Amore occasionale: il pop di Fabio Cinti tra cambiamento e coerenza

“Così si cambia linguaggio, come quando cambi nazione, bisogna che ti adatti a parlare la lingua del posto, altrimenti nessuno ti capisce. E forse in questo momento, nella mia nazione mi sento un po’ straniero. Ho intuito che mi si capiva poco, o che erano in pochi a capirmi e quelli che lo hanno fatto però, o lo fanno, sono sempre molto emozionati. Perciò mi sono detto che probabilmente sarebbe stato giusto allargare lo sguardo e tendere l’orecchio, essere più diretto, preoccuparmi di essere capito senza rinunciare al contenuto, essere, in fondo, più libero dalla musica stessa, usarla, e non essere usato, estremizzando il rispetto per essa”.
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Con queste parole Fabio Cinti presenta il suo ultimo singolo, Amore occasionale, in anteprima su Rockit.
E in effetti, il primo elemento che colpisce all’ascolto è la grande distanza tra queste sonorità dai profumi quasi tropicali e i brani densissimi di Forze elastiche, l’album pubblicato un anno fa. Lì il cantautorato di Cinti si muoveva in un disco sofisticato e colto, musicalmente piuttosto articolato, che lascia ora posto al genere più democratico per definizione, il pop.
Una mossa coraggiosa, perché cambiare – in qualsiasi direzione – implica sempre una ripartenza (se non a volte un ritorno sui propri passi), che altro non fa che mostrare la grande versatilità di questo artista raffinatissimo e dall’animo gentile.
Approdare al pop e concedersi a una dimensione più leggera non significa però rinunciare alla propria essenza, ed ecco che il testo di Amore occasionale si riempie di letture, riferimenti più o meno immediati e forse anche più o meno volontari, dettagli preziosi e inaspettati (gli sguardi incattiviti nei caffè). Leggerezza, ma con coerenza insomma.
Assieme a Cinti, alla nascita del brano hanno preso parte Lele Battista, Leziero Rescigno e Paolo Benvegnù: “Li ho chiamati gli “Avengers”, come gli eroi della Marvel, perché l’impresa mi sembrava davvero eroica! Hanno capito perfettamente l’esigenza e ci siamo divertiti moltissimo nel produrre un brano come questo che era nato esattamente come gli altri ma che è stato “cresciuto” in modo totalmente diverso. Non è importante per me (per noi) sapere qual è il genere: siamo nel pop? Probabilmente sì, ma il punto è un altro, è lo spostamento, il cambiamento…”.

Ad accompagnare la canzone un video – delizioso – diretto da Giulia Grotto.

Back To The Future: i Soul System presentano la loro libera repubblica dei whiteniggas

