#MUSICANUOVA: Keyra, “Scema”

#MUSICANUOVA: Keyra, “Scema”

Nuovo singolo per Keyra.

Dopo SDM, l’artista salernitana torna infatti con Scema e ci porta nella sua terra d’origine per raccontare una storia d’amore controversa, un sentimento che da amore si trasforma in ossessione e malattia.

Il titolo del brano nasce dall’espressione dialettale m’arraccumann nu fa a scem!, spesso usata tra amanti come giocosa provocazione mossa dalla gelosia.

Il forte legame con il Sud è da sempre uno dei tratti distintivi di Keyra, che in Scema ha un ruolo da protagonista nelle strofe in dialetto campano.

Sin dal singolo Femmena, reinterpretazione in chiave urban del celebre brano di Totò Malafemmena, Keyra ha sempre cercato di coniugare un sound dal sapore mediterraneo, grazie all’utilizzo delle chitarre e delle nacchere flamenche, senza perdere la freschezza del pop e le contaminazioni della musica urban.

Co-scritto da Keyra e Palmitessa e co-prodotto da Thirty e LDO, il nuovo singolo riesuma i resti di una relazione che ha direttamente segnato Keyra nel profondo, influenzando il suo modo di vivere l’amore nel presente.

Scema è una storia verace e passionale, vissuta in sella ad un motorino tra le strade di Salerno, che racconta di come a volte l’amore possa trasformarsi in una “malattia” che salva dalla noia, ma divora dall’interno.

Racconta Keyra: «Scema nasce da un periodo turbolento della mia vita, raccontando l’inizio di una relazione intensa che mi ha segnato profondamente. La stessa relazione che ho raccontato con il brano Piccerè. In questo caso non racconto la fase finale della relazione bensì l’inizio, quando il sentimento tra noi era talmente forte che non riuscivamo a smettere di vederci. Solo dopo molto tempo ho capito che in realtà si trattava di qualcosa di tossico, un gioco malato, una gara a chi ha più potere.
Ammetto di non aver avuto un’adolescenza facile, sono cresciuta più in fretta del dovuto e sicuramente aver avuto una relazione con una persona più grande in un modo o nell’altro mi ha cambiata. Questa situazione mi ha causato molte insicurezze, poi trasformatesi in gelosia, e se oggi ne parlo nelle mie canzoni è perché la musica mi sta dando modo di stare meglio con me stessa e gli altri».

BITS-RECE: UDDE, “Diaspora”. Non qui, non ora, ovunque, sempre

BITS-RECE: UDDE, “Diaspora”. Non qui, non ora, ovunque, sempre

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

La storia di questo disco parte dalla foto che poi ne è diventata la copertina.

Un’immagine sospesa nel tempo, in un non luogo che potrebbe trovarsi ovunque, in un inverno glaciale che potrebbe sembrare eterno, cristallizzato nel tempo. Tutto immortalato in uno scatto slegato da ogni coordinata.

Quando UDDE – musicista e compositore sardo di origine, ma di stanza in Grecia – ha visto questa immagine, in lui è scattata una scintilla che lo ha messo al lavoro su un disco che riuscisse a catturarne l’essenza. Era il 2014.

Diaspora, il disco, è uscito nell’aprile del 2024.

Dieci anni di tempo, di lavoro, di ripensamenti, di scritture e riscritture, di ispirazioni catturate e cancellate. Le 11 tracce definitive sono il risultato di una scrematura di almeno 30 pezzi.

Aprendo un qualsiasi dizionario, alla voce “diaspora” si trova una definizione che suona più o meno così: dispersione di un popolo o di una comunità al di fuori della propria patria o territorio d’origine.
Uno dei tratti caratteristici di ogni diaspora è il fatto che i gruppi di individui che si ritrovano a migrare altrove mantengono intatta la loro identità culturale all’interno del nuovo contesto in cui si stabiliscono.

Prendendo questa definizione e applicandola all’album, l’equazione torna perfettamente: Diaspora appare effettivamente come un progetto diasporico. Ogni traccia è una pietra di un cammino, un piccolo sasso gettato qua e là nello spazio e nel tempo della lavorazione del disco. Eppure, prese tutte insieme, le tracce sono straordinariamente coese, compatte, coerenti.
Ogni pezzo di Diaspora è un piccolo mondo lucente, un candido ecosistema autosufficiente, che non tradisce però l’identità più alta dell’intero progetto.

