Per presentare il suo nuovo singolo 4ÆM, Grimes ha scelto il mondo virtuale dei videogiochi.
Lo scorso 12 dicembre la visionaria artista canadese ha infatti eseguito dal vivo il brano durante la cerimonia dei The Game Awards, con un’esibizione in cui faceva da sfondo l’ambientazione di Cyberpunk 2077, il videogioco d’azione e avventura di CD PROJEKT RED disponibile dal 16 aprile in cui Grimes presta la voce al personaggio di LIzzy Wizzy.
4ÆM fa parte di Miss Anthropocene, l’atteso nuovo album in uscita il 21 febbraio e già disponibile in pre-order.
Cyberpunk 2077 è ambientato nella città più pericolosa del futuro, dove il protagonista V, un cyber-mercenario fuorilegge, insegue la chiave per l’immortalità.
Il giocatore ha la possibilità di personalizzare strumenti e abilità, esplorando una gigantesca città del futuro in cui tutti sono ossessionati dal potere, dalla moda e dalle modificazioni del corpo.
Grimes sforna una nuova anticipazione del nuovo album, Miss Anthropocene, in uscita il prossimo 21 febbraio: dopo Violence e So Heavy I Fell Through The Earth, il terzo estratto è My Name Is Dark. Un turbine ipnotico, visionario e caotico di dolcezza e oscurità.
Cosa succederebbe se Sem&Stènn incontrassero CRLN sotto le luci stroboscopiche di un dancefloor in una serata di lacrime?
Per farsene un’idea basta ascoltare Ho pianto in discoteca, il brano nato dalla collaborazione tra lo scintilloso duo elettropop e la cantautrice marchigiana.
Un punto d’incontro trascinante e passionale per i tre artisti che hanno in comune anche l’aver subito episodi di discriminazione durante due delle loro esibizioni nel 2018: CRLN all’Indiegeno Fest (ME) prima del live di Gemitaiz, Sem&Stènn al Wired Next Fest di Milano.
Se vi siete mai ritrovati a versare lacrime sulla pista da ballo, sappiate che non siete stati gli unici…
“Esco nuda è un brano che rimanda ad un universo onirico, un sogno ricorrente dove la nudità rappresenta il bisogno di mostrare la propria essenza. Ho immaginato che nella confusione di una stanza, tra desideri, veli e la paura di essere fuori posto, emerga il coraggio di essere se stessi. Perché la vita è un’avventura che vale la pena affrontare senza compromessi”.
Sospeso tra un canto etereo ed elettronica, il nuovo singolo di Cecilia Quadrenni è una limpida e gentile rivendicazione del bisogno e del diritto di mostrarsi senza sovrastrutture, sfidando giudizi e sguardi del mondo esterno.
Tornano i Pet Shop Boys , e questa volta non sono soli. Dreamland, nuovo singolo del duo britannico, è infatti una collaborazione con Years & Years.
Il brano è stato scritto a Londra da Chris Lowe e Neil Tennant con Olly Alexander, che duetta con Neil, ed è stato prodotto da Stuart Price agli Hansa Studios di Berlino e al The Record Plant di Los Angeles.
Si tratta del primo assaggio di musica dei Pet Shop Boys dall’EP Agenda, pubblicato a febbraio, ed è la prima traccia ad essere tratta dal loro imminente nuovo album in studio, in uscita a gennaio 2020, terza parte di una trilogia prodotta da Stuart Price che iniziò con Electric nel 2013, e proseguì con Super nel 2016
Il duo ha annunciato sette spettacoli nel Regno Unito per aprire il loro Dreamworld: The Greatest Hits Live – tra maggio e giugno 2020. Partendo il 28 maggio alla O2 di Londra, il tour vedrà i PSB esibirsi nelle arene del paese, arrivando il 6 giugno alla SSE Hydro di Glasgow.
è proprio una cattiveria è il titolo del secondo EP di testacoda, seguito alla pubblicazione dell’esordio di Morire va di moda lo scorso 25 gennaio.
