Taylor Swift: a una settimana dall’arrivo del nuovo album, di nuovo disponibili in pre-order le edizioni limitate
Il prossimo 19 aprile sarà finalmente disponibile The Tortured Poets Department, l’attesissimo nuovo album di Taylor Swift.
A quasi una settimana dall’uscita dell’undicesimo album della popstar americana, è ancora possibile per una manciata di ore acquistare in preorder sullo shop di Universal, oltre ai 4 format LP, LP “Phantom Clear”, CD e cassetta che contengono la traccia bonus “The Manuscript”, anche le versioni alternative del progetto discografico a cui, per ciascuna cover, è abbinata una bonus track diversa: “The Bolter”, “The Albatross” e “The Black Dog”.
The Tortured Poets Department arriva dopo 1989 (Taylor’s Version), uscito il 27 ottobre 2023 e certificato disco d’oro in Italia.
È la quarta re-incisione della discografia di Taylor Swift, dopo Fearless, Red e Speak Now, uscito il 7 luglio 2023.
3D: il 19 aprile esce “Empirìa”, un album alla ricerca della bellezza
Un viaggio attraverso un’esperienza: vedere con i propri occhi la creazione di qualcosa, in questo caso non tangibile, destinato a durare in eterno.
Un omaggio alla bellezza, quella di fare musica.
“Empirìa è nato da un bisogno di esplorare, sfidare e catturare l’essenza più pura della musica che ho sempre fatto. La mia risposta all’insaziabile fame di autenticità, è emozione e melodia. Con questo album, ho voluto creare un riflesso sincero del mio viaggio personale, il mio inno alla bellezza musicale attraverso l’esperienza”.
Con questo manifesto di intenti, il produttore 3D ha annunciato l’arrivo del suo nuovo album, EMPIRÌA, in uscita il 19 aprile, con cui si propone di rappresentare la bellezza dell’arte musicale attraverso l’esperienza accumulata durante la sua carriera.
Anticipato dai singoli Experience feat. Jesto e Coming out feat. Achille Lauro, l’album è disponibile in pre-order e pre-save al link https://columbia.lnk.to/Empiria.
Il nuovo progetto sarà composta da 12 brani che uniscono stili e influenze differenti, e che vedranno la partecipazione di artisti del calibro di Achille Lauro, Nayt, Gemitaiz, Clementino, MadMan, Mezzosangue, Danno, Brusco, oltre a uno straordinario inedito postumo con Primo Brown.
Ma 3D ha voluto coinvolgere anche i nomi più promettenti della nuova generazione, per dar vita a un prodotto che attraversi generi ed epoche, lasciando al pubblico un masterpiece che segni un momento significativo per gli amanti della cultura hip hop e per coloro che apprezzano l’arte nella sua forma più pura ed espressiva.
Questa la tracklist:
“Vite da sogno” feat. Nayt
“Coming Out” feat. Achille Lauro
“Fuori controllo” feat. Primo, Grandi Numeri
“La guerra dei mondi” feat. Nayt, Danno
“Boom” feat. Leslie
“Ambientalista” feat. Dani Faiv, MadMan, Vegas Jones
“Tutte quelle volte” feat. Clementino, Brusco
“Zanza o canaglia” feat. 8blevrai
“69” feat. Gemitaiz
“War zone” feat. Kira
“Nevada” feat. Mezzosangue, Shari, Nayt
“Experience” feat. Jesto
Il progetto grafico del disco si ispira ad una rivisitazione dell’opera “Sensitiva” di Miquel Blay ed esprime la volontà di 3D di fondere talento, creatività e un profondo rispetto per la storia della musica e dell’arte.
Condividendone il significato più profondo, sia l’opera dello scultore spagnolo che quella di 3D vogliono rappresentare la bellezza dell’arte attraverso l’esperienza accumulata durante la propria carriera.
3D è un produttore, sound engineer e DJ romano. Storicamente legato al celebre Bunker Studio, che, fondato nel 2005, è diventato un luogo di incontro e di ispirazione per giovani talenti del rap capitolino.
