Dal 1 febbraio Cargo sarà il nuovissimo appuntamento fisso firmato Magazzini Generali di Milano (via Pietrasanta 16).
Tutti i mercoledì, dalle 23:00 e sino alle prime luci del mattino, protagonista assoluta sarà solo la migliore musica del momento: Cargo è un nuovo format trasversale che intende offrire un rinnovato modo di concepire e vivere la musica, da sonorità più classiche e strumentali come il jazz, il soul, il funk sino a quelle più moderne e avanguardiste come la house, la deep house e l’elettronica.
Il ritmo e l’eleganza saranno le caratteristiche del progetto, con il fine di creare il ritrovo perfetto sia per coloro che sono mossi dalla voglia di ballare, sia per chi, più semplicemente intende osservare, farsi trasportare e affascinare.
Una rassegna unica nel suo genere e un luogo suggestivo in cui perdersi tra le note a tempo di musica tra l’elettronico, l’oniro, il psichedelico, il digitale, la ricerca e il clubbing.
Calendario di febbraio e marzo:
01.02 – FANGO
08.02 – STUMP VALLEY
15.02 – CARGO DJ TEAM
22.02 – PROJECT PABLO
01.03 – MARCEL VOGEL
08.03 – CARGO DJ TEAM
15.03 – JAN SCHULTE
22.03 – DJ RAHAAN
Ingresso
10 € inclusi due drink entro la mezzanotte
10 € incluso un drink dopo la mezzanotte
Per maggiori informazioni visitate il sito:
www.magazzinigenerali.it
info@magazzinigenerali.it
BITS-RECE: Roberto Cacciapaglia, Atlas. Un oceano di stelle
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Non conosco Roberto Cacciapaglia – personalmente intendo -, ma sono pronto a scommettere che abbia l’animo di un sognatore. Non si spiegherebbe altrimenti come possa un musicista, per quanto ispirato e talentuoso, portare avanti una carriera di oltre un ventennio mantenendo viva quella spinta verso l’alto, quella tensione a rompere i confini tra i generi, a far sconfinare il pianoforte nell’elettronica e nella sperimentazione.
Uno lo può fare una volta, due, ma già al terzo disco l’esperimento ti viene male se non ci credi davvero, e per crederci devi essere sul serio convinto nella forza suggestiva della musica, nella sua capacità do portarti lontano, oltre il tempo e lo spazio.
Ecco, in 22 anni la musica di Cacciapaglia questa forza non l’ha mai persa: ha continuato a volare altissima, libera e soprattutto non ha mai temuto di contaminarsi.
Lo si capisce bene se si fanno scorrere le 28 tracce di Atlas – La riscoperta del mondo, la raccolta che il maestro, dopo aver musicato gli spettacoli dell’Albero della Vita a EXPO 2015, ha da poco pubblicato e nella quale ha riassunto il meglio della sua attività. In aggiunta, due brani inediti (Reverse e Mirabilis) e un omaggio a Bowie con una rivisitazione di Starman.
Un doppio album che è quasi inevitabile ascoltare pensando a un viaggio. Anzi, a una traversata sull’oceano a bordo di un vascello emerso dall’alba dei tempi. Un viaggio notturno tra flutti altissimi, talvolta minacciosi, mentre sopra di noi splende la più bella volta stellata che si sia mai vista.
La musica si fa tempesta, si fa tuono, si fa onda, il pianoforte è la spuma del mare, le percussioni il temporale, e poi ecco gli archi, le costellazioni. Si sovrappongono, si rincorrono, si condono, crescono e descrescono, il cuore si spaventa, si emoziona, si commuove, ma ecco che arriva la quiete e il viaggio riprende.
Sopraggiungono anche alcune sirene, con il loro canto immortale ed etereo, purissimo.
Atlas è un’unione perfetta di sinfonia, sperimentazione e suggestione imaginifica, slegata da ogni dimensione. Brani come Wild Side, Lucid Dream, Mirabilis, Celestia e The Future sono veri e propri sussulti alle corde dell’anima, momenti di bellezza abbagliante e commovente.
Ci vuole coraggio a continuare a sognare, ma chi riesce a farlo stringe tra le mani uno dei doni più preziosi.