Testi malinconici, cupi, vicino a un mood quasi emo, talvolta espliciti, si accompagnano a un’estetica sonora decisamente più colorata, fatta di elettronica e trap. Se l’immaginario evocato è composto principalmente di spiriti, tagli, assenze e paure, il tappeto sonoro è caratterizzato da ritmiche e suoni che creano un’atmosfera inaspettatamente più accogliente rispetto a quello che ci si aspetterebbe, invitando l’ascoltatore a farsi più vicino creando immediatamente empatia.
“Non riesco a capacitarmi del tuo modo di gestire le cose.
Voglio dire, non pensavo fossi capace di questo, forse l’amore mi ha reso cieco o forse l’amore non c’è nemmeno mai stato.
Adesso non lamentarti che ci ho uccisi, perché se fai la stronza ti devi aspettare delle cattiverie e questa è la più grande di tutte.
Ho fatto un’EP… sì, ne ho fatto un altro, e mi sono pure tagliato i capelli sai?
Non è male, gli altri dicono che spacca sul serio questo, piacerebbe anche a te ne sono sicuro.
Parla di amore, parla di me e parla di noi.
Va beh, io vado che ho finito le parole, spero tu stia bene e risponda presto, ciao!”
Lorenzo, in arte testacoda, è un cantautore classe 1994 originario di Como e di base a Milano.
“… e il mio profumo lo sento diverso,
ma forse non è il mio, forse non sono io…”
Una notte brava di musica nel cuore di una Milano un po’ “perversa”: “Una canzone stralunata, grintosa e passionale, l’ho sentita da subito mia, è arrivata al momento giusto con una ‘nuova’ Daniela, che ha voglia di rimettersi in gioco. Un brano che ricorda come, a volte, per ritrovarsi bisogna perdersi”.
Milano è dove mi sono persa , in uscita digitale il 28 giugno, è il brano che segna il ritorno discografico di Mietta.
Il videoclip, girato da Mauro Russo nel Salento, è la storia surreale di Daniela (Mietta), che si ritrova imbucata in una festa, con la musica che prende il posto dei pensieri, fino al risveglio, il giorno dopo, senza niente in testa tranne una canzone….
Dopo Rosa Splendore e Andarci sotto, arriva La Police, terzo singolo di SPLENDORE e primo featuring con Cosmo dopo anni di amicizia e collaborazioni.
Il brano ha una struttura futuristica, mutando l’attitudine pop su tre differenti generi che si incastrano in un flusso continuo. Come il testo che, partendo da un’onesta descrizione di un atto di bullismo subìto da SPLENDORE durante la sua giovinezza, si apre a dichiarazioni queer, femministe, antimachiste, fino dissolversi in un ritornello giocoso.
Attraverso una cosciente pazzia, il brano racconta infatti la lunga trasformazione di Mattia Barro in SPLENDORE.
La Police è inoltre l’occasione per presentare Pan Dan, la prima artista femminile del roster Ivreatronic.
Mark Ronson è uno per cui la definizione di “re Mida” non suona esagerata. Un re Mida dell’industria discografica, ovviamente, uno che, diciamo negli ultimi 10-15 anni, ha visto la propria notorietà andare sempre e soltanto in ascesa, fino a diventare uno dei produttori più blasonati della scena. Anzi, delle scene, visto che se si parla di Mark Ronson non ci si può riferire a un solo ambito. E’ (soprattutto) grazie a Mark Ronson se Amy Winehouse ha fatto in tempo a diventare l’artista che ancora oggi rimpiangiamo – e mi sto riferendo in particolare all’album Back To Black -, ed è in gran parte merito di Mark Ronson il successone riscosso sul globo terracqueo da Bruno Mars con la bomba funkettona di Uptown Funk. Ma porta la firma di Mark Ronson anche la produzione tra pop, country e folk degli ultimi due lavori di Lady Gaga, Joanne e la colonna sonora di A Star Is Born, e se Shallow è diventata Shallow beh, in buona parte dobbiamo dire grazie a lui.
Mark Ronson, ovunque Mark Ronson, dal pop al soul, al funk al country. Pare non esserci genere musicale con cui l’inglese non sia in grado di entrare in sintonia.
