Non che in discoteca non la mettessero già, ma dopo essersi preso le classifiche radiofoniche e di streaming, per diventare un vero inno da club, a Sinceramente di Annalisa mancava un tocco dance.
Un tocco di un maestro del dancefloor come Bob Sinclar.
Dopo essere volata in America per il premio “Global Force” ai Billboard Women in Music, Annalisa ha infatti anche attirato l’attenzione del producer francese, che ha realizzato il remix ufficiale del brano.
Intanto, in un 2024 già fittissimo di live, un nuovo appuntamento vedrà Annalisa protagonista a giugno: l’artista sarà infatti la madrina del Roma Pride.
Praticamente, una consacrazione.
E l’inno della manifestazione, che proprio quest’anno compie 30 anni, non poteva che essere il brano sanremese.
Big party, paillettes, black swing, gessati, Chicago, vecchi Gangster italo-americani, Rodolfo Valentino… Dopo gli sfoghi punk-rock di 1696 e il tributo alla dance di 1990, Achille Lauro sorprende ancora e si fionda dritto negli anni ’20 per quello che viene ufficialmente pubblicato come un side project, ma nella realtà è l’ultima tappa di un sensazionale percorso musicale come in Italia non se ne vedano da tempo.
1920 – Achille Lauro & The Untouchable Band prende ispirazione dal desiderio di leggerezza nato durante il Proibizionismo dei primi anni del ‘900 e dalle atmosfere musicali che proprio in quegli anni hanno trovato le loro radici.
“Gli anni ruggenti, li chiamano. I roaring Tweenties raccontano un’epoca di liberazione, sfogo, reazione, evoluzione. Sono gli anni del primo dopoguerra, della fine dell’influenza spagnola, di una breve e meravigliosa parentesi in cui l’umanità ha trovato sconsolato riparo. Come un sogno, gli anni ’20 sarebbero svaniti presto, ma si sarebbero portati dietro il dolceamaro della nostalgia.”
Otto tracce, tra brani inediti e riedizioni in pieno ritmo jazz anni ‘20, un dialogo tra passato e presente, l’improvvisazione più ricercata. Cover, come My Funny Valentine, Tu vuò fa’ l’americano e Jingle Bell Rock; inediti, tra cui Piccola Sophie, Pessima e Chicago; riedizioni, come Cadillac 1920 e Bvlgari Black Swing. Achille Lauro aggiunge al progetto la collaborazione di importanti artisti del panorama musicale italiano: Gigi D’Alessio, colonna portante della musica italiana; Izi e Gemitaiz, affermate star del mondo urban; Annalisa, ormai al fianco di Achille Lauro dall’incredibile esibizione sul palco dell’Ariston e nella rivisitazione di Sweet Dreams.
E proprio il nuovo duetto con Annalisa in Jingle Bell Rock è il primo singolo estratto.
In 1920 – Achille Lauro & The Untouchable Band Achille Lauro si reinventa ancora una volta dedicandosi anche alle partiture per l’orchestra e per i cori: “Sono tornato completamente cambiato da questo viaggio negli anni ’20. La mia concezione di fare musica è sconvolta, tutto ciò che pensavo prima si è capovolto. Inizialmente mi concentravo solo sulla mia ossessione di seguire da vicino tutti i minimi dettagli del lavoro; oggi, grazie a questa trilogia ‘69 – ‘90 – ‘20, ho capito che è stato tutto solo l’entrée di quello che sto per proporre”.
Il progetto è per l’artista la prima esperienza di produzione di un intero album live, realizzato con la Untouchable Jazz Band, guidata dal Maestro Dino Plasmati. Partecipazioni d’eccezione, quali quella del maestro Israel Varela alla batteria, o del maestro Flavio Boltro alla tromba, impreziosiscono la già favolosa performance della LJP Jazz Band, che vanta eccellenti musicisti della tradizione jazz e swing.
Un’orchestra di ottoni, piano, chitarre e bassi colora il black and white anni ‘20, un party alla Grande Gatsby, interamente dal vivo, che unisce alla tradizione della musica jazz l’esperienza di una band di musicisti dal valore artistico unico e l’estro folle dell’artista più discusso degli ultimi anni, che questa volta adatta a sua immagine una big band, scrive parti e dirige un quartetto di coristi.
