Sarà presentato in anteprima alla 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Fuori Concorso One More Time With Feeling di Andrew Dominik .
La proiezione precederà l’uscita nelle sale di tutto il mondo del film (in programma in Italia il 27 e 28 settembre, elenco sale a breve su www.nexodigital.it) e sarà un’occasione straordinaria per ascoltare per la prima volta le canzoni del nuovo album di Nick Cave & the Bad Seeds, Skeleton Tree., in uscita il 9 settembre.
Inizialmente pensato come un film live, One More Time With Feeling si è evoluto in qualcosa di molto più significativo quando Dominik ha posato il suo sguardo sullo sfondo tragico che ha accompagnato la scrittura e la registrazione dell’album. Performance live delle nuove canzoni si intrecciano a interviste e riprese, accompagnate dalla narrazione intermittente e da improvvisazioni e riflessioni estemporanee di Cave.
Lo stile fotografico del film – girato in bianco e nero, a colori e in 3D – riflette l’intimità e l’austerità dell’album.
Il film sarà distribuito in più di 650 cinema nel mondo.
Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con Festareggio al Campovolo di Reggio Emilia.
Un ricco cartellone artistico con una programmazione pensata per pubblici diversi:
22 serate di grande musica, politica, spettacolo e buona cucina in programma dal 18 agosto all’11 settembre. All’interno di Festareggio, anche la rassegna Campovolo Reggae Fest.
Giunta quest’anno alla sua seconda edizione, la tre giorni dedicata alla musica in levare con i migliori nomi della scena italiana ed internazionale vedrà esibirsi Alborosie,
Max Romeo ed Africa Unite per un week-end all’insegna del reggae
Spettacoli, politica, cultura, divertimento e buona cucina, sono gli ingredienti che fanno di Festareggio una grande festa popolare conosciuta e visitata da oltre 200mila persone, con una programmazione ricca e pensata per pubblici diversi, che alterna dibattiti, concerti ed iniziative culturali a show pirotecnici, mercatini, serate danzanti e giochi ed attrazioni da luna park. L’affluenza di un pubblico numeroso e partecipe è il premio per una manifestazione che, fin dai suoi esordi, si propone come occasione per stare insieme, divertirsi serenamente, incrociare saperi e punti di vista differenti. Come ogni anno, l’edizione 2016 di Festareggio si terrà negli spazi di Campovolo.
La grande musica internazionale torna a Reggio Emilia.
CAMPOVOLO, REGGIO EMILIA
Via dell’Aeronautica, 1
Programma Festareggio 2016
sabato 20 agosto
PLANET FUNK dj set
ingresso gratuito
domenica 21 agosto
DUB FX
ingresso gratuito
martedì 23 agosto
KULA SHAKER
Biglietto: € 17,25 + prev.
Biglietti in vendita su Ticketone e punti vendita autorizzati
mercoledì 24 agosto
WOLFMOTHER
in apertura: GIUDA
Biglietto: € 15,00 + prev.
Biglietti in vendita su Ticketone e punti vendita autorizzati
giovedì 25 agosto
SOULWAX
Biglietto: € 15,00 + prev.
Biglietti in vendita su Ticketone e punti vendita autorizzati
venerdì 26 agosto
ALBOROSIE
Campovolo Reggae Fest
Biglietto: € 15,00 + prev.
Biglietti in vendita su Ticketone e punti vendita autorizzati
sabato 27 agosto
MAX ROMEO
Campovolo Reggae Fest
Biglietto: € 10,00 + prev.
Biglietti in vendita su Ticketone e punti vendita autorizzati
domenica 28 agosto
AFRICA UNITE
Campovolo Reggae Fest
ingresso gratuito
mercoledì 31 agosto
ERIC BURDON and THE ANIMALS
Biglietto: € 20,00 + prev.
Biglietti in vendita su Ticketone e punti vendita autorizzati
venerdì 2 settembre 2016
I CANI
ingresso gratuito
sabato 3 settembre
VINICIO CAPOSSELA
Biglietto: € 26,00 + d.p.
