Così afferma St. Vincent con ardente determinazione in Flea, la seconda anticipazione – dopo il primo singolo, Broken Man – del suo settimo album in studio All Born Screaming, in uscita il 26 aprile.
Con St. Vincent alla voce e tutti gli strumenti tranne la batteria e il basso, gestiti rispettivamente da Dave Grohl e Justin Meldal-Johnsen, Flea è un desiderio crudo che si manifesta su una base di groove fragorosi e figure di chitarra brucianti.
Il brano rivela un’altra dimensione del lato “apocalittico” del nuovo album, sulla scia del sound del precedente Broken Man.
Il nuovo album si preannuncia come un invito a sfidare i limiti del possibile e ad oltrepassarli. Grazie anche a una selezione di amici e collaboratori come Rachel Eckroth, Josh Freese, Dave Grohl, Mark Guiliana, Cate Le Bon, Justin Meldal-Johnsen, Stella Mogzawa e David Ralicke, questo nuovo lavoro è una rappresentazione assoluta della visione unica di St. Vincent.
All Born Screaming è stato prodotto da St. Vincent e mixato da Cian Riordan.
Di seguito la tracklist:
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Si può dire che sia cresciuto a pane hip-hop, ma per il suo nuovo progetto Done ha scelto di sperimentare qualche nuovo sapore. O almeno, ha mischiato i gusti dell’hip-hop con le spezie della house music e del new jack swing.
Ascoltando infatti i cinque inediti di Popcorn – questo il titolo dell’EP – sembra chiaro che il ragazzo aveva una gran voglia di ritmo e per trovarlo ha guardato Oltreoceano.
I riferimenti sono quelli dell’America degli anni’80, brulicante di club e di dj, da cui partivano i suoni che avrebbero riempito le classifiche di tutto il mondo: un melting pot sonoro che faceva convivere hip-hop, r’n’b, funky e house sotto l’egida della libertà e della voglia di evadere.
Proprio come nelle croccanti tracce di Popcorn.
L’apertura con Scandalous imprime subito una luccicante impronta house, e nella testa iniziano a vorticare le luci della mirrorball; Denim Blu affetta il ritmo secondo i tipici stilemi del new jack swing (avete presente i successi di Janet Jackson tra anni ’80 e ’90?), Cielo rosso ha un sapore di hip-hop old school, mentre sul finale la carica dei bpm di Joan Mirò si riprende la pista.
Completano l’EP i dub mix di Scandalous e Denim Blu, per chi avesse ancora voglia di fermarsi un po’ sotto le luci stroboscopiche, fino all’alba.
BITS-RECE: Amalfitano, “Tienimi la mano, Diva!” Se Dioniso s’innamora
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Se appena appena avete qualche familiarità con la cultura classica, vi sarà capitato di sentir parlare della dualità fra apollineo e dionisiaco, due elementi complementari alla base della natura dell’Uomo: due spiriti contrapposti, rivali, ma necessari l’uno all’altro per mantenere un equilibrio vitale.
Da una parte l’apollineo, la sfera razionale, luminosa, ordinata, ubbidiente; dall’altra il dionisiaco, lo spirito folle, ombroso, disordinato e ribelle. Due forze ataviche in costante lotta.
Ad apollineo e dionisiaco Nietzsche ha dedicato alcune delle sue pagine più celebri: secondo il filosofo tedesco, nella fase aurea della tragedia greca – massima espressione della cultura classica – si poteva riconoscere il trionfo del dionisiaco, che soccombendo progressivamente all’apollineo avrebbe portato alla corruzione del dramma.
Il dionisiaco è la forza dell’amore che arriva, devasta, fulmina, brucia, rende assetati; è la bellezza che acceca e quasi spaventa. E non c’è dubbio che ci sia stato proprio lo spirito dionisiaco ad animare l’ispirazione di Amalfitano per il suo nuovo album.
Il lavoro si intitola Tienimi la mano, Diva!, proprio come recita il primo verso della prima traccia, che è stata anche il primo singolo presentato al pubblico, Fosforo: un incipit epico, altisonante, spirituale, una dichiarazione d’intenti fin troppo chiara.
Se Omero – sempre per restare nel classico – invocava la Musa perché gli infondesse l’ispirazione per cantare le mitiche imprese degli eroi, Amalfitano sembra chiamare la sua dea perché corra a soccorrerlo, a sostenerlo, a tenergli la mano appunto, perché a lui “ballo lo sguardo”, proprio a causa di un amore che lo ha folgorato, un amore che brucia come il fosforo.
