“Love 679”. Il primo album dei Dov’è Liana tra amore, dancefloor e rivoluzione

“Love 679”. Il primo album dei Dov’è Liana tra amore, dancefloor e rivoluzione

Sono francesi, ma per la loro musica devono tantissimo all’Italia.

A cominciare dal nome con cui questi tre amici hanno scelto di farsi conoscere con il loro progetto, Dov’è Liana. Leggenda vuole che abbiano scelto di chiamarsi così dopo una vacanza trascorsa a Palermo, città che li ha stregati umanamente e musicalmente, perché – dicono – “a Palermo la musica è fatta per ballare”. E proprio a Palermo, alla Taverna Azzurra, pare abbiano conosciuto una ragazza di nome Liana, che li ha folgorati come un fulmine per poi scomparire come una Chimera. Da allora non l’hanno più incontrata, ma hanno voluto fissare quel momento nella memoria.

Il loro primo singolo, Perché piangi Palermo?, pubblicato nel 2020 e considerato ormai un classico dal popolo della club culture, era un dichiarato omaggio alla città siciliana ed è stato il primo passo di un percorso che li ha portati oggi a essere uno dei nomi più promettenti della dance europea.
I loro concerti sono per il pubblico sinonimo di festa e di condivisione, momenti per celebrare l’unione, l’amicizia, l’amore, l’accettazione, un’occasione per lasciare fuori dalla porta pregiudizi e ostilità: “Fare concerti è come fare l’amore, qualcosa da fare ovunque”, dichiarano con quel misto di candore e sarcasmo con cui pronunciano ogni parola.
Non è un caso comunque che quando ripensano al loro miglior concerto in Italia il ricordo vada al primo live in Santeria a  Milano, dove ci fu una vera e propria invasione sul palco da parte dei fan: quello era per loro il clima esatto che volevano creare.

Da quando hanno iniziato a fare musica hanno scelto di nascondere i loro volti dietro occhiali da sole e coloratissimi foulard, un outfit diventato ormai il loro iconico marchio di fabbrica, ma anche una precisa volontà di andare contro gli stereotipi.

Per i Dov’è Liana fare dischi, salire sul palco e mettersi dietro alla consolle significa prima di tutto ricreare quel clima di festa e di gioia che avevano sperimentato anni fa a Palermo, ed è esattamente con questo spirito che dopo essersi fatti conoscere con diversi singoli, arrivano alla pubblicazione del loro primo album, in uscita il prossimo 11 ottobre.

Il titolo è già emblematico, Love 679, un vero e proprio manifesto d’amore: per coglierne il significato bisogna pronunciarlo in inglese (“love six seven nine”). Il fatto che manchi il numero 8 non è casuale, dal momento che la pronuncia di eight richiama quella della parola hate, “odio”. Quindi 679 come un codice dell’amore, da cui è messo al bando l’odio. Un sorta di Peace & Love 2.0.

“Con questo album vogliamo creare la colonna della nostra generazione, per fare tutti insieme la rivoluzione”. Una rivoluzione in gran parte cantata in italiano, e che fa rima con festa, amore e inclusione.

Nelle tracce dell’album ci sono tutti gli elementi che in questi anni hanno fatto conoscere questi tre ragazzi d’Oltrealpe: c’è la house, ovviamente, che con i suoi bassi potenti e i synth luccicanti è il vero motore della loro musica; c’è il rock’n’roll, che brucia per esempio nel singolo Tutte le donne, una delle anticipazioni dell’album; e poi c’è il funky, forse la musica che più di tutte si addice al clima di festa che il gruppo intende ricreare. Non poteva poi mancare il french touch, con tutta la sua elettronica e i vocoder.

Ma, naturalmente, c’è spazio anche per rendere omaggio alla musica italiana, come in Postcards from Universe, un brano che si rifà direttamente alle ballate romantiche del cantautorato nostrano.
E parlando di musica italiana, tra le proprie fonti di ispirazione il gruppo cita prima di tutto Andrea Laszlo De Simone, poi Adriano Celentano, Giorgio Poi, Cosmo, Pop X e, in particolare per la scrittura, Rino Gaetano.

A conti fatti, forse è stato un bene che Liana sia apparsa e scomparsa nella vita di questi tre amici, lasciando in loro il ricordo poetico, e un po’ idealizzato, di un momento irripetibile, che loro cercano di tenere in vita sulla pista da ballo.