Biglietti in vendita su Ticketone e punti vendita autorizzati
martedì 6 settembre
ROKIA TRAORE’
ingresso gratuito
mercoledì 7 settembre
SALMO
Biglietto: € 18,00 + prev.
Biglietti in vendita su Ticketone e punti vendita autorizzati
giovedì 8 settembre
FRANCESCO GABBANI
in apertura: MARIANNE MIRAGE
ingresso gratuito
giovedì 8 settembre
LE ORME
Gong Festival
ingresso gratuito
venerdì 9 settembre
DANIELE SILVESTRI
Biglietto: € 15,00 + prev.
Biglietti in vendita su Ticketone e punti vendita autorizzati
I Die Antwoord hanno annunciato l’arrivo del quarto album, MOUNT NINJI AND DA NICE TIME KID per il prossimo 16 settembre. Un progetto che li ha tenuti impegnati negli ultimi due anni non senza difficoltà, come hanno spiegato sulla pagina Facebook.
Nel frattempo hanno rilasciato il primo singolo, Banana Brain. Pronti a farvi sconvolgere ancora una volta??
“I sentimenti sono la parte più nuda e indifesa che abbiamo e metterli in mano ad un altro essere umano con i suoi difetti e i suoi pregi, può essere la cosa più pericolosa e allo stesso tempo più bella che esiste. Ho scritto questa canzone di getto, come del resto tutte le mie canzoni. Comporre per me significa trovare le risposte che cerco quando sono in difficoltà”.
Gioco d’azzardo è il primo singolo dell’omonimo album di Phil Grandini, il secondo della sua carriera dopo Finte verità, uscito nel 2013.
“Il mio terzo album è il frutto di una crescita artistica che ha il sapore di maturità. Per me rappresenta un traguardo importante: con passione mi sono impegnato a trovare slogan per far si che anche tu che mi conosci o che non mi conosci nemmeno, ti puoi rispecchiare nella storia di Moreno.”
Così Moreno presenta il suo terzo album, Slogan, in arrivo il prossimo 2 settembre dopo essere stato anticipato dal singolo Un giorno di festa. 12 nuove canzoni “per ritornare di moda”, recita la dicitura in copertina, lasciando leggere tra le righe forse la voglia di tornare in gran forma dopo i risultati non proprio esaltanti dell’ultimo album. A produrre il tutto è nientepopoimenoche Big Fish, e questo potrebbe essere davvero il gran colpo.
Cinque giorni di grande musica elettronica in una location da sogno: impossibile?? NO!
E’ Movement Croatia Summer Festival 2016: dal 28 luglio al 1 agosto Tisno, in Crozia, ospiterà uno dei più grandi festival di musica in Europa. A promuovere l’evento è Movement Europe, già alla guida di Movement Torino Music Festival e Kappa FuturFestival presentano, in collaborazione con The Garden Resort. Per la prima volta il festival si svolgerà in un nuovo formato diurno e notturno, dopo la club edition della scorsa stagione.
Nelle cinque giornate dell’evento si alternerà il meglio della scena internazionale, con nomi come Sven Väth, Nina Kraviz, Ben Klock, Dave Clarke, Derrick May, Marcel Dettmann, Solomun, David Morales.
Movement Croatia si dividerà indue location principali:
– The Garden Resort sarà la sede degli eventi diurni. Locato in una fantastica cornice naturale, immersa nel verde, con baia privata e un incredibile bar sulla spiaggia, così vicino al mare che sembrerà di ballarci dentro : 3 palchi e 2 boat party giornalieri. Il palco principale si trova poco più indietro in una location immersa nella natura, intima ed emozionante. Accanto all’ombra degli alberi l’Olive Grove stage.
– Barbarella’s Discotheque ospiterà invece gli after party notturni: una delle più belle discoteche della Croazia, totalmente all’aperto e recentemente menzionata da DJ MAG al 39esimo posto nella classifica dei migliori club al mondo.
