Da Mahmood a MYSS KETA: un’estate oltre i tormentoni

mahmood
Amore e capoeira
 è fisso ai piani più alti delle classifiche, Italiana di Fedez e J-Ax ce la ritroviamo ogni due minuti in radio, il reggae-pop di Non ti dico no dei Boombadash con la Loredana nazionale lo stiamo amando tutti già da un paio di mesi e Nero Bali di Elodie e Michele Bravi è indubbiamente un bel pezzone tropical-italiano.
Ma se i supertormentoni fanno già parte delle playlist da portarsi in vacanza, appena un passo al di là del circuito radiofonico c’è un mondo altrettanto pop che vale la pena scoprire prima di partire, anche solo per variare un po’ tra un gorgeggio della Ferreri e una rima di Baby K.
Ecco qui allora una piccola e arbitraria selezione di 12 (perché le cifre tonde sono noiose, soprattutto in estate) singolini estivi, allegramente in ordine sparso.
achille
Achille Lauro featuring Cosmo, Angelo Blu
E’ la traccia che apre Pour L’Amour, l’ultimo album di Achille Lauro ed è un perfetto quanto sorprendente incontro tra la samba trap dell’artista romano e il nuovo genietto dell’elettropop nostrano. Un trip visionario e psichedelico di dipendenza ed elettronica.

MYSS KETA, Monica
Lei è stata senza dubbio una delle grandi scoperte del 2018. Già sulla scena da qualche anno, ma fino a pochi mesi fa confinata nell’underground meneghino, la diva mascherata più misteriosa in circolazione ha pubblicato ad aprile il suo primo album con Universal, UNA VITA IN CAPSLOCK, di cui Monica è il quinto estratto. Ironia a tonnellate, riferimenti alla cultura di massa, slogan iconici e la produzione di Populous ne fanno un’arma affilata per le serate a bordo piscina nella villa di Arcore.

Mahmood, Uramaki
Lui è una delle grandi promesse dell’urban italiano: lo abbiamo visto a Sanremo nel 2016 e lo abbiamo ascoltato l’anno scorso con Pesos. Quest’anno torna con un singolo tra elettropop e R&B con un testo introspettivo, ambientato nelle vie più esotiche di Milano, con una grande voglia di evasione.

Marianne Mirage, Copacabana Copacabana
Un’immersione nel carnevale di Rio, con la produzione sempre oculatissima di Big Fish e Rhade. Copacabana Copacabana è la sorpresa iper-carioca che non ti aspetti da Marianne Mirage, cantautrice raffinatissima di casa Sugar.

Eman, Milano
Con quel suo stile che è hip-hop senza essere hip-hop, rock senza essere rock ed elettronico senza essere elettronico, Eman traccia con contorni profondi un ritratto senza sbavature e indulgenze della metropoli lombarda.

DJ Besford featuring Eleonora Mazzotti, Todo Rainbow
Sonorità elettroniche e tropicali fanno da sfondo a un inno alla positività e alla leggerezza realizzato dal fashionissimo DJ Besford, qui in collaborazione con la romagnola Eleonora Mazzotti.

lemandorle, Gelato colorato
Si può descrivere il capolinea di una storia d’amore senza cedere ai toni avvilenti della tristezza? A giudicare da quello che ha fatto il due lemandorle in Gelato colorato, sì, decisamente si può. Elettropop dall’aura vagamente vintage e una metafora caleidoscopica per guardarsi negli occhi e dirsi che è finita.

Lele, Giungla
Un pezzo per Napoli e i napoletani, così Lele ha parlato del suo ritorno con Giungla. L’r’n’b incontra il pop, mentre le parole portano in altissimo l’orgoglio della città partenopea spogliandola di tutti i pregiudizi.

Luana Corino, Gita al mare
Non sempre l’abbandono fa rima con la solitudine. Nel suo ultimo singolo, per esempio, Luana Corino racconta una storia di libertà. Una rivendicazione femminile serena come una gita al mare promessa, non mantenuta e poi recuperata. Anche da soli.

