“Alcune persone potrebbero pensare al termine “underdog” (sfavorito – ndr) come a una parola negativa ma io lo vedo come un termine potente, che rappresenta coloro che possono essere sottostimati ma ancora all’altezza della sfida, in grado di superare le aspettative. Amo questa canzone perché parla di vita reale, di persone reali e delle nostre esperienze. Ci siamo trovati tutti nelle nostre vite a dover affrontare delle sfide. Non è mai facile. Una delle mie parti preferite del testo è ‘They say I would never make it but I was built to break the mold’. Non penso ci sia qualcuno che non si sia mai sentito così”.
Alicia Keys è tornata a sorpresa e ha scelto di farlo con Underdog, brano scritto da lei stessa insieme a Ed Sheeran e prodotto da Johnny McDaid.
Si tratta del nuovo estratto dal nuovo progetto discografico, il settimo in studio, dell’artista americana, Alicia, in uscita in primavera.
L’album includerà anche i due brani già pubblicati Time Machine e Show Me Love, in duetto con Miguel, che è anche valso ad Alicia il record di 11 piazzamenti al #1 nella classifica Billboard Adult R&B Songs.
Il prossimo 26 gennaio Alicia sarà, per il secondo anno consecutivo, tra gli ospiti dei Grammy Awards, mentre il 31 marzo uscirà il suo libro, More Mysef (Flatiron Publishing).
MTV ha annunciato le nomination per gli MTV Europe Music Aawards 2018, che si terranno a Bilbao il prossimo 4 novembre.
A vincere sulla carta è Camila Cabello, che parte con sei nomination tra cui Best Song e Best Video per Havana e Best Artist. Seguono con cinque nomination Ariana Grande e Post Malone.
Per il Best Italian Act sono invece in gara Annalisa, Calcutta, Ghali, Liberato, Shade.
La cerimonia sarà trasmessa in diretta dal Bilbao Exhibition Centre domenica 4 novembre sul network globale di canali MTV in oltre 180 paesi e territori, raggiungendo oltre mezzo miliardo di case in tutto il mondo. In Italia lo show andrà in onda in diretta su MTV (solo su Sky canale 130) con inizio alle ore 21.
Anche quest’anno MTV Italia ha dato la possibilità ai suoi fan di scegliere il quinto artista in nomination per il Best Italian Act tramite la Wild Card. I fan, infatti, hanno potuto scegliere tra una rosa di 4 nomi composta da Cosmo, Emma, Francesca Michielin e Shade con una votazione tramite le Instagram Stories del profilo di MTV Italia partita lo scorso 24 settembre e durata 24 ore. Il vincitore è stato Shade, entrato quindi a far parte della cinquina di artisti in nomination.
Le votazioni sono aperte da oggi fino alle 23.59 del 3 novembre su mtvema.com.
Questo è l’elenco completo delle nomination:
BEST ARTIST Ariana Grande Camila Cabello Drake Dua Lipa Post Malone
BEST VIDEO Ariana Grande (no tears left to cry) Camila Cabello (Havana ft. Young Thug) Childish Gambino (This Is America) Lil Dicky (Freaky Friday ft. Chris Brown) The Carters (APES**T)
BEST SONG Ariana Grande (no tears left to cry) Bebe Rexha (Meant To Be ft. Florida Georgia Line) Camila Cabello (Havana ft. Young Thug) Drake (God’s Plan) Post Malone (rockstar ft. 21 Savage)
BEST POP Ariana Grande Camila Cabello Dua Lipa Hailee Steinfeld Shawn Mendes
BEST NEW Anne-Marie Bazzi Cardi B Hayley Kiyoko Jessie Reyez
BEST LOOK Cardi B Dua Lipa Migos Nicki Minaj Post Malone
BEST HIP-HOP Drake Eminem Migos Nicki Minaj Travis Scott
BEST LIVE Ed Sheeran Muse P!nk Shawn Mendes The Carters
BEST ROCK 5 Seconds Of Summer Foo Fighters Imagine Dragons Muse U2
BEST ALTERNATIVE Fall Out Boy Panic! At The Disco The 1975 Thirty Seconds To Mars twenty one pilots
BEST ELECTRONIC Calvin Harris David Guetta Marshmello Martin Garrix The Chainsmokers
BIGGEST FANS BTS Camila Cabello Selena Gomez Shawn Mendes Taylor Swift
BEST WORLD STAGE Clean Bandit MTV Crashes Plymouth, UK 2017 Charli XCX MTV Crashes Plymouth, UK 2017 David Guetta Trafalgar Square, UK 2017 Jason Derulo Isle of MTV Malta 2018 Post Malone Wireless Festival, UK 2018 Migos Wireless Festival, UK 2018 J Cole Wireless Festival, UK 2018 Nick Jonas MTV Spotlight @ Hyperplay, Singapore 2018 Alessia Cara MTV Spotlight @ Hyperplay, Singapore 2018
BEST PUSH PRETTYMUCH (October 2017) Why Don’t We (November 2017 ) Grace VanderWaal (December 2017) Bishop Briggs (January 2018) Superorganism (February 2018) Jessie Reyez (March 2018) Hayley Kiyoko (April 2018) Lil Xan (May 2018) Sigrid (June 2018) Chloe x Halle (July 2018) Bazzi (August 2018) Jorja Smith (September 2018)
BEST ITALIAN ACT Annalisa Calcutta Ghali Liberato Shade
“HO SCRITTO UNA CANZONE CON ED SHEERAN! Un sogno! Ho realizzato un sogno. Scrivere una canzone insieme ad Ed Sheeran e farlo per l’immenso Andrea Bocelli è stata un’esperienza che ha rinnovato e rinvigorito il mio amore per la musica. I sogni si realizzano, non smettete mai di sognare.”