Non è semplicemente dance: dietro a quei synth, dietro a quella cassa in 4 e a quelle parole un po’ naïf si nasconde una nuova forma di romanticismo.

In contemporanea all’uscita dell’album, il trio partirà in tour, con una prima tappa speciale al Cabaret Sauvage l’11 ottobre 2024, per poi girare tra le principali città Europee, in apertura a L’Imperatrice, e in Italia con il 679 Winter Tour.

I biglietti sono disponibili online qui.

22 novembre 2024 @ Base – Milano 

23 novembre 2024 @ Black Zone – Firenze 

29 novembre 2024 @ Link – Bologna

30 novembre 2024 @ Cieloterra – Roma

07 dicembre 2024 @ Progresja – Varsavia, Polonia (in apertura a L’Imperatrice)

08 dicembre 2024 @ Columbiahalle – Berlino, Germania (in apertura a L’Imperatrice)

09 dicembre 2024 @ Roxy – Praga, Repubblica Ceca (in apertura a L’Imperatrice)

11 dicembre 2024 @ Konzerthouse – Vienna, Austria (in apertura a L’Imperatrice)

12 dicembre 2024 @ X Fra – Zurigo, Svizzera (in apertura a L’Imperatrice)

13 dicembre 2024 @ Thonex – Ginevra, Svizzera (in apertura a L’Imperatrice)

20 dicembre 2024 @ Hiroshima Mon Amour – Torino

21 dicembre 2024 @ Zō – Catania

 

“143”, perché l’ultimo album di Katy Perry non funziona?

“143”, perché l’ultimo album di Katy Perry non funziona?

Nel momento in cui scrivo, 143, ultima fatica discografica di Katy Perry, non ha ancora fatto la sua comparsa nelle classifiche, ma le previsioni del debutto sono tutt’altro che rosee.

Diciamocelo però, un po’ lo sapevamo: o Katy tirava fuori l’album del millennio, capace di risollevarle la carriera, oppure il destino del disco era già segnato ancora prima della sua pubblicazione. Colpa, purtroppo, dei due precedenti album, Witness (2017) e Smile (2020), non esattamente campioni di vendite, che hanno appannato l’aura di invincibilità di cui la Perry si era circondata nei primi anni ’10, ai tempi di Teenage Dream (2010) e Prism (2013). Due album fortissimi, che le hanno fatto guadagnare record su record. Basti ricordare che grazie ai singoli estratti da Teenage Dream, Katy Perry è stata l’unica artista – al pari di Michael Jackson – ad aver piazzato 5 canzoni dello stesso album al vertice della classifica americana. E poi sono arrivati, Roar e Dark Horses, estratti da Prism, entrambi certificati diamante negli USA.

Insomma, fino a una decina di anni fa Katy Perry sembrava l’incarnazione terrena del pop, l’artista capace di mettere d’accordo tutti. Se Madonna iniziava a perdere appeal sul pubblico più giovane, Britney e Christina erano in una fase calante della carriera, Lady Gaga destabilizzava con i look eccessivi e le scelte musicali non sempre digeribilissime (vedi alla voce Artpop), Katy era tutto ciò che al pop si poteva chiedere: canzoni super catchy e immagine rassicurante.

Poi, dicevo, è arrivato Witness, e quel magico mondo fatto di colori pastello e suoni zuccherati ha perso il suo mordente. Peggio ancora è andata a Smile, tre anni più tardi. Si potrebbe star qui ad analizzare il perché di quella débâcle, ma sarebbe un esercizio inutile. Accontentiamoci di sapere che è andata così.

Lo scorso luglio, a distanza di 4 anni, Katy torna è tornata, e ovviamente la notizia del suo comeback ha fatto tremare i muri e nutrito le aspettative. Aspettative che si sono però afflosciate come un sufflè malriuscito non appena è stato pubblicato il singolo della nuova era discografica, Woman’s World. Una canzone mediocre e facilona, che oggi troverebbe forse la sua giusta collocazione nel disco di qualche emergente. Invece è stato il brano di punta per il lancio del nuovo progetto. Catastrofe…
Troppo scontato, troppo semplice, troppo sfacciatamente ruffiano; e non è bastato neanche il messaggio femminista, davvero troppo annacquato per il mercato discografico del 2024.

La scelta di pubblicare in fretta e furia un secondo singolo (Lifetimes) e poi un terzo (I’m His, He is Mine) in poco più di un mese è stata la famosa pezza che ha fatto più danni del buco.
Troppo evidente la necessità di correre ai ripari, ma niente da fare, i due brani sono passati praticamente inosservati.

