“Sparks”, le scintille pop di Osvaldo Supino


Se non vi è mai capitato di imbattervi in Osvaldo Supino, dovreste trovare il modo di farlo: cinque minuti di chiacchierata insieme a lui sono un toccasana per il buonumore. Mescolando con ironia divismo internazionale e veracità pugliese, Osvaldo è animato da un entusiasmo pulito e contagioso che lui stesso non riesce e non vuole nascondere quando parla della sua musica.
Sarà probabilmente per questo che il suo nuovo album – il quarto – si intitola Sparks, “scintille”, come quelle della passione per il suo lavoro, che lo hanno sempre spinto ad andare avanti nel difficile ambiente della discografia indipendente: “Quando sei un artista indipendente non puoi fare altro che continuare a crederci e continuare sulla tua strada, il tuo obiettivo dev’essere quello. Ecco perché non bisogna mai smettere di vedere quelle scintille”. E oggi i fatti sembrano stare dalla sua parte: se infatti in Italia il nome di Osvaldo è conosciuto soprattutto tra i frequentatori della scena underground, all’estero è stato il primo artista italiano a esibirsi al World Pride di Londra nel 2012 e al Miami Beach Pride nel 2015 al fianco di Iggy Azalea e Jordin Sparks. I suoi video sono in rotazione su MTV in Germania, Austria e Svizzera e anche network come NBC, Telemundo e Univision si sono occupati di lui.

Pubblicato dopo la buona accoglienza raccolta dal precedente Resolution, Sparks è un disco “fortemente e volutamente pop”, all’interno del quale Osvaldo è tornato a parlare di sé: “Ho un pessimo rapporto con i social, non li so usare”, racconta, “e per parlare di me uso la musica. Per conoscermi non serve guardare le foto che metto su Instagram o i miei tweet, basta ascoltare la mie canzoni. Per me la musica è una terapia, solo quando canto mi sento davvero sicuro, anche se in apparenza posso sembrare molto estroverso”.
Nel disco c’è spazio per tutto, senza preoccuparsi molto della censura: dagli approcci su Tinder nel singolo Pick Me Up (“siamo la società dei social, tutti usiamo le app di incontri, ma nessuno lo ammette apertamente) a Therapy, che mette invece al centro la sessualità vissuta in completa libertà con il proprio corpo; dalle storie sbagliate di Messed Up (Alessandro) (“è una storia che mi è successa davvero, Alessandro esiste, e mi ha fatto stare malissimo: più io lo cercavo, più lui si allontanava, e io mi ero ridotto a uno straccio. Quasi quasi gli scrivo e glielo dico che l’ho messo in una canzone”, scherza Osvaldo. “Tutti abbiamo avuto il nostro Alessandro nella vita”) a Cold Again, il brano che chiude il disco affrontando un tema delicato come quello della depressione: “Se ne parla sempre poco, ce ne vergogniamo. Invece affrontarlo e parlarne con qualcuno è il primo modo per sentire meno il dolore”.

Come i precedenti di lavori di Osvaldo Supino, anche Sparks è un album che nei suoni guarda molto all’estero, raccogliendo influenze urban, edm e reggaeton. Le registrazioni sono avvenute tra Miami, città a cui Osvaldo è molto legato, e Milano, mentre le collaborazioni portano i nomi di prestigiosi produttori internazionali come Scott Robinson (già al lavoro con Christina Aguilera) e Molly Moore.
Dopo le esperienze in Spagna e in America Latina degli ultimi anni, oltre alla versione inglese, dal 17 aprile l’album sarà disponibile anche in versione spagnola con il titolo Luces: “Per me è una novità. Prima avevo fatto solo degli esperimenti con alcuni brani quando ero all’estero, ed erano stati accolti molto bene. Sono cresciuto ascoltando Alejandro Sanz, cantare in spagnolo è sempre stato un sogno. Ho anche provato a incidere un brano in tedesco: forse lo pubblicherò più avanti, perché mi piacerebbe portare avanti per un po’ il progetto di Sparks. Non penso però di farlo dal vivo perché è stato difficilissimo registrarlo”.

