Higher Living è il secondo lavoro Sophia Gallotti, alias L I M.
Già anticipato dai singoli YSK e Rushing Guy, e arrivato dopo l’esordio solista nel 2016 con l’EP Comet, il nuovo lavoro vede ancora l’artista collaborare con Riva alla ricerca di nuove sperimentazioni tra elettronica, ambient e “vapor disco”.
Se Comet portava l’ascoltatore in un mondo di atmosfere eteree e sognanti, Higher Living cambia almeno in parte i suoi panorami e offre episodi oscuri e dai beat sommessi, muri sonori fluidi, distorsioni vocali.
BITS-RECE: Enrico Ruggeri, As If. Umano inumano
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Sei tracce, tutte senza titolo, indicate solo dal numero progressivo di una tacchetta. Così si presenta il contenuto di As If, ultimo lavoro di Enrico Ruggeri, musicista sperimentale bergamasco che – vale la pena sottolinearlo – nulla ha a che fare con il più celebre cantautore milanese.
Attivo già da diversi anni, Ruggeri è sempre andato alla ricerca di sperimentazioni sonore nel vasto e fluido territorio dell’ambient per trarne creazioni in grado di suggestionare l’ascoltatore. E dell’ambient ha in genere scelto le declinazioni più oscure, dark, disturbanti, talvolta noise.
As If si pone proprio su questa linea e rappresenta la sintesi di un progetto, mai portato a termine, intitolato “30 dischi in 30 giorni”, che prevedeva la pubblicazione di 30 diversi album in altrettante giornate: un’operazione provocatoria e quasi parodistica della smania di pubblicazione della discografia odierna, soprattutto mainstream.
A fare da apripista al disco è una traccia in cui una voce – elemento inedito per i lavori di Ruggeri, di solito estranei alla dimensione umana – recita una poesia anonima yugoslava tradotta in inglese che inizia proprio con le parole “As If”, da cui il titolo del lavoro.
Seguono quindi altre cinque tracce fatte di synth analogici e manipolazioni digitali, tempi dilatati, talvolta dilatatissimi, orizzonti inquieti e inquietanti, onde sonore distorte.
Suoni che confluiscono in rumori e rumori tramutati in suoni, echi lontani, evanescenze, increspature.
Un disco che arriva anche a suggello di tutto quanto è stato fatto negli anni precedenti, e in cui l’artista ha voluto inserire a modo suo la speranza.
Parte integrante del lavoro è l’immagine di copertina, realizzata da Giordana Parizzi, con un corpo e un viso deformati dall’esposizione allo scanner. L’esatta convergenza di umano e inumano, natura e manipolazione.
http://mhfs.bandcamp.com/album/as-if-2
BITS-RECE: Andrea Belfi, Ore. Al confine tra suono e battito
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Si intitola Ore, dove il termine non è il plurale della parola italiana che usiamo per indicare l’unità di misura del tempo, bensì si tratta del termine inglese che indica un materiale grezzo ancora da rifinire e lavorare per trarne qualcosa di pregiato. Un po’ come il celebre marmo di Michelangelo, che possedeva già in sé il capolavoro.
Ore non è un disco di canzoni nel senso più comune, è più da intendere come un percorso individuale che ogni ascoltatore vi può trovare all’interno scavando con la mente, semplicemente lasciandosi andare alle suggestioni dei suoni.
Ecco, i suoni, concetto di fondamentale accezione in un progetto come questo, che vede al centro le percussioni. Niente voci, niente linee melodiche da farsi girare in testa, ma palpiti, rulli, fruscii, tuoni di percussioni e batteria, arricchiti solo dai sintetizzatori.
Cinque tracce di musica che si potrebbe definire avanguardistica, drone, progressiva, minimal, o forse in nessuno di questi modi, perché siam sempre lì, le definizioni contano fino a un certo punto. Se poi stiamo parlando di esperimenti, non contano proprio un cazzo.
Ore è l’ultimo – coraggioso – progetto di Andrea Belfi, percussionista italiano trapiantato da tempo Berlino, noto per le sue performance particolarmente energiche, ricche di improvvisazione e sempre alla ricerca dell’unione tra anima acustica ed elettronica. Un estro che non è sfuggito a Nils Frahm, che ha portato Belfi all’interno della sua band, i Nonkeen.
Quello che ha ricreato in Ore è uno scenario notturno, assolutamente ipnotico, a tratti forse claustrofobico, un lungo tunnel tra battito e suono dentro al quale passano le sensazioni di chi sta ascoltando. Una musica come la ambient, ma molto più caotica, o come la noise, ma molto più lineare.
Uno di quei dischi che riescono a lasciare completamente indifferenti molti e ammaliare ferocemente altri.
Collection A: Angélique Cavallari tra poesia ed elettronica
Si intitola Collection A ed è il progetto musicale che vede protagonista Angélique Cavallari.
Impegnata prima di tutto nel cinema e nella moda, l’artista italo-francese si è messa ora all’opera anche con tastiere e sintetizzatori per dar vita a un lavoro elettronico in costante evoluzione.
Il progetto di Collection A è il diretto discendente di Universo A – Nutriti di nuvole e Terra, la raccolta di poesie pubblicate lo scorso anno, che trova in queste composizioni anche una forma musicale su cui prendono posto le parole (talvolta solo sussurrate) dei versi.