Ha pubblicato tre album, dimostrando versatilità e capacità di creare sonorità innovative: “BlackJack”, “21 Motivi” e “Top”. Il producer, in ognuno di essi, ha mostrato una diversa evoluzione artistica e ha catturato l’attenzione del pubblico con il suo stile unico e originale.
Nel 2013, ha fondato VNT1, una prestigiosa etichetta discografica indipendente, diventata sinonimo di eccellenza e di qualità musicale, grazie alle ultime pubblicazioni, e i relativi successi, di Nayt.
Dopo la disarmante sincerità del brano d’esordio Orchestra di silenzi, PUGNI torna con Spigoli, una canzone che parla di amore, o perlomeno del tentativo di amarsi.
“Stavo attraversando un periodo difficile in una relazione molto importante” racconta Pugni, “un momento in cui le reciproche parti oscure stavano venendo a galla, fino a rendere impossibile l’incastro dei diversi pezzi. C’è sempre il rischio di farsi del male con le parti più spigolose delle nostra personalità: nessuno spigolo può essere veramente smussato a certi livelli di profondità. Non resta che ribaltarli, trasformare gli spigoli in angoli, in cantucci caldi dove nascondersi insieme.
La scrittura di Lorenzo Pagni, di giorno psicologo e di notte artista, non si ferma mai a una visione superficiale, ma scava in profondità e nella complessità dei legami umani, mettendosi a nudo con rara onestà e introspettività.
Nei suoni e nelle parole di Spigoli riecheggia il mare: i protagonisti del pezzo sono in balía dei loro sentimenti e, come naufraghi, affrontano le tempeste della relazione.
La canzone si muove come una marea: da una quiete e dolcezza iniziali, l’intensità e la tensione aumentano fino a esplodere in un finale tempestoso, sporco e liberatorio, una sorta di orgasmo emotivo in cui si fondono eros e thanatos per poi chiudersi in un abbraccio finale, una carezza che porta con sé la consapevolezza del distacco imminente.
BITS-RECE: Bartolini, “TILT”. Il tempo passa, la musica salva
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
C’è un momento cruciale che attraversa la vita di ognuno: il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Una tappa inevitabile, che ogni essere umano vive a modo suo: per alcuni arriva prima, per altri più tardi; alcuni cercano e sospirano questo traguardo fin da quando sono bambini, altri non si rendono neppure conto di averlo già raggiunto, Altri ancora, semplicemente, lo subiscono e lo vivono come qualcosa a cui è impossibile sfuggire, anche se ne avrebbero volentieri fatto a meno.
Giuseppe Bartolini – in arte semplicemente Bartolini – sembra appartenere a quest’ultima categoria, per sua stessa ammissione: “Dopo Forever [il suo secondo album, ndr], ho scelto nuovamente il mio vissuto come punto di partenza del racconto, ma in una chiave differente e più profonda. Dove Forever descriveva il mio rifugio ideale attraverso le sensazioni della mia adolescenza e delle mie origini, TILT racconta il momento di inevitabile confronto con la vita adulta e con ciò che la definisce: la musica, una relazione e anche la stessa città di Roma. Un delicato equilibrio, una pila di bicchieri che a volte riesco a tenere in piedi e altre no”.
Ecco, TILT, scelto come titolo del suo nuovo lavoro, fa riferimento proprio a questo passaggio, questo cambiamento umano e personale.
Per raccontarlo, il cantautore calabrese si è rifatto alle sonorità indie e rock di chiara matrice anni ’90, dalla cui maglie sbucano qua e là anche rimandi alla vecchia scuola dell’r’n’b.
L’elemento interessante dell’album è la sua impostazione su un doppio livello, una caratteristica che accomuna ogni traccia.
Un primo livello, più immediato, è costituito dalla musica, dalle sonorità. TILT è un disco musicalmente vivace, luminoso, arioso, leggero. I brani si rincorrono scorrevoli uno dopo l’altro senza inciampi e senza lasciare vuoti. Per farsene un’idea basta ascoltare pezzi come ADHD o Paris McDonald’s, oppure Chicco, in cui insieme a Tripolare Bartolini rende omaggio al tempo felice della fanciullezza.