Ma nonostante tutto, potremo mai fare a meno di amare? Potremo mai rinunciare alla bellezza, alla sua forza disarmante? Ovviamente no.
Ed è proprio sui temi dell’amore e della bellezza che si concentra il cantautore romano nel suo secondo album: lo fa impregnando gli otto brani di rock e di blues, marchiando ogni canzone con il suo canto viscerale, stropicciato e sincero.
L’apertura con Fosforo è fulminante: sicuramente, uno dei migliori brani italiani usciti negli ultimi anni. Un pezzo incandescente, costruito su un climax che sembra tendere alle stelle. La collaborazione con Francesco Bianconi, che dell’album è anche produttore insieme a Ivan A. Rossi, calza alla perfezione: è la manifestazione al quadrato del dionisiaco.
Al posto di cimbali e crotali, tradizionali strumenti del corteo dionisiaco, di brano in brano Amalfitano conduce la sua danza pagana tra chitarre e archi: ogni pezzo è un concentrato di tensione, furore, erotismo, sarcasmo.
Tenerezza, ancora con Bianconi, ha il sapore intimo e agrodolce di una caramella che si scioglie lenta; E… ancora tu! ha il tocco di una carezza urticante; Cafona suona stralunata come una composizione di dallaniana memoria, mentre Battisti riecheggia nelle note di Lisbona.
Ma fino alla fine il disco non risparmia sorprese, quando Faccia di caffè, forse l’episodio dal tocco più felpato, si carica di pathos e si spalanca in una trionfale conclusione che guarda all’universo imaginifico dei Pink Floyd.
BITS-RECE: Claudym, “Incidenti di percorso”. La vita è una cosa seria, ridiamoci su!
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
“Mal di testa, penso troppo Oggi non mi voglio alzare Sono come una falena Nel suo stadio larvale Mi dimentico di bere il giusto E lo ammetto mangio male Frigo vuoto, orgoglio pieno
Non mi voglio mai aiutare
Provo a rendere poetico il disordine
Fare un po’ l’alternativa
Ma sono giorni che manco ti rifai il letto
Ma dai, chi vorresti fregare?”
(Claudym, Ragioni sbagliate)
“Se la vita ti offre dei limoni, tu facci una limonata”, recita più o meno così un celebre adagio. Ovvero, se la vita ti propina solo disgrazie e disagi, tu cerca di trarne il meglio e di farti amica la sorte.
Proprio questo detto era stato scomodato da alcuni critici e giornalisti quando si era trattato di recensire Lemonade, l’album di Beyoncé pubblicato nel 2016. Un album riconosciuto da subito come un manifesto epocale di orgoglio e indipendenza, ma che non risparmiava parecchie dosi di rabbia. Ecco, per restare nella metafora dei limoni, la signora Carter aveva preso i frutti che la vita le aveva offerto e ci aveva fatto una limonata decisamente acida.
Ben diversa è la ricetta seguita da Claudym, nome in ascesa del nuovo panorama italiano, che dopo un primo EP rilasciato nel 2022 arriva ora sul mercato con il primo album, Incidenti di percorso.
Un titolo molto eloquente, che mantiene la parola su quello che racconta: tradimenti, relazioni con maschi patriarcali, amicizie da salvare, propositi mancati, serate alcoliche… Un campionario di piccole e grandi sfighe quotidiane, episodi di una vita ordinaria, comune, fraterna.
Qui però c’è poco spazio per rabbia, rancore e grevi dolori. Piuttosto, la bevanda che Claudym ci serve ha tutto il gusto fresco e frizzantino del pop.
Un pop leggero e divertente che zampilla sbarazzino, vivace, ironico, sarcastico. Si gioca con le parole e con i beat, la musica vuole farci ballare, mentre le parole ci fanno sorridere delle nostre piccole miserie. A voler fare paragoni, si potrebbe pensare alla Rettore dei primissimi album, o – più recentemente – a Ditonellapiaga, giusto per restare in territorio nostrano.
A staccarsi dal generale mood giocherellone sono soprattutto brani come Joanne, dedicato a quell’amica con il cuore sempre inquieto, ed Ex, che descrive con grigio disincanto quei rapporti finiti ma che ancora si trascinano stanchi.
E poi c’è Ragioni sbagliate, il pezzo di apertura, punto di osservazione perfetto per affacciarsi sul mondo di Claudym.
Se volete invece farvi una bella scorpacciata di beat e bpm, li trovate in Trigger, proprio a metà del disco: un flashback diretto ad una festa dei primi anni ’00.