#MUSICANUOVA: Mew, Carry Me To Safety
Dopo il fortunato ‘+ -‘ del 2015, i danesi Mew annunciano l’uscita del loro settimo album, Visuals, prevista per il 28 aprile 2017.
Come spiega il front-man Jonas Bjerre, “Durante il tour mondiale per ‘+ -‘ abbiamo avuto un picco creativo eccezionale, abbiamo scritto diversi brani on-the-road ed è scattata la scintilla. Ci sembrava giusto rompere il ciclo regolare facendo un album spontaneo, mantenendo l’energia generata da quel tour mondiale piuttosto che aspettare i normali tre o quattro anni”.
Visuals è infatti stato registrato e autoprodotto a Copenhagen in meno di un anno.
Ad aprirgli la strada è il sontuoso salto elettronico di Carry Me To Safety.
Se chiudete gli occhi, potreste ritrovarvi a volare…
Ottavo album per i Jamiroquai
Si intitola Automaton l’ottavo album dei Jamiroquai.
Il gruppo soul funk elettronico torna con un album scritto e prodotto da Jay Kay e dal tastierista Matt Johnson, disponibile dal 31 marzo.
“L’ispirazione di Automaton è una sorta di riconoscimento di quanto l’intelligenza artificiale e la tecnologia abbiano accresciuto il loro ruolo nel nostro mondo oggi e di come gli uomini stanno iniziando a dimenticare le cose più piacevoli, semplici ed espressive della vita, incluse le nostre relazioni con gli altri esseri umani”.
Il primo singolo, Automaton Transmission 001 è accompagnato da un video che è una sorta di neo-noir, diretto da Charli Lightening con la direzione creativa del front man Jay Kay.
Questa la tracklist dell’album:
Shake It On
Automaton
Cloud 9
Superfresh
Hot Property
Something About You
Summer Girl
Nights out in the Jungle
Dr Buzz
We Can Do It
Vitamin
Carla
BITS-RECE: Charlotte Bridge, Charlotte Bridge EP
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
L’esordio di Charlotte Bridge porta dritti al centro di una nuvola, o al centro di una foresta immersa nella nebbia di un crepuscolo di novembre. Tutto è vago, indistinto, morbido, spesso malinconico nelle cinque tracce che danno vita all’omonimo primo EP di questa italiana trapiantata in Lussemburgo.
Il mondo di Charlotte – che all’anagrafe è Stefania – è ricoperto da un dreampop soave, in cui l’elettronica mostra il suo volto più dolce, arricchita qua e là da un po’ di folk.
Tutto è rarefatto, candido, onirico, come le luce del sole filtrata dalla foschia, i ritmi si fondono come gocce di pioggia sulle foglie, cadenzati come lampi apparsi all’orizzonte, mentre la voce racconta di voglia di cambiare, di felicità e abbattimento, e di una vita che non chiede altro di lanciarsi sull’infinito, fino all’incantevole conclusione di Deadline.
È tutto bellissimo.
Tokio Hotel, un ritorno colorato di elettronica
“Questo è il nostro ‘dream record’, l’album dei nostri sogni. L’album che abbiamo sempre sognato di registrare sin dagli inizi della nostra carriera, e finalmente lo abbiamo fatto”.
Dopo 3 anni di silenzio e dopo aver fatto andare in visibilio folle di adolescenti e aver venduto 3 milioni di dischi, quando ormai li pensavamo confinati sul ciglio dell’oblio, i Tokio Hotel sono pronti a tornare con il nuovo album Dream Machine, il quinto della carriera, nei negozi e in digitale dal 3 marzo e già disponibile in pre-order.
Il nuovo lavoro si preannuncia indirizzato soprattutto verso l’elettronica.
Il singolo apripista è What If, che racconta le sensazioni che si provano di fronte alle occasioni perse.
I Tokio Hotel presenteranno dal vivo Dream Machine in occasione dei due concerti che terranno in Italia il 28 marzo al Fabrique di Milano ed il 29 marzo all’Atlantico di Roma.
#MUSICANUOVA: Goldfrapp, Anymore
Dopo una pausa di quattro anni, i Goldfrapp annunciano il ritorno con il settimo album, Silver Eye, in arrivo il prossimo 31 marzo, e anticipato dal singolo Anymore, un suadente incontro di elettronica e melodie pop.