Basta però soffermarsi un attimo sulle parole dei testi ed ecco emergere il secondo livello del disco, quello più profondo e personale. Dentro alle parole di TILT si nascono infatti i pensieri di un ragazzo che si affaccia per la prima volta alla vita con uno sguardo adulto e una maggiore consapevolezza. Ci sono le paure, le ansie, le delusioni, gli equilibri precari da tenere insieme. C’è persino spazio per alcune riflessioni sulla morte, come in Ultima volta e Cimitero.
Proprio questo doppio livello di lettura, se da una parte conferisce ai brani maggiore spessore, dall’altra permette di metabolizzare anche i racconti più difficili.
Significativo che l’unico momento di completa malinconia venga riservato all’ultima traccia, Heath Ledger, una sorta di dichiarazione d’intenti posta però in finale d’opera:
“Volevo solo non farmi male
tornare a casa per respirare
Ormai non so più come respirare
Nel loro specchio solo vuoto
perché mi lasci solo
Fanculo questo gioco…”
Si intitola Cinico il nuovo singolo di Caspio, primo estratto dal prossimo album, in uscita alla fine del 2024.
Un brano di stampo rock anni ‘90 che riflette sulla nostra incapacità di dire di no a un mondo che sembra volersi prendere tutto di noi: il tempo, lo spazio, il futuro.
Crediamo di essere davvero liberi, ma non lo siamo mai fino in fondo se continuiamo a collezionare rimpianti.
Nonostante sia musicalmente diverso dalle passate pubblicazioni, il nuovo singolo rappresenta di fatto l’anello di congiunzione con il precedente EP fugit (pubblicato due anni fa).
Il disco si chiudeva infatti con il brano non è la fine, dove si ripete infatti lo stesso riff di Cinico.
“La mia storia musicale inizia con l’adolescenza, quando ormai gli anni ‘90 stavano volgendo al termine. Ma gli anni ‘90, a quel punto, c’erano stati, eccome se c’erano stati!
Così, legati un po’ al passato, io e la mia musica siamo perennemente fuori, non di tendenza. Proprio per tornare a quelle che considero le mie radici, oggi chiudo con l’elettronica e torno all’essenziale, al grunge, al rock, alla musica suonata davvero, talvolta distorta, talvolta pure imprecisa.
Lo faccio nel tentativo di raccontare la mia generazione e per rivolgermi a quelle successive, per raccontare a tutti di quel futuro tanto promesso ma che non arriva mai, per raccontare un mondo tutt’altro che perfetto che, però, ti chiede di esserlo.”
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
E siamo stati tante cose messe insieme male Forse non siamo stati disegnati bene Come un grande quadro in un museo un po’ vuoto Dove non passa nessuno
E siamo stati lampi e tuoni In mezzo a temporali estivi Che durano poco vanno via veloci Ma fanno i peggio casini (da “Lampi e tuoni”)
Quanto sarebbe più leggera, più lieve, la vita se il cuore non ci si mettesse sempre a complicare le cose? Quanto potremmo stare meglio? Ce lo diamo sempre…
Ma senza tutte quelle meravigliose complicazioni saremmo davvero più felici? Senza considerare che, senza le turbolenze del cuore, i cantautori sarebbero pressoché disoccupati e noi avremmo molte meno canzoni d’amore con cui farci compagnia.
E che dire della notte, quella fetta del giorno così magica e misteriosa, in cui tutto, oltre che più silenzioso, si fa più lento e più piccolo. È proprio quello il momento in cui noi siamo davvero “noi”, il momento in cui ci parliamo con più sincerità, e in cui molte delle cose che pensavamo di esserci lasciati alle spalle si ripresentano nitide davanti a noi.
Ecco, senza la tribolazioni del cuore e senza l’abbraccio paziente e consolatorio della notte probabilmente non ci sarebbero stati nove capitoli di Lividi, il nuovo album di Comete. Un disco in cui il cantautore ha raccolto nove istantanee di vita “scattate” nel corso degli ultimi due anni.