Così Tiziano Ferro ha dato l’annuncio sulla sua pagina Facebook: Amo soltanto te, brano destinato al nuovo album di Andrea Bocelli Sì, in uscita il 26 ottobre, porta infatti a firma dell’artista di Latina e di Ed Sheeran.
Per il tenore toscano e il cantautore inglese si tratta di un nuovo incontro, dopo il duetto nella Symphony Version di Perfect dello scorso anno.
Faccio una grande premessa: non ce l’ho con Ed Sheeran. Non ne avrei davvero motivo. Anzi, il ragazzo mi sta anche simpatico, perché non ha mai fatto casino, non si è concesso alle lusinghe del gossip, non ha mai detto una parola fuori posto e si è sempre concentrato sulla musica. Anzi, se non fossero gli altri a parlare di lui, lui probabilmente si limiterebbe a far uscire i dischi senza neanche farsi vedere. Non ce l’ho con Ed Sheeran dicevo, però tutto l’entusiasmo che sento intorno al suo nome io non lo capisco. Ora mi spiego.
Ogni tanto capita che la rete – cioè i siti, i blog, i giornali online, i social – per ragioni non ben chiare, inizi ad andare in visibilio per un artista, un album, anche solo una canzone. Senza andare troppo indietro, era successo due anni fa con 25 di Adele, è successo l’anno scorso con Lemonade di Beyoncé e sta succedendo ora con Divide (anzi, ÷) di Ed Sheeran. Record di streaming giornalieri, download alle stelle, visualizzazioni su YouTube da capogiro. Tutto succede, ripeto, per ragioni che non mi sono chiare. Perché potrei capirlo per una teen band o per un qualsiasi Justin Bieber, o semmai per il ritorno di una leggenda (chessò, i Rolling Stones, gli AC/DC, Madonna), ma quando capita per i suddetti lavori, a me viene da aggrottare la fronte, perché proprio non ne trovo la ragione.
Prendiamo 25 di Adele: a distanza di quasi un anno e mezzo dall’uscita possiamo dirci serenamente che quel disco tutto quel successo non lo meritava? E possiamo dirci con altrettanta serenità che Adele è forse la più sopravvalutata artista del nostro secolo? Eppure ho paura ad andare a controllare il numero di copie che ha venduto quell’album o le visualizzazioni di Hello su Vevo. “Ha bellissima voce, è la ragazza della porta accanto in cui tutti ci possiamo ritrovare, bla bla bla bla” potrebbe dire qualcuno. Embè, avete mai fatto assistito a una qualsiasi esibizione gospel in America? Sapete quante ragazze con la voce bellissima – molto più di quella di Adele -, e della porta accanto ci sono là fuori? Non dico che Adele canti male o che le sue canzoni siano inascoltabili, ma certo provo del fastidio nel vedere tutta la fregola che vi si scatena attorno, come se mai nella storia del pop vi fosse stata una cantante che piagnucolava sulle sue storie d’amore condendole di acuti. Per quanto riguarda Beyoncé, la sua operazione è stata talmente pompata ad arte da lei stessa e dalla sua casa discografica che non voglio neanche dilungarmi. Tutto quello che pensavo del suo album l’ho scritto qui, e non ho cambiato idea. Anche in quel caso infatti il mio entusiasmo verso l’opera maxima della signora Knowles Carter faticava a farsi vedere, tanto che mi pareva di essere un sordo in un mondo di orecchi sopraffini. Serenamente, sono ancora convinto che buona parte di quelli che hanno gridato al miracolo lo hanno fatto per seguire l’onda, e non per reale convinzione, ma tant’è. Veniamo quindi a Ed Sheeran. Il rosso dalla faccia d’angelo. Da quando, alcune settimane fa, sono usciti i primi due inediti del nuovo album, è stato tutto un rincorrersi di record infranti su Spotify e iTunes, lodi sperticate dei due brani, attesa spasmodica dell’album e biglietti del tour polverizzati in pochi minuti – secondary ticketing permettendo.