Restava da sperare che il resto fosse migliore.

Ora che l’album è uscito, possiamo tirare le somme, e capire perché poteva essere – e probabilmente sarà – un altro flop.

Molto semplicemente, 143 è un disco anonimo e superficiale. Un album che sembra essere rimasto fermo al 2013: forse per non correre rischi, Katy Perry ha scelto di riproporre le stessa ricetta che l’ha portata alla gloria. Peccato che siano passati più di 10 anni da allora, e che le cose siano cambiate un po’.
Prima di tutto, ci si augura che il pubblico che seguiva Katy anni fa sia cresciuto insieme a lei, e oggi si aspetti qualcosa di più maturo. E poi in questi anni il mondo del pop è stato rivoluzionato: solo per restare nell’universo femminile, sono arrivate creature come Billie Eilish e Taylor Swift (che nel 2013 esisteva già, ma era pressochè “confinata” al country) che ci hanno mostrato che si può essere pop e mainstream senza puntare tutto sulla semplicità. Non che loro siano state innovative in questo, ma sicuramente hanno abituato il pubblico di oggi a un ascolto diverso.

Presentato come un disco celebrativo dell’amore fin dal titolo – 143 sarebbe una forma in codice di “I love you”, sai che roba… – il settimo lavoro di Katy Perry si rivela essere una raccolta di pezzi buoni per ballare una sera, può essere la colonna sonora di un pigiama party, ma non è, oggi, quello che ci si aspetta da un nome del suo calibro.

I suoni pescano a pienissime mani dalla dance degli anni ’90 (I’m His, He’s Mine contiene anche un sample di Gypsy Woman, successo house del 1991), e questo poteva essere un buonissimo fil rouge. Ma oltre c’è ben poco di scoprire.

La sensazione è Katy Perry si sia fatta contagiare dalla sindrome di Peter Pan, e sia rimasta incagliata in una sorta di eterna giovinezza, convinta che dare ai fan un nuovo carico di canzoni-confetto sarebbe bastato ad accendere il loro entusiasmo come in passato. Ma così non è stato.

Quello che è mancato è stato prima di tutto la voglia di cambiare, evolversi, far vedere di essere altro rispetto a quello che tutti già conoscevano; e poi è mancato il coraggio di alzare la famosa asticella.

Intendiamoci, non tutto quello che è in 143 è da cestinare: Crush per esempio è un buon pezzo, ed è uno dei pochi che si fanno ricordare (anche qui c’è stata una ripresa dal passato, da My Heart Goes Boom). Così come non sono male Nirvana e Wonder. Ma tre pezzi passabili non sono abbastanza a fare un buon disco.

Infine, una considerazione a margine: tra le critiche mosse all’album vi sono state anche quelle di chi ha biasimato la scelta della Perry di lavorare con Dr. Luke, figura assai controversa nel musicbiz per via della vicenda processuale che lo ha visto coinvolto dopo le accuse mosse da Kesha.
Senza entrare nel merito della questione, sono abbastanza sicuro che il tallone d’Achille del disco abbia ben poco a che spartire con la condotta morale di Dr.Luke.

143 è un disco mediocre, punto e basta.

#MUSICANUOVA: Rahim Redcar “DEEP HOLES”

#MUSICANUOVA: Rahim Redcar “DEEP HOLES”

Rahim Redcar – prima conosciuto come Christine and the Queens – ha annunciato l’uscita del suo nuovo album, HOPECORE, prevista per il 27 settembre.

Il disco, anticipato dal singolo DEEP HOLES, è stato interamente scritto, prodotto e mixato dall’artista.

“Hopecore è stato realizzato con lacrime, sangue e soprattutto con una fede incrollabile nella pura e cruda espressione dell’anima. La musica ha preso qui la sua piena vastità profetica, si è fatta più selvaggia e ha richiesto una ricerca assoluta in cui nessun altro è entrato a manomettere le intenzioni. Un richiamo della carne, una preghiera per la giustizia e la libertà”.

L’artista si è recentemente esibito davanti a 10 milioni di spettatori nell’ambito della cerimonia di apertura delle Paraolimpiadi di Parigi 2024, dove ha eseguito una spettacolare interpretazione di Non, Je Ne Regrette Rien di Edith Piaf e un’avvincente interpretazione di Born to Be Alive di Patrick Hernandez.
Si è inoltre esibito in una performance di “Supernature” con Cerrone alla cerimonia finale di Parigi 2024 all’Arco di Trionfo, sabato 14 settembre.