Segnatevi il nome Claudym ed evidenziatelo in colori fluo, perché lo risentirete…
Claudia Maccechini, in arte Claudym, è una cantante e illustratrice milanese.
La sua carriera musicale inizia con la pubblicazione dei primi brani, in lingua inglese, da indipendente.
Nel 2021 entra nel roster di Universal e inizia a scrivere in italiano. Scrive e compone personalmente le sue canzoni, nelle quali affronta tematiche molto intime e personali ma allo stesso tempo comuni alla maggior parte degli ascoltatori, fondendo il nuovo pop con tappeti elettronici dal retrogusto internazionale.
Mentre sul fronte Baustelle tutto resta silenzioso, Francesco Bianconi torna con il suo secondo lavoro da solista.
Dopo l’esordio nel 2020 con Forever, il cantautore toscano si mette ora alla prova con una raccolta di cover, Francesco Bianconi Accade. Il titolo, un po’ ironicamente e un maccheronicamente, prende spunto dalle performance live organizzate in streaming durante la pandemia: “accade” come traduzione di “happening”, nel senso di “ritrovo, evento”, ma anche come segno di qualcosa che nonostante tutto continua a muoversi, a esistere, ad accadere, appunto.
Dieci cover pescate nella musica italiana con l’unico criterio di avere tutte in sé almeno un “granellino” di Bianconi. E se per l’ascoltatore non è sempre facile scovarlo, questo granellino, una cosa è certa: insieme ai nuovi arrangiamenti, la protagonista di questo disco è la voce di Bianconi, quella a cui ci ha sempre abituati fin dai primissimi esordi con i Baustelle.
Quella voce greve e sorniona, antica, volutamente aristocratica e rococò, solenne, in grado – volontariamente o no – di stendere un’ombra di decadenza su tutto quello che canta. E così accade qui.
Il cantautore si fa interprete e rivede ogni brano dalla sua prospettiva. In una parola, bianconizza.
Accade con i pezzi, non tra i più noti, scelti dal repertorio di due intoccabili come Guccini (Ti ricordi quei giorni) e Tenco (Quello che conta) e con l’omaggio ai Diaframma, band a cui molto devono i Baustelle (L’odore delle rose).
Quando rivede un classico come Domani è un altro giorno (a sua volta cover di The wonders you perform) Bianconi mette da parte l’interpretazione di Ornella Vanoni e aggiunge al brano un’aura quasi liturgica.
Ma questa è anche l’occasione per l’autore di farsi interprete di se stesso, e quindi ecco Io sono, scritta per Paola Turci, e poi La cometa di Halley e Bruci la città, portate al successo da Irene Grandi. Se nel primo caso la nuova formula funziona, negli altri due si sente perde purtroppo il luccichio e la forza delle versioni originali.
E poi c’è il vero colpo di teatro, l’eresia pop a cui Bianconi non ha voluto rinunciare, sicuramente non senza averci pensato con un mezzo sorriso. Playa, ovvero il successone di Baby K di qualche estate fa. Ma dimenticatevi il reggaeton, il sole e le palme. In questo caso la bianconizzazione non si limita a trasformare, ma stravolge il mood della canzone. Il testo non cambia di una virgola, ma la leggerezza che tutti ricordavamo lascia il posto a una malinconia inedita, a dir poco sorprendente. Vincente la scelta di coinvolgere la stessa Baby K per il duetto: due poli opposti che escono dalle rispettive comfort zone per incontrarsi a metà strada. Poteva essere una collisione, è una rivelazione.
“Come indica il titolo, questa è una raccolta di alcune canzoni d’amore che ho scritto durante il mio percorso. Ci sono le mie storie più importanti, quelle che sono rimaste irrisolte e quelle da cui sono nati i miei figli. Ci sono le storie che mi hanno fatto male e quelle che mi hanno migliorato come uomo. Ci sono tanti frammenti fondamentali del mio passato o fra queste parole, canzoni che sono rimaste sconosciute al grande pubblico e che ho voluto ri-arrangiare, ri-produrre e soprattutto ri-cantare con la vita accumulata fino ad oggi…canzoni d’amore nascoste parla di me, parla di tanti di voi, ma soprattutto parla d’amore”.
La nuova raccolta di Fabrizio Moro, Canzoni d’Amore Nascoste, è disponibile in versione CD e vinile, in digitale e sulle piattaforme streaming. Prevista anche una special Edition a tiratura limitata e numerata, disponibile solo nello shop ufficiale. Il vinile sarà autografato e conterrà la riproduzione del manoscritto originale di “Nun c’ho niente”, una foto inedita e autografata e un’esclusiva bandana.