L’album si preannuncia ricco di profondi e oscuri colori elettronici.
Per la stesura del nuovo lavoro, Alison Goldfrapp e Will Gregory hanno collaborato con John Congleton, John Grant, Wild Beasts, Bobby Krlic, Leo Abrahams.
Questa la tracklist di Silver Eye:
1. Anymore
2. Systemagic
3. Tigerman
4. Become The One
5. Faux Suede Drifter
6. Zodiac Black
7. Beast That Never Was
8. Everything Is Never Enough
9. Moon in Your Mouth
10. Ocean
Tempi dispari, mosche e Radio Maria: l'elettronica secondo Demonology HiFi
Dietro al progetto Demonology HiFi si nascondono Max Casacci e Ninja, vale a dire due quinti dei Subsonica, vale a dire due fanatici dell’elettronica intesa nella sua più libera accezione. E libertà sembra proprio essere la parola d’ordine che si ascolta in sottofondo alle tracce di Inner Vox, il loro primo album.
Un lavoro partorito dopo due anni di dj set, un test diretto e validissimo per raccogliere dalla pista dei club le sensazioni di ciò che poteva funzionare e ciò che invece andava rivisto. Elettronica si diceva, concetto già di per sé piuttosto ampio, ma che rompe ulteriormente i cardini in questo album, dove non solo i synth si scontrano con influenze jamaicane, gregoriane o più semplicemente pop, ma all’interno del quale trovano spazio anche tempi dispari, campionamenti del ronzio di insetti e registrazioni radiofoniche.
“Abbiamo preso come base la musica bass, ma non volevamo ricreare suoni prestabiliti o riconducibili a qualcosa di noto”, spiegano i due musicisti. “Siamo partiti dal beat, che è il vero cuore del progetto, tutto il resto è arrivato in un secondo momento. Ci siamo concentrati sulla pulsazione, sul ritmo, auspicando anche un coinvolgimento fisico oltre che emotivo”.
La “inner vox” del titolo è quella voce interiore che la musica elettronica può portare in superficie, un interiore dialogo di coscienza, che – in stile avatar – come due predicatori in giacca e cravatta e muniti di crocifissi con led Made in China Casacci e Ninja si prefiggono di suscitare nell’ascoltare, per “purificarlo e redimerlo”. Ironia, of course, ma fino a un certo punto, perché in Inner Vox la componente liturgica c’è, ed esprime tutta la sua forza: in I miei nemici è stata infatti campionata la voce di un reale predicatore intercettato sulle frequenze di Radio Maria mentre recitava versetti del Libro dei Salmi, “uno dei più violenti dell’Antico Testamento. La frase e ho distrutto quelli che mi odiavano sembra uscire da un brano metal o hard core, e ci è sembrata perfetta per quello che volevamo fare, anche perché i predicatori seguono un ritmo regolare nello scandire le parole, ideale per adattarsi sulle sequenze di beat“, racconta Casacci.
Oltre al “featuring” con Radio Maria, in Inner Vox si incontra la presenza di Bunna, storica voce degli Africa Unite, i Niagara, Birthh, Populous – tre artisti italiani che hanno trovato terreno fertile all’estero – e poi Cosmo, rappresentante della nuova scena italiana, qui per la prima volta alle prese con un rap: “Oggi non ha più senso parlare di territorialità nella musica, il digitale ha portato a una completa laicità e anche il pubblico non è più diviso in compartimenti: l’elettronica ha fatto a pugni con il rock e ha vinto, riuscendo ad arrivare nel pop. Il pubblico rock sarà probabilmente il prossimo a essere catturato dall’elettronica. In questo disco abbiamo messo tutta la libertà possibile, perché non è un progetto destinato alle radio o alle classifiche: non abbiamo voluto nomi di grande richiamato, ma ospiti che abbiano saputo confrontarsi con l’estero senza chinare il capo. L’ultimo a essere coinvolto è stato Cosmo, uno che è arrivato in radio dopo aver riempito i locali, proprio come fecero i Subsonica negli anni ’90. È stato lui a voler sperimentare il rap, e siamo stati ben contenti di lasciarglielo fare”, prosegue Casacci.