 

“Pick Me Up”: l’amore su Tinder nel nuovo inedito di Osvaldo Supino

L’amore ai tempi di Tinder: è questo il tema di Pick Me Up, il nuovo inedito di Osvaldo Supino.
La canzone, una midtempo con influenze elettroniche anni ’70, parla del rapporto del cantante con le dating apps, in particolare con la piattaforma Tinder. Un flirt online che tra scambi di foto e frasi ammiccanti si trasforma in un incontro a due.
Un regalo a sorpresa da parte di Osvaldo Supino, che ha affidato l’annuncio dell’uscita del nuovo brano proprio a Tinder, condividendo inoltre sui suoi social le svariate stories con i suoi flirts, foto del suo profilo, match scattati e alcuni pezzi delle sue conversazioni.
Dopo Wet Dream, Fire e Get sexy il sesso torna nei brani di Osvaldo Supino con provocazione ma senza scendere mai nel censurabile: E’ parte di un mio linguaggio. Ora, rispetto al passato me ne rendo sicuramente più conto ma è una parte di ciò che vivo e come tale la racconto nella mia musica. Tutte le cose che ho fatto e poi sono state viste come provocazione non erano mai fini a se stesse, avevano spesso lo scopo di raccontare qualcosa di più profondo. Nel caso di Pick me up non c’è nessuno scandalo, solo il racconto di quello che viviamo oggi, tutti almeno una volta abbiamo anche solo per scherzo utilizzato una dating app“.

Pick Me Up non è un singolo, ma solo uno dei brani che Supino, dopo il successo di How do We Know ha scelto di anticipare per iniziare a far conoscere al pubblico il suo quarto album di inediti, Sparks in uscita il 28 marzo, a due anni dopo dal precedente Resolution, e per la prima volta sarà rilasciato anche in versione spagnola Luces il prossimo 17 aprile.

Un ritorno al sapor di “PAPRIKA” per MYSS KETA


Lo scorso 8 marzo, mentre il mondo celebrava l’International Women’s Day, qui in Italia M¥SS KETA non ha offerto la solita mimosa, ma ha lanciato nell’agorà digitale PAZZESKA, il suo nuovo singolo, che vede anche la partecipazione di Gué Pequeno.

Nel video che fa da cornice al brano un’ardente M¥SS si muove sinuosa in un ambiente total pink dominato da una mortadella gigante: una dimensione fuori dallo spazio-tempo che sembra uscita dall’immaginazione di Sigmund Freud dopo la visione di un film di David Lynch. Fra brusche accelerazioni e improvvisi rallentamenti, il corpo di M¥SS KETA diventa veicolo narrativo dei suoni del brano, tra atmosfere orientali e beat.

Il video mostra la stessa ambientazione della cover di PAPRIKA, il nuovo album di M¥SS KETA, in uscita il 29 marzo per Universal Music Italia, già in pre-order su Amazon e in pre-save su Spotify.
Un album di cui ancora non si sa nulla, ma con una copertina che ci trasporta subito in un mondo a metà fra il cinema erotico d’autore e un anime fantasy: a cavallo di una mortadella, M¥SS cita esplicitamente l’iconica Valeria Marini in Bambola di Bigas Luna, rielaborata dall’immaginario onirico del collettivo Motel Forlanini, che è ancora una volta a capo della direzione artistica.

La mortadella diventa simbolo dell’inconscio di Motel Forlanini: un luogo dove tutte le ispirazioni, le immagini, gli stimoli vengono rielaborati per produrre qualcosa di davvero succulento…

Gesaffelstein, “Hyperion”. Una scurissima notte elettronica

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

Una copertina completamente nera, senza alcuna indicazione di titolo e autore. In questa veste Gesaffelstein propone al pubblico il suo ultimo lavoro, Hyperion, che arriva a ben 5 anni dal precedente Aleph. E facendo scorrere le tracce del disco forse è chiaro che veste più adatta non poteva esserci.
Hyperion è infatti un lavoro scurissimo, notturno, fatto di un elettronica di impronta decisamente dark: un album che a tratti assume quasi la forma di una tenebrosa epopea dove i protagonisti sono i  soli sintetizzatori, talvolta accompagnati dalle voci di featuring di primo livello: il funk di Pharrell Williams si nasconde tra le note di Blast Off, mentre The Weeknd dà il suo contributo in Lost in the Fire, l’episodio dell’album dove arriva qualche raggio di luce in più. Eteree le partecipazioni delle sorelle Haim in So Bad e di Electric Youth e The Hacker in Forever, dove ci si avvicina di più ai confini dell’elettropop.