Come è facile intuire, si tratta perlopiù di immagini dipinte con toni in minore, elaborate tra ricordi nostalgici, riflessioni sugli errori commessi, storie che hanno preso destini insperati, qualche rimorso, qualche rimpianto. O anche solo una passeggiata in una sera di primavera, quando è maggio, ma la felpa ci sta ancora bene.
“Oggi è davvero un bel giorno è uscito pure il sole Di quelle giornate che voglio soltanto cantare E se ti penso lo so che poi ti voglio sentire E se ti voglio sentire poi ti voglio abbracciare E poi ti voglio mangiare sì, come la cena di Natale” (da “Peccato!”)
Quella di Comete – al secolo Eugenio Campagna – è una poetica crepuscolare, illuminata da bagliori tenui e gentili.
Da una parte ci sono i racconti dei dolori del cuore e della mente, dei lividi che la vita senza volerlo ti lascia addosso, ma in fondo c’è uno spazio aperto alla speranza, alla voglia di tornare a sorridere.
Perché se la notte è fatta per guardarci dentro e per fare la conta di tutte le botte prese, è anche vero che la vita ci aspetta dopo, alla luce del sole.
“Oggi è stato un giorno senza senso Di pioggia di rumori e con un nodo nella gola Stretto, stretto, stretto, stretto, stretto Pensavo di morire poi invece è tornato il sole” (da “Lividi”)
RADIO ITALIA LIVE – IL CONCERTO PER LA PRIMA VOLTA A NAPOLI!
APPUNTAMENTO GIOVEDI’ 27 GIUGNO 2024, PIAZZA del PLEBISCITO
RADIO ITALIA LIVE – IL CONCERTO arriva per la prima volta a Napoli. L’evento, completamente gratuito, organizzato da Radio Italia in collaborazione con il Comune di Napoli, è in programma giovedì 27 giugno 2024 in Piazza del Plebiscito.
L’annuncio è stato fatto ai microfoni di Radio Italia dall’Editore e Presidente Mario Volanti e dal Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.
Mario Volanti, Editore e Presidente Radio Italia:“La seconda data del Radio Italia Live – Il Concerto quest’anno si terrà, per la prima volta, in Piazza del Plebiscito a Napoli. Sono felice che questa piazza, luogo storico di eventi musicali, e il calore del pubblico partenopeo, potranno condividere con noi e tutti gli artisti partecipanti una grande serata di musica dal vivo. Anche in Piazza del Plebiscito sarà presente la Radio Italia Live Orchestra diretta dal M° Bruno Santori che avrà riarrangiato tutti i brani che verranno eseguiti. Ringrazio il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e tutte le persone con le quali abbiamo iniziato a collaborare e collaboreremo per il miglior svolgimento di questo nostro evento”.
“È una grande soddisfazione per la nostra Amministrazione e per la città intera poter ospitare per la prima volta a Napoli Radio Italia Live – Il Concerto. Si tratta di un appuntamento di rilievo nazionale, completamente gratuito, che attirerà migliaia di appassionati di musica italiana nella splendida piazza del Plebiscito. Il legame di Napoli con la musica, in tutte le sue forme ed oggi tramite i linguaggi contemporanei delle nuove generazioni, è indissolubile: questo grande evento di Radio Italia suggella il ruolo da protagonista della nostra città a livello nazionale ed internazionale”. Così il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.
Ricchi e Poveri: fuori gli 8 remix ufficiali di “Ma non tutta la vita”. E tu, quale sei?
Ma non tutta la vitaè una dichiarazione di intenti, una traduzione in chiave pop della filosofia dell’attimo: “Ti giri un momento la notte è finita / Le stelle già stanno cadendo“. Un inno a vivere pienamente la vita, a scendere adesso in pista.
Come sappiamo, Ma non tutta la vita ha segnato il ritorno sanremese in grandissimo stile dei Ricchi e Poveri. Un ritorno che ha fatto breccia non solo nel cuore del pubblico che da 56 anni segue il gruppo (l’esordio, in formazione a quattro, è del 1967), ma che ha aperto ad Angela Brambati e Angelo Sotgiu anche le porte della Gen Z, regalando al duo una seconda giovinezza.
