Martin Gore, un ritorno… da primate. Arriva l’EP “The Third Chimpanzee”

Esce il 29 gennaio su Mute [PIAS] The Third Chimpanzee, il nuovo EP di Martin Gore.

Il progetto del cantautore inglese, nonché membro fondatore dei Depeche Mode, arriva a 5 anni dall’acclamato album strumentale MG.
Ad anticiparne la pubblicazione è il singolo Mandrill, esempio di “feroce di musica elettronica”: come gli altri quattro brani dell’EP, è caratterizzato dalla tipica atmosfera sonora di Martin Gore.

“Il primo brano che registrai, aveva un sound che non era umano,” afferma Martin. “Sembrava quasi derivasse da un primate. Decisi di chiamarlo Howler come la scimmia. Dopodiché, quando arrivò il momento di dare un nome all’EP, ricordai di aver letto ‘The Rise and Fall of the Third Chimpanzee’. Aveva senso chiamarlo così, dato che l’EP era per un terzo prodotto da scimpanzé.”

The Third Chimpanzee è già disponibile ora per il pre-ordine su CD, su vinile celeste 12” in edizione limitata (che include una stampa artistica) e in digitale. L’artwork è a cura di Pockets Warhol.

Questa la tracklist di The Third Chimpanzee:

1. Howler
2. Mandrill
3. Capuchin
4. Vervet
5. Howler’s End

“Depeche Mode. Spirits in the forest” al cinema il 21 e 22 novembre


I Depeche Mode, insieme a Trafalgar Releasing, Sony Music Entertainment e BBH Entertainment, sono lieti di annunciare l’uscita del nuovo film concerto Depeche Mode. Spirits in the forest, che sarà nei cinema solo il 21 e 22 novembre (elenco delle sale su www.nexodigital.it).

Il film riunirà i fan per celebrare tutta la forza della musica e delle esibizioni dei Depeche Mode e sarà proiettato in oltre 2.400 cinema, da Adelaide a Zagabria, in oltre 70 paesi.
Diretto dal pluripremiato regista Anton Corbijn, il film segue il Global Spirit Tour 2017/2018, che ha visto la band suonare davanti a più di 3 milioni di fan in 115 concerti in tutto il mondo.
Immergendosi nelle storie di sei fan molto speciali dei Depeche Mode, la pellicola intreccia esilaranti performance musicali del tour al famoso Waldbühne di Berlino (“Forest Stage”) ad intimi filmati girati nella città natale dei fan. Il film mostra in che modo la popolarità e la rilevanza della band sono continuate a crescere e fornisce uno sguardo unico sull’incredibile potere della musica di costruire comunità, consentire alle persone di superare le avversità e creare connessioni oltre i confini di lingua, genere, età e circostanza.

“Sono profondamente orgoglioso di condividere questo film e la storia potente che racconta.” spiega Dave Gahan “È incredibile vedere i modi molto reali in cui la musica ha influenzato la vita dei nostri fan”.
Martin Gore aggiunge: “Nel mondo contemporaneo fatto di frenesia e divisioni, la musica può davvero essere una forza positiva e può unire le persone”.

Depeche Mode. Spirits in the forest sarà proiettato nei cinema solo il 21 e 22 novembre. Le prevendite sono aperte su spiritsintheforest.com e su nexodigital.it, con tutte le informazioni sull’evento.