HOPECORE inaugura una nuova era dopo l’opera epica di 20 brani PARANOÏA, ANGELS, TRUE LOVE (2023) e il precedente album Redcar les adorables étoiles (2022).

Questa la tracklist di HOPECORE:

  1. FORGIVE 8888888
  2. ELEVATE
  3. INS8DE OF ME
  4. DEEP HOLES
  5. RED BIRDMAN EMERGENCY
  6. OPERA – I UNDERSTAND
  7. MANUELA DANSE

SOPHIE: fuori due nuove tracce. A settembre arriva l’album postumo

SOPHIE: fuori due nuove tracce. A settembre arriva l’album postumo

Sono stati svelati due nuovi brani dall’attesissimo album postumo della producer SOPHIE, in uscita il prossimo 27 settembre.


Le due nuove tracce – che seguono la pubblicazione del primo singolo singolo Reason Why, con Kim Petras e BC Kingdom – si intitolano Berlin Nightmare (feat. Evita Manji) e One More Time (feat. Popstar) e offrono uno sguardo approfondito di quello che ci si può aspettare dall’album.

Creato dalla stessa SOPHIE e da alcuni dei suoi più cari collaboratori, il disco, il cui titolo sarà proprio SOPHIE, era quasi completato quando l’artista è morta tragicamente in Grecia, ed è stato poi portato a termine con amore proprio da suoi collaboratori.

SOPHIE uscirà tramite su etichetta Transgressive e Future Classic il 27 settembre 2024, ed è già disponibile in preordine.

Questo nuovo lavoro sarà il seguito del rivoluzionario album debutto, OIL OF EVERY PEARL’S UN-INSIDES, pubblicato nel 2018, e della compilation di singoli PRODUCT, uscita nel 2015.

BITS-RECE: Rizzo, “Mi hai visto piangere in un club”. Confessioni sul dancefloor

BITS-RECE: Rizzo, “Mi hai visto piangere in un club”. Confessioni sul dancefloor

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

No, il titolo che ho scelto di dare a questa recensione non è casuale. Confessioni sul dancefloor, ovvero Confessions on a dancefloor, ovvero il titolo di un glorioso album di Madonna. Per la precisione, il disco in cui la regina del pop mondiale – l’unica e vera – celebrava la dance culture e il potere salvifico e catartico della musica sulla pista da ballo.

Con il suo primo EP, Rizzo fa più o meno la stessa cosa: raccoglie otto brani composti negli ultimi 3 anni e ci infila dentro frammenti gioiosi e dolori di vita, esperienze, confessioni, confidenze.

Neanche troppo idealmente, questo progetto nasce come la colonna sonora per accompagnare un flusso di coscienza lasciato fluire tra i laser e le luci stroboscopiche di una pista da ballo, trasformata in un vero e proprio confessionale.

Mi hai visto piangere in un club è il diario personale dell’artista, l’occasione per condividere pensieri intimi, episodi dolorosi e gioie senza freni, declinando il tutto in un ventaglio di sonorità che vanno dalla ballad, all’urban, alla techno.

Come a voler fornire una sorta di legenda con le “istruzioni per l’ascolto”, ogni brano è accompagnato dall’indicazione sul mood che lo caratterizza: si inizia così dal “piangi” di X1MILLY, sicuramente il momento emotivamente più difficile dell’EP, per passare subito dopo al “balla” di CASSA FORTE. Interessante poi il passaggio dal “piangi e balla” di SCIVOLANDO al “balla e piangi” di BONJOUR ADIEU: se il primo, un ritmo tropicale ballato sotto un cielo nuvoloso, è un brano che racconta di una rinascita, il secondo è invece notevolmente più leggero e solare, ma vede al centro una storia di rimorsi su ciò che il passato avrebbe potuto riservare.

Tra i pezzi più interessanti vi è sicuramente FUORITEMPO (categoria “balla”), la cui produzione è affidata a Okgiorgio: un brano sul senso di inadeguatezza di chi capisce di muoversi a un ritmo costantemente diverso da quello del contesto.

Per l’ultima traccia, AMORE – titolo stilizzato in <MOR3 – l’indicazione è “balla tantissimo”, ed effettivamente è difficile stare fermi sotto alla carica di bpm techno da cui si viene travolti.

