BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata bit.
Vi faccio una confidenza: non sono particolarmente fan degli album natalizi. Ne ho ascoltato un po’ nel corso del tempo e la sensazione è quasi sempre stata quella di trovarmi davanti alla stessa zuppa riscaldata ogni anno e “ricondita” con salsine diverse. Ma sempre di quella zuppa si trattava: pop, r’n’b, swing, jazz, rock, new age, mettetele come volete, ma di risentire le medesime 10/15 canzoni riproposte da chiunque, anche basta!
Salvo solo Mariah, l’unica, dopo Bing Crosby, capace di trasformare un inedito – All I Want For Christmas Is You – in un classico, che tra l’altro mezzo mondo ha già coverizzato.
E salvo anche la nuova proposta natalizia dei Pentatonix, A Pentatonix Christmas, il secondo album dedicato alle feste della più famosa band vocale in circolazione negli ultimi anni. Già il fatto di avere dei classici natalizi rivisitati a cappella è un buon motivo per dargli un ascolto, ma i motivi diventano due se i ragazzi vanno a ripescare brani non così scontati.
Oddio, nel loro primo “natalalbum” avevano già pagato il dazio alle varie Santa Claus Is Coming To Town e Silent Night, ma anche in quel caso avevano avuto l’accortezza di proporre qualcosa che non fosse proprio prevedibilissimo.
Con il secondo album di strenne, accanto a O Come, All Ye Faithful e White Christmas, è la volta di I’ll Be Home For Christmas, Coventry Carol e Coldest Winter (firmata Kanye Western). In più, ci hanno infilato due pezzi originali, The Christams Sing-Along e Good To Be Bad e per il lancio hanno pensato a una cover di Hallelujah di Cohen.
Scelta abusata quest’ultima, già, ma gli è venuta così bene……..
BITS-RECE: Emeli Sandé, Long Live The Angels. Sopravvivere a se stessi
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Come si sopravvive al successo, quello inaspettato, sconvolgente, frastornante? Ne sa forse qualcosa Alanis Morissette, che dopo lo sconvolgimento portato da Jagged Little Pill ha dato ritrovare se stessa e rimettersi in moto, e più recentemente pare ne sappia qualcosina anche Adele, che non doveva proprio essere preparata alla valanga di 21. Ma ne può parlare, e anzi lo ha fatto, anche Emeli Sandé. L’artista inglese infatti si è ritrovata di punto in bianco nel 2012 al centro di un ciclone mediatico non previsto, dopo che il suo album d’esordio, Our Version Of Events, si è ritrovata a dover gestire un successo probabilmente neanche lontanamente previsto, con un album che è arrivato a vendere più di due milioni di copie nella sola Inghilterra.
Ecco, davanti a una prova del genere, reagire con nervi saldi è pressoché impossibile, tante sono le pressioni, le aspettative, le ansie. Per non parlare dei confronti con altri artisti (vedi alla voce Adele) che media e pubblico si sentono in dovere di mettere in pratica.
Nel corso di questi ultimi quattro anni, Emeli Sandé ha suonato un sacco in giro per il mondo, ma a un certo punto ha sentito il bisogno di fermarsi, quasi sparire, riannodare le fila sparpagliate del discorso e poi tornare. Un ritorno che ha visto la luce con Long Live The Angels, il secondo, generosissimo, album di inediti. Ben 15 tracce nell’edizione standard e 18 nella deluxe, tante erano le cose da raccontare.
Un disco in cui le influenze dance del primo album sono state messe da parte per lasciare spazio alle note più calde del soul: nessuna vampata sulla scia di Heaven quindi, ma una fiamma incandescente che si spande lenta, densissima, quasi in silenzio, mettendo al centro la voce e le parole. Gli interventi più carichi si riducono a una manciata brani (Hurts, il primo singolo, Highs And Lows, Babe), ma nel resto dei brani si percepisce un calore raccolto, tra influenze di r’n’b e gospel.