La coda dell’album è affidata a un fosco terzetto di tracce: si parte con la claustrofobica Vortex, sospesa tra cupe vertigini trance, per passare poi alle solfuree esalazioni sintetiche di Memora. A chiudere è Humanity Gone, più una traccia una vera e propria suite di elettronica di oltre 10 minuti, spalmata tra sacralità (l’incipit con il suono dell’organo suona come l’avvio di un altisonante commiato) ed epica desolante. Un “de profundis” senza parole di una tragedia ormai compiuta, o comunque inevitabile: quella umana.

La festa di Cosmo a bordo del Cosmotram


In attesa del live del 2 febbraio al Mediolanum Forum di Assago, nella serata di domenica 27 gennaio Cosmo ha portato la sua musica per le strade di Milano a bordo del Cosmotram, un tram dell’ATM che per l’occasione si è trasformato in un esclusivo dancefloor itinerante per i fortunati fan che sono riusciti a prendere parte all’evento.

Alla festa ha preso parte anche anche M¥SS KETA, che avrà il compito di aprire la serata di Assago.
Il live si preannuncia come uno show completamente rinnovato nell’estetica e nella scaletta, ricco di sorprese, contenuti inediti per un flusso musicale non-stop che comincerà dalle 18.00 e finirà a mezzanotte.

Sul palco insieme a Cosmo anche Foresta (Fabio Fabio) SPLENDORE e Enea Pascal di Ivreatronic, il collettivo di DJ e producer fondato dallo stesso Cosmo che nel corso dell’ultimo anno è emerso con prepotenza nella scena clubbing diventando anche etichetta discografica dal respiro internazionale.

ROSA SPLENDORE: il queer pop apolide di SPLENDORE


Direttamente dall’eclettico collettivo di Ivreatronic (sì, quello di Cosmo), e con la benedizione di Populous, ecco il queer pop di SPLENDORE, alias Mattia Barro (ex L’Orso) producer e DJ con il nome scritto rigorosamente “in capslock, patatini”.

Il brano scelto per presentare il progetto solista è ROSA SPLENDORE, un inno alla libertà sessuale e all’espressione del sé, dove lo sperimentalismo di Arca va dritto a collidere con il sound meticcio do Rosalia.
Definito “pop, ma sbagliato, fuori binario”, il brano suona come un fremente mantra alla ricerca del primordiale nel ballo, “nel nome di una riconquista del proprio corpo e dello spazio”.
Dentro risuonano sample portoghesi campionati da Popolous, citazioni del mondo sudafricano della Gqom, riferimenti al collettivo inglese Pc Music, fino agli echi portati dall’oriente indiano.
Un brano “fieramente apolide nei suoi confini territoriali e identitari”, una sfida ai pregiudizi del machismo e del maschilismo, in una nuova splendida figura fluida, totalmente disinteressata alle categorie.

Harp: l’elettropop cosmopolita dei Pashmak

Sono nati artisticamente nella periferia milanese, ma nel loro DNA ci sono anche geni balcanici e statunitensi e influenze che dall’elettropop arrivano ad abbracciare l’art rock, il progressive e i suoni tribali.
Sono i Pashmak, band attiva sulla scena dal 2014: il loro nome in persiano significa “come la lana” e a far parte del gruppo sono Damon Arabsolgar, Antonio Polidoro, Giuliano Pascoe e Martin Nicastro.

Nel 2015 hanno pubblicato il loro primo album, Let The Water Flow, a cui è seguito nel 2016 l’EP Indigo, che li ha portati in tour non solo in Italia, ma anche in diverse città dell’Europa balcanica.
Ora è la volta di Harp, il singolo che anticipa l’uscita del loro secondo album, Atlantic Thoughts, prevista per gennaio.
Un ponte sonoro in cui si concentrano suggestioni eclettiche e cosmopolite, dall’elettronica agli etnicismi, dall’occidente all’est. 