E allora, in alto i cuori, in alto le mani: nella gioia e nel dolore, la pista del club saprà sempre come accogliervi.

Katy Perry riparte da “Womans’ World”. Il nuovo album è “143” e arriva a settembre

Katy Perry riparte da “Womans’ World”. Il nuovo album è “143” e arriva a settembre

A quattro anni dall’ultimo, e poco fortunato, album Smile, il ritorno di Katy Perry è una di quelle notizie che hanno fatto infiammare il mondo del pop.

La superstar californiana, freschissima delle nuove certificazioni di diamante per l’album dei record Teenage Dream, per il singolo omonimo e per E.T., anch’esso estratto dal medesimo disco, è infatti tornata sulle scene con il singolo Womans’ World, primo assaggio del prossimo capitolo discografico, intitolato 143 e atteso sul mercato per il 20 settembre.

“Ho deciso di creare un album dance-pop audace, esuberante e celebrativo con la simbolica espressione numerica 143 dell’amore come messaggio principale”, queste le prime parole dell’artista per presentare il nuovo progetto.

E in effetti, l’antipasto offerto con il primo singolo va esattamente in questa direzione: un brano leggerissimo, prodotto e pensato per far ballare, con quella spinta dance che sembra attingere direttamente a qualche memoria degli anni ’90, mentre il testo lancia un messaggio di orgoglio femminista. A dirla proprio tutta, restano forse un po’ lontane le grandi hit delle era passate, quei brani destinati a diventare iconici fin dal primo ascolto, ma rivedere in pista un’artista come Katy Perry dopo alcuni anni di silenzio non può comunque che far piacere.

Il passare del tempo sembra non aver fatto perdere a Katy la voglia di prendersi un po’ in giro, e quindi eccola, nel video che accompagna il brano, prima nelle vesti iconiche della femminista pin up, poi in quelle un po’ improbabili di un “minotauro futuristico” (un riferimento al video di E.T.?) che si aggira per le strade, in nome del femminismo e della sorellanza.

143 è già disponibile per il pre order a questo link nelle versioni vinile argento con card autografata, vinile deluxe viola in edizione limitata, vinile arancione da 7 pollici, CD e musicassetta.

It’s a woman’s world, and you’re lucky to be living in it

Sexy, confident
So intelligent
She is heaven-sent
So soft, so strong

She’s a winner
Champion
Superhuman
Number one
She’s a sister
She’s a mother
Open your eyes, just look around, and you’ll discover
You know

It’s a woman’s world, and you’re lucky to be living in it (uh huh, uh huh)
It’s a woman’s world, and you’re lucky to be living in it (uh huh, uh huh)
You better celebrate
’Cause baby we ain’t going away
It’s a woman’s world, and you’re lucky to be living in it (uh huh, uh huh)

Fire in her eyes
Feminine divine
She was born to shine
To shine, to shine, yeah

She’s a flower
She’s a thorn
Superhuman
Number one
She’s a sister
She’s a mother
Open your eyes, just look around, and you’ll discover
You know

It’s a woman’s world, and you’re lucky to be living in it (uh huh, uh huh)
It’s a woman’s world, and you’re lucky to be living in it (uh huh, uh huh)
You better celebrate
’Cause baby we ain’t going away
It’s a woman’s world, and you’re lucky to be living in it (uh huh, uh huh)

Lucky to be living in it
Lucky to be living in it

That’s right
It’s a woman’s world
And you’re lucky to be living in it
Uh huh

#MUSICANUOVA: Anfisa Letyago, “ORIGAMI”

#MUSICANUOVA: Anfisa Letyago, “ORIGAMI”

«L’arte dell’origami, radicata nell’antica cultura giapponese, ha un significato simbolico profondo. Ogni piega ha un ruolo preciso nel raggiungere il risultato finale; se manca un passaggio, il risultato desiderato non può essere raggiunto. Il processo è una trasformazione continua, che rende un semplice foglio di carta qualcosa di bello e raffinato. Questo concetto, centrale nella filosofia orientale, riflette la mia visione ed è ciò che voglio trasmettere attraverso questa canzone. Questa traccia riguarda l’energia e la trasformazione. Non vedo l’ora che l’ascoltiate».

Russa di nascita, partenopea d’adozione, dopo la recente pubblicazione del singolo FEELIN’, la producer Anfisa Letyago ha pubblicato il suo nuovo singolo ORIGAMI.