Il brano è infatti diventato subito virale sulle piattaforme social e ha iniziato a macinare streaming streaming.
Proprio per celebrarne il successo, la canzone è stata affidata a 8 tra i più interessanti DJ e producer della nuova scena club italiana, che ne hanno realizzate altrettante versioni remix., regalando al brano 8 nuove personalità.
8 differenti modi di reinterpretare uno dei pezzi più iconici del Festival di Sanremo 2024. 8 diverse chiavi di lettura per portare Ma non tutta la vita sulle piste di tutti i club e tutti i dancefloor.
A ognuno il suo remix, verrebbe da dire…. e quindi tu, QUALE REMIX SEI??
Trova il profilo che ti rappresenta di più, gira la card e scopri quale versione si addice al tuo spirito da dancefloor!
SCENDI ADESSO IN PISTA!!
Il tuo habitat ideale sono gli anni Ottanta: il tuo cuore batte a ritmo di italo disco, e non puoi resistere alla acid house.
Quando si parla di dance, ti vengono subito in mente gli anni '90, rigorosamente made in Italy! Quelli sì che erano anni in cui dettavamo legge al mondo!
Il tuo passatempo preferito è il voguing, possibilmente sulle sonorità house. Sei anche un amante delle citazioni televisive, una specialità in cui non ti batte nessuno.
Non si può dire che ti piacciano le cose semplici. Hai un gusto spiccato per le atmosfere cupe, eppure non sai rinunciare all'hyperpop e vai fuori di testa per gli effetti pitchati.
Per te il confine tra l'amore e il dancefloor è praticamente inesistente, soprattutto se in mezzo ci finisce un po' di noir, condito da ritmi funk e atmosfere psichedeliche.
Vai letteralmente pazz* per l’italo, l’house e la bass music. Quando senti un'eco 90s ti si stringe il cuore e l'unico modo di sfogare la nostalgia del passato è consumare la pista del club.
Prince: per la prima volta in streaming il brano “United States of Division”
A 20 anni dalla pubblicazione dell’album Musicology, 28esimo album in studio Prince, arriva per la prima volta sulle piattaforme streaming il brano United States of Division, originariamente pubblicato come b-side del singolo Cinnamon Girl.
United States Of Division è una canzone di protesta che vede Prince affrontare con coraggio i problemi sociali e politici che hanno tormentato e continuano a tormentare gli Stati Uniti ancora oggi.
Pubblicata nel bel mezzo della guerra degli Stati Uniti in Iraq, United States Of Division è un potente promemoria della passione di Prince per i temi sociali, spesso sottovalutata.
Parlando di questo periodo della carriera di Prince, L. Londell McMillan, avvocato di Prince, suo confidente di lunga data e produttore esecutivo di Musicology, ha dichiarato: «Alcuni lo hanno definito il suo ritorno, Prince lo ha chiamato Musicology. La genialità di questo album classico si è unita al successo commerciale ottenuto durante il suo tour con la vendita dei biglietti, che ha portato Prince a raggiungere la posizione più alta in classifica dagli anni Ottanta. Prince era semplicemente fantastico e il mondo della musica gli è debitore per la sua creatività e innovazione».
In un’intervista d’archivio risalente all’epoca di “Musicology” , Prince ha descritto come il suo processo creativo fosse cambiato in questa fase della sua carriera: «Questo disco…ricorda che è stata fatta da qualcuno che è stato lì e ritornato. Spero che le persone sentano questo e la ascoltino con quella mentalità. La musica è musica, in definitiva. Se ti fa sentire bene? Ottimo».
Musicology è stato elogiato da Rolling Stone per i suoi groove sinuosi e il suo swing senza sforzo; si è guadagnato due premi Grammy e la certificazione doppio disco di platino dalla RIAA nel 2005. Inoltre, l’album ha segnato l’apice della rinascita di Prince nei primi anni 2000, coincidendo con la sua introduzione nella Rock & Roll Hall Of Fame.