BITS-RECE: Carla Bruni, French Touch. Una prova di coraggio

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
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La carriera di cantante di Carla Bruni è iniziata tra qualche stupore di popolo nel 2002 con Quelqu’un M’a Dit, album che in Italia sarebbe arrivato l’anno seguente e che all’epoca fece incetta di giudizi clamorosi da parte di critica e pubblico.
Sorprendentemente, si scoprì che l’ex supermodel aveva fatto un disco che non aveva l’aria di un pretesto per battere cassa, ma offriva spunti interessanti nel suo allure cantautorale sfacciatamente naïf e francese.
Al primo album ne sono seguiti negli anni altri tre, tutti accolti con sempre meno entusiasmo, al punto che si dava ormai per certo che la signora Bruni, ora in Sarkozy, avesse appeso chitarra e microfono al chiodo.
E invece non solo torna adesso con il quinto disco in studio, ma per far capire che per lei la musica è una faccenda seria ha deciso di coinvolgere nel progetto un gigante come David Foster (se non sapete chi è, googlatelo e capirete).
Il titolo dell’album è alquanto emblematico, French Touch: in discografia, l’espressione si usa convenzionalmente per indicare una branca della house molto amata dagli artisti d’oltralpe, che ne hanno fatto un vero e proprio sottogenere.
Qui invece, il tocco francese in questione rimanda a un’atmosfera minimalista, intimista e molto ben pettinata, che è stata un po’ la chiave di lettura di tutti i lavori dell’ex première dame. Bene, sotto lo sguardo di Foster, la Bruni il suo french touch l’ha messo addosso a 11 cover (a dispetto del titolo del disco, tutte in inglese) che spaziano tra pop, jazz, country, synthpop e – udite udite – rock. Ora, non siamo davanti a un album rivoluzionario, però questo disco ha il grande potere di stupire, proprio nei suoi toni sommessi, composti e curatissimi.

Carla Bruni
Photo: Mathieu Zazzo

L’anticipazione di Enjoy The Silence, capovolta e riletta splendidamente, ne aveva dato un ottimo assaggiato, così come la reinterpretazione di Miss You dei Rolling Stones, e adesso ascoltando l’intero album si resta di stucco di fronte a The Winner Takes It All degli ABBA, Perfect Day di Lou Reed, e soprattutto Highway To Hell, magicamente trasformata in una sorta di standard ai confini del blues.
Nella tracklist fa poi capolino Crazy, eseguita addirittura insieme al suo interprete originale, Willie Nelson, autentico monumento del country statunitense.
A lungo andare, l’umore dell’album tende a girare su se stesso, e dal punto di vista vocale la Bruni non si allontana mai troppo dai suoi sussurri increspati, però non le si può non riconoscere un certo coraggio nell’essersi messa a confronto di pietre miliari così distanti fra loro e così distanti dall’immagine che siamo abituati ad avere di lei.
Se mai qualcuno ne dubitasse ancora, questo album è una prova di un amore sincero verso la musica, soprattutto per quella di alcuni decenni fa, un disco fatto per essere realmente ascoltato, cosa che non sempre capita con chi arriva alla musica solo in un secondo tempo della carriera.
Se siete amanti della chanson apprezzerete probabilmente anche questo lavoro, così come potrete avere l’occasione di scoprire qualche sfumatura inedita della sua interprete e dei suoi gusti. Se invece amate gli AC/DC, potreste davvero non credere alle vostre orecchie.
In ogni caso, un album a cui va concesso il privilegio di almeno un intero ascolto.

Se Carla Bruni rifà i Depeche Mode, ovvero la cover che non ti aspetti

Carla Bruni

Nelle vesti di cantante, l’abbiamo conosciuta mentre imbracciava una chitarra e sussurrava melodie poco più che recitate. Dovendola pensare alle prese con delle cover, mai verrebbe in mente un pezzo come Enjoy The Silence.
E invece Carla Bruni fa la mossa che non ti aspetti e rimette mano al classico dei Depeche Mode, una delle colonne del synthpop degli anni ’80, universo musicalmente lontanissimo da quello dell’ex top model.
L’occasione è quella di anticipare French Touch, il suo quinto album, in arrivo il 6 ottobre: una raccolta di cover in lingua inglese prodotta nientemenoche da David Foster.

Se già la notizia che Carla Bruni rifà Dave Gahan è sorprendente, ancora di più lo è sapere che il suo tentativo è riuscito bene. Perché Enjoy The Silence è una di quelle canzoni talmente immortali che pensare di riproporle è un azzardo, un po’ per il confronto con l’originale, un po’ per la difficoltà di trovarne una nuova chiave personale convincente.
Carla Bruni opta per un approccio minimale, fatto solo di voce e chitarra, trasformando il brano in un’intima confidenza, merito forse di quel “french touch” che dà il titolo all’intero progetto. E funziona.

Oltre ai Depeche Mode, nel nuovo album sembra che ci sarà posto anche per rivisitazioni di ABBA (The Winner Takes It All), Rolling Stones (Miss You) e Clash (Jimmy Jazz).