Un nuovo viaggio che inizia tra i colori quasi misticheggianti di Selah (Try to hold my breath but it’s filling up my lungs/Try keep it quiet but it’s banging like a drum/And they’re shaking up my bones), prosegue con Breathing Underwater e poi Happen, tra cadute nel vuoto e sguardi rivolti verso l’alto, fino a Highs And Lows, manifesto di vittoria e rinascita personale.
Si fugge, ci si nasconde, ma sopravvivere si può, basta rifugiarsi in se stessi e guardarsi in faccia: la forza di riemergere è lì, davanti a noi. Anzi, siamo proprio noi.
BITS-RECE: Thegiornalisti, Completamente Sold Out. Lacrime di pop
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Il disco dell’abbandono.
Si potrebbe, forse un po’ bruscamente, sintetizzare così Completamente Sold Out, ultimo lavoro dei Thegiornalisti.
Un disco sull’abbandono perché è un po’ questo il tema che lega le sue tracce. Un abbandono raccontato dalla penna di Tommaso Paradiso senza cercare troppe iperboli e fraseggi metafisici, ma descritto con parole dirette e limpidissime, e soprattutto senza cercare di nascondersi dietro a complesse strutture musicali simil-intellettuali, ma restando fedele all’anima della band, che fondamentalmente è pop. Sì pop, proprio questa parolina che sembra fare così paura a troppa gente, ma che i Thegiornalisti hanno sempre saputo declinare nel più leggero dei modi. Un pop 2.0 se vogliamo, figlio di una lunga tradizione tutta italiana, ricoperto di piccoli diamanti elettronici.
È come se tutto il dolore, le delusioni, le frustrazioni e la rabbia per gli amori naufragati siano stati assimilati, inghiottiti e poi sputati fuori e trasformati in una nuvola di pulviscolo dorato e scintillante.
Per quanto duri e sofferti, i brani di Completamente Sold Out sono infatti leggerissimi, come lo può essere un vento di un mattino di maggio o un tramonto osservato sulla via del ritorno: tutto così “normale”, eppure così meravigliosamente stupendo.
Non ha usato mezze misure Paradiso nel mettere in musica i suoi travagli, ci ha messo tutto il suo essere stato innamorato, ha messo a nudo il suo cuore deluso e martoriato, ce lo mostra ancora sanguinante, ha versato dentro a queste canzoni tutte le lacrime di cui può essere capace un uomo, senza paura, senza domande, senza limiti, proprio come si dovrebbe fare quando si ama. I suoni hanno fatto il resto.
I brani di Completamente Sold Out hanno il gusto di lenzuola appena abbandonate o di un mozzicone di sigaretta dimenticato, ricordo in una serata memorabile, e graffiano le pelle con il sale della delusione che, bene o male, tutti conosciamo.
Le chiama(va)no canzonette…
BITS-CHAT: L'ordine nel labirinto. Quattro chiacchiere con… Tricarico
Parlare con Francesco Tricarico, anzi solo Tricarico, è come trovarsi davanti a un’oasi di pace.
In un mondo in cui sembra vincere sempre e solo che grida di più e dove il chiacchiericcio regna imperante, lui mantiene una calma invidiabile. Non però con l’aria snob di chi non vuole mischiarsi al popolo, ma semplicemente con l’atteggiamento di chi vive il proprio lavoro con il solo scopo di creare qualcosa di bello, gratuitamente bello, senza secondi fini e senza fastidiose ambizioni arriviste. Nel suo caso, musica e pittura.
Il suo nuovo album, Da chi non te lo aspetti, arriva a tre anni dal precedente Invulnerabile, e in 10 canzoni (più una bonus) tira fuori il lato più semplice, giocoso e innocente della musica. Per rendersene conto, basta ascoltare pezzi come La bolla, la spassosissima Il motivetto, Brillerà, insieme ad Ale e Franz, ma anche Una cantante di musica leggera, una sorta di dialogo elettropop tra un uomo e la sua musa.
Da chi non te lo aspetti: perché questo titolo?