I Soul System tornano al futuro, Back To The Future, come dichiara apertamente il titolo del loro primo album omaggiando la pellicola di Robert Zemeckis. Il riferimento è nella musica che riempie le 11 tracce del disco: soul, funk, dance, reggaeton, pop, tutto miscelato con echi del passato e rivisitato con i suoni di oggi.
Un album coloratissimo, una festa in musica dalla prima all’ultima nota che fa delle differenze e della varietà un punto di forza, proprio come hanno deciso di fare i cinque ragazzi.
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Tutti di origine ghanese, ad accezione dell’italiano Alberto, e cresciuti tra Verona e Brescia, i Soul System parlano di sé come di una grande democrazia, in cui ognuno svolge un ruolo ben definito e il contributo di tutti serve per la buona riuscita del progetto.
Dopo essersi fatti le ossa con un po’ di date dal vivo e dopo la vittoria all’ultima edizione di X Factor, hanno iniziato a mettere mano al progetto del disco, arrivando ad avere tra le mani più di 20 tracce, per poi scremare eliminando tutto ciò che poteva apparire troppo azzardato a livello di contaminazione: “Non abbiamo potuto fare tutto quello che avremmo voluto, certe cose erano davvero troppo avanti e troppo alternative, per cui ci siamo affidati al nostro produttore, Antonio Filippelli, che ci seguiva già a X Factor, e che è in grado di far stare il nostro suono nel bacino commerciale senza però toglierci l’identità. Ci stiamo costruendo poco per volta e adesso era essenziale proporre al pubblico qualcosa di immediato e che facesse venir voglia di ballare. I conti con mercato discografico vanno fatti”, confessa Leslie, l’anima rap della compagnia.
I riferimenti al passato si colgono immediatamente nel singolo Liquido, che riprende il nome della band tedesca che nel 1999 è arrivata al successo internazionale con Narcotic, di cui la canzone riprende la melodia; ma echi leggendari si ascoltano anche in Single Lady, che va invece ancora più indietro nel tempo fino a What Is Love, successone dance di Haddaway dei primi anni ’90.
È infatti soprattutto dal bacino sonoro degli anni ’80 e ’90 che hanno pescato i Soul System, dalla musica che ascoltavano sui vinili i loro genitori e dalla musica che hanno ascoltato loro sulle cassette quando erano piccoli, fino a Michael Jackson, James Browne, Earth, Wind & Fire, il gospel. Un salto nel tempo di almeno un ventennio, che oltre a marcare una profonda differenza stilistica mostra anche un diverso approccio alla musica: “Prima si stava in studio di registrazione per delle ore prima di arrivare ad avere la base di un brano, si provavano e riprovavano le sequenze di percussioni, oggi la tecnologia permette di accelerare i tempi”, dice Joel. “Oggi poi è tutto molto più contaminato, basta pensare che Drake ha fatto un album intero con i campionamenti. Bisogna star dietro a questi cambiamenti per non risultare vecchi”, gli fa eco David.
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Back To The Future è un omaggio al glorioso passato, ma nello stesso tempo è un manifesto di ciò che è il gruppo oggi. Anche per questo non sono stati coinvolti ospiti, per lasciare alla band tutto lo spazio di agire in libertà e fare in modo che al centro dell’album ci fossero solo i Soul System.
Tra le parole d’ordine pronunciate con più frequenza dai membri della band ci sono naturalmente beat, groove, flow, funky. E swagga, ormai slogan abituale del gruppo. E poi c’è un titolo, Whiteniggas, ovvero “negri bianchi”: un manifesto della filosofia del gruppo, un messaggio di uguaglianza e nello stesso tempo un invito a sfruttare le differenze. Se la musica è bella, lo è dappertutto e lo è senza distinzione di colori, pur essendo pienissima di colori. E chi potrebbe spiegarlo meglio di loro, quasi tutti africani che sono cresciuti in Italia e che cantano in inglese? Ecco perché siamo tutti whiteniggas.
Ma c’è ancora qualche frangente musicale su cui i Soul System non hanno ancora messo le mani? E’ Don Jiggy a parlare: “Già in questo primo album abbiamo toccato parecchi generi, ma forse non ci siamo addentrati molto nel reggae: lo abbiamo sempre fatto dal vivo, ma nei brani ne abbiamo messo poco, anche perché oggi il reggae si è evoluto nel reggaeton e nell’afrobeat”.
Evoluzione, varietà, fusione: è questa la democrazia dei Soul System.

Il 3 novembre esce una raccolta di live di FRANCESCO GUCCINI mai pubblicati

FRANCESCO GUCCINI

Il 3 NOVEMBRE esce una raccolta di CONCERTI INEDITI
che racchiude l’atmosfera dell’OSTERIA DELLE DAME

Da domani in libreria “Tempo Da Elfi”
il nuovo romanzo scritto con Loriano Macchiavelli

Il 3 novembre uscirà per Universal Music una raccolta di live di FRANCESCO GUCCINI mai pubblicati prima d’ora!

Un nuovo progetto discografico, ricco di sorprese, che testimonia l’atmosfera goliardica e creativa dell’Osteria delle Dame di Bologna, locale fondato da Francesco Guccini insieme a Padre Michele Casali nel 1970.

Questa pubblicazione è, infatti, un modo per rendere omaggio a quella fucina creativa che diventò vetrina per i nuovi talenti della musica folk e cantautoriale bolognese. Un tassello della storia del cantautore che si aggiunge alla geografia gucciniana di quella Bologna degli anni ’70 e ’80.

Le registrazioni dei concerti di Francesco Guccini faranno vivere con musica e parole un viaggio emozionante e imperdibile a tutti i suoi fan.

Nek, Max, Renga: un’inedita unione artistica sui palchi italiani dal 20 gennaio

NEK-MAX-RENGA_foto di Luisa Carcavale
Eravamo quattro amici al bar.
Anzi no, in questo caso è meglio dire eravamo tre amici in studio. Già, perché di questo si tratta, tre amici – che poi sono anche colleghi – che si ritrovano in studio e davanti a una nuova canzone decidono di dare vita a un inedito terzetto, o meglio, una fusione artistica da portare sui palchi italiani.
I tre amici (e colleghi) in questione sono Nek, Max Pezzali e Francesco Renga, tre campioni della musica italiana con tre lunghe e fortunatissime carriere. Tre artisti diversi, ognuno con la propria storia e il proprio pubblico, che dal prossimo 20 gennaio daranno vita a una nuovissima esperienza live insieme, destinata – almeno per ora – a chiudersi dopo la fine del giro di concerti.