Ebbene, a tutto questo va aggiunto anche che il buon Mark non sia solo un super-produttore, ma che qualche volta voglia metterci la faccia e pubblichi qualche album a proprio nome (Uptown Funk era per l’appunto il singolo di punta del suo penultimo lavoro, Uptown Special). E’ il caso di Late Night Feelings, quinto album uscito a nome Ronson.
Un disco che trova la sua sintesi perfetta già nella copertina: una strobosfera a forma di cuore, spezzata e inscatolata. Luccichio e dolore, questi sono i due comuni denominatori che non abbandonano mai l’album, ma che anzi ne caratterizzano l’identità, perché a dare forma e mood a Late Night Feelings ha contribuito in maniera decisiva la fine del matrimonio con l’attrice e modella Joséphine de La Baume.
Ed ecco che dalla devastazione che solo la fine di un amore può provocare è nata una raccolta di “sad bangers”, come li ha definiti il suo creatore: 13 tracce luccicanti di pop, ma dallo spirito tutt’altro che euforico. C’è l’elettronica, ci sono i rimpasti con il country (parla chiaro a questo proposito Nothing Breaks Like A Heart), ci sono le scintillanti influenze della disco, ma di fondo c’è anche un’affascinante malinconia che non permette ai battiti di accelerare più di tanto e tiene i pezzi proprio sul limitare del dancefloor.
Non per niente si chiamano “late night feelings”, emozioni della tarda notte, quelle che si fanno sentire quando le feste sono finite, le luci si sono spente e ci si ritrova nella solitaria intimità da cui non si può sfuggire. Dentro e fuori di metafora.
Per dare voce a questi sentimenti Mark Ronson si è rivolto a un folto gruppo di nomi esclusivamente femminili, coinvolgendo personalità di primo piano come Camila Cabello, Alicia Keys e Miley Cyrus, altre semi-note come Lykke Li, altre ancora quasi per nulla conosciute al grande pubblico come King Princess, YEBBA, interprete gospel qui presente addirittura in tre brani, la rapper The Last Artful, Dodgr, Angel Olsen, Diana Gordon e Ilsey. E per ognuna ha ritagliato uno spazio su misura, definito con precisione dall’occhio esperto del consumato produttore.
Late Night Feelings scivola così sull’arrangiamento disco della titletrack, si molleggia sulla linea di basso e sui falsetti di Knock Knock Konock, si scioglie sul soul di When U Went Away, entra in un ispirato meltin’ pot di funk e urban con Truth, si abbandona alle suggestioni country portate da Nothing Breaks Like A Heart (già che ci siete date una ripassata a Jolene di Dolly Parton) e all’indie pop di True Blue. E dopo questo saliscendi di curve emozionali e declinazioni sonore del dolore, il sipario cala lentamente e dolcemente sull’album tra le note struggenti di 2 AM e tra i sottili riverberi elettronici di Spinning. Mancano giusto gli applausi e il finale sarebbe perfetto.
Quando ci raccontano che anche il dolore un giorno ci sarà utile, forse non hanno poi tutti i torti: Mark Ronson per esempio è riuscito a trarne un album come questo.
Il problema è che non siamo tutti come Mark Ronson, ma questa è un’altra storia.
Il progetto di San Diego prende vita nel 2017 e fin dall’inizio si caratterizza per la commistione di suoni synthpop di chiaro stampo anni ’80 ed elementi di italo-disco e cantautorato, mentre l’estetica si rifa all’immaginario vaporwave.
Dopo il primo album, Disco, tra il 2018 e il 2019 è la volta dei singoli Festivalbar e Doccia, brano quest’ultimo che vira verso sonorità club, senza abbandonare le atmosfere eteree e l’ironica malinconia dell’artista tra dance, pop e testi disillusi, romantici e surrealisti.
La transizione si porta ancora oltre con il nuovo singolo, LOL: riferimenti culturali anni Novanta incontrano un immaginario di meme e GIF, e l’elettronica classica e contemporanea si arricchisce di elementi lirici.