I biglietti e i pacchetti ticket+hotel sono disponibili sul sito www.movement.hr.
Dopo MTCPM, Luana esce con un nuovo singolo, e ancora una volta lo rende disponibile in free download sul sito luanacorino.it
Il nuovo brano si intitola Scripta manent ed è un’autentica immersione in sonorità hip hop che strizzano l’occhio all’America.
A fare il resto ci pensa il video, che porta la talentuosa firma di Luca Tartaglia: esagerato, tamarrissimo e stupendamente “versacesco”. Se strizzate bene gli occhi, forse riconoscerete tra gli ospiti del banchetto anche Romina Falconi…
Tenete d’occhio questa ragazza, perché potrebbe darci delle gran belle soddisfazioni. Io ve l’ho detto.
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
In copertina c’è un volto confuso, androgino, frutto di un mashup fotografico tra la faccia dell’artista e quella di Naomi Campbell. E le canzoni all’interno del disco sono esattamente così, confuse, ambigue, stridenti. Roba che se la musica tende a destra, i testi virano a sinistra e la voce parte dritta per il centro.
Elementi che presi singolarmente sarebbero anche molto apprezzabili, ma così combinati si strappano le vesti a vicenda.
C’era una volta Antony & The Johnsons, e mezzo mondo restò incantato dalla voce senza sesso di Antony Hegarty, di fatto unica anima del progetto. Con lui abbiamo imparato che anche gli angeli si commuovono, e che quando lo fanno esce una canzone come You Are My Sister. Poi lui è diventato lei – o meglio, lo era anche prima, solo che non aveva ancora fatto il passo di farsi riconoscere come donna anche in pubblico – ed ecco spuntare il nuovo progetto Anohni. Il disco di debutto si intitola Hopelessness, più o meno Mancanza di speranza. Al cambio di identità si accompagna un cambio radicale di musica: le poesie tristi e crepuscolari lasciano spazio a testi durissimi, arrabbiati, disillusi, politicamente interessati: Anohni se la prende con il sistema malato, che porterà tutti alla rovina, e ne ha per tutti, dai droni a Obama, a cui è dedicato un pezzo che non è esattamente un elogio. Un mondo davvero senza speranza, a livelli ansiogeni e sconfortanti. Messaggi che se sono profondamente diversi da quelli cantati un tempo, sono sempre pronunciati dalla stessa voce impastata di miele e melassa, in un contrasto fin fastidioso: se anni fa la voce di Antony era un balsamo, quella di Anohni avresti quasi voglia di zittirla. L’apice è la nenia di Obama, dove il nome del presidente è ripetuto in modo così ossessivo e biascicato che l’istinto è passare alla tracciare successiva, o peggio schiacciare direttamente stop.
L’effetto abrasivo dell’album però non si ferma qui, ma arriva a coprire l’intero elemento musicale: non mi ricordo dove (o forse sì, ma non importa) ho letto che Hopelessness sarebbe una sorta di album dance con testi impegnati. Cioè, in pratica, secondo questa teoria, tra David Guetta e Robyn nelle vostre serate al club potrebbe capitarvi di sentir passare una canzone di Anohni. Oddio, le vie della provvidenza sono infinite, ma non so quali discoteche sarebbero disposte a far passare un brano che di ballabile ha ben poco: che siano suoni elettronici posso riconoscerlo (la base di Drone Bomb Me è da pelle d’oca!), ma che si possano definire addirittura dance, beh, un po’ meno. Quindi no, Hopelessness non è un disco di tormentoni tunz tunz con i testi intelligenti.
I messaggi li ha, e sono anche piuttosto chiari e coraggiosi (per tornare a Obama, conoscete qualcun altro che abbia criticato il presidente in modo così netto?), per il resto è il regno della confusione.
Si salva Crisis, nel suo crescendo empatico.