Tutto è partito – si diceva – in studio, quando Max Pezzali ha convocato Nek e Renga proponendo una collaborazione per un nuovo brano, Duri da battere, singolo inedito pubblicato a sorpresa l’11 settembre (e che sarà incluso nel prossimo album di Pezzali in arrivo in autunno per festeggiare i 25 anni di carriera). “Mi ha sempre affascinato la forza di volontà dell’essere umano, che è riuscito a superare le proprie debolezze naturali e le avversità dell’habitat per poter sopravvivere, sempre e comunque. – racconta Pezzali – Nei grandi processi evolutivi come nelle difficoltà di tutti i giorni, nella vita di relazione come nello sport: essere “duri da battere” non significa essere invincibili, ma avere il coraggio e la determinazione di buttare il cuore oltre l’ostacolo. O almeno di provarci”.
Nel video si susseguono le immagini di figure potenti di ogni tempo e ogni ambito, dai dinosauri a Bebe Vio, passando per i simboli della lotta del ’68 all’approvazione del matrimonio omosessuale: “Insieme al testo, nel montaggio del video abbiamo voluto inserire immagini di eroi, rimarcando il concetto che se non lotti per i tuoi sogni non li realizzerai mai”.

Nessuna strategia alle spalle del progetto, nessun calcolo di mercato, solo la voglia di fare qualcosa insieme. Poi l’idea è diventata sempre più ingombrante, e da una sessione di registrazione in studio si è passati alla costruzione di un intero tour.
Sul palco i tre artisti si muoveranno come una persona sola, tutti presenti in scena per l’intero show, con un’unica band, proponendo i successi (ma non solo) delle loro storie discografiche.
Pezzali, che di questo progetto è un po’ il padrino, è sicuro: “Ormai penso che il pubblico sia stanco della solita tournée progettata dopo l’uscita di un album, con la scaletta del concerto costruita attorno alle nuove canzoni. Servono nuovi stimoli, sia a chi sta sul palco sia al pubblico”. Certo nella storia della musica italiana non mancano esperienze simili (si veda la storica avventura del trio Javanotti – Eros Ramazzotti -Pino Daniele, o più recentemente il fortunato progetto di Niccolò Fabi, Max Gazzè e Daniele Silvestri), ma la buona riuscita è sempre un’incognita, dal momento che l’esperienza insegna anche che l’unione artistica non corrisponde a una matematica somma di pubblico.
Nek, Pezzali e Renga al momento si dicono fiduciosi: “Abbiamo messo la palla in movimento, adesso tutto è possibile”. Anche un album quindi? Su questa ipotesi i tre sembrano nicchiare, un po’ per reale incertezza e un po’ forse per scaramanzia, così come non lasciano cadere nel vuoto l’idea di una partecipazione a Sanremo in qualsiasi veste. D’altronde, calendario alla mano, il tour avrà dei buchi proprio nei giorni del festival: presenza in veste di ospiti, concorrenti o addirittura co-conduttori? Chissà.
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I biglietti dei concerti saranno in vendita dalle 16 di mercoledì 13 settembre su TicketOne e dalle 16 del 18 settembre negli abituali punti vendita.

20 gennaio – Unipol Arena di Bologna
22 gennaio – Brixia Forum di Brescia
25 gennaio – RDS Stadium di Genova
26 gennaio – Pala Alpi Tour di Torino
29 gennaio – Adriatic Arena di Pesaro
31 gennaio – Pala Sele di Eboli (SA)
3 febbraio – Pal’Art Hotel di Acireale (CT)
12 febbraio – Pala Bam di Mantova
16 febbraio – Arena Spettacoli Padova Fiere di Padova
20 febbraio – Nelson Mandela Forum di Firenze

Ancora nessuna traccia degli appuntamenti di Milano e Roma, e qui è Ferdinando Salzano di F&P a prendere la parola: “Stiamo a vedere come andrà la prevendita, poi decideremo cosa fare, e non è detto che non ci siano sorprese”.