Fondendo elementi di trance, breakbeat e techno, Origami è un brano di elettronica che guarda al futuro, pensato per essere il momento culminante del nuovo spettacolo dal vivo “Partenope”,  realizzato in collaborazione con  Giusy Amoroso aka Marigoldff e che verrà presentato in anteprima il 15 agosto al Red Valley Festival ad Olbia (SS).

Sempre più spesso le produzioni soliste della producer partenopea la vedono utilizzare la sua voce. «Lo strumento più importante che abbiamo è la nostra voce, attraverso di essa puoi esprimere i concetti più profondi e creare i suoni più ipnotici. È te stessa – crea qualcosa di magico su di te».

Con un album all’orizzonte, Letyago continua a costruire il suo mondo artistico e mitico in previsione di questa espansione del suo suono.

Il titolo del nuovo live show si basa su un antico mito greco che racconta di una sirena scoperta al largo della costa di Napoli; Anfisa nello show viene completamente trasformata in una sirena tramite una scansione 3D creando una dimensione parallela eterea.

C’è stata una sinergia naturale tra i processi creativi di Anfisa e Giusy: il marchio di fabbrica del lavoro di Giusy sono i paesaggi surreali e ultraterreni abitati da creature fantastiche, esattamente ciò che Anfisa immaginava quando costruiva la musica intorno al mondo sottomarino di Partenope.

Parlando della collaborazione, Marigoldff aggiunge: «Collaborare con Anfisa su Partenope è stata un’esperienza unica. La sinergia tra noi ha permesso la traduzione naturale del suo mondo musicale nel mio stile e nella mia estetica visiva. Fiducia e armonia sono stati fondamentali per dare vita alla sua visione».

Nata a Mirnij (Russia), classe ’90, Anfisa si è trasferita da bambina in Italia e da qualche anno a Napoli. Qui ha avuto l’opportunità di ascoltare molti producer internazionali e di iniziare a lavorare come dj in piccoli club.

Carl Cox la nota e inizia a sostenerla, definendo l’incontro con l’artista «Un incontro casuale che ha cambiato qualcosa nella mia vita – La rivelazione dell’ultimo anno; una performer live talentuosa e piena di energia».  Il dj britannico ha suonato la musica di Anfisa in alcuni suoi set e ha pubblicato i suoi EP “So Good” e “Hypnotic”.

Anfisa ha collaborato con Moby e firmato i remix per artisti come Swedish House Mafia e Empire of the Sun & PNAU. Ha suonato nei più importanti festival, come Sonar, Tomorrowland, Awakenings, Timewarp e in tantissimi club in tutto il mondo. Ha deciso di essere indipendente lanciando la sua etichetta NSDA (che prende il nome da Nisida, un isolotto vulcanico vicino a Napoli, un luogo piccolo, bello e inaccessibile all’uomo) uno spazio per esaltare la propria creatività e dare ad altri artisti la possibilità di esplorare i loro suoni non convenzionali: «Nisida è come me, è abbastanza strana». Ha pubblicato remix di artisti come Calibre, DJ Seinfield, DJ Tennis, Chris Liebing e DJ Daddy Trance. Nel mondo della moda ha collaborato con brand come Ferrari e Levi’s, suonando nei loro party ufficiali.

#MUSICANUOVA: FRENÈSYA feat. LOST KIDS, “Luci spente”

#MUSICANUOVA: FRENÈSYA feat. LOST KIDS, “Luci spente”

Luci Spente, il nuovo brano dei FRENÈSYA, ovvero i fratelli Flavia e Federico Marra, è il terzo singolo tratto dall’atteso EP che esplorerà i sei sensi attraverso altrettanti brani.

Il nuovo singolo, realizzata in collaborazione con il duo romano dei LOST KIDS, invita l’ascoltatore a superare le apparenze e a guardare oltre le proprie paure, rivelando la vera essenza di una connessione visiva.

La traccia ricrea l’atmosfera di una discoteca, dove ci si perde tra luci stroboscopiche e si balla al ritmo incessante di una cassa dritta.

Ogni canzone dell’EP sarà dedicata a un senso specifico: Luci spente si addentra nell’universo della vista, colei che ci permette di percepire l’amore al primo sguardo: il cosiddetto colpo di fulmine.

Ma cosa accade quando le luci si spengono e restiamo al buio?