Se poi volete fare tutti i discorsi sul cambio di identità, sesso e genere musicale e considerare Hopelessness come la farfalla uscita dal bruco, fate pure: io di Anohni facevo anche a meno, Antony & The Johnsons mi andava benissimo, maschio o femmina che fosse. Così come non me ne faccio niente della raffinatissima produzione firmata da Hudson Mohawke e Onehtrix Point Never, sistematicamente osannata, se poi il risultato è un disco che per farsi ascoltare (e apprezzare) ha bisogno di un ascolto quasi scientifico.
BITS-CHAT: Un rap violento, che parla (anche) d’amore. Quattro chiacchiere con… Luchè
“Un disco molto personale, con momenti introspettivi e dark: ho voluto trovare un suono che mi distinguesse da quello che c’è in giro. Ho lavorato tanto sui ritornelli. Ci sono pezzi più forti, altri più intensi, parlo anche d’amore. Non ci sono invece pezzi crudi, O’ Primmo ammore in questo senso è un’eccezione, perché non voglio ripetermi: ho voluto parlare di me, ma in modo diverso dal passato, ho messo davanti la mia persona rispetto al contesto.”
Così Luchè parla del suo ultimo album, Malammore, il terzo lavoro solista da quando nel 2012 il progetto Co’ Sang, di cui faceva parte con il collega ‘Ntò, ha cessato di esistere. Da allora sono arrivati gli album L1 e L2.
O’ Primmo ammore è stato uno dei primi brani che il pubblico ha ascoltato del nuovo disco, essendo stato inserito nella colonna sonora della serie TV Gomorra. Già, Gomorra, proprio quella “di Saviano”, quella di Napoli, la città di Luchè, anche se ormai vive da parecchi anni a Londra.
“Spesso mi capita di spiazzare le aspettative: non sono per forza il rapper del ghetto di Napoli. Sono anche quello, ma non solo, e mi piace cambiare direzione ogni volta, far venire fuori qualcosa di nuovo, anche se all’inizio chi mi ascolta potrebbe non capire.”
Perché scegliere Che Dio mi benedica come singolo di lancio? Quella è una canzone che difficilmente ci si aspetta da me. Parla di un ragazzo che non si piace, ha dei complessi, sta uscendo da una relazione. Una situazione che ho vissuto sulla mia pelle, ma ognuno di noi ha delle insicurezze, tutti almeno una volta ci siamo odiati, ecco perché ho voluto scriverla.
E la scelta del titolo dell’album? Che cos’è il Malammore? Non potevo continuare la serie L3, L4, L5… Forse in futuro ci tornerò. Malammore è stato il mio primo tatuaggio, fatto a 17 anni, ma è anche il nome di uno dei personaggi di Gomorra. E’ una parola che indica l’amore, la passione, il dramma, racchiude il mood del disco: è un amore dannato, una passione che ti annienta, come la musica per me. Rimettermi in gioco ogni volta, cercare di superarmi mi distrugge, anche se io amo la musica: amo la canzone finita, non amo il processo di creazione. Malammore è questo, un compromesso di amore e sofferenza.
Questa sofferenza si combatte? Sì, ma non so bene come: si combatte e basta. Io continuo a fare musica perché mi sento spronato da quelli che mi ascoltano, so che ci sono loro che aspettano le mie canzoni, e questo mi fa continuare a scriverne di nuove.
In Violento fai riferimento al fatto che alle major non piaceva la tua musica: resta il fatto però che questo album esce per Universal. Cos’è successo? Ti sei censurato per poterlo pubblicare? No, no, la libertà che mi sono preso è stata totale. Ho firmato con Universal a disco già chiuso: negli incontri che ho avuto con i discografici per definire l’accordo, mi hanno dimostrato di aver capito che esiste un mercato hip hop fatto da un determinato numero di persone, e che quel mercato se lo dividono i vari rapper, ognuno con la propria fanbase. Quindi non è tanto importante avere un singolo radiofonico, ma è l’artista che tira: se c’è un singolo forte a disposizione meglio, ma insieme siamo arrivati alla considerazione che il pubblico segue il rapper indipendentemente dal passaggio in radio. Ecco perché non mi hanno imposto nulla. Nella canzone dico che alle major non piaccio perché il mio sound è violento, ma è sempre stato così.