Diaspora è un album solo nella forma: nella sostanza è una raccolta di petali leggerissimi, volati qua e là liberamente, senza vincoli, legami.

Arrivando più nello specifico a inquadrarne l’identità, Diaspora è un album evanescente, diafano, etereo nelle sue atmosfere oniriche e sospese.
Il suo autore ha dichiarato di essersi ispirato a un ventaglio di fonti che vanno da Cocteau Twins, David Bowie, Brian Wilson, Syd Barrett, e molti, molti altri nomi: tutti riferimenti che qui dentro si potrebbe anche cercare di carpire, ma sono talmente reimpastati, metabolizzati, trasformati che non importa davvero sapere quali siano.

C’è ovviamente tanta elettronica, c’è sperimentazione, c’è una scrittura che sembra quasi volersi nascondere sotto i vari effetti del cantato.

Diaspora nasce da una lunga ricerca, ma è esso stesso una ricerca che chi lo ascolta deve compiere pezzo dopo pezzo. Un mosaico candido e glaciale da osservare da vicino, per cogliere in ogni sua tessera ogni piccola scaglia preziosa. Oltre ogni luogo, lontano da ogni tempo.

 

BITS-RECE: Kimera, “I fiori del male”. Poesia nel cuore della notte

BITS-RECE: Kimera, “I fiori del male”. Poesia nel cuore della notte

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

Siamo Uomini, animali sociali, ce lo hanno insegnato i Greci: siamo nati per stare in gruppo, vivere in società, creare relazioni, instaurare rapporti civili. E questo lo facciamo principalmente durante il giorno, nelle ore di luce, quando indossiamo la nostra maschera migliore per uscire di casa e affrontare il mondo fuori.

E poi c’è la notte. L’altra faccia della medaglia, la faccia buia, misteriosa, segreta. Che la notte abbia da sempre esercitato su di noi un fascino potentissimo non è certo un mistero. Artisti, scrittori, filosofi, poeti ce lo hanno raccontato. È di notte che ci guardiamo in faccia per ciò che siamo veramente; di notte siamo disposti ad accettare ciò che siamo e ciò che vogliamo; di notte lasciamo cadere le difese e affrontiamo demoni, desideri, fragilità. Per cui sì, siamo animali sociali, ma siamo anche animali notturni.

Un racconto poetico e profondo della notte, dei suoi labirinti di emozioni, delle sue vertigini e dei suoi vortici, lo troviamo nelle tracce di I fiori del male, nuovo progetto del cantautore Kimera.

In un tessuto elettronico che si divide tra synth-pop e darkwave, Kimera costruisce un cantautorato notturno dai toni freddi, in cui prendono vita episodi di passione e fragilità, intimità e smarrimento.
Un cantautorato che si apre alle ultime luci del crepuscolo per liberare pensieri, preghiere, suppliche, in una corsa a perdifiato lungo chiaroscuri stupendi e spaventosi, con la Luna come unica, ideale testimone, ferma e muta nel cielo.

Le cinque tracce dell’EP sono istantanee di un racconto di vita, a partire da Artico, in cui la dolcezza del canto fa da perfetto contraltare all’amarezza di un amore solo sognato; partendo dal riferimento baudelairiano, I fiori del male, traccia che dà il titolo all’EP, esprime al massimo il senso di smarrimento e solitudine, mentre Quando le discoteche chiudono è forse il pezzo che meglio riassume lo spirito di tutto il progetto.

Chiude Hyperlove, l’ultimo abbaglio notturno, l’ultima scheggia di ghiaccio: “Il silenzio fa un rumore così forte da sentire anche quaggiù”.

È l’ultimo segreto svelato al termine di una corsa disperata, mentre all’orizzonte si intravedono le prime luci di un nuovo giorno. E tutto sembra diverso.
“Tra la nebbia resta solo una certezza / il nostro è un hyperlove”.

“Hello World” è la canzone ufficiale dei Giochi olimpici di Parigi ’24. Ma quasi nessuno lo sa

“Hello World” è la canzone ufficiale dei Giochi olimpici di Parigi ’24. Ma quasi nessuno lo sa

Lo scorso 26 luglio, tra le piume di Lady Gaga, una rappresentazione dell’Ultima cena che ha destato qualche clamore di troppo e l’emozionante ritorno di Celine Dion, sono partite le Olimpiadi di Parigi 2024. E Olimpiadi vuol dire sport, fratellanza dei popoli, unità (nell’antica Grecia si sospendevano addirittura le guerre per far spazio alle competizioni) e… musica.