Tra gli elementi più interessanti, la presenza di alcuni pezzi in tempi dispari, d’inciampo: “Se il flusso sonoro è costante, l’ostacolo non viene nemmeno percepito” dice Ninja, “e già con i Subsonica avevamo azzardato qualcosa del genere con Disco labirinto, un pezzo da ballare che però non è nei soliti quattro quarti”.
Un progetto che raduna suggestioni diverse, maturate in momenti diversi, come nel caso di Realismo magico, una cumbia che sfocia nel drum’n’bass.
Ma ci sono anche ronzii di insetti campionati qua e là e poi trasformati in beat ipnotici, ed ecco spiegato il perché della copertina, con il mega ingrandimento della mosca.
Inutile dire che sarà il dj set l’ambente idoneo a ospitare dal vivo il connubio di danza e purificazione di Demonology HiFi.
Siete invitati, atei, scettici e credenti: il flusso di beat risucchierà tutti quanti.
BITS-RECE: The xx, I See You. Tra il metallo e il cristallo
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Si fa presto a parlare di indie rock, rock elettronico, indie electronic. Quando ti trovi davanti a un album come I See You dei The xx non che restare spiazzato è incantato, soprattutto perché questo terzo lavoro prende molta distanza – non solo temporale – dal precedente Coexist, uscito ben cinque anni fa.
Quando sono arrivati, della loro musica si diceva in giro che avesse suoni minimali, e lo si diceva così tanto che loro stessi, per diretta ammissione, hanno finito per crederci portando il concetto quasi all’esasperazione con il secondo album.
Con I See You però il passo cambia un po’, e le ambizioni si fanno sentire.
Dentro al nuovo album ci sono brani con percussioni è basso che fanno tremere la carne e le ossa, come Dangerous, messa in apertura, ci sono interventi brillanti come il singolo Say Something e A Violent Noise, momenti trasognanti come Lips, e poi il nocciolo dell’album, con la terna di Performance, Replica e Brave For You che ti lasciano lì imbambolato ad ascoltarle nel loro incanto su sfondi metallici e decori di cristallo.
Un incanto che dopo le nuove vibrazioni danzerecce di On Hold e I Dare You, si ritrova nella chiusura perfetta, epica e gelida di Test Me.
Non so se è più rock, più indie o più elettronico: di certo, I See You è gran bel disco.
s a r a s a r a, tra Nietzsche e Björk
Ha intitolato il suo album di debutto a m o r f a t i, stilizzazione che sta per Amor fati, espressione latina presa in prestito da Nietzsche che indica l’accettazione del proprio destino da parte del superuomo.
s a r a s a r a ad accettare il proprio destino ha dovuto imparare molto presto, dal momento che ha perso entrambi i genitori in un incidente quando aveva solo 14 anni.
Come lei stessa spiega, non ha avuto tempo di vivere un adolescenza pazzerella come i suoi coetanei, ma dopo aver vissuto per un breve periodo con la nonna, ha da subito dovuto crescere e guadagnasi l’indipendenza: prima gli studi in lingue straniere, economia e legge, poi per alcuni anni un lavoro in un’azienda che progettava app per smartphone (competenza che si era acquisita da autodidatta), e poi ancora il ritorno agli studi (serali) di filosofia e storia del pensiero. In tutto questo, la ragazza ha trovato tempo e spazio anche per la musica.
Da sempre amante dell’elettronica e della techno, la prima volta che ha messo piede in un club aveva 16 anni ed è rimasta folgorata da tutta la gente che ballava insieme, le luci (e sì, pure le droghe), e ha capito che quello era il mondo di cui voleva far parte: come molti ha iniziato a suonare e fare piccoli dj set per gli amici, fino a quando ha iniziato a pensare a creare la sua musica.
Tra le sue innumerevoli ispirazioni, che non escludono filosofia, libri e film, S A R A S A R A cita Riccardo Vilallobos, Aphex Twin, Vanessa Paradis, Massive Attack, Depeche Mode, David Bowie, ma anche Joseph Haydn e Richard Wagner.
Su tutti però, svetta il nome di Björk, con le sue visioni e le sue foreste sonore.
E a giudicare da quello che si ascolta in a m o r f a t i non si stenta a crederlo. Quella creata da s a r a s a r a è una vera e propria bolla musicale fatta di elettronica, battiti irregolari, echi di voci, sospiri, distorsioni, dimensioni stirate, colori che colano.