Il progetto sarà raccontato da Achille Lauro lunedì 14 dicembre, ore 19:00, durante l’evento Feltrinelli Live, lo spazio digitale di laFeltrinelli che ospita i protagonisti della musica e della letteratura nel proprio spazio digitale. Chi acquisterà 1920 – Achille Lauro & The Untouchable Band su lafeltrinelli.it, IBS.it e i punti vendita laFeltrinelli entro il 14 dicembre, otterrà infatti il codice per accedere e assistere a un incontro esclusivo di 45 minuti con l’artista, con anche la possibilità di chiedere qualche curiosità sul nuovo progetto.
Dopo il successo dei suoi singoli Ipernova, I grandi non piangono mai e il doppio platino di Carillon, Mr.Rain arriva sui palchi italiani con Giorni di pioggia, tour di quattro date a gennaio 2019 per presentare le canzoni del suo ultimo album Butterfly Effect 2.0.
Il rapper, un artista “one man band” che scrive i testi, produce la musica e gira i video dei suo brani, si esibirà con la sua band martedì 22 gennaio all’Alcatraz di Milano, mercoledì 23 a Firenze all’Obihall, giovedì 24 a Roma all’Orion per chiudere venerdì 25 a Bologna all’Estragon.
I biglietti saranno in vendita sul circuito Ticketone da venerdì 16 novembre.
Butterfly Effect 2.0, nuova versione del suo primo album, è arricchito da 4 nuovi brani, tra cui il remix del duetto con Annalisa Un domani, OPS colonna sonora del libro di Elisa Maino, e due tracce inedite Giorni di Pioggia e L’errore più grande feat. Osso.
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Da quando abbiamo iniziato a conoscerla, ormai sette anni fa ad Amici, di Annalisa abbiamo visto lo spirito sbarazzino, l’abbiamo apprezzata come elegante e abbiamo ballato quando si buttata nell’elettropop. Mai però la ragazza era apparsa in gran forma e finalmente “a fuoco” come in questo suo ultimo lavoro, Bye Bye, pubblicato all’indomani della sua quarta partecipazione al Festival di Sanremo.
Se le sue doti, e in particolare l’intonazione curatissima, erano da sempre i suoi punti di forza, Annalisa non si era ancora presa la completa libertà di espressione che la porta invece a volare a briglie sciolte nel nuovo album. Bye Bye è infatti un vero manifesto di libertà e di leggerezza, come dichiara già il titolo, un congedo a tutti quei vincoli a cui fino ad oggi Annalisa si era sottomessa per imposizioni morali o autoconvincimenti. Un capitolo discografico che si stacca dai precedenti anche stilisticamente, puntando verso un pop freschissimo e sporcato di spunti urban, come aveva lasciato intuire Direzione la vita, il primo singolo pubblicato lo scorso anno. Se il brano sanremese, Il mondo prima di te, rappresenta forse l’episodio di stampo più tradizionale, che Annalisa sa però vestire perfettamente alleggerendolo dalle banalità, il resto dell’album si snoda scioltissimo tra decorazioni elettroniche, tuffi e capriole nell’R&B, fino ad arrivare al featuring con Mr. Rain in Un domani, che fa incontrare Annalisa e l’hip-hop. Bye Bye è un invito azzardare, il disco del prendersi “tutto e subito” non per avidità, ma perché la vita non aspetta, quel che oggi c’è domani potrebbe non esistere più (“come le storie di Instagram”), perché il presente non torna più. Annalisa mette da parte le noie e le paranoie, le ansie da prestazione del piacere per forza, e in cambio si guadagna una nuova (e forse definitiva?) credibilità di interprete.
Cristina D’Avena è un mito, uno di quelli veri. Una leggenda, una figura sicuramente unica panorama italiano, e forse anche oltre. Le sue sigle dei cartoni ormai da anni non sono più sigle, ma a tutti gli effetti pezzi irremovibili di storia della canzone nostrana: Kiss Me Licia, Sailor Moon, Pollon, Occhi di gatto si sono prese il loro posto vicino a classiconi d’autore, canzoni d’amore e di protesta. E Cristina D’Avena ha smesso da anni di essere considerata una cantante per bambini, guadagnandosi lo statuto di icona, al pari una Carrà o di una Pausini, capace di riempire palazzetti con un pubblico cresciuto insieme a lei, ma che in lei non vede la nostalgia dell’infanzia, ma lo splendore di una diva. Eppure da un po’ di tempi a Cristina D’Avena veniva chiesto di provare a uscire dal suo mondo incantato per buttarsi finalmente nel pop, quello “vero”, senza capire che lei pop lo è da sempre. Anzi, forse è la più pop di tutte le popstar. Negli anni Cristina ha resistito alle lusinghe del palco sanremese (tranne che salirci da ospite, in gran tripudio, cantando i La canzone dei Puffi), ha resistito all’idea di vestire i panni della fatalona provocante, come i dettami del pop chiedono, ha resistito al richiamo delle radio, che notoriamente non sono tanto propense a trasmettere le sigle dei cartoni. In tutti questi anni Cristina D’Avena ha avuto la forza di restare fedele a se stessa, e il tempo ci dice che ha avuto ragione, perché diversamente Cristina D’Avena non sarebbe stata Cristina D’Avena. A lei i panni dell’interprete da sigle non sono mai stati stretti, lei in quelle canzoni ci crede ancora davvero, si cala nelle storie di quei personaggi e diventa parte di loro. E mica è roba facile! Perché un conto è cantare le gioie dell’amore o la disperazione di un abbandono, un altro è essere credibili e mantenere una dignità impersonando una giocatrice di pallavolo, una paladina della luna o una bambina dotata di un braccialetto magico.