Sì, perché anche se molto spesso quasi nessuno se ne accorge, ogni edizione dei giochi olimpici ha il suo inno ufficiale.
Ma non solo le Olimpiadi: anche i Mondiali hanno “la loro canzone ufficiale” (addirittura, qui si arriva a distinguere tra “canzone ufficiale” e “inno ufficiale”), così come gli Europei. Insomma, ogni grande evento sportivo che si rispetti prevede da almeno qualche decennio anche un brano che lo accompagni e lo rappresenti. O almeno dovrebbe.

Perché poi quello che accade è che terminati i fasti delle gare di questi “official themes” e “official songs” resti molto, molto poco nella memoria popolare. Per rendersene conto basta fare un tuffo carpiato all’indietro – giusto per stare in tema – e dare un occhio ai brani ufficiali delle passate edizioni delle manifestazioni sportive.

Anche senza andare molto lontano nel tempo, di chi era l’inno degli Europei di calcio disputati proprio quest’anno in Germania?
E nell’ultima edizione dei Mondiali, quella del Qatar 2022, chi cantava l’official theme?
O ancora, se ti dicessi Boom, inno ufficiale del mondiale 2002 in Corea e Giappone, sapresti dire chi ne era l’interprete?

Certo, le eccezioni ci sono: qui in Italia Un’estate italiana – poi passata alla storia come Notti magiche – della coppia Nannini-Bennato, canzone dei Mondiali di Italia ’90, è un pezzo famosissimo, anche se probabilmente il fatto di giocare in casa (in tutti i sensi…) ne ha agevolato la notorietà.
Ricky Martin dovrà essere per sempre grato a La Copa de la Vida, inno dei Mondiali di Francia ’98, per avergli dato una visibilità globale e aver notevolmente aiutato la sua carriera.
E tutti ci ricordiamo anche del tema ufficiale dei Mondiali del Sudafrica, Waka Waka di Shakira, diventato il tormentone dell’estate 2010 anche grazie alle coreografia che ne accompagnava il video.

Ma sono, appunto, eccezioni in un mare di dimenticanze.

Ebbene, anche le Olimpiadi di Parigi hanno la loro canzone ufficiale: trattasi di Hello World, realizzata in associazione con Coca-Cola, scritta e prodotta con Ryan Tedder degli OneRepublic e interpretata da Gwen Stefani e Anderson .Paak.
Ora, i giochi sono iniziati solo da qualche giorno, ma sono pronto a scommettere che anche questo inno farà la fine di molti suoi predecessori: finire dritto dritto nel dimenticatoio. Anche perché, va detto, nonostante i nomi di grande risonanza, non siamo esattamente davanti a qualcosa di epico e destinato all’immortalità.

Il punto però non è tanto sul giudizio del singolo brano, ma è un altro: da appassionato di musica, prima ancora che di sport, non posso non chiedermi che senso ha richiamare star del musicbiz internazionale, se poi nella maggior parte dei casi di queste produzioni non resta nulla.
Perché avere un “inno ufficiale”, se poi il brano non viene valorizzato, spinto, sponsorizzato? Nel periodo delle competizioni, l'”inno ufficiale” mi aspetterei di sentirlo ovunque, in ogni jingle pubblicitaria, in ogni diretta delle gare, in decine di passaggi radiofonici. E invece niente, resta nascosto, rilasciato sulle piattaforme streaming come qualsiasi altro singolo del venerdì.

Sarà che non sono molto dentro a certe dinamiche, ma “sprecare” così un’occasione mi sembra da sciocchi.

Ah, a proposito: le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 hanno già il loro inno. Si intitola Fino all’alba, e lo canta Arisa. L’annuncio è stato dato durante l’ultimo Festival di Sanremo. A sceglierlo è stato il pubblico attraverso un sondaggio.

Apriamo già le scommesse su quale sarà il suo destino?