“Il mio primo amore rimane il cinema e il mio lavoro principale quello dell’attrice, ma sono sempre stata attratta dalle vibrazioni musicali. La poesia è un’arte molto antica e l’idea di portarla nella quotidianità in una chiave contemporanea mi ha fin da subito intrigato, così ho iniziato a lavorare su suoni, rumori, sfondi sonori, per poi comporre delle vere e proprie soundtracks elettroniche, a volte parlate e a volte no. Il risultato? Universi onirici, paesaggi sonori-emotivi e dimensioni spazio-temporali uniche nel loro genere. Ho scoperto che c’è una vera e propria corrente di poesia sonora, assolutamente all’avanguardia”.
Quello proposto da Angélique è un mondo sonoro liquido, fatto di atmosfere fluide, crepuscolari e sintetiche, tra ambient music e sperimentazione.
Al progetto ha preso parte anche Alexis Bret.
I brani di Collection A sono attualmente disponibili su Youtube e sono in costante aggiornamento, mentre prossimamente è prevista l’uscita di un album.
BITS-RECE: Pieralberto Valli, Atlas. Un eterno canto alla luna
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
“Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, / silenziosa luna?” chiedeva disperato alla luna Leopardi nel meraviglioso Canto notturno di un pastore errante dell’Asia.
Non so se nel cuore di Pieralberto Valli alberghi la stessa disperazione e il medesimo bisogno di trovare risposte esistenziali, ma ascoltando le 10 tracce di Atlas ci ho ritrovato dentro una forza meditativa molto vicina a quella del cantore di Recanati, senza contare che a essere chiamata in causa è anche lei, la luna, spettatrice muta.
Ritagliandosi uno spazio personale dai suoi Santo Barbaro, per la prima prova solista Valli sembra essersi voluto fermare per guardarsi dentro, in un lungo viaggio fatto di pensieri, riflessioni e qualche domanda. Qualcosa di molto vicino a un viaggio mistico, ma che poco ha di spirituale e vagheggiante e molto conserva invece di umano e terreno.
Fiumi di parole che galleggiano e rotolano in un flusso di elettronica, ambient e trip hop, in cui non manca anche – pressoché costante – il pianoforte, che insieme alla voce di Valli e l’altra vera anima narrante dell’intero disco.
Pensieri di vita, d’amore, di disperazione, sempre sussurrati da una voce lattea e mai urlati, in un incidere lento e languido.
Poesia dei giorni nostri per un cuore umano che batte tra sollievo e dolore eterni.
BITS-RECE: Brian Eno, Reflection. Un generatore di pensieri
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Brian Eno è uno di quegli artisti che appaiono sempre troppo grandi per essere racchiusi dentro alle scatole delle parole. Personalità e genio mentale come il suo sfuggono alle catalogazioni, al tempo, alle mode, e rischiano di far apparire banale ogni tentativo di inquadrarli.
Accade proprio questo per Reflection, il nuovo album del musicista inglese: già il concetto di album per questo lavoro non funziona, perché non si tratta di una raccolta di canzoni, bensì di un’unica traccia di 54 minuti. Non una novità per lui, che già in passato aveva pubblicato lavori simili, come Thursday Afternoon dell’85 e Neroli del ’93.
Un lavoro “ambient”, dove il termine sta a indicare un preciso tipo di musica, pensato dal suo autore come infinito e fluido, un continuo e incessante divenire di suoni sempre uguale a se stesso eppure sempre diverso, proprio come quando si guarda un fiume.
Un concetto musicale quasi filosofico, se si aggiunge il fatto che per Eno la musica ambient dovrebbe avere il preciso compito di stimolare le parole e il pensiero (da qui il titolo) di coloro che la ascoltano, quasi come un sottofondo, diventandone a tutti gli effetti parte integrante.
Infine, Reflection è un album di musica che il suo stesso creatore definisce “generativa”, basata cioè su gruppi di suoni e frasi assemblati seguendo determinate regole probabilistiche, modificati e poi fissati solo quando l’autore ne è perfettamente soddisfatto.
Tutto troppo astratto? Può darsi, ma il risultato è qualcosa di assolutamente magnifico e di una bellezza universale; verrebbe quasi da scomodare l’aggettivo mistico, se non fosse che di trascendentale qui dentro c’è davvero poco, nessuna verità rivelata, nessuna presunzione di avvicinare il divino, ma solo – si fa per dire – lo splendore di creare note utilizzando terrene strumentazioni elettroniche.
Ad accompagnare il progetto anche un’ omonima app molto avanguardia progettata per Apple TV e iOS, in grado di creare, anzi generare, una versione dell’album potenzialmente infinita con tanto di immagini, anch’esse generative, seguito ideale di The Ship, il progetto audio-sonoro rilasciato alcuni mesi fa.
Non si può, non si riesce a spiegare diversamente cosa sia Reflection: lo si può solo ascoltare, abbandonandocisi dentro e lasciando che a parlare siano i pensieri.
È proprio Brian Eno a chiedervelo.
#NUOVAMUSICA: How To Dress Well, Lost Youth/Lost You
Si intitola Lost Youth/ Lost You ed è il nuovo singolo di How To Dress Well, progetto dietro al quale si celaTom Krell, giovane musicista americano Tom Krell.
Il prossimo 23 settembre il ragazzo torna sulle scena con il suo quarto album, Care, anticipato da questo bellissimo singolo dal sapore ipnotico tra ambient ed elettropop.
E visto che anche l’occhio vuole giustamente la sua parte, il brano è stato accompagnato da un video che emana sensualità a ogni fotogramma.
Per i più audaci è disponibile anche una versione non censurata, visibile a questo link.