Marilyn Manson: il ritorno del Reverendo il 6 ottobre con l’album Heaven Upside Down

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Marilyn Manson
ha confermato l’uscita di Heaven Upside Down il 6 ottobre, anticipandolo dal singolo We Know Where You Fucking Live.

I dieci brani di Heaven Upside Down sono stati registrati a Los Angeles e creano un paesaggio sonico che ricorda l’aggressività dei dischi seminali di Manson Portrait of an American Family e Holy Wood. Come per The Pale Emperor del 2015, Manson collabora nuovamente con il produttore e compositore cinematografico Tyler Bates.

Temi come violenza, sesso, politica e romanticismo trovano spazio nel nuovo lavoro: in KILL4ME Manson chiede ai suoi fan di affermare brutalmente la loro devozione e si lancia in nuovi generi con la trap di SAY10.

Questa la tracklist dell’album:
Revelation #12
Tattooed In Reverse
WE KNOW WHERE YOU FUCKING LIVE
SAY10
KILL4ME
Saturnalia
JE$U$ CRI$I$
Blood Honey
Heaven Upside Down
Threats of Romance

Il 27 settembre, Manson inizierà il suo tour mondiale e toccherà l’italia per una data unica il 22 novembre a Torino al Pala Alpitour.

Magazzini Generali: dal 22 settembre la nuova stagione con l’hip hop e l’r’n’b di Habitat

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Dopo il successo dello scorso anno, da venerdì 22 settembre, ritorna ufficialmente la nuova stagione dei Magazzini Generali di Milano (via Pietrasanta 16), con un inedito e straordinario special opening new season party firmato Habitat, il party a ritmo hip hop, r’n’b e reggaeton, che con cadenza mensile conquisterà il venerdì notte di moltissimi giovani irriducibile del party.

In linea con la scena internazionale e sull’onda della crescita degli ultimi anni anche in Italia, della musica hip hop, Habitat #TheRealHipHopAttitude è un format che nasce con l’idea di dar vita ad una serata dalle sonorità hip hop e non solo, per soddisfare le esigenze di un pubblico appassionato sia del filone “Old school” sia delle nuove tendenze rap.

Durante l’evento ai Magazzini i resident dj proporranno un set musicale armonico in grado di spaziare dall’hip hop made in U.S.A (Old school, R‘n’B e Trap) sino ai ritmi più latini del reggaeton e dembow.

Per la speciale serata di apertura ad alternarsi in consolle saranno dj Blitz e dj Telaviv.
I biglietti per assistere allo show sono già disponibili in prevendita o acquistabili direttamente in loco.

Ingresso entro 00:00 donna gratuito e 10€ uomo con drink incluso
Ingresso dopo 00:00 10 € donna e 15€ uomo con un drink incluso
Con tessera universitaria 10€ con drink tutta la notte.

George Michael: un remix di Fantasy e la riedizione di Listen Without Prejudice Vol 1 e MTV Unplugged

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Il 20 ottobre Sony Music ripubblicherà Listen Without Prejudice Vol 1il secondo album solista di George Michael, insieme a MTV Unplugged rimasterizzato, e con un brano in più, Fantasy, remixato e arricchito del featuring di Nile Rodgers.
L’album esce in formato standard 2 cd e digitale, deluxe (con un terzo cd contenente speciali remix e b-sides, un dvd con Listen Without Prejudice Southbank Show special del 1990, la performance di Freedom! 90 per i 10 anni di MTV, un codice per il download di Fantasy e un libretto con foto e memorabilia dall’archivio personale di George Michael) e vinile (con Listen Without Prejudice Vol 1).
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All’inizio del 2016 George era alla ricerca del singolo perfetto con cui lanciare l’attesissima riedizione di Listen Without Prejudice Vol.1/MTV Unplugged, e la scelta era ricaduta su Fantasy. Così ha contattato Nile Rodgers, l’unica persona che avrebbe potuto rendere il brano ancora più funky di quanto non fosse già.
Originariamente inciso da George Michael alla fine degli anni ‘80, doveva già far parte di Listen Without Prejudice Vol.1, addirittura come uno dei singoli di punta dell’album, ma era invece passato in sordina.
E’ stato pubblicato nel 1990 come B-side della versione americana del singolo Freedom! ‘90 e della versione britannica di Waiting For That Day.
Nel 1991 George Michael l’ha cantato nel corso del Cover tour e ha voluto anche regalarla ai suoi fan, facendo trovare una cassetta con il brano su ciascuno dei posti a sedere nei luoghi dove si era esibito.