Alessandro Casillo, Ancora qui
Del ragazzino che avevamo conosciuto in TV un po’ di anni fa c’è ben poco: dopo essersi preso una bella pausa, Alessandro Casillo è tornato con un singolo, Ancora qui, che ha l’aria di essere qualcosa di più di un semplice comeback discografico.

Arashi, Sud America
Punta dritto al di sotto dell’Equatore e all’ombra delle palme Riccardo Schiara, in arte Arashi. Urban, house e vividi colori tropicali sono la colonna sonora di un viaggio in Sud America, da un open bar di Bogotà all’ultimo piano in ascensore… ma attenzione agli alligatori!

Briga, Che cosa ci siamo fatti
Un pezzo così malinconico sembrerebbe non azzeccarci nulla con il clima leggero dell’estate, ma è pur vero che anche al mare ci sono i giorni grigi di temporale. Questa canzone è proprio per quei momenti di nuvoloni, in cielo o nella testa.

Che cosa ci siamo fatti, il ritorno “anacronistico” e cantautorale di Briga

Briga_foto_orizzontale_
C’è un filo sottile che lega il nuovo album di Briga, Che cosa ci siamo fatti, a Novocaina – Una storia d’amore e di autocombustione, il suo primo romanzo, pubblicato lo scorso anni: se il libro nasceva dall’esigenza di raccontare la storia di una generazione persa nell’incapacità di comunicare e di confondere una richiesta d’amore con una richiesta d’aiuto, questo disco arriva con l’esigenza di dare una musica a quella storia, quasi come una colonna sonora.

Sulla carta d’identità, Mattia Bellegrandi, conosciuto come Briga, non ha ancora trent’anni, ma la sua storia musicale sembra averne superati molti di più: lo si direbbe sentendolo parlare di questo nuovo album, ma ancora di più lo si direbbe ascoltando le tracce del disco, un lavoro lontanissimo da tutto quello a cui Briga aveva abituato il suo pubblico. Del rapper che ha sfiorato la vittoria ad Amici due anni fa non c’è davvero più traccia, perché quello che si vede oggi è un ragazzo convinto e consapevole delle sue scelte, pronto a difendere la sua musica con una passione pura e ardente.
Oggi che le radio si piegano allo strapotere della trap e in un periodo in cui la discografia sembra non saper parlare altro che la lingua dell’hip-hop, Mattia mette da parte (quasi) tutte le barre e torna sul mercato con un disco cantautorale, dominato da atmosfere “in minore” e dalle influenze di artisti come Venditti e Grignani.
La prima volta che ha portato i nuovi brani ai discografici di Sony, nessuno ha potuto nascondergli una certa paura di ripresentarsi al pubblico con un album come questo, ma per Briga non è stato certo un problema, perché “la paura è il pane dei sognatori”.
Briga_cover Che Cosa Ci Siamo Fatti
“Ho concepito l’album con una mentalità un po’ anacronistica, senza pensare cioè a fare una hit immediata come in passato. Volevo fare un disco con brani di repertorio, e credi di esserci riuscito: non mi sono improvvisato musicista, sono 10 anni che lo faccio, so di cosa parlo, a differenza di molti altri. Se mi sono fatto conoscere dal grande pubblico con il rap era per paura di non saper cantare:quando ero ad Amici, il Maestro Enzo Campagnoli si è accorto che quando rappavo facevo lo spavaldo, invece se dovevo cantare mi ripiegavo su me stesso, mi giravo dall’altra parte. Ho dovuto superare questa paura, è tutta questione di testa: è stato un percorso lungo, perché già in Talento, il disco precedente, alternavo strofe rappate e ritornelli aperti, e oggi sono riuscito a fare un disco quasi tutto cantato”.