“In un territorio semi-disabitato fra il Montenegro, il Kosovo e la Serbia, capitiamo in una valle silenziosa.Da un campo rialzato abbiamo la possibilità di abbracciare tutta la vallata con un solo sguardo. Davanti a noi i covoni e l’orizzonte in fiamme, mentre dietro sta sorgendo una luna sovradimensionata. Si alzano in volo dei corvi sopra le nostre teste e sentiamo le ali sbattere l’aria; si allontanano fino a sparire mentre continuiamo a sentire il suono rimbalzare nella valle muta. Ci separiamo per commuoverci ognuno da solo con se stesso, sapendo che più spazio ci si lascia, più spazio si crea, più possibilità si possono abbracciare.”

Truffaut, il cinismo elettronico dei Pentothal

“Pop, oggi, per noi, rappresenta il linguaggio e la forma universale più dinamica, sincera e diretta per entrare nel nostro universo musicale e concettuale, che quasi poi inizi anche a ballare”.

Con questa dichiarazione di intenti i Pentothal si affacciano sulla scena musicale italiana.
E in effetti, più che a un preciso ambito sonoro, il “pop” dei Pentothal sembra rappresentare piuttosto un’attitudine e un modo di approcciarsi alla musica. Le sonorità prendono infatti forme elettroniche e ritmiche serrate, mentre i testi affrontano con lucidità e cinismo la vita vista attraverso uno sguardo giovane, ma già disincantato, senza privarsi di riferimenti artistici e culturali, come nel singolo Truffaut.

Prendendo il nome da un potente barbiturico, il progetto Pentothal nasce a Palermo all’inizio del 2018 da Giuseppe Parlavecchio ed Enrico Piraino.
Per il 30 novembre è attesa la pubblicazione del primo EP, Super Cinico Club.

If That Was You: il bullismo raccontato da Alex Palmieri

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Per il quarto singolo estratto dal suo ultimo album, Reset, la scelta di Alex Palmieri è caduta su If that was You, un brano che si allontana dal resto del disco e caratterizzato da atmosfere decisamente più introspettive e con un testo che va a toccare la sfera personale di Alex come non era mai accaduto prima.  

Scritto da Alex Palmieri e prodotto da Livio Boccioni ed Alex Zitelli, If That Was You affronta un aspetto dell’adolescenza di Alex rimasto sconosciuto fino ad oggi: il pezzo è infatti dedicato al tema del bullismo e vuole dare un messaggio di speranza a tutti i ragazzi che si sentono oppressi da questa macchia della società moderna.
“E’ stato complesso scrivere If That Was You e inserirla nel disco” spiega Alex, “perché per farlo ho dovuto tirare fuori dalla mente ricordi di un’infanzia difficile dove venivo discriminato per la mia sessualità, o semplicemente perché mi sentivo già un piccolo artista e avevo dei modi diversi di impiegare il mio tempo e questo mi portava a fare i conti con una società che non fa sconti su chi esce dagli schemi. Prima di essere un cantante, prima di un bel videoclip, di un concerto scenografico, sento che il mio dovere è quello di lanciare messaggi e questo singolo vuole esserlo a tutti gli effetti. Perché dopotutto si cresce, si diventa forti, alla fine tutto passa e quel tutto ci rende spesso migliori.
Ci tenevo particolarmente ad uscire con questo brano perché nel mio piccolo mi piacerebbe fermare quei gesti estremi che molti giovani compiono presi dalla disperazione: oggi, a distanza di circa un decennio da quei ricordi lontani, posso confermare che non ne sarebbe valsa la pena”.

Il videoclip ha coinvolto il corso di recitazione del Liceo Manzoni di Lecco e vede Alex cantare il brano in mezzo ai banchi di scuola, introducendo le storie problematiche di diversi ragazzi che si intrecciano tra loro: tra i vari temi affrontati ci sono l’emarginazione, la discriminazione e l’abuso dei social.