Per quello bisogna crederci davvero dentro al cuore. Lo avevano capito già anni fa i Gem Boy, che l’avevano coinvolta in una serie di fortunatissimi concerti, a cui lei partecipava dimostrando un grandissimo senso dell’umorismo. La devozione dei fan è però diventata così grande che a un certo punto anche Cristina ha capito che il suo pop doveva e poteva incontrarsi con quell’altro, quello “da grandi”, senza doverlo per forza guardare dal basso. Ed ecco l’idea per un compromesso perfetto, la sintesi ottimale per far entrare finalmente i suoi successi nella grande festa pop: un album di duetti con i protagonisti della musica italiana. Ma anche in questo caso, è stata Cristina a vincere: non è lei a essere uscita dal suo mondo in technicolor, ma ci ha fatto entrare i colleghi. Li ha voluti, li ha cercati personalmente e ha aperto le porte di casa sua. E loro ci sono entrati al volo. Tutto questo è successo in Duets, il vero miracolo discografico italiano degli ultimi mesi: sedici sigle storiche riarrangiate e reinterpretate con altrettanti nomi della musica di casa nostra. Da Noemi a J Ax, da Emma a Loredana Bertè, da Baby K a Elio, “tutti cantano Cristina”, come di fatto recita il sottotitolo del disco. Una festa in musica in cui rock, hip hop e cantautorato si mettono al servizio di un genere che forse non ha neanche un nome, se non quello – assolutamente riduttivo – di “musica per bambini”.
Alcune coppie funzionano perfettamente (ascoltare Baby K alle prese con Kiss Me Licia o Noemi che canta Lady Oscar, o ancora Ermal Meta che trasforma Piccoli problemi di cuore in un momento commovente), altri meno (il nuovo arrangiamento di Occhi di gatto spegne un po’ il brano e Loredana non riesce a dare il meglio), ma la realtà è sotto gli occhi di tutti: non è questione di età o di stile, se la musica vuole arrivare lo fa senza chiedere permesso. E Cristina D’Avena è una vera, iconica popstar. E continua a cantare le sigle dei cartoni.
Raccogliere un anno in 30 canzoni non è facile, per niente, ma è tanto divertente, anche solo per il gusto di giocare a fare il piccolo musicologo. Ho scelto quindi diriassumere il 2016 – il mio 2016 – in 30 brani perché in 20 mi sarebbe stato ancora più difficile: troppi i ricordi legati a queste canzoni per lasciarne fuori alcune. E anzi, avrei fatto una classifica da 40 o 50 posti, se non fossi sicuro che a chi avrebbe letto sarebbe cresciuta una barba più lunga di quella di Gandalf.
In questa personalissima lista costruita in ordine crescente ci sono le canzoni che più di tutte hanno riempito le mie giornate in questi ultimi 12 mesi: canzoni su cui ho pianto, riso, riflettuto, goduto, amato, odiato, letteralmente e metaforicamente, sono le canzoni che mi hanno lasciato qualcosa in più delle altre, e proprio questo è stato uno dei criteri con cui ho scelto di tenerle dentro escludendone altre: queste mi hanno dato qualcosa che è andato oltre il semplice piacere dell’ascolto. L’altra regola che ho seguito è stata quella di includere solo brani usciti per la prima volta quest’anno: per il resto, non ho guardato al genere, al successo che hanno ottenuto o alla fama dell’artista.