Introspezione, paura, incomunicabilità, dolore, ma anche contraddizioni, sono questi gli elementi che dominano Che cosa ci siamo fatti, dove c’è Roma, c’è un toccante episodio dedicato al padre, ci sono l’amore e l’odio. Un album che parla sottovoce, forse anche andando in contro tendenza: “Forse questo disco è un errore, ma è un errore che ho fatto con la mia testa. Non voglio essere uno fra tanti, voglio crearmi uno spazio solo per me, mettermi in una posizione in cui sono solo io. Non interessa quello che la scena del rap dice di me, anche perché il mondo della musica sa essere meschino, quasi nessuno sa esprimere un giudizio guardandoti in faccia, ma tutti lo fanno tirando continue frecciatine. Io preferisco coltivare i rapporti con le singole persone, anche quando non c’è stima artistica, ma c’è sintonia umana.”
Ecco allora il significato dell’immagine della copertina, una fotografia scattata in una piscina vuota: “Una piscina vuota non serve a niente, proprio come un corpo in cui non ci sia un’anima da scoprire”.
Briga_foto per la stampa verticale 2
L’album è disponibile in digitale, CD e in vinile e in una versione Deluxe edition (con 5 tracce esclusive in aggiunta) disponibile in anteprima unicamente in streaming premium (SpotifyApple Music, TimMusic, ecc.) per 14 giorni. Dal 15 giugno invece, sarà anche disponibile in download su iTunes e in streaming su tutte le piattaforme digitali.

L’instore tour partirà dal primo giugno proprio il giorno d’uscita del disco, con un doppio appuntamento: al Varese Dischi di VARESE (via Manzoni, 3 – ore 15.00) e al Mondadori Store di MILANO (Piazza Duomo, 1 – ore 18.00).

Le altre tappe a giugno saranno domenica 3 al Media World c/o CC Verona Uno di SAN GIOVANNI LUPATOTO-VERONA (via Monte Cristallo – ore 17.30). Lunedi 4 a La Feltrinelli di SAVONA (via C. Astengo, 11 – ore 15.00) e al Mondadori Bookstore di GENOVA (via XX Settembre, 27R – ore 18.00). Martedì 5 allo Sky Stone & Songs di LUCCA (Piazza Napoleone, 22 – ore 15.00) e alla Galleria del Disco di FIRENZE (Le Murate Caffè Letterario – ore 18.00). Mercoledì 6 a La Feltrinelli di LATINA (via A. Diaz, 10 – ore 15.00) e al Mondadori Bookstore di FROSINONE (via Aldo Moro, 223 – ore 18.00). Giovedi 7 alla Discoteca Laziale di ROMA (via Mamiani, 62 – ore 16.30). Venerdi 8 al Mondadori Bookstore di GROSSETO (Corso Carducci, 9 – ore 15.00) e al Mondadori Bookstore di VITERBO (Piazza della Rocca 29 – ore 18.00). Sabato 9 al CC L’Arca di Capena di CAPENA ROMA (via Tiberina, 73° – ore 20.00). Domenica 10 al CC Le Bolle di EBOLI-SALERNO (Località Serracapilli – ore 17.30). Martedi 12 al Maistrello Musica di RIETI (via delle Orchidee, 6 – ore 15:00) e a La Feltrinelli di PERUGIA (Corso Pietro Vannucci, 78-82 – ore 18.00). Mercoledì 13 a La Feltrinelli di BOLOGNA (Piazza Ravegnana, 1 – ore 15.00) e a La Feltrinelli c/o Barilla Center di PARMA (via Emilia Est snc – ore 18.00). Giovedi 14 al Mondadori Bookstore di TORINO (via Monte di Pietà, 2 ang. Via Roma – ore 15.00) e al Muzak Dischi di CUNEO (C.so Nizza, 27 – ore 18.00). Sabato 16 CC Auchan Mugnano di NAPOLI (via Pietro Nenni, 54 – ore 17.30). Domenica 17 al Mondadori Bookstore di BARI-ANDRIA-TRANI (corso Cavour, 132 – ore 15.00) e al CC Gargano di FOGGIA (Contrada Pace – Loc. Macchia Monte Sant’Angelo – ore 18.00).