La accolta contiene 2 brani inediti, Nun c’ho niente e Voglio stare con te, e altre 9 canzoni ricantate, risuonate e con nuovi arrangiamenti, ed è stata anticipata a maggio dalla nuova versione di Il Senso di Ogni Cosa, pubblicato originariamente nel 2009. La copertina dell’album è firmata da Giada Domenicone.
Questa la tracklist:
Melodia di giugno
Domani
Nun c’ho niente (inedito)
Il senso di ogni cosa
Canzone giusta
Sangue nelle vene
Intanto
21 anni
Voglio stare con te (inedito)
L’illusione (sempre w l’amore)
Non è la stessa cosa
Da sempre molto attento alle tematiche sociali, Fabrizio Moro, attualmente è impegnato nella sceneggiatura di un film insieme al regista Alessio De Leonardis La trama è incentrata sulla vita di un pugile, a Roma, in un quartiere immaginario, che uscirà nelle sale cinematografiche nel 2021.
Uscirà il 5 febbraio in digitale, CD e vinile Medicine At Midnight, l’atteso nuovo album dei Foo Fighters.
Si tratta del decimo disco della band, che quest’anno ha festeggiato 25 anni di carriera. Prodotto da Greg Kurstin e dai Foo Fighters, registrato da Darrell Thorp e mixato da Mark “Spike” Stent, Medicine At Midnight racchiude in 37 minuti 9 tracce.
È già disponibile in digitale Shame Shame, il primo singolo che anticipa l’album.
Il 7 novembre la band, ospite dell’amico Dave Chappelle, ha trasformato il Saturday Night Live in una festa rock’n’roll eseguendo il brano per la prima volta dal vivo.
Questa la tracklist di Medicine At Midnight:
Making a Fire Shame Shame Cloudspotter Waiting on a War Medicine at Midnight No Son of Mine Holding Poison Chasing Birds Love Dies Young
I Foo Fighters si esibiranno in Italia il 12 giugno 2021 agli I-Days a Milano (per info: www.livenation.it/).
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Quando il cantante di una band, che di solito ne è anche il frontman, decide di realizzare un progetto solista, la reazione che ne segue da parte del pubblico può essere di dispiacere, per vedere ormai segnato il destino del gruppo (perché 90 volte su 100 lo sappiamo come va a finire), o di curiosità per l’imminente nuovo progetto in arrivo. Talvolta questi due sentimenti si abbracciano, e quel che ne vien fuori è un misto di rimpianto ed eccitazione.
Così è stato per me, quando – ormai alcuni mesi fa – Francesco Bianconi ha annunciato l’uscita del primo progetto come solista. Io, che seguo i Baustelle da almeno una quindicina d’anni, non sapevo bene come prendere la notizia. A chiarirmi le idee non è bastata neanche l’uscita dei primi singoli, ma ho dovuto aspettare che Forever, questo il titolo del disco, vedesse la luce nella sua interezza. E adesso lo posso dire: qualunque sorte toccherà alla band, è una fortuna che Bianconi abbia deciso di realizzare un album come questo.
Forever è uno di quei dischi che hanno l’impronta dell’ambizione in ogni singola traccia, in ogni nota, in ogni sequenza di parole: un’ambizione alla bellezza e alla sfida del tempo, che poi è un po’ la stessa cosa, visto che il vero bello per sua natura non è scalfito dalle mode e dalle epoche.
Un’ambizione austera e discretissima, declinata sulle musiche da camera del quartetto d’archi Balanescu Quartet, spogliata delle ritmiche del basso e della batteria e con minimali utilizzi di elettronica. Quella che ne viene fuori è una tessitura elegante e profondamente malinconica, veste elitaria, ma perfetta, sulla quale si avvolgono le parole e il canto di Bianconi, che forse mai come adesso si lascia andare a un’introspezione sincera che comprende riflessioni spirituali, cinismo sfrontato, ironia velata.
Il buon Francesco non è certo una rivelazione, e anzi ormai sappiamo bene che nel cantautorato italiano il suo nome non ha più bisogno di presentazioni, ma per capirlo fino in fondo vale la pena dare almeno un ascolto a Il bene, L’abisso, alla splendida Zuma Beach o a Certi uomini. Una scrittura che passa dalla poesia più lirica a improvvisi squarci prosaici, che riesce a coniugare scandalo e pudore, sacro e laico.