Nessun dorma: un concerto di beneficenza il 9 settembre al Circolo Magnolia di Milano

Nessun dorma: il 9 settembre un concerto di beneficenza per la Palestina al Circolo Magnolia di Milano

Si terrà al Circolo Magnolia di Milano il prossimo 9 settembre “Nessun Dorma”, un concerto di beneficenza per raccogliere fondi per l’emergenza umanitaria in Palestina.

L’evento (già sold out in poche ore) riunirà sullo stesso palco artisti di generi e background differenti con un unico obiettivo: offrire supporto medico e umanitario alla popolazione palestinese, che ormai da 10 mesi è costretta a sopravvivere in condizioni disumane nell’indifferenza della comunità politica internazionale.

Il ricavato della biglietteria, del bar e del ristorante, del mercatino e della raccolta online sarà devoluto in parti uguali (al netto delle spese vive) a Medici Senza FrontiereMedical Aid for Palestinians e Palestinian Red Crescent Society – tre organizzazioni che forniscono assistenza medica e sanitaria a Gaza.

È stato attivato un link Gofundme per la raccolta di donazioni online, per quanti non sono riusciti a comprare il biglietto ma vogliono comunque contribuire all’iniziativa.

“Nessun Dorma” sarà un evento maratona, con tantissimi ospiti e una serie di concerti della durata di 10-15 minuti ciascuno, senza interruzioni, con una line up eccezionale che vede la partecipazione di alcuni dei più amati e talentuosi artisti italiani. Da Chadia Rodriguez a Coez, da Cosmo con il suo dj set a Dente, da Ditonellapiaga a Francesca Michielin, e ancora Laila Al HabashMannarinoI Ministri, il dj set PopulosQueen of SabaVasco BrondiVenerus e Willie Peyote.

Negli spazi del Circolo Magnolia saranno inoltre presenti banchetti di artisti, illustratori, fotografi e graphic designer che venderanno le proprie opere e contribuiranno alla raccolta di beneficenza, mentre il team di Cuochi ma buoni svilupperà un menù ad-hoc il cui ricavato si aggiungerà alla somma devoluta.

L’illustratrice di fama internazionale Olimpia Zagnoli ha concepito l’immagine del progetto, mentre la grafica è stata affidata a WetStudio.

Gli organizzatori del concerto, che hanno fatto sapere di essere già al lavoro per replicare l’iniziativa in altre città italiane, hanno dichiarato: “Sono mesi che assistiamo dai nostri smartphone a immagini e video atroci provenienti dall’altra parte del Mediterraneo, con un senso di rabbia e impotenza nel non poter fermare questa barbarie. Più volte abbiamo pensato quale potesse essere il nostro contributo da promotori culturali, e la soluzione ci è parsa facilissima e immediata: organizzare una giornata di musica in beneficenza per Gaza e la Palestina. Ringraziamo di cuore gli artisti che con spirito di collaborazione e umanità hanno aderito pro bono a Nessun Dorma, così come a tutti i volontari che stanno lavorando sin da ora per ripetere l’evento in altre città.

SOPHIE: fuori due nuove tracce. A settembre arriva l’album postumo

SOPHIE: fuori due nuove tracce. A settembre arriva l’album postumo

Sono stati svelati due nuovi brani dall’attesissimo album postumo della producer SOPHIE, in uscita il prossimo 27 settembre.


Le due nuove tracce – che seguono la pubblicazione del primo singolo singolo Reason Why, con Kim Petras e BC Kingdom – si intitolano Berlin Nightmare (feat. Evita Manji) e One More Time (feat. Popstar) e offrono uno sguardo approfondito di quello che ci si può aspettare dall’album.

Creato dalla stessa SOPHIE e da alcuni dei suoi più cari collaboratori, il disco, il cui titolo sarà proprio SOPHIE, era quasi completato quando l’artista è morta tragicamente in Grecia, ed è stato poi portato a termine con amore proprio da suoi collaboratori.

SOPHIE uscirà tramite su etichetta Transgressive e Future Classic il 27 settembre 2024, ed è già disponibile in preordine.

Questo nuovo lavoro sarà il seguito del rivoluzionario album debutto, OIL OF EVERY PEARL’S UN-INSIDES, pubblicato nel 2018, e della compilation di singoli PRODUCT, uscita nel 2015.