Briga oltre il rap: “La confusione nutre il talento”

Qualunque idea poteste avere di Briga fino ad oggi, cancellatela perché molto probabilmente è sbagliata. Io per primo mi son dovuto ricredere alla grande dopo aver ascoltato il suo ultimo lavoro, Talento.
Lo ricordavo piuttosto spocchiosetto nella sua uniforme di Amici, impegnato a raccogliere applausi e battibeccare con la Bertè, e l’ho ritrovato oggi con addosso un elegante completo scuro, ma soprattutto una maturità e una consapevolezza che non avevo ancora visto in lui.
Il fatto è che Talento, questo disco che – per sua stessa ammissione – ha un titolo ambizioso e insolente, è un lavoro che va ben oltre il rap. Anzi, il rap è solo una delle sue tante componenti, perché dentro c’è molto, molto altro, dalle influenze delle rock britannico all’elettronica, ma soprattutto tantissima melodia e testi a dir poco spiazzanti.
Se il brano che ha aperto il nuovo corso della carriera di Briga, Baciami, era niente di più e niente di meno di un pezzo estivo, tra le 13 tracce (17 nella versione deluxe) che firmano il disco si passa anche attraverso un pezzo cantato come Diazepam, in cui l’artista Briga e l’uomo Mattia si annullano totalmente al servizio di un amore malato, oppure Bambi, l’episodio più folle in assoluto, con tanto di omaggio ai Pink Floyd, o ancora Mily.

cover-deluxe-briga-002-bassa-bassa
Briga si è pure preso il lusso di assoldare un quartetto d’archi che ricompare in più di un pezzo, ed è evidentemente che il lavoro dietro a questo album è stato notevole. Mentre ne parla, a Briga/Mattia brillano gli occhi, in lui traspare tutto l’orgoglio per la consapevolezza di aver fatto qualcosa di nuovo, di diverso, e di aver per questo accettato la sfida, ben conscio che l’ombra del talent c’è, e resterà a lungo, ma anche che il compito di un artista è quello di trascinare il suo pubblico, e non viceversa. Se un ascoltatore, messo a davanti a queste tracce, ne “skipperà” anche solo una, quella sarà una sconfitta per il brano, ed è ciò che Briga e la sua squadra si sono imposti di evitare.
Talento è nato in nove mesi di lavoro in studio portati avanti anche durante il tour, con la stessa tenacia con cui un falegname ogni giorno entra in officina anche quando non deve soddisfare una commissione ma si mette a battere con lo scalpello per creare qualcosa. Non c’era tempo di chiudersi in se stesso, tanto era accaduto dopo il talent, e la paura che la vita avesse esaurito le sue sorprese c’era, anche se Briga non ha ancora raggiunto il traguardo dei trent’anni.
foto-9_ph-nima-benati-bassa-1

Un album oltre il rap, quindi, ma che dal rap parte, perché è Briga che parte da lì, da quel mondo in cui ognuno dice la sua verità, forse discutibile, ma pur sempre una verità, proprio come facevano i cantautori di qualche generazione fa.
Tantissimi gli ospiti, dai “colleghi” Gemitaiz, Sercho, Clementino, Gemello, a nomi del pop e del rock, come Grignani, Lorenzo Fragola (che del suo pezzo si è fatto anche coautore, in una giornata di otto ore filate in studio) e Alessio Bernabei.

Dobbiamo quindi salutare il rapper Briga? No, dobbiamo salutare semmai il Briga solo rapper o solo artista pop o solo cantautore, in nome di un libero eclettismo che lo porta dal brit pop degli amati Oasis ai suoni dei Radiohead, fino all’elettronica acida.
Anche questo è talento, vivere in mezzo a questo mare sconfinato, a questa eterna confusione. Perché la confusione nutre il talento.