nelle Farc e che stava attraversando un momento complicato della sua vita, ma per me lui è sempre rimasto una tigre blu, diversa da tutte le altre. E alla fine torna a casa”.
A livello di scrittura, non mancano inoltre alcune collaborazioni, come quella con la musicista inglese Kadija Kamara, co-autrice di Polite, e Dario Faini: “Mi piace molto poter condividere la scrittura con altri, l’idea della condivisione, e Tango è anche questo, un album di condivisione”.
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Per una scelta precisa, Tango non viene pubblicato in formato fisico, ma solo in digitale: “Mi sono resa conto che sul computer non ho più spazio per raccogliere nuovi brani e anche in macchina non posso più ascoltare i CD perché non c’è il lettore. Mi sono chiesta allora che senso avesse far uscire un disco anche in formato fisico se poi diventa difficile ascoltarlo”.
Per il lavoro della copertina Joan si è invece rivolta a un grafico speciale: “L’artwork è opera del mio fratello più piccolo, Giovanni, che oltre a essere la persona più importante della mia vita è anche un bravissimo grafico. Non so esattamente quanto io risulti davvero bella nell’immagine, ma volevo qualcosa di impatto: abbiamo quindi pensato all’accostamento di colori forti e mi piace l’idea che il mio volto sembri quasi uscire da un fiore, un papavero. Quasi come un logo. Per il lettering abbiamo invece pensato a qualcosa che distogliesse dall’idea del ballo, per evitare che il disco venisse scambiato per un album di settore”.

In estate Joan sarà impegnata in una serie di appuntamenti live, che dividerà tra concerti come solista con set acustico ed elettronico e date in cui sarà accompagnata dagli Etna, la band con cui ha realizzato l’album. Tra le date più attese, quella allo Sziget Festival di Budapest l’11 agosto e quella all’Home Festival di Treviso il 2 settembre.