È partito tutto da un’esposizione dei miei quadri che si è tenuta la scorsa primavera al Jamaica di Milano: dovevo scegliere un titolo e insieme al curatore della mostra, Alberto Maria Martini, abbiamo pensato proprio a questo, perché in quel momento c’era una persona che aveva fatto una cosa per noi inaspettata. Da lì è arrivata poi l’idea per la canzone: ho voluto però dare un’accezione positiva a questa espressione, perché da chi non ci aspettiamo può arrivarci una pugnalata alle spalle, invece io dico che da chi non ci aspettiamo può arrivare un bacio. Dipende comunque da noi permettere alle cose belle di arrivare e fare in modo che gli eventi spiacevoli siamo solo dei momenti, dei passaggi per arrivare a qualcosa di buono.
Una lettura in positivo dettata da ottimismo verso il genere umano?
Io sono molto ottimista verso il genere umano! L’ottimismo deve essere alla base, anche se oggi sembra esserci un pensiero che porta a vedere con sfiducia il prossimo. Ma penso che si supererà.
Definisci questo disco come un concept album: ma in un’epoca in cui tutto è personalizzabile con le playlist, che senso ha fare un concept album?
Oggi tutti siamo impegnati con i selfie, siamo protagonisti dei film che noi stessi ci costruiamo sui social, abbiamo sempre lo sguardo sui telefonini: sono tutti così distratti, che se fossi un borseggiatore, sarei felicissimo! Tutto è rimandato alla parte visiva, al punto che se non avessimo gli occhi, sembra che non potremmo gioire di nulla. Dovremmo invece ricominciare ad essere più presenti rispetto a quello che ci accede intorno, accorgerci della bellezza delle cose e delle persone. Se io e chi ha lavorato con me siamo riusciti a suscitare una curiosità dell’ascoltatore per tutta la durata del disco, abbiamo fatto davvero un lavoro eccezionale! Per questo penso che oggi più che mai fare un concept abbia senso, perché vai spezzare un meccanismo. Poi non importa in che ordine si ascolteranno i brani, può piacere anche una canzone sola, l’importante è aver portato al centro la musica.
Il duetto con Arisa in Una cantante di musica leggera è davvero ben riuscito: come siete arrivati a collaborare?
Io e Gennaro Romano, coautore del brano, eravamo a Napoli a un concorso di cantautrici dedicato a Bianca D’Aponte. Ci siamo trovati davanti a tante canzoni elaborare, sofisticate e guardandoci in faccia abbiamo pensato invece che ci voleva una canzone leggera, che usasse immagini semplici per descrivere un fiore, la primavera… Abbiamo quindi iniziato a giocare un po’ con le immagini, lo spumante frizzante, un giorno al mare, insomma, situazioni condivisibili da tutti, e ci abbiamo aggiunto il ritornello in cui questa cantante risponde. Per il duetto ho pensato ad Arisa perché c’è stima reciproca, è brillante, coraggiosa, una grande interprete, e in passato mi aveva proposto di lavorare insieme.
Tra la tua pittura e la tua musica c’è qualche legame?
Mi piace l’idea di vedere una tela bianca che si riempie che poi resta lì, visibile, invece la musica non esiste: abbiamo imparato a registrarla e inciderla, ma un tempo non era così, il musicista la eseguiva e poi tutto finiva, non restava nulla. Forse si completano: una resta, l’altra se ne va ma poi può ritornare. Mi sono anche reso conto che più una cosa è bella, più c’è disinteresse verso tutto il resto, è come una magia, l’opera vive solo per sé.
Guardando i tuoi quadri si notano degli elementi ricorrenti: il labirinto, il melograno… Hanno un significato particolare?
Dal labirinto si deve uscire, e per farlo serve razionalità, tecnica, ordine. Il labirinto serve a riportare ordine in mezzo al caos, anche se può diventare claustrofobico. Il melograno invece mi piace perché simboleggia la fortuna con i suoi chicchi rossi, come una sorpresa da scoprire. In ogni opera comunque lascio entrare tutto quello che mi passa per la testa.
A differenza di tanti tuoi colleghi, non sembri molto presente sui social: è un mezzo non che non ti attira?
