Immaginate a come debba essere utile e comodo poter contare su un alter ego, un “doppio” di noi stessi a cui far dire e fare tutto quello che nella vita quotidiana non siamo in grado o non vogliamo dire e fare. Un po’ come in televisione don Diego faceva con Zorro o Peter Parker con Spider Man.
Un alter ego ce l’ha anche Roberta Bonanno: si chiama Bonnie ed è la parte più vivace di sé, quella più combattiva, ma anche quella da “tenere a bada”.
Bonnie è quella che si divide con Roberta lo spirito leggero dell’ultimo album dell’artista milanese, intitolato appunto Io e Bonnie: un disco che grida voglia di libertà e che rivendica con forza la volontà di essere unici, andando sempre in “controtendenza”.
Partendo dal titolo del tuo nuovo album, la prima domanda che mi viene da farti è: chi è Bonnie? E quale distanza c’è tra Roberta e Bonnie?
Bonnie non è altro che il mio alter ego, o meglio, rappresenta ogni mia sfumatura. È la parte più viva di me, la mia voglia di sorridere anche davanti alle sconfitte. È quella parte di me che sa rialzarsi per affrontare nuove sfide oltre ad essere da sempre il mio soprannome affibbiatomi da amici e fans. La distanza tra me e Bonnie è sottilissima: siamo la stessa persona ovviamente, ma una parte tiene a bada l’altra o l’aiuta nella sua crescita. Io sono così veramente piena di colori!
Se dovessi trovare un filo conduttore in grado di legare tutti i brani dell’album, quale pensi potrebbe essere?
Senza dubbio il filo conduttore che lega tutti brani è la positività che oramai mi sono conquistata con fermezza gli ultimi anni della mia vita! Ogni brano ha caratteristiche a sé ma qualsiasi tematica venga affrontata, lo spirito rimane sicuramente positivo!
Cosa pensi sia cambiato oggi in te rispetto alla ragazza che aveva partecipato ad Amici? E cosa invece senti che ti appartiene ancora?
Senza dubbio tutti questi anni mi hanno aiutato a crescere a livello artistico ed anche personale. Indubbiamente il mio essere istintiva rimane un punto fermo del mio carattere, ma crescere vuol dire anche riuscire a trovare un proprio equilibrio. Forse prima ero veramente molto più impulsiva, poco diplomatica e affrontavo la vita con troppa serietà. Oggi ho capito che la vita deve essere presa col sorriso e con po’ di leggerezza, pur tenendo alto il mio senso di responsabilità!
Dove hai trovato in questi anni il “buon motivo” per continuare a credere nella musica?
Il mio buon motivo é dentro di me, non mi serve cercarlo! Per me cantare è un’esigenza, un bisogno, una vocazione! Sento la necessità di esprimermi a mio modo.
Anche se la musica a volte ci è nemica alla fine trova sempre il modo per tenderti la mano e io non posso fare a meno di stringerla!
Nel video di Controtendenza sembri esserti divertita molto: com’è nata l’idea di ambientarlo tra gli scenari del circo?
In realtà ogni volta che giro un videoclip per me è un momento di divertimento! Io sono così come si vede nei miei videoclip. Amo scherzare, non prendermi troppo sul serio quando il caso lo concede, come potete vedere anche in Controtendenza. L’idea è nata dall’intuito del regista Francesco Leitner che ha voluto rappresentare metaforicamente il senso stesso del brano: la voglia di non cadere nell’omologazione ma di rappresentare la propria unicità spesso andando in controtendenza per appunto!
Chi è “L’uomo che non c’è”?
“L’uomo che non c’è” è la persona che aspetto con serenità e che mi auguro un giorno possa arrivare! A volte stare da soli è un buon motivo per crescere e avere una persona al proprio fianco ha senso solo quando ci si sente già completi nella propria individualità! Prima o poi arriverà e sarò pronta ad accoglierlo con una serenità che forse prima non avevo.
Un rimpianto o un rimorso del passato? E un sogno per il futuro?
Non ho grossi rimpianti né veri rimorsi. Potessi tornare indietro magari non perderei l’occasione di poter saper suonare uno strumento, oltre al poter imparare a muovermi. Il ballo anche nel mio mestiere è sicuramente un valore aggiunto, e non è mai troppo tardi per imparare. Per il futuro mi auguro di poter arrivare a casa stanca ma felice di aver trascorso giornate piene di musica e di lavoro e soprattutto mi auguro di poter trovare l’equilibrio giusto che porta alla tanto attesa felicità.
In genere chiudo le mie interviste chiedendo di darmi una definizione del concetto di ribellione: in questo caso però, personalizzerei la domanda chiedendoti cosa significa per te vivere o essere in controtendenza.
Come ti dicevo prima non amo confondermi nella massa e questo non vuol dire necessariamente essere ribelli. La ribellione oggi come oggi forse vuol dire essere un po’ più normali, rispettosi, educati, con la voglia di vivere una vita pulita, ecco il mio andare in controtendenza. Questa società ci annichilisce, ci ripulisce dal nostro carattere e ci porta ad essere intercambiabili. Io sono qualcosa di diverso: per questo lotterò sempre per essere me stessa in un mondo forse un po’ troppo “scontato”.