Restiamo

Un po’ soli

E lo sentiamo

Questo vento che ci spoglia di

Tutti i nostri demoni

E aspettiamo la notte qui

Senza avere un piano b

Ma noi siamo uguali

Ci sentiamo come dei quadri astratti

Coi tuoi occhi stanchi

Mi guardi e so

Che fermerei ancora il tempo però

Siamo ombre che si inseguono finché la luce

ci dice no

E non so

Cosa resta sotto queste luci spente

Frasi passate di mente e noi

Persi in un respiro

Dove non

Non ci mancherà niente

E non so

Siamo a luci spente

E non serve neanche chiudere più gli occhi

Come un mare di pensieri in cui non tocchi

Sembra come se non fossi più qui

E poi sparisci

Come niente

Una pasticca effervescente

Sei il tramonto

Che si spegne

Dietro le mie tapparelle

E forse un po’ mi mancherà

Toccare il buio della tua città

Ma so che ti cercherò

Dentro i giorni no-o-o

E mi confondo da un po’

Tra le strobo che ho in testa e poi

Vorrei un cambio di scena

Ma il buio mi bussa alla schiena

E mi riporta via

E non so

Cosa resta sotto queste luci spente

Frasi passate di mente e noi

Persi in un respiro

Dove non

Non ci mancherà niente

E non so

Cosa resta sotto queste luci spente

Frasi passate di mente e noi

Persi in un respiro

Dove non

Non ci mancherà niente

Noi che lasciamo il segno solo con gli spray

Tu sei come una notte che non passa mai

E mi poggi la testa al petto e già lo sai

Che senti – –

Fuori dal Berghain

E non so

Cosa resta sotto queste luci spente

Frasi passate di mente e noi

Persi in un respiro

Dove non

Non ci mancherà niente

E non so

Cosa resta sotto queste luci spente

Frasi passate di mente e noi

Persi in un respiro

Dove non

Non ci mancherà niente

#MUSICANUOVA: nudda, “MILLEOCCHI”

#MUSICANUOVA: nudda, “MILLEOCCHI”

Parlare agli altri come dovremmo parlare alle parti più intime di noi stessi: è questo il viaggio di MILLEOCCHI, ultimo singolo di nudda, un intenso racconto fatto di immagini e sensazioni che mostrano come si può entrare a contatto con le parti più nascoste di noi, anche se questo significa avvicinarsi con le paure che abbiamo.

Tra sonorità che uniscono club, deep house e pop elettronico, nudda affronta le proprie paure, sia nel rapporto con gli altri, che quando ci si confronta con se stessi.

nudda nasce a Siena il 2 giugno del 2000.
Partecipa a X-Factor 2021 e pubblica il suo primo singolo “nonusciraidaqui”. É la  vincitrice della targa Quirici al Premio Bindi 2022, dov’era tra gli 8  finalisti e la terza classificata al Premio George Brassens 2022. É tra le artiste invitate al primo anniversario di EQUAL Italia di Spotify. Il suo primo album “Vedo il mondo un po’ sfocato” esce a ottobre 2022, ottenendo complessivamente quasi 900.000 ascolti, oltre a numerosi inserimenti editoriali di tutti i suoi singoli.

“MILLEOCCHI” anticipa il vero cuore del secondo album di nudda,  che uscirà a fine 2024.

#MUSICANUOVA: Milano 84 feat. Johnson Righeira, “Summer on a Solitary Beach”

#MUSICANUOVA: Milano 84 feat. Johnson Righeira, “Summer on a Solitary Beach”

Milano 84 è il concept musicale italopop di Fabio Di Ranno e Fabio Fraschini.

Per l’estate 2024 il duo ha scelto di guardare al passato del cantautorato italiano, ridando vita a un successo del 1981 di Franco Battiato, Summer on a Solitary Beach, firmato dallo stesso Battiato e Giusto Pio e originariamente contenuto in quello che è forse l’album più celebre dell’artista siciliano, La voce del Padrone.

Questa nuova versione amplifica l’attitudine dance del duo, oltre a impreziosirsi di un featuring d’eccezione, quello con Johnson Righeira, nome di primissimo piano della scena disco degli anni ’80.

Summer on a Solitary Beach esce per NHK (il ramo distributivo di Talentoliquido, in collaborazione con Believe Music Italy).

Il brano sarà presente in una long version anche nel nuovo album di Milano 84, atteso per la seconda metà del 2024.