Tra le collaborazioni ci sono Gue Pequeno, Baby K e CoCo: perché hai scelto di coinvolgere loro? Con Gue Pequeno abbiamo fatto Bello, un pezzo forte, pieno di punchlines, “spaccone”, tamarro, come ama fare lui. Baby K invece l’ho coinvolta per un pezzo d’amore, Quelli di ieri: ho fatto io il beat e ho chiamato lei per la parte cantata, sapendo già che le sarebbe piaciuto. CoCo lo seguo dagli inizi, è il mio migliore amico: insieme stiamo creando il movimento “black Friday”. Per il resto, ho lavorato con il gruppo di lavoro che già mi seguiva.
Malammore è un album piuttosto lungo, con 19 pezzi: avevi tanto da raccontare? Dopo due anni dall’ultimo album, non volevo tornare con un disco di 11 pezzi, sarebbe stato incompleto: inoltre, 3 tracce erano già uscite, per cui di fatto gli inediti sono 16. Volevo bilanciare i vari stili, le influenze. Quando scrivo, di solito scarto pochissimo: se non mi sento sicuro di un pezzo, non lo finisco neanche.
Pensi che l’hip hop sia cambiato in questi ultimi 3-4 anni di grande esposizione mediatica? E’ cambiato molto: la nuova generazione di rapper strizza molto l’occhio all’America, molto più di quanto non facessimo noi. Tra le cose che vedo e che non mi piacciono c’è la ricerca della canzone trash, fatta per una comicità “alla Pierino e Bombolo”, come se fossimo un pubblico di cretini. Dall’altra parte, ci sono però dei rapper che hanno sonorità internazionali, che si richiamano alla Francia o, come dicevo, all’America: sono giovani, per cui magari devono crescere, ma ci portano fuori da quel fastidioso “rap all’italiana”. Il pubblico cerca dei messaggi, cerca dei leader, dei punti di riferimento, e i rapper possono essere in questo senso dei modelli.
Una domanda di rito per BitsRebel: cosa significa per te il termine “ribellione”? La ribellione non la definisci, la provi. In questa società, la più grande forma di ribellione è essere se stessi: oggi i ragazzi si muovo in massa, non ragionano da soli, ma per schemi. La ribellione è importante se ha uno scopo, non se è fine a se stessa: penso a Napoli, una città dove la ribellione è necessaria, perché siamo stati strumentalizzati e spesso viviamo credendo che questa sia la situazione che ci meritiamo. Per Napoli, ribellarsi vuol dire opporsi a un destino che sembra già scritto: dobbiamo ritrovare la dignità, meritiamo di avere degli input, meritiamo un sistema che funzioni, meritiamo di non sentirci inferiori. Perché in Italia quasi nessuno ha parlato dell’evento di Dolce&Gabbana che si è svolto a Napoli, mentre i media stranieri sì? Perché Napoli serve per essere strumentalizzata, per farci Gomorra: c’è razzismo, dà fastidio vedere Napoli capitale della moda, anche solo per qualche giorno. Apprezzo Saviano soprattutto quando parla di politica, meno quando analizza l’attualità: le sue denunce sarebbero state utilissime se poi fosse cambiato qualcosa, ma nella sostanza la rivoluzione sociale non c’è stata.
Nell’assopimento delle coscienze, la musica ha delle colpe? La musica no, sono gli artisti ad averle: dipende da come si usa la musica, e oggi molti la sfruttano solo per diventare famosi. La musica potrebbe fare tantissimo, ma deve scontrarsi con queste situazioni, e con una grande ignoranza del pubblico.