Non capisco questa abitudine di far vedere tutto di sé. Li uso come personaggio pubblico, per lavoro, ma perché devo far vedere casa mia, quello che cucino o le foto di mio figlio? Queste sono cose che di solito si fanno vedere agli amici: quindi significa che se tu mi fai vedere che hai cucinato un piatto di pasta, io posso venire da te e farmela offrire? Se ti citofono e ti chiedo di salire, tu giustamente come minimo chiami la polizia, no? È allora che senso ha? Dobbiamo farci gli anticorpi per un buon utilizzo di questi mezzi, non li sappiamo ancora usare. Un po’ come chi va ai concerti e li segue da dietro lo schermo del telefono: non ci si rende conto che si sta perdendo un momento, lo si sta vivendo con un filtro, e tutto per paura di dimenticarlo in futuro.
Dove ti piacerebbe portare queste canzoni dal vivo?
Mi piacerebbe suonare in posti molto diversi e indipendentemente dalle uscite discografiche. Negli ultimi tre anni, anche se non avevo dischi in arrivo, non ho mai smesso di suonare dal vivo e vorrei continuare a farlo, perché è questo il vero valore della musica, creare un momento che non si ripeterà più. Per i prossimi concerti stiamo studiando i luoghi.
Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
Ribellione è cercare di capire tutti i meccanismi che viviamo. Se sai come stanno le cose, sai anche come cambiarle. La ribellione nasce da un malessere, dalla presa di coscienza che qualcosa non va. A quel punto puoi manifestare la tua rabbia, ma diventi subito riconoscibile e vieni bloccato, oppure puoi cercare di capire e continuare a fare quello che vuoi senza essere notato. La chiave di tutto sta nella sapienza: se conosci, puoi disinnescare tutto quello che vuoi.
BITS-RECE: Ligabue, Made In Italy. C'era una volta Riko…
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Si fa presto a dire Ligabue. Dopo più di 25 anni di canzoni, uno pensa di conoscerlo, almeno per un po’, per il suo modo di usare la voce, la scrittura, la stesura degli accordi. E lui invece ti spiazza pubblicando un disco al di fuori degli schemi, quantomeno i suoi, e lo intitola semplicemente Made In Italy. Roba che prima di ascoltarlo, uno si immaginava un album che raccontava l’Italia nelle sue vette e i suoi abissi, ma pur sempre nello stile “del Liga”. Invece…
Invece Ligabue è arrabbiato, forse come non lo era mai stato prima, neanche con Mondovisione, dove pure una certa rabbia veniva fuori. La sua è però una rabbia mista alla delusione per un paese “che fa finta di cambiare e intanto resta a guardare”, come canta in La vita facile, il pezzo che apre il disco. E poi c’è comunque l’amore per questa terra.
Una foschia di sensazioni che Luciano ha riversato in quello che, per sua stessa dichiarazione, si può considerare un concept album, il primo della sua carriera.
Il collante è proprio quello del racconto delle piccolezze e dei drammi italiani, non però dal punto di vista del cantautore Ligabue, ma di Riko, una sorta di suo alter ego, un uomo pressato dalla vita, quello che lui sarebbe diventato se la sua sorte non gli avesse riservato la vita che ha avuto. Quello arrabbiato che racconta è quindi idealmente questo Riko, è lui a prendersela con la superficialità dilagante, i politici che promettono “più figa e meno tasse”, ed è ancora lui quello che al venerdì intima agli altri di non rompergli i coglioni.
E proprio in questo gioco di specchi viene il bello. Perché in Made In Italy, del Ligabue che eravamo abituati a sentire c’è poco. Non proprio nulla, ma molto, molto meno rispetto al solito. Già G come giungla avrebbe dovuto darci qualche sentore, perché un pezzo con quei suoni il Liga non lo aveva mai fatto.
Ci sono un po’ di suoni muscolari, potenti, molto belli tra l’altro, che avevano riempito la scena con Mondovisione, e ci sono alcuni pezzi classici “alla Ligabue”, come appunto La vita facile, Vittime e carnefici e anche il pezzo che dà il titolo all’album, ma in mezzo ci sono riferimenti molteplici, come The Who e il loro Quadrophenia. Ma non ci sono pezzi d’amore e mancano le rapide pennellate di parole con cui Ligabue era solito descrivere scene di realtà.