Ho cercato di restare – pur nella soggettività della classifica – più obiettivo possibile, ma con buona probabilità, se dovessi stendere quest’elenco domani, l’ordine sarebbe diverso, soprattutto per le ultime posizioni.
In fondo, è un gioco… Stay Rebel, Forever!
30. Brooke Candy, Changes 29. Daphne Guinness, The Long Now
28. L’Orso, Chiudi gli occhi siamo nello spazio
27. Giorgia, Oronero
26. Ghost feat. Ornella Vanoni, Hai una vita ancora
25. Emis Killa feat. Jake La Furia, Non è facile
24. Stadio, Un giorno mi dirai
23. Elisa, No Hero
22. Alessandra Amoroso, Vivere a colori
21. Boosta, 1993
20. Ligabue, Made in Italy
19. Noemi, Fammi respirare da tuoi occhi
18. Alessandra Amoroso, Comunque andare
17. Loredana Errore, Luce infinita
16. Honor, You And My Nightmares
15. Lady Gaga, Grigio Girls
14. Loredana Errore, Bugiardo destino
13. Paola Iezzi, LoveNight
12. Annalisa, Se avessi un cuore
11. Patty Pravo, Cieli immensi
10. Francesco Guasti, Universo L’anno scorso Guasti si è visto sfumare la partecipazione a Sanremo a due passi dal traguardo, e pare si sia arrabbiato tantissimo. Quest’anno ci ha riprovato e ce l’ha fatta con questa canzone intensa e “scalcitante”. Inutile dire che tiferò per lui.
9. Elodie, Un’altra vita Un brano ruvido, che se la vede con il più grande rimpianto che almeno una volta ha attraversato la mente di ognuno di noi.
8. Patty Pravo, Se Samuel Romano dei Subsonica ha regalato a Patty Pravo la gemma più preziosa e splendente di Eccomi, il suo ultimo album. Una dichiarazione d’amore potente e fragile nello stesso tempo, pura come un ghiacciaio in una mattina di marzo.
7. Loredana Bertè, È andata così Ligabue ha firmato il brano del gran ritorno in scena della Bertè: pur mostrando chiarissima l’impronta del suo autore, la canzone veste alla perfezione l’anima di Loredana, al punto che può essere considerata il sincero testamento artistico di un’interprete che non si è mai risparmiata, salendo ogni volta “a cuore nudo” sul palco.
6. Raphael Gualazzi, L’estate di John Wayne In genere Gualazzi non rientra tra i miei ascolti, ma questa sua parentesi da ombrellone venata di vintage quest’estate mi ha fatto innamorare.
5. Tricarico feat. Arisa, Una cantante di musica leggera Due mondi, ognuno a suo modo folle, si sono incontrati dando vita a una bomba elettropop: prendi un testo semplicissimo e brillante, mettilo su una melodia appiccicosa come marmellata e chiama a duettare una delle voci più limpide che ci siamo in Italia. Un dialogo ideale tra un ascoltatore e la sua diva.
4. Anna Oxa, L’America non c’è È la canzone-outsider. Dopo anni di silenzio, la Oxa è tornata con un brano di grande modernità e sperimentazione: mi è bastato un ascolto per capire che non me lo sarei tolto dalle orecchie. Al momento in cui scrivo, il brano non è ancora stato ufficialmente pubblicato: l’unica traccia che se ne ha risale a questa primavera, durante una puntata di Amici.
(Piccola nota fuoricampo: provate ad ascoltare il testo alla luce dell’elezione di Trump…)
3. Soltanto, Tutta la vita davanti È il brano di apertura di Skye, secondo album del busker milanese Soltanto. Una toccante canzone-manifesto di un’esistenza, riassunto di una filosofia di vita, che lascia traspirare libertà da ogni singola nota.
2. Thegiornalisti, Completamente Una musica leggerissima per un testo di parole pesanti come macigni. Un pezzo di puro pop che odora di umano, amore e lenzuola ancora calde; un’ammissione di sconfitta da parte di un uomo che non teme di mettersi a nudo mostrando tutta la sua vulnerabilità.
1. Noemi, Amen La perfetta incarnazione di ciò che di solito chiedo alla musica, e probabilmente il più bel pezzo della discografia di Noemi fino a oggi: melodia da brivido alla schiena e testo che ti gratta l’anima. Una solenne preghiera laica in cui si parla di un cuore sanguinante, preso a calci, un’anima rotolata nel fango, stanca di camminare, si chiede scusa all’amore e al Signore e si chiede finalmente pace. Meraviglia.
La playlist dei brani è disponibile a questo link.