BITS-RECE: La Sad, “Odio La Sad”. La vita in punk-rock
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Dopo anni di overdose hip-hop e trap, declinati in tutte le possibili varianti possibili, l’exploit mainstream de La Sad – in grandissima parte merito dell’esperienza sanremese – è arrivato roboante come un fulmine a ciel sereno.
A memoria, era più o meno dai tempi di Domani smetto degli Articolo 31 – anno 2002 – che un progetto italiano anche solo vagamente orientato al punk non si guadagnasse l’attenzione del grande pubblico.
In effetti, la prima sensazione che si prova ascoltando le tracce di Odio La Sad, il nuovo album del trio formato da Theø, Plant e Fiks, è quella di un leggero spaesamento: sembra di essere riportati indietro nel tempo, ai primi anni ’00, quando era il punk-rock a farla da padrone tra i giovanissimi. Blink 182, Avril Lavigne, Sum 41, i riferimenti della memoria corrono a quei nomi, che per molti sono oggi sinonimo dei tempi felici dell’adolescenza.
Anche la loro estetica, fatta di chiome fluo, borchie, outfit neri in similpelle, attingendo a quell’immaginario emo così spiccato, appare oggi lontana, fuori moda, decisamente diversa da quello su cui oggi investe il mercato discografico.
E l’impressione è che l’intento dei nostri sia esattamente questo: arrivare di traverso, da dove nessuno guarda.
Partiamo col dire che Odio La Sad è un album centratissimo. Un disco coerente, compatto, solido, che pone al centro un messaggio forte e chiaro. Un messaggio che non chiede troppe interpretazioni o troppi giri di parole per essere compreso. Si parla di emarginazione, di dolore, di quel senso di smarrimento e di solitudine che almeno una volta nella vita prende tutti, ma che si può trasformare in una voragine tenebrosa se non si ha la forza e la capacità di guardare altrove, e si finisce per caderci dentro.
La Sad dà voce a chi ha sempre pensato di non averla, a chi nella vita si è sempre sentito un vinto, un perdente, e – peggio – è sempre stato convinto di non aver diritto a una possibilità.
Non c’è alcun obiettivo di rivalsa incattivita, di vendetta o di dimostrare qualcosa; è il gesto di chi si libera di tutto l’odio che sente dentro, di chi non permette al passato di uccidere il futuro. Nasce anche da questo intento il titolo del disco e dell’omonima traccia di apertura.
nei brani di Odio La Sad si parla di odio subìto, di amori tossici, di mancanza di fiducia, di ansie e di insicurezze, di dipendenze, persino di suicidio giovanile, come in Autodistruttivo, il brano portato coraggiosamente su palco di Sanremo.
La Sad canta per gli “stropicciati”, per i tutti i diversi, per chi non ha ancora trovato una strada o l’ha magari persa, per chi si chiede se abbia senso tutto sommato restare a bordo, fino alla fine di questo viaggio nel mondo.
Tra i momenti più emozionanti dell’album c’è sicuramente Maledetta vita, una dichiarazione d’amore al mondo cantata insieme ai Pinguini tattici nucleari. Un brano di una bellezza limpida come la luce che arriva dopo un lungo buio.
Funziona molto bene il duetto con Rose Villain in Non lo sai e poi c’è l’indovinata accoppiata con Rettore, una che punk non lo è forse mai stata musicalmente, ma nell’anima sì, sempre. Rivoluzionaria, disturbatrice, innovatrice, insieme a lei La Sad rivisitano un pezzo iconico e ironico come Lamette.
A chiudere il disco è Fuck The WRLD: vengono tirate in ballo l’anarchia, la libertà, la lotta alla società e alla classe politica, ma si fa davvero fatica a cogliere in questo brano l’autentica spinta eversiva che il punk per natura dovrebbe avere. Ed è proprio qui, dove il gruppo sempre voler alzare un po’ di più l’obiettivo, che si intravede il limite.
Perché, non dimentichiamolo, stiamo pur sempre parlando di punk-rock, che è cosa ben diversa dal punk.
E non sarebbe male se il prossimo passo del progetto La Sad si giocasse proprio su questo terreno. Passata la voglio di ribellione di gioventù, sarà tempo di crescere.