La performance unplugged per MTV è stata registrata a Londra nel 1996 e include brani che hanno segnato la carriera di George dal periodo degli Wham! fino a Older.

La fate facile: il nuovo album del Cile tra demoni personali, Milano e una convivenza naufragata

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“Attenzione, maneggiare con cura”.

Dovrebbe esserci questo avvertimento stampato bello in grande sulla copertina di La fate facile, ultimo album di Il Cile. Sono passati tre anni dall’ultimo lavoro, ma Lorenzo Cilembrini si è voluto prendere tutto il tempo, perché questo è un album tutt’altro che semplice, non tanto nei suoni, quanto soprattutto per quello che è finito dentro i testi.
Il Cile si è messo a nudo, come non ha mai fatto fino ad oggi, mettendo in musica i suoi demoni, le paure, le fragilità, il percorso di psicoterapia e soprattutto i ricordi di una storia d’amore e di una convivenza a Milano andata a rotoli. Un album quasi catartico: è stato un sollievo portare alla luce i nodi irrisolti, poter arrivare al pubblico restando totalmente limpido. Definisce questo il suo disco della maturità, quello che prima o poi ogni artista deve arrivare a scrivere, e lo è anche per il semplice fatto che lui è cresciuto, divenendo un uomo. Un uomo tutt’altro che perfetto, in cui – ammette – i difetti sono a volte preponderanti, conseguenza di un’infanzia complicata a causa di una madre che definisce “particolare” e da cui ha ereditato una certa follia. Quando si è liberato da quell’ambiente, confessa, era come un lupo affamato, e non è certo un caso che nel testo del brano che dà il titolo al disco arrivi a dire “per voi è facile / prendere un lupo / e renderlo docile”.
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Mentre parla di tutte le macerie su cui è stato costruito il disco, nello sguardo di Lorenzo si vede ancora un certo pudore, una difficoltà nel raccontare e nell’ammettere ciò che è stato: d’altronde, canzoni come Buttami via, La danza delle notti, La cenere dal cuore e il singolo Era bellissimo non nascono dall’ispirazione di un momento, ma sono il frutto di riflessioni solitarie, tormenti, ammissioni.
Oltre ai suoi demoni, l’altra protagonista dell’album è Milano, la città dove Lorenzo si è trasferito da Arezzo per progettare una vita in due, e che inevitabilmente si è riempita di ricordi. Ma oggi qual è il suo rapporto con la città? “Amo le metropoli, il loro cemento, le opportunità che offrono. Non sento la freddezza umana di cui molti parlano, e Milano mi piace per la sua natura mitteleuropea. Per il lavoro che faccio è impossibile non averci a che fare, probabilmente mi ci sarei dovuto trasferire comunque”.
Spazio anche alla critica ironica sulla presenza sempre più ingombrante di Internet e dei social in Mamma ho riperso l’aereo, dove i giovani – ma non solo – sono perennemente indaffarati a guardare in basso, verso lo schermo degli smartphone e dei tablet, scontrandosi con il cielo “sempre più nero” degli schermi: “Rispetto il mio pubblico, ma penso che oggi gli artisti si concedano in maniera troppo violenta. I social network hanno rotto delle barriere necessarie, hanno imbarbarito la comunicazione, al punto che se tardi qualche minuto a rispondere a un messaggio, per gli altri sei cambiato, ti sei montato la testa: me ne sono reso conto nel periodo di Maria Salvador, quando mi sono trovato investito da un successo che nessuno si immaginava. Io con gli altri preferisco fare due chiacchiere reali, magari dopo un concerto, voglio stare a contatto diretto con chi ha voglia di parlare con me, accogliere anche le confidenze private che a volte qualcuno si è sentito di rivelarmi. Tutto questo con i social non si può fare”.
Ciò che resta nello sfondo in questo album è comunque la voglia di tornare a respirare e guardare il sole, questa volta non più nero: non è un caso che lo spazio finale dei ringraziamenti sia riservato a lei, Serena, “per tutto quello che si sono dati e tolti”.
Ma alla fine di tutto, cos’è che fa stare bene Il Cile? “Sapere che le persone a cui voglio bene sono contente di me, sapere che il pubblico mi capisce e riesce a cogliere la mia essenza, o anche semplicemente prendere la chitarra e suonare, indipendente da quale sarà il mio futuro”.

