“Così si cambia linguaggio, come quando cambi nazione, bisogna che ti adatti a parlare la lingua del posto, altrimenti nessuno ti capisce. E forse in questo momento, nella mia nazione mi sento un po’ straniero. Ho intuito che mi si capiva poco, o che erano in pochi a capirmi e quelli che lo hanno fatto però, o lo fanno, sono sempre molto emozionati. Perciò mi sono detto che probabilmente sarebbe stato giusto allargare lo sguardo e tendere l’orecchio, essere più diretto, preoccuparmi di essere capito senza rinunciare al contenuto, essere, in fondo, più libero dalla musica stessa, usarla, e non essere usato, estremizzando il rispetto per essa”.
Con queste parole Fabio Cinti presenta il suo ultimo singolo, Amore occasionale, in anteprima su Rockit.
E in effetti, il primo elemento che colpisce all’ascolto è la grande distanza tra queste sonorità dai profumi quasi tropicali e i brani densissimi di Forze elastiche, l’album pubblicato un anno fa. Lì il cantautorato di Cinti si muoveva in un disco sofisticato e colto, musicalmente piuttosto articolato, che lascia ora posto al genere più democratico per definizione, il pop.
Una mossa coraggiosa, perché cambiare – in qualsiasi direzione – implica sempre una ripartenza (se non a volte un ritorno sui propri passi), che altro non fa che mostrare la grande versatilità di questo artista raffinatissimo e dall’animo gentile.
Approdare al pop e concedersi a una dimensione più leggera non significa però rinunciare alla propria essenza, ed ecco che il testo di Amore occasionale si riempie di letture, riferimenti più o meno immediati e forse anche più o meno volontari, dettagli preziosi e inaspettati (gli sguardi incattiviti nei caffè). Leggerezza, ma con coerenza insomma.
Assieme a Cinti, alla nascita del brano hanno preso parte Lele Battista, Leziero Rescigno e Paolo Benvegnù: “Li ho chiamati gli “Avengers”, come gli eroi della Marvel, perché l’impresa mi sembrava davvero eroica! Hanno capito perfettamente l’esigenza e ci siamo divertiti moltissimo nel produrre un brano come questo che era nato esattamente come gli altri ma che è stato “cresciuto” in modo totalmente diverso. Non è importante per me (per noi) sapere qual è il genere: siamo nel pop? Probabilmente sì, ma il punto è un altro, è lo spostamento, il cambiamento…”.
Ad accompagnare la canzone un video – delizioso – diretto da Giulia Grotto.