La storia di Riko passa attraverso un matrimonio comatoso, un linguaggio duro come mai prima, la frustrazione per la politica e il mondo del lavoro sempre più precario, e poi una brutta avventura con un poliziotto che gli procura qualche punto in testa e qualche minuto di celebrità mediatica, fino al lieto fine di Un’altra realtà, questo sì in perfetto stile Ligabue: “non ho dormito / ma ho visto l’alba / ecco che spunta / un’altra realtà”.
Non so dire se tutta questa impalcatura del concept e di Riko mi ha davvero convinto, forse lo spaesamento è troppo grande e forse Made In Italy non è il lavoro di presa più immediata di Luciano Ligabue, ma suona piuttosto come un disco di passaggio.
Certo è che quando Ligabue “fa Ligabue” la stoffa del fuoriclasse torna fuori.
Andrea Bocelli: 20 anni di Romanza
“Per me Romanza è prima di tutto la sintesi della mia storia personale e artistica. Si tratta di un pezzo del mio cuore che, attraverso il miracolo della musica, sono stato in grado di condividere con il mondo.”
Andrea Bocelli festeggia il 20esimo anniversario del suo più celebre album, Romanza, con Romanza – 20° Anniversario, una straordinaria nuova edizione rimasterizzata.
Il disco italiano più venduto di tutti i tempio, torna a rivivere sulla scena musicale il 18 novembre, con una nuova versione arricchita da tre bonus tracks con arrangiamenti inediti di Con te partirò (Time To Say Goodbye).
Con te partirò diventò un successo planetario nel 1996 quando venne eseguito da Andrea Bocelli in duetto con Sarah Brightman nel corso dell’ultimo incontro di boxe del pugile tedesco Henry Maske che scelse la come colonna sonora per il suo addio al ring. La partita fu vista da 21 milioni di telespettatori e proprio quella partecipazione introdusse Bocelli sulla scena mondiale.
In Romanza – 20° anniversario sono due le nuove versioni del brano: una con una grande orchestra e l’altra con un arrangiamento pianoforte e voce.
La versione digitale dell’album comprende anche una versione strumentale di sola orchestra e un’ulteriore interpretazione di coro e orchestra.
All’interno dell’album, anche adattamenti rimasterizzati dei grandi successi del tenore: da Vivere a Vivo per lei, da Miserere a Romanza, fino a Il mare calmo della sera, title track del primo omonimo album in studio del tenore.
Justice: il nuovo album è Woman
Nel 2007 la deflagrante destrutturazione di elementi techno, pop, R&B, electro, funk, metal ha trasformato i Justice in una delle esperienze musicali francesi più vitali ed esportate anche al di fuori dei propri confini nazionali.
Il loro secondo album Audio, Video, Disco li ha spinti oltre ulteriori confini, consentendo al duo di imbarcarsi un tour mondiale che li ha portati ad esibirsi come headliner di festival come il Coachella e Lollapalooza.
Dopo 5 anni di silenzio in studio il duo è tornato con il singolo Safe And Sound, che tra bassi slappati, fantastici synth e archi ha anticipato l’uscita del nuovo disco Woman, in arrivo il 18 novembre.
Tutto il disco è caratterizzato da un approccio più live alla registrazione, dal pop-R&B, ai piani elettronici battenti, clavinet e pavoneggiamenti da dancefloor.
Anche Diplo non ha mancato, solo alcun giorni fa, di manifestare il suo apprezzamento su Facebook per il progetto.
Questa la tracklist:
1. Safe And Sound
2. Pleasure
3. Alakazam!
4. Fire
5. Stop
6. Chorus
7. Randy
8. Heavy Metal
9. Love S.O.S
10. Close Call
BITS-RECE: Enzo Avitabile, Lotto infinito. Respiro mediterraneo
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata bit.
Per un fatto di puro gusto personale, ho spesso evitato la musica napoletana. Anzi, ho spesso evitato la musica dialettale in generale, pur consapevole dell’immenso valore culturale che racchiude. Pura questione di gusto personale, mettiamola così.