“Fiume Sand Creek”, la versione live firmata Hotel Monroe tra synth e chitarre distorte

“Fiume Sand Creek”, la versione live firmata Hotel Monroe tra synth e chitarre distorte

Gli Hotel Monroe, band alt rock di base a Parma, hanno rilasciato sul proprio canale Youtube una personalissima versione live di Fiume Sand Creek .

Il brano è stato registrato in sala prove durante una delle session di Prove live, eventi esclusivi aperti a pochissimi intimi, prenotabili attraverso i canali social della band.

Un omaggio a questo capolavoro del cantautorato italiano firmato da Fabrizio De Andrè e Massimo Bubola, riproposto dal gruppo in un’originale versione in cui sintetizzatori e chitarre distorte la fanno da padroni.

La versione in studio sarà inclusa nel nuovo album della band, in uscita a fine anno.

Lo scorso maggio gli Hotel Monroe hanno rilasciato il loro ultimo singolo inedito, Aria.

#MUSICANUOVA: Amalfitano feat. Mille, “È uscita la carta del diavolo”

#MUSICANUOVA: Amalfitano feat. Mille, “È uscita la carta del diavolo”

“Quando ho fatto vedere le carte dei tarocchi a mio figlio la prima volta gli ho chiesto di pescarne una per me, ebbene è uscita la carta del diavolo”.

Con queste parole, pubblicate in post su Instagram, Amalfitano ha spiegato il significato del titolo del brano che lo vede collaborare con Mille.

Ed eccola qui, È uscita la carta del diavolo, appunto.

Una ballata rock passionale e leggera, ariosa come un mattino d’estate a Roma.

Cinque canzoni (più una) per ricordare Sinéad O’Connor a un anno dalla morte

Cinque canzoni (più una) per ricordare Sinéad O’Connor a un anno dalla morte

Il 26 luglio2023 ci lasciava improvvisamente Sinéad O’Connor.

Interprete, autrice, musicista, nonostante difficili vicende personali e una carriera non sempre fortunatissima, la sua indole ribelle e la sua voce chiarissima l’hanno resa una delle icone degli anni ’90. La sua fama è legata soprattutto a Nothing Compares 2 U, ma la sua discografia è colma di episodi non meno preziosi, che meritano di essere riscoperti.

Sfogliando tra i suoi album, ne proponiamo cinque (+1 bonus):

1 – Troy, dall’album “The Lion and the Cobra”. Il suo primo singolo. Epico, drammatico, incandescente. Si parla della fine di un amore, una preghiera che volge in dichiarazione di guerra. 6 minuti e mezzo attraversati da una tensione compatta. La voce di O’Connor splende, il suo canto è limpidissimo e violento allo stesso tempo.

2 – The Emperor’s New Clothes, dall’album “I Do Not Want What I Haven’t Got”. Siamo al secondo album, quello che ha dato a O’Connor la grande notorietà. Nel brano manifesta insofferenza verso le pressioni da parte del pubblico e non nasconde i timori per come potrebbe cambiare la sua vita. A posteriori, una profezia.

3 – Why Don’t You Do Right?, dall’album “Am I Not Your Girl?”. Ormai interprete pop-rock affermata, al terzo disco O’Connor compie una virata e propone una raccolta di cover in chiave jazz, tra cui questa. Il disco è tra i meno conosciuti della sua discografia, ma resta la testimonianza di un’artista che non ha mai avuto paura di lasciare la strada già tracciata.

4 – No Man’s Woman, dall’album “Faith & Courage”. È il singolo di lancio del quinto album, pubblicato dopo alcuni anni di silenzio. O’Connor si presenta come una combattente fiera e indipendente, e il rock è la sua arma.

5 – Take Me to Church, dall’album “I’m not Bossy, I’m the Boss”. Arriviamo all’ultimo disco, pubblicato nel 2014. Il brano è un flusso di coscienza ininterrotto e impetuoso, un fiume di parole che sembrano voler cancellare il passato, alla ricerca di redenzione e perdono. Da qualche anno la sua voce è più increspata di un tempo, ma le sue corde emotive sono sempre tesissime.

Bonus: Special Cases. Un brano dei Massive Attack a cui Sinéad ha prestato la voce. Anno 2003; il gruppo inglese pubbica l’album “100th Window” e sceglie questo brano come singolo di punta. Ci troviamo nei territori del trip-hop e la voce di O’Connor è il velluto perfetto per rivestire quelle atmosfere oscure.