#MUSICANUOVA: La Messa, “I Was Born for la Fiesta”
”Un movimento confuso tra il sogno e la realtà. È un pezzo per chi vuole spegnere le preoccupazioni e continuare a ballare tutta la notte su chitarre sudamericane e bassi house.”
Con queste parole Serena Mastrulli e Marco Zamuner, in arte La Messa – parlano del nuovo singolo I was born for la fiesta.
“I was born por la fiesta provano a prendermi nella discoteca I was born por La Messa dammi una mano che che perdo la testa”
I was born for la fiesta è un inno alla leggerezza e al lasciarsi andare, eliminando tutte le barriere mentali e fisiche, affinché ci si possa sentire come trasportati in un mondo onirico in cui la parola d’ordine è: divertimento.
La dimensione magica creata dal duo torinese è rappresentata anche dalla copertina, interamente creata dall’intelligenza artificiale.
Scritto insieme a Marco Rissa dei TheGiornalisti (si tratta della terza collaborazione) e prodotto dai Room9,Take That è il nuovo singolo di Leo Gassmann.
Una canzone che si ispira alle sonorità anni ’80, che racconta di un sentimento d’amore altalenante, un po’ folle, che fa sentire i protagonisti come fossero parte di iconiche band planetarie come i Take That o i Daft Punk.
Un sentimento esagerato e surreale come solo i grandi amori possono essere.
“Il singolo racconta di un amore che finirà con il botto, dopo un tour mondiale. Sempre più spesso nella società odierna si tende ad abusare della parola ‘per sempre’. Niente è eterno ma l’amore va vissuto fino alla fine con gioia e un pizzico di ironia!”
La Sintesi: dopo oltre vent’anni, due inediti per la band culto di Lele Battista
A distanza di 22 anni dall’album Un curioso caso, Lele Battista, Giorgio Mastrocola, Giuseppe Sabella e Michele Sabella, ovvero La Sintesi, tornano sulle scene musicali con ben due inediti: Stravinskij e Finale
«La storia de La Sintesi ricomincia in una notte della scorsa estate, quando veniamo contattati da Saifam che ci informa della stampa in vinile dei nostri album. Ci incontriamo per autografare i dischi, e in quell’occasione prende forma l’idea di fare una nuova canzone insieme dopo vent’anni, un brano per celebrare la nostra storia comune.
Abbiamo lavorato con dedizione e con leggerezza, guidati dalla voglia di fare qualcosa di importante per noi stessi, lontani da certe logiche commerciali che in passato hanno minato la nostra unità. Siamo tornati a vent’anni esatti dal momento in cui le nostre strade si erano divise con la consapevolezza che senza questa musica le nostre vite sarebbero un errore.»
Inizialmente è nata nasce Stravinskij, dal testo astratto e poetico, con la collaborazione di Andrea Martinelli come autore. Solo in un secondo momento, quando Saifam ha proposto alla band l’uscita di un doppio inedito in 45 giri, è arrivata anche Finale, la storia di due amanti che si incontrano dopo vent’anni per fare un bilancio della propria storia d’amore.
La produzione artistica è stata affidata a Davide Ferrario, che ha contribuito a creare un nuovo sound per la band, mentre alla console viene coinvolto lo storico collaboratore Max Lotti.
Il doppio singolo è disponibile in un’esclusiva edizione in vinile 45 giri / 12 pollici trasparente crystal / 180 grammi con tiratura limitata e numerata, solo 500 copie – tutte autografate dalla band. Per acquistarlo clicca qui.
Con Bluvertigo e Soerba, La Sintesi è stato uno dei i progetti più importanti e di successo per un’intera generazione innamorata del pop elettronico degli anni ‘90 e ‘00.
Ode agli intrattabili: Romina Falconi canta “La solitudine di una regina”
Romina Falconi continua a svelare la sua personale galleria di peccatori.
Dopo La suora, il Lupo mannaro e Maria Gasolina, la quarta creatura Rottincuore è votata alla malinconia.
Il nuovo singolo della cantautrice romana è La solitudine di una regina ed è in uscita il 26 aprile.
Il brano è una lettera che non può essere consegnata, scritta da una persona che vorrebbe volentieri affidarsi alla follia, peccato che non abbia perso il senso della ragione.
Perché noi siamo anche il frutto di ciò che ci manca, e il brano vuole raccontare di come un essere umano vive l’addestramento ad un’Assenza Magnifica.
“C’è chi, senza affaticarsi neanche un istante, ha avuto il potere di farci sentire amati per sempre. E chi ti ama per sempre merita biblioteche di pensieri e di lettere.