Poi è accaduto che mi sono imbattuto in Lotto infinito, ultimo lavoro di Enzo Avitabile, e i miei pregiudizi hanno dovuto fare di corsa un salto indietro.
Perché Avitabile non fa semplicemente musica dialettale, fa qualcosa che va ben oltre, pur partendo da Napoli e dalle sue suggestioni, prima fra tutte quella della lingua.
E in effetti quello che c’è dentro a Lotto infinito è qualcosa che si immerge nel cuore di Napoli, ma poi prende il largo, fino a lambire le coste dell’Africa e delle porte dell’Oriente (basterebbe anche solo guardare le architettura disegnate in copertina o ascoltare i suoni dell’al ghaita, dello ngoni e del setar).
L’atmosfera che esce da questo disco è magica, come se tutto restasse sospeso, incantato, come se il tempo rallentasse per qualche minuto il suo corso, cristallizzato in una musica che apre il suo ampio mantello, e passando sopra il Mediterraneo si impregna con la sabbia e la salsedine dei suoi fondali, trascinando con sé suggestioni, odori e colori senza confini.
Avitabile racconta Napoli senza infilare nei testi nemmeno un filo di quella retorica che di solito si riversa a barili quando si parla della città: i suoi ritratti presentano Napoli con le sue ferite sanguinanti e le sue cicatrici, le periferie affidate alla protezione di San Ghetto, la Napoli deturpata e dolorosa, come certe statue di Madonne infilzate, delle discariche e dei fuochi. Ma è anche la Napoli carica di vita e di forza per stare in piedi, che si fa coraggio da sola.
In Lotto infinito però non c’è solo la capitale partenopea, ma un po’ tutta Europa e un po’ di più, con le storie tragiche dei migranti nel Mediterraneo.
Un disco che profuma di umanità e solidarietà fraterna.
C’è poi il discorso degli ospiti, che sono tantissimi e di grande prestigio, da Giorgia, Francesco De Gregori, Mannarino, Renato Zero (alle prese con il napoletano in Bianca, un pezzo dedicato alla memoria di Bianca D’Aponte), Caparezza, Daby Touré, che porta la lingua africana in Comm’ ‘a ‘na, Hindi Zahra, Lello Arena a molti altri: un elemento che sicuramente regala lustro al progetto, ma che in questo caso è solo un accessorio di un progetto già da sé meraviglioso.
Tony Bennett: un album per festeggiare i 90 anni
Il traguardo dei 90 anni lo ha tagliato in agosto, ma per Tony Bennett e la festa continua: il 16 dicembre esce Tony Bennett Celebrates 90, in edizione standard e deluxe.
L’edizione standard conterrà la registrazione dello speciale NBC Tony Bennett Celebrates 90: The Best Is Yet To Come, registrato al Radio City Music Hall il 15 settembre scorso con un parterre di ospiti che andavano da Lady Gaga a Stevie Wonder, da Michael Bublé a Andrea Bocelli e Kevin Spacey, e include anche le loro performance.
Inoltre,compaiono le esibizioni di Billy Joel e di Elton John, registrate in altre location. Sarà inoltre presente un ricco booklet con 28 pagine di contributi e tra gli altri hanno scritto l’ex presidente Bill Clinton, Martin Scorsese, Harry Bellafonte, Johnny Mandel, Bill Charlap and Everett Raymond Kinstler.
Tony Bennett Celebrates 90: The Deluxe Edition invece comprenderà il cd standard e altri due cd con performance rare in studio e dal vivo mai pubblicate.
Nel booklet, un approfondito ricordo decade-per-decade della vita e della carriera di Tony scritto da Will Friedwald.
Inoltre, esce in America Just Getting Started, il quinto libro di Tony, scritto insieme al giornalista Scott Simon, nel quale Bennett ringrazia tutte le persone che lo hanno influenzato nella vita: dai suoi genitori a Frank Sinatra, Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Lady Gaga, Pablo Picasso, infine la città di San Francisco.