Depeche Mode: sono arrivati i remix di Where's The Revolution

E’ stato pubblicato il cd maxi-single con 4 versioni remixate di Where’s The Revolution, ultimo singolo dei  Depeche Mode.
A rimescolare i suoni sintetici della band sono Ewan Pearson, Algiers, Terence Fixmer Autolux, che ne hanno tirato fuori 4 versioni da club grondanti di beat e sintetizzatori tra avanguardia, french techno e i richiami ’80, alcuni delle quali piuttosto oscure.
Il 28 aprile uscirà inoltre una speciale edizione in doppio LP con 9 tracce .
Spirit, il nuovo album, è atteso per il 17 marzo.

#MUSICANUOVA: Depeche Mode, Where’s The Revolution

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Un muro di elettronica potente e rumorosa segna il ritorno dei Depeche Mode. in Where’s The Revolution, il singolo che anticipa l’album Spirit, in uscita il 17 marzo.

“Where’s the revolution / Come on people you’re letting me down” (“Dov’è la rivoluzione. Su, gente, mi state deludendo”), canta Dave Gahan nel nuovo brano, con parole che in questo periodo storico si caricano di una spinta più che mai politica.
Il nuovo disco sarà pubblicato in versione standard (fisica e digitale) con 12 brani e deluxe in doppio CD, contenente uno speciale booklet di 28 pagine di foto e artwork esclusivi, più 5 remix (Jungle Spirit Mixes) realizzati da Depeche Mode, Matrixxman e Kurt Uenala.
Uscirà inoltre anche in versione doppio vinile 180 g, che contiene l’album standard su 3 facciate più una speciale serigrafia stampata sulla quarta facciata.
Questa la tracklist Standard:
Going Backwards
Where’s the Revolution
The Worst Crime
Scum
You Move
Cover Me
Eternal
Poison Heart
So Much Love
Poorman
No More (This is the Last Time)
Fail
Deluxe:
DISC 1
Going Backwards
Where’s the Revolution
The Worst Crime
Scum
You Move
Cover Me
Eternal
Poison Heart
So Much Love
Poorman
No More (This is the Last Time)
Fail
DISC 2 – Jungle Spirit Mixes
1 Cover Me (Alt Out)
2 Scum (Frenetic Mix)
3 Poison Heart (Tripped Mix)
4 Fail (Cinematic Cut)
5 So Much Love (Machine Mix)

s a r a s a r a, tra Nietzsche e Björk

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Ha intitolato il suo album di debutto a m o r  f a t i, stilizzazione che sta per Amor fati, espressione latina presa in prestito da Nietzsche che indica l’accettazione del proprio destino da parte del superuomo.
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ad accettare il proprio destino ha dovuto imparare molto presto, dal momento che ha perso entrambi i genitori in un incidente quando aveva solo 14 anni.

Come lei stessa spiega, non ha avuto tempo di vivere un adolescenza pazzerella come i suoi coetanei, ma dopo aver vissuto per un breve periodo con la nonna, ha da subito dovuto crescere e guadagnasi l’indipendenza: prima gli studi in lingue straniere, economia e legge, poi per alcuni anni un lavoro in un’azienda che progettava app per smartphone (competenza che si era acquisita da autodidatta), e poi ancora il ritorno agli studi (serali) di filosofia e storia del pensiero. In tutto questo, la ragazza ha trovato tempo e spazio anche per la musica.
Da sempre amante dell’elettronica e della techno, la prima volta che ha messo piede in un club aveva 16 anni ed è rimasta folgorata da tutta la gente che ballava insieme, le luci (e sì, pure le droghe), e ha capito che quello era il mondo di cui voleva far parte: come molti ha iniziato a suonare e fare piccoli dj set per gli amici, fino a quando ha iniziato a pensare a creare la sua musica.
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Tra le sue innumerevoli ispirazioni, che non escludono filosofia, libri e film, S A R A S A R A cita Riccardo Vilallobos, Aphex Twin, Vanessa Paradis, Massive Attack, Depeche Mode, David Bowie, ma anche Joseph Haydn e Richard Wagner.
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Su tutti però, svetta il nome di Björk, con le sue visioni e le sue foreste sonore.
E a giudicare da quello che si ascolta in a m o r  f a t i non si stenta a crederlo. Quella creata da s a r a s a r a è una vera e propria bolla musicale fatta di elettronica, battiti irregolari, echi di voci, sospiri, distorsioni, dimensioni stirate, colori che colano.