Nei 40 minuti che compongono Forever non mancano poi selezionatissime incursioni, come quella di Rufus Wainwright, che canta anche in italiano i versi d’amore di “Andante”, o il canto struggente in arabo di Hindi Zahara in Faìka Llìl Wnhàr. E anche questo è un elemento di ambizione di Forever, volare sopra i confini geografici per farsi musica universale.
Se un giorno i Baustelle torneranno, li accoglierò a braccia aperte: nel frattempo mi soffermo ad ascoltare il passo lieve e malinconico di Francesco Bianconi.
Buone news per i rettoriani all’ascolto.
Dal 20 luglio sarà infatti disponibile un’edizione speciale di Incantesimi notturni, l’album pubblicato da Rettore nel 1994, al cui interno trova spazio anche la ballad Di notte specialmente, presentata quell’anno al Festival di Sanremo.
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Tale progetto, allora uscito solo in CD e musicassetta, verrà pubblicato il prossimo in vinyl edition e in 3 versioni: vinile nero, vinile colorato (blu trasparente), in arrivo il 20 luglio, e picture disc, in uscita poche settimane dopo.
Tutte le edizioni saranno a tiratura limitata e numerate sul retro copertina.
L’album sarà acquistabile sul sito www.zamusica.com e nei negozi che lo richiederanno.
Tea for the Tillerman, l’album che nel 1970 ha segnato il successo di Yusuf / Cat Stevens, compie 50 anni.
Per festeggiare questo importante anniversario, il prossimo 18 settembre l’artista britannico pubblicherà una nuova versione del’album, Tea for the Tillerman², con nuovi arrangiamenti a distanza di mezzo secolo.
La nuova copertina dell’album illustra la stessa pittoresca scena Tea-Time dell’album originale, ma cinquant’anni dopo. Tillerman è tornato da una spedizione nello spazio e ha scoperto un mondo decisamente più oscuro. I due bambini stanno ancora suonando accanto a lui ma questa volta ascoltano in streaming la musica più recente e comunicano via FaceTime sui loro telefoni cellulari.
Il concept di Tea for the Tillerman² nasce da una conversazione tra Yusuf e suo figlio su come celebrare il cinquantesimo anniversario dell’album. Da lì l’idea di re-immaginare e ri-registrare le canzoni. Paul Samwell-Smith si è occupato della produzione nel Sud della Francia nell’estate del 2019 ai Fabrique Studios, vicino a St Remi. Lo studio ha una storia interessante, essendo stato in passato una fabbrica per tingere le prestigiose giacche rosse degli ussari di Napoleone, oltre ad essere sede di una delle più grandi collezioni di cinema classico francese e dischi in vinile. L’intera esperienza di registrazione è stata inoltre filmata.
“Anche se il mio cammino di cantautore non è limitato a Tillerman, le canzoni di quell’album mi hanno sicuramente definito ed hanno indicato la strada per il viaggio della mia vita misteriosa. Da quelle session originali ai Morgan Studios di Willesden nel 1970, Tillerman è cresciuto ed ha sviluppato la propria influenza sulla storia della musica e come colonna sonora per la vita di così tante persone. Come se il destino fosse in attesa di accadere, T4TT² sembra che il tempismo del suo messaggio sia arrivato di nuovo”. ha dichiarato Yusuf.
Molte delle 11 canzoni del Tillerman originale furono scritte da un Cat Stevens ventiduenne immerso nella sua Soho alla fine dei swinging sixties; ora vengono riproposte dopo una vita di introspezione e sono viste da una nuova prospettiva.
Tea for the Tillerman² vede Yusuf riunirsi con due dei personaggi chiave dell’album originale: il produttore Paul Samwell-Smith e il chitarrista Alun Davies. A loro si aggiungono il bassista Bruce Lynch, membro della band di Yusuf dalla metà degli anni ‘70, il chitarrista Eric Appapoulay e il polistrumentista Kwame Yeboah (percussioni e tastiere) che fanno parte dell’attuale live band di Yusuf; hanno inoltre partecipato alle registrazioni il chitarrista Jim Cregan, il tastierista Peter Vettese e David Hefti, che ha contribuito al sound di Yusuf dal vivo e in studio per quasi dieci anni, engineer delle session di registrazione.
Side A Where Do The Children Play? Hard Headed Woman Wild World Sad Lisa Miles From Nowhere
Side B But I Might Die Tonight Longer Boats Into White On The Road To Find Out Father And Son Tea For The Tillerman