In No Sense? Nonsense!: Ripubblicato il terzo album degli Art Of Noise

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E’ stato ripubblicato da Warner Music Italt In No Sense? Nonsense!, il terzo album degli Art Of Noise, ampiamente considerato il lavoro più avventuroso e più sperimentale della band inglese.

Il pacchetto deluxe doppio CD contiene l’audio rimasterizzato del disco più 22 registrazioni inedite estrapolate dai nastri originali, diverse versioni singole e una moltitudine di missaggi, alcuni disponibili su CD per la prima volta.
Le collaborazioni includono Paul McCartney in Spies Like Us e Duane Eddy in Lost Innocence e Spies che completano la trilogia del gruppo con il maestro del Twang, collaborazione che iniziò con la rielaborazione di Peter Gunn, vincitore di un Grammy Award nel 1987. I singoli includono inoltre “Legacy” e “Dragnet” con il campionamento di Dan Aykroyd e Tom Hanks.

“Pubblicato originariamente nella tarda estate del 1987, In No Sense? Nonsense! è un album di giustapposizioni. In quel periodo gli Art of Noise non erano più un gruppo, ma erano diventati un duo: Gary Langan aveva lasciato il progetto dopo In Visible Silence lasciando Anne Dudley e JJ Jeczalik al timone. Essendo più che due semplici musicisti, con stili differenti sono riusciti ad affiancare due modi completamente diversi di fare musica. Una serie di collaboratori americani – da Arthur Baker ai Fat Boys passando per Duane Eddy – sono stati contrapposti alla quintessenza inglese, il coro della Ely Cathedral e il suono dell’Intercity 125. La tecnologia all’avanguardia – the Akai S900 e la Fairlight Series III- è stata invece opposta a pezzi classici e al piano. E da un album che originariamente includeva solo un singolo furono estrapolate una serie di tracce che furono utilizzate come soundtrack per i film di Hollywood: Dragnet (che fece guadagnare agli Art of Noise una seconda nomina ai Grammy), Spies Like Us (con Paul McCartney), Earth Girls Are Easy (per Julian Temple), Silence Like Glass e Disorderlies. Gli Art Of Noise sono riusciti in qualche modo a pubblicare il loro lavoro più connesso e fluido: 70 minuti di armonia ininterrotta e in progressione. Nonostante queste giustapposizioni o forse grazie a queste?” (Ian Peel, dalle note di copertina della deluxe edition)

Tracklist:
Disc One. The Original Album
Galleons of Stone
Dragnet
Fin du Temps
How Rapid?
Opus for Four
Debut
E.F.L.
Ode to Don Jose
A Day at the Races
Counterpoint
Roundabout 727
Ransom on the Sand
Roller 1
Nothing was going to stop them then, anyway
Crusoe
One Earth
The Singles
Legacy (7” Mix)
Dragnet (7” Mix)
Spies Like Us (Alternative Mix) – Paul McCartney
Spies – Duane Eddy
Ode to Don Jose (7” Edit) *
Opus III
Lost Innocence – Duane Eddy
Acton Art
Ransom on the Sand (7” Edit) *
Debut (7” Edit) *
Dragnet ’88 (7” Mix)

Disc Two. The Making Of…
Fin du Temps (Air) *
Domestic Disco *
Roller 1 (Out-take)*
Faberge 12 (Opus for Four) *
Theatrical (E.F.L.) *
Galleons of Crusoe *
Western (Ode Take 1) *
Moog and Baboon (Ode Take 2) *
More Moog and Baboon (Ode Take 3) *
Judo 3 (Ode Take 6) *
Sam (Demo for Duane Eddy) *
Nobody told me anything *
Racing *
Sweet Reason (Judo 2) *
Exercise and Pool Montage *
Last Chance to Dance (Edit) *
Ringing in the Ears *
The Mixes
Stop Here! — Legacy (12” Mix)
Dragnet (12” Mix)
Dragnet ’88 (12” Mix)
Spies (Espionoise Mix) – Duane Eddy
2 Many Thankyous *
One Earth (New Mexico Mix) *