BITS-SCOPRENDO: Aemil

BITS-SCOPRENDO: il piacere di scoprire, più o meno per caso, un artista, un disco o un brano da tenere d’occhio.
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Aemil è un progetto tecnopop-dark nato nel 2007 che cha il corpo e soprattutto la voce di Emiliano Benassi.
Tra brani originali e cover stravolte, Depeche Mode, Kraftwerk, Frozen Autumn, Rammstein e tutto il mondo anni’80 sono alla base delle sue influenze.
In questi anni Aemil è stato presente sui palchi di diversi locali delle province di Modena, Reggio Emilia, Parma e Mantova.

BITS-CHAT: Imparare dal dolore. Quattro chiacchiere con… Antonella Lo Coco

La delusione che si trasforma in forza dopo la fine di una storia fatta di bugie. Parla di questo Non ho più lacrime, l’ultimo singolo di Antonella Lo Coco.
Un brano potente, che segna una virata verso sonorità rock, dopo i variegati colori pop dei suoi primi album. Ma Non ho più lacrime è anche il primo frutto dell’incontro tra Antonella e Fiorella Mannoia, che del brano ha scelto di curare la produzione.

Un brano che mette al centro il dolore, ma che si conclude con una dichiarazione di libertà. Perché dal dolore si impara sempre.
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Non ho più lacrime nasce dall’incontro con Fiorella Mannoia: come siete entrate in contatto? E come si è sviluppata l’idea di dar vita prima a questo singolo e poi all’album, che vedrà proprio la produzione di Fiorella?
Siamo entrate in contatto alla finale di X Factor nel 2012..in quell’occasione duettammo su una sua canzone. Successivamente Fiorella mi contattò perché aveva una bramo che riteneva perfetto per me: ci incontrammo per ascoltarlo insieme e da lì iniziammo il progetto. Proseguire oltre il brano è stata un’idea nata spontaneamente per dare una continuità al primo singolo. Sono felice di avere questa opportunità di lavorare con Fiorella e il suo team di lavoro soprattutto perché lavoreremo anche su alcuni brani da me scritti.

Il singolo sembra aprire un nuovo capitolo anche per quanto riguarda i suoni, che dal pop si spostano su un versante più rock: è così? L’album avrà questo taglio?
Assolutamente si. Le sfumature rock sono sempre state in me e finalmente posso tirare fuori al mia anima musicale. L’album è ben rappresentato dalle sonorità di Non ho più lacrime.

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Quali artisti, italiani e internazionali, vedi come punti di riferimento?
Negli anni i punti di riferimento sono cambiati e sono tanti. Gli spunti internazionali hanno influenzato molto la mia scrittura, ho sempre ascoltato molto Tori Amos, i Depeche Mode, i Muse.

Credi che sia vero che il tempo aggiusta le cose e cura dal dolore?
Credo che il tempo aiuti a essere più lucidi per poi affrontare le situazioni che la vita ci pone davanti. Ci sono vari tipi di dolore: il dolore per la fine di una storia d’amore è destinato a finire e a svanire con il tempo, il dolore per la perdita di una persona cara credo possa attenuarsi, ma mai finire.

In genere come ti poni di fronte alle situazioni dolorose: le affronti, pur sapendo a cosa porteranno, oppure cerchi il più possibile di evitarti di soffrire?
Il mio carattere e la mia indole istintiva mi portano sempre a prendere di petto tutte le situazioni, positive e negative, e quindi a vivere le emozioni fino in fondo nel bene e nel male.

Per quella che è stata la tua esperienza, cosa hai imparato dalle esperienze dolorose? Il dolore è in qualche modo terapeutico?
Le esperienze dolorose insegnano sempre qualcosa. Non credo che il dolore sia terapeutico, ma dal dolore si può imparare.

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: cosa significa per te il termine “ribellione”?
Il mio soprannome da sempre è Ribella, quindi direi che di ribellione ne ho masticata. Una ribellione adolescenziale sana e costruttiva che mi ha sempre portato a raggiungere i miei obiettivi.