Mi raccomando, maneggiare con cura!

Il 12 settembre al via da Milano gli instore di presentazione, poi si penserà ai live.

“Rap da primo ascolto? No, grazie”. Arriva Io in terra, l’album d’esordio di Rkomi

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Il suo è l’album d’esordio, eppure da mesi è attesissimo
come il ritorno di un veterano, soprattutto tra il popolo del rap, anche se la sua musica è piaciuta a Calcutta, uno che non si muove esattamente nelle frange dell’hip hop. Tutto merito forse della buonissima accoglienza raccolta lo scorso anno dall’EP Daisen Sollen, che gli ha portato una potente ventata di popolarità.

Il soggetto in questione è Mirko Martorana, ma il suo pubblico lo conosce meglio come Rkomi, che poi sarebbe la scomposizione del suo nome.
Classe 1994, nato e cresciuto nel quartiere milanese di Calvairate, prima di arrivare alla musica a tempo pieno ha lavorato nella ristorazione, ma poi la voglia di scrivere e incidere ha preso il sopravvento, e già nel 2014 ha messo in rete le sue prime sette tracce, raccolte in Calvairate Mixtape.
Nel 2016, grazie a Daisen Sollen, Rkomi è stato assoldato nella scuderia di Roccia Music, che lo ha messo sotto l’ala protettrice (ma neanche troppo, dice lui) di Marracash, uno dei suoi punti di riferimento, insieme a Gué Pequeno e Noyz Narcos. Ora è atteso come una delle più promettenti nuove stelle del rap italiano e il passaggio a una major come Universal, assicura, non gli ha portato che vantaggi, offrendogli maggiori possibilità.
Il titolo del suo album, Io in terra, potrebbe apparire un tantino superbo, ma lungi dal volersi definire un “Dio in terra”, il ragazzo ha voluto in quel modo marcare il fatto che nelle nuove tracce c’è proprio lui, Mirko più che Rkomi: come spiega orgoglioso, senza farlo apposta la foto di copertina lo ritrae seduto, ma sembra scattata proprio nell’istante in cui decide di alzarsi per seguire la sua strada. Se infatti Daisen Sollen ruotava sul concetto del ritrovarsi, in Io in terra RKomi mostra di aver individuato la direzione.
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Un disco scritto per la prima volta in studio accanto ai produttori e ai musicisti, cosa che almeno all’inizio lo ha messo in un certo disagio, abituato com’era a lavorare in libertà e in solitudine; un lavoro più immediato nella creazione, ma che necessita di almeno un paio di ascolti per essere compreso fino in fondo, elemento questo che costituisce per Rkomi un punto di qualità. “A volte io stesso scopro interpretazioni nuove dei miei pezzi riascoltandoli dopo parecchie volte. Mi preme molto che il pubblico capisca il senso esatto che volevo dare ai testi, per questo ritengo molto importante la punteggiatura e mi piacerebbe realizzare delle parafrasi delle canzoni da pubblicare on line”.
A chi gli fa notare la mancanza di un pezzo veramente adatto alle radio lui risponde di non essere preoccupato, almeno per ora, e non si può non capirlo visto che su Youtube i video dei primi singoli estratti, Solo e Apnea, viaggiano abbondantemente sopra il milione di visualizzazioni.
Per la produzione dell’album è stato convocato uno squadrone di gente che comprende Shablo, Carl Brave, Parix, Nebbia, The Night Skinny e Fritz da Cat, mentre le collaborazioni si limitano a Marracash e Noyz Narcos: “Non volevo ripetermi e bruciare adesso l’occasione di un featuring con un grande nome, e poi è mancato anche l’episodio giusto per altre collaborazioni”.

Aperto anche il fronte del live, sul quale Rkomi sta lavorando per preparare i prossimi concerti, sentendosi finalmente pronto a stare sul palco. Dopotutto, solo nell’ultimo anno le occasioni di esibirsi dal vivo sono state decine: ciò che lo spaventa di più è la resa che potrebbe avere, visto che lui stesso riconosce di alternare grandi performance a esibizioni da dimenticare. “Il mio primo anno di live non lo consiglio a nessuno, è stato pesantissimo. A volte sul palco sembravo ubriaco, mentre ero solo agitatissimo. Beh, a volte ero davvero ubriaco, ma tutto è servito, ora ho un approccio diverso, ci sono davvero!”.
Insomma, il gran momento di Rkomi è arrivato.