Tracklist (Standard Edition):
1. THE LADY IS A TRAMP/Lady Gaga
2. THE GOOD LIFE /Michael Bublé
3. AVE MARIA/Andrea Bocelli
4. AUTUMN LEAVES /Leslie Odom Jr.
5. I’VE GOT THE WORLD ON A STRING /Diana Krall
6. NEW YORK STATE OF MIND/Tony Bennett and Billy Joel
7. I CAN’T GIVE YOU ANYTHING BUT LOVE /Rufus Wainwright
8. A KISS TO BUILD A DREAM ON/k.d. lang
9. VISIONS /Stevie Wonder
10. LA VIE EN ROSE /Lady Gaga
11. CAN YOU FEEL THE LOVE TONIGHT/Elton John
12. THE VERY THOUGHT OF YOU / IF I RULED THE WORLD MEDLEY/Kevin Spacey
13. WHO CARES?/Tony Bennett
14. THE BEST IS YET TO COME/Tony Bennett
15. I LEFT MY HEART IN SAN FRANCISCO/Tony Bennett
16. I GOT RHYTHM/Tony Bennett
17. HOW DO YOU KEEP THE MUSIC PLAYING?/Tony Bennett
18. HAPPY BIRTHDAY/Stevie Wonder
Tracklist (Deluxe Edition):
CD1
CD2
1. FASCINATIN’ RHYTHM Vocal by Joe Bari (Tony Bennett)
2. ST. JAMES INFIRMARY BLUES Vocal by Joe Bari (Tony Bennett)/The 314th Army Special Services Band Of the European Theatre
3. VIENI QUI (COME TO ME) Joe Bari (Tony Bennett) with Pat Easton
4. WE MUSTN’T SAY GOODBYE *
5. CLOSE YOUR EYES with The Pastels
6. A BLOSSOM FELL
7. SOMETHING’S GOTTA GIVE
8. WHATEVER LOLA WANTS
9. HEART
10. IMAGINATION* with Ralph Sharon, piano
11. IT’S A SIN TO TELL A LIE *
12. THE HEART THAT BROKE WAS MINE *
13. VANITY *
14. YOU CAN’T LOVE ’EM ALL
15. DAY DREAM with Herbie Hancock, piano; Stan Getz, tenor sax; Ron Carter, bass; Elvin Jones, drums, Bob Brookmeyer, trombone
16. I’VE WAITED FOR A WALTZ*
17. GOT THE GATE ON THE GOLDEN GATE *
18. THIS IS ALL I ASK * with John Bunch, piano
19. (I’VE GOT) BEGINNER’S LUCK * with The Ralph Sharon Trio
20. LOVE YOU MADLY *
(*denotes previously unreleased track)
CD 3
1. THE LADY’S IN LOVE WITH YOU
2. GEORGIA ROSE
3. LIMEHOUSE BLUES
4. I’VE GOT JUST ABOUT EVERYTHING I NEED
5. DON’T WAIT TOO LONG
6. PENNIES FROM HEAVEN
7. BLUE MOON
8. FROM THIS MOMENT ON
9. DON’T GET AROUND MUCH ANYMORE
10. COUNTRY GIRL
11. BROADWAY
12. DAYS OF LOVE
13. I’M WAY AHEAD OF THE GAME
14. QUIET NIGHTS OF QUIET STARS
15. FIREFLY
16. ONCE UPON A TIME
17. CHICAGO (THAT TODDLIN’ TOWN)
18. LULLABY OF BROADWAY
#MUSICANUOVA: AFI, Snow Cats + White Offerings
Gli AFI hanno annunciato l’uscita del decimo album, AFI (The Blood Album), il 20 gennaio 2017.
La notizia è stata accompagnata dalla pubblicazione di due nuove tracce, Snow Cats e White Offerings, già disponibili per il download su iTunes.
Registrato ai Megawatt Studios di Los Angeles, AFI (The Blood Album) è stato prodotto da Jade Puget e co-prodotto da Matt Hyde ed è il seguito dell’album Burials del 2013, che è entrato in Top 10 della Billboard 200.