Devo dire la verità, non mi sono buttato all’ascolto delle due canzoni, ma la curiosità mi è venuta, e quindi l’album l’ho ascoltato. Che dire? Non malaccio: ci sono le ballate tristanzuole, una buona dose di folk di ispirazione irlandese, ricami acustici e spunti tra rap e r’n’b, che sono poi l’elemento che più mi stupisce di questo artista. Un album dignitoso, per usare un aggettivo caro a una mia professoressa di liceo, ma che almeno per il mio punto di vista non giustifica per niente l’esaltazione smodata di cui si è parlato. Sì, le canzoni si lasciano ascoltare, alcune sono anche molto piacevoli – Castle On The Hill e a Perfect, per esempio – ma nessuna tocca le vette dell’estasi, e neanche ci si avvicina. Ed è qui che ancora una volta ho iniziato a farmi qualche domanda. Cavolo, se polverizzi i record di streaming dei campioni del pop, come minimo mi aspetto che tu lo faccia per aver composto il pezzo del millennio! Invece no, hai composto una canzone. Ok, una bella canzone, te lo concedo, ma nulla di più.
Per cercare di capirci dentro, ho provato a chiedere a tre amici, di sicuro ammiratori di Sheeran più di quanto non lo sia io, che cosa esattamente ammirano nella sua musica: una ha risposto che fin lo ascolta da quando non era ancora famoso e che fin dall’inizio l’ha colpita il suo fraseggio e la sua capacità di restare sempre delicato; un altro, anche lui fan della prima ora, mi ha detto di apprezzarlo di più sul palco che non nei dischi, di ammirare molto la sua capacità di stare in scena da solo durante i concerti e il suo modo di suonare la chitarra, consigliandomi di ascoltare la versione acustica di Castle On The Hill; la terza ha detto invece che di amare quella canzone più nella versione “tamarra” in studio.
Tre ascoltatori, tre rispose differenti, ecco, “sono a posto”, ho pensato.
Va beh, allora ho provato a risentire il disco: tutto carino, limpido, liscio come l’olio,un po’ acustico, un po’ folk, un po’ rap, un po’ triste, un po’ romantico. Ma niente, dell’entusiasmo neanche un accenno.
Insomma, una risposta definitiva alla mia domanda forse non c’è, e forse è stupido anche solo porsi la domanda, perché alla fine stiamo parlando di canzoni, una dimensione in cui il gusto e lo sguardo personali sono gli unici padroni. Con buona pace di tutti, il mondo continuerà a impazzire per Ed Sheeran e io, con pochi altri, continuerò serenamente a skippare i suoi brani quando YouTube o Spotify me li vorranno proporre. Fino a quando arriverà il prossimo fenomeno globale. Scusa Ed, non ce l’ho con te, davvero, è solo che non ti capisco. Mistero della rete? Mistero della musica? Mistero.
“Se non ci fosse stato il progetto per la ricerca sulla SLA non sarei andato a Sanremo”.
Lo dice chiaramente Ron parlando della sua partecipazione – la settima – al prossimo festival con L’ottava meraviglia.
Il brano, una canzone dal respiro arioso, sarà infatti contenuto nella riedizione di La forza di dire sì, il doppio album pubblicato nel 2016 a favore dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) e che vedeva la partecipazione di altri 24 artisti.
Il disco arriverà il 10 febbraio e conterrà anche un secondo inedito, Ai confini del mondo.
L’ottava meraviglia è una canzone d’amore: oggi, questo sentimento dove trova la sua forza? Abbiamo un continuo bisogno d’amore: ci sentiamo sempre soli e sentiamo la necessità di condividere, di avere accanto qualcuno che ci sorregga. L’idea che gira intorno alla canzone è capire di cosa abbiamo bisogno oggi, in un contesto in cui ci sparano da tutte le parti, in cui vivere è diventato quasi sopravvivere. In questa condizione, ciò di cui abbiamo bisogno è la persona che sta al nostro fianco, è questa “l’ottava meraviglia”. Lo dico davvero. Com’è nata la canzone? E’ arrivata quasi da sola, senza cercarla troppo. Mattia Del Forno dei La Scelta mi ha portato un inizio interessante, su cui poi ho lavorato con Emiliano Mangia e Francesco Caprara: mi piace molto lavorare con loro, le cose arrivano in maniera spontanea. Nel ritornello si parla di America e di Oriente: cosa rappresentano? L’America è sempre stato il sogno: ci sono andato per la prima volta a 17 anni, quando le cose si facevano in grande, insieme a Massimo Ranieri e molti altri, e abbiamo cantato al Madison Square Garden. Oggi andare in America vuol dire andare in un locale e chiedere di poter cantare, come mi è capitato alcuni anni fa. Il nome di Trump è ingombrante, come lui, fa paura, ma io dico di provare a lasciarlo fare, solo per un attimo. L’America comunque resta il paese dei sogni, lì se hai talento hai la possibilità di fare qualcosa. L’Oriente invece ha il fascino di un paese che quasi non c’è, un posto magico.
