BITS-RECE: Alberto Nemo, “Olim”. Religione o poesia?

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit. 

Alberto Nemo è uno a cui piace parecchio sperimentare, ed anche uno a cui le idee su cui lavorare non mancano di certo, almeno stando alle sue recentissime produzioni.
Se già con Smania aveva realizzato un’opera densa e fortemente sperimentale che abbracciava elettronica, folk e ambient, con Olim, pubblicato praticamente in contemporanea, cambia radicalmente scenario, ma consegna un lavoro altrettanto ispirato.
Il nono album dell’artista veneto proietta infatti l’ascolto verso terrori più morbidi e rarefatti, senza le vigorose virate stilistiche di Smania, ma appoggiandosi soprattutto sulle atmosfere del folk e dell’ambient. I brani sono stati registrati interamente a 432Hz, e le frequenze dell’album sono utilizzabili a scopi terapeutici.
In una sorta di costruzione ad anello, l’opera si apre e si conclude con due composizioni strumentali, Eniro ed Eliro, dove tra le frange armoniche trovano spazio anche le note dell’arpa celtica e ogni riferimento spazio-temporale si annulla in un’unica, indefinita dimensione. Il cuore dell’album si apre invece ad atmosfere più sacrali, misticheggianti, magiche: Nemo non si risparmia in virtuosismi vocali, mentre i richiami sonori rimandano alle coste mediorientali, piuttosto che agli inni liturgici, aprendosi anche a respiri cinematografici.

La sensazione è di trovarsi a maneggiare un repertorio liturgico di una religione misteriosa, arcana, nata nella notte dei tempi e riesumata integra, e di cui nulla è dato sapere; ma allo stesso tempo niente vieta invece di considerare questi brani come la manifestazione di una umana, misteriosissima e potente vena poetica.
Ispirato da intenti divini o terreni, Olim – e con esso il suo creatore – ha comunque la forza di spalancare la visione su un mondo lontano e straniero.

BITS-RECE: Alberto Nemo, “Smania”. La dolcezza della paura

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

Ascoltare un disco di Alberto Nemo è un’esperienza.
Lui, creatura purissima, è un artista nel senso più complesso del termine, dotato di una personalità inafferrabile, sacrale, paurosa, persino provocatoria, sicuramente magnetica. L’aura da santone gotico con cui si presenta potrebbe anche trarre in inganno, e far pensare di trovarsi davanti a un dei tanti compositori di litanie dark.
Ma se ci si approccia ai suoi brani si aprono prospettive sorprendenti: niente, nell’opera di Alberto Nemo, è scontato, niente è lasciato al caso, niente può essere previsto. Forse alcuni se lo ricordano, quando nei mesi scorsi si è presentato alle audizioni di The Voice, con la sua funerea rivisitazione di Amore che vieni amore che vai di De Andrè.
Ecco, Nemo è questo, ma è anche molto di più.

Nelle ultime settimane, si è ripresentato sulle scene con ben tre nuovi progetti, il primo dei quali, Smania, è uno splendido esempio di quanto possa essere profonda l’arte “nemiana”.
L’album è composto da otto tracce, che in poco più di mezz’ora portano l’ascolto attraverso labirinti sonori e stanze emozionali ignote: dare una definizione di questa musica non si può, e probabilmente non si deve. Si passa dall’elettronica sperimentale all’ambient più oscuro, per finire al folk, alla techno da club e persino al rock, talvolta tutti mescolati in un ibrido brillante.
E poi c’è la voce, protagonista assoluta. Un vero e proprio strumento virtuosistico messo al servizio del canto.
Attraverso la voce Alberto Nemo atterrisce, commuove, consola, perché nel suo canto la bellezza incontra la paura, il dolore, la dolcezza, in un continuo passaggio di emozioni che rischia di destabilizzare l’ascoltatore, ma che nello stesso tempo lo stringe forte in un abbraccio ruvido e consolatorio.
Nemo eleva un canto potentissimo, decorato di modulazioni e vibrati che talvolta assumo i contorni di una formula rituale, talvolta rimandano a certe suggestioni mediorientali, e attorno ci avvolge il mistero della lingua. Già, in che lingua canta Alberto Nemo? Turco, ceco, indiano, forse latino, sembra esserci di tutto in queste liriche.

Smania è un album complesso e affascinante, distante da tutto, ma chi saprà avvicinarlo ci troverà dentro una bellezza nuda e abbagliante.

Il disco è disponibile in vinile e musicassetta e in una versione digitale non compressa in formato FLAC nella pagina ufficiale Bandcamp dell’artista.

BITS-RECE: Alberto Nemo, 6X0 Live (Vol. 1). Terrificante liturgia funerea

BITS-RECE: radiografia emozionale in una manciata di bit.
COVER
Musica come liturgia. Musica come lamentazione.
È un ambiente mistico, terrificante, macabro e solenne quello in cui siede Alberto Nemo.
Il suo ultimo lavoro, 6X0 Live (Vol. 1), registrato in presa diretta, è un crogiolo di densa caligine sulfurea e polvere dorata d’incenso: la dimensione mistica sconfina dove iniziano i tremori funerei, a loro volta spazzati via da dolorose litanie.
L’incedere del tempo è annullato, tutto è immobile e sospeso in una nuvola notturna: i tappeti musicali sono logori e putrescenti drappi violacei di oscuri sintetizzatori e tremanti voli di archi, mentre la voce oscilla tra cavernose modulazioni gregoriane e momenti di acuto e femmineo lirismo, in un’aura di disperazione, morte e sacralità. Le parole si dilatano fino a mutarsi in nenie strazianti, elevate al cielo da un altare spoglio, dirette a un Dio che probabilmente non ascolterà mai.
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Se una fede c’era, ha lasciato il posto a una cupa desolazione, come uno sguardo che si alza al cielo e trova gli angeli ridotti in polvere.
Tra musica classica, liturgica ed elettronica, il lavoro di Alberto Nemo è uno straripante contenitore di nere suggestioni.

A completare il progetto, un secondo volume di prossima pubblicazione.