Dalla tua prima partecipazione a oggi è cambiato il modo di avvicinarti al festival? La mia prima partecipazione a Sanremo è stata nel 1970: avevo 16 anni, ero appena uscito dalla scuola, ero bellissimo e assomigliava a Brian Jones, le ragazzine mi correvano dietro. Facevo spesso i concorsi per voci nuove ed ero abituato a stare sul palco. Oggi quella forza vorrei averla ancora. Il festival ha poi seguito il mio percorso professionale, e oggi il mio pensiero va soprattutto a come il pubblico accoglierà il brano. Cosa ti aspetti? Prima di tutto devo dire che mi fa piacere che ci siano Carlo Conti e Maria De Filippi, due persone intelligenti, che sanno ascoltare, perché ho partecipato ad alcune edizioni isteriche. Per il resto, il mio unico obiettivo è dare una nuova spinta all’album La forza di dire sì, uscito quasi un anno fa a favore della ricerca per la SLA: ci ho lavorato per sei mesi con 24 artisti eccezionali che hanno duettato con me, è arrivato al primo posto in classifica, ma non sono ancora riuscito a raccogliere un bel gruzzoletto da consegnare all’AISLA. Per fare ricerca ci vogliono molti soldi, per cui non mi sono accontentato e ho deciso di ripubblicare l’album con il pezzo di Sanremo e un nuovo inedito, Ai confini del mondo. Quindi se non ci fosse stato questo progetto non avresti pensato a Sanremo? Esatto, anche perché non avevo un nuovo disco pronto. Ho voluto usare questa occasione proprio per dare nuova forza al progetto di ricerca, sperando nella grande platea del Festival.
Perché la scelta di Insieme a te non ci sto più da portare nella serata delle cover? E’ una canzone che da bambino portavo ai concorsi per voci nuove, era un mio cavallo di battaglia, e ha anche un testo bellissimo, per cui me la sono voluta riprendere. Tra le possibilità c’era anche quella di fare Piazza Grande, ma già l’altra volta avevo portato un brano di Lucio Dalla, Cara, e non mi sembrava di gran gusto. Ho scelto come ospite Annalisa perché la trovo eccezionale, un’outsider, mi sembra una con delle idee, una che potrebbe tranquillamente fare il suo mestiere in America. Se dovessi racchiudere Sanremo in un ricordo, quale sarebbe? Ho la fortuna di poter tornare indietro nel tempo, e ricordo di essere rimasto catalizzato da Ancora di Eduardo De Crescenzo. Negli ultimi anni siamo stati sommersi dall’hip-hop, ma grande fermento arriva anche dai nuovi cantautori: che giudizio puoi darne? Seguo un po’ tutti, e mi piace molto Ermal Meta. Invece con i rapper faccio ancora molta fatica a trovare un’armonia gradevole tra come cantano, cosa cantano e la musica che ci mettono sopra. Se ascoltiamo i rapper americani, è difficile sentire qualcosa di stonato tra testo e musica, invece con gli italiani succede ancora. Nei miei ascolti spazio tanto anche all’estero comunque: Amos Lee, Cat Steven, Donovan, ma anche Ed Sheeran, Damien Rice, e poi Joni Mitchell, la più grande tutti. E gli esordienti di oggi come li vedi? Grazie ai talent i ragazzi sono più abituati al palcoscenico e all’idea di essere giudicati. Sono avvantaggiati in questo, anche perché è proprio il pubblico a votarli. E’ una realtà che è giusto che ci sia: alcuni mi piacciono molto, come Mengoni, e sono onorato di essere nel cast con Giusy Ferreri ed Elodie. Cosa stai preparando per il concerto del 6 marzo al Teatro degli Arcimboldi di Milano? Sarà un grande evento a sostegno della AISLA e tra i tanti ospiti ci saranno Annalisa, Luca Barbarossa, Loredana Bertè, Luca Carboni, Elodie, Giusy Ferreri, La Scelta, Nek, Francesco Renga, Syria. Sarà il primo appuntamento di un tour che toccherà tutta l’Italia e i cui proventi andranno tutti a favore della ricerca sulla SLA.