E noialtri, spudoratamente amati, dobbiamo sopravvivere, cercando segnali e solidarietà dai nostri simili. Che certe ferite sono lo specchio della nostra resistenza. E si continua e si sorride ancora, con una lezione in tasca che non volevamo apprendere mai. Perché poter durare, essere in grado di continuare, ti condanna alla malinconia.”
La protagonista del nuovo capitolo è una peccatrice suo malgrado, votata all’intrattabilità.
Un peccato che tutti possiamo comprendere e tutti possiamo perdonare, perché intrattabili lo siamo stati tutti, quando avevamo mille motivi per gioire ed essere grati, ma abbiamo continuato a pensare solo a quello che non potevamo avere più.
Questa lettera è una carezza per tutti quelli che devono guardare avanti.
La canzone è prodotta da Jason Rooney, Nikk Savinelli e Leonardo Caminati.
“Non c’è più tempo”: le angosce e le paure dei 30 anni nel primo album di Michelangelo Vood
Anticipato dai singoli 2000 anni, Due morsi e Scemo, esce venerdì 10 maggio per Carosello Records Non c’è più tempo, il primo album di inediti di Michelangelo Vood.
L’album rappresenta una sorta di taccuino un po’ consumato e pasticciato, in cui Michelangelo racchiude e racconta il suo punto di vista e le sue riflessioni su cosa significa e cosa comporta avere 30 anni oggi.
«Tutti i giorni penso che io della vita non ci ho capito niente. Alla mia età i miei genitori avevano già una casa, un lavoro stabile e due figli, io invece sto a Milano in affitto con altre 3 persone, ho un lavoro precario e a malapena potrei prendermi cura di un cane, figurati di un figlio. Nella testa sento un orologio che non si ferma mai, mi dice che non c’è più tempo, che devo muovermi se non voglio rimanere un fallito per tutta la vita. E io mi muovo, ma non so dove sto andando. Paura, amore, futuro, solitudine, sacrifici, rassegnazione, speranza, metropoli, genitori, amicizie, provincia, delusione, fame, treni, scelte, dipendenze, fallimenti, insonnia, verità. Ho messo tutto questo nel mio primo disco»
In mezzo a frammenti di vita ordinaria la sua penna scrive fitta, cancella, mette punti, ricomincia, con un’urgenza espressiva che manifesta la necessità di condividere ciò che prova con chi può e ha voglia di capirlo.
I 30 anni significano consapevolezza, domande, ancora poche risposte, significano impegno, volontà, rimpianti, provare a perdonarsi, un continuo tentativo di accettazione e di capire quale sia il nostro posto nel mondo.
E significano preoccupazioni: c’è il costante pensiero di non essere più in tempo per realizzare ciò che si è sempre sognato.
Questo provoca frustrazione, mina l’autostima, ci fa sentire falliti talvolta. Ci sono situazioni in cui ci sembra impossibile cambiare il nostro stile di vita ma esiste sempre una via d’uscita, una strada “nostra” da percorrere.
I 30 anni sono il momento in cui è ancora tutto in discussione, e finché è così, paradossalmente, la mancanza di certezze può rappresentare l’opportunità giusta di tracciare percorsi alternativi per realizzare ciò che si vuole e in cui si crede.
Michelangelo Vood, nome d’arte di Michelangelo Paolino, è un cantautore originario della Basilicata.
Vood non è solo il cognome della madre, alla quale egli dedica il suo percorso artistico, ma anche un richiamo alla parola “wood” (bosco), omaggio alla natura selvaggia e incontaminata della sua terra. Dopo il trasferimento a Milano, città in cui la mattina insegna italiano e storia agli studenti delle scuole superiori, nel 2019 pubblica “Ruggine”, il suo primo singolo autoprodotto. Nello stesso anno vince il concorso per autori Genova per voi, indetto da Universal Music Publishing. Nel 2020 pubblica da indipendente il suo EP di debutto “Rio nero”.
Nel 2022 firma con Carosello Records e pubblica il singolo “Souvenir”, seguito da “Sotto il diluvio (nessuno tranne te)” .
Inaugura il 2023 con il brano “I love you” e prosegue a distanza di qualche mese con il singolo “Senza mani”. L’estate del 2023 è l’occasione per portare live nei principali festival italiani le canzoni che ha scritto in questi anni.
“È caratteristica dell’amore come lo conosco l’equilibrio instabile. Un gioco delle parti che a volte danzano all’ unisono altre si muovono su basi differenti, per molti un segreto di longitudine. Camminare sulla luna racconta il rapporto tra un viaggiatore da fermo e la sua metà, la sua ancora di salvezza. Legati dal sentimento, diversi e sempre in balia delle onde.”
Camminare sulla luna è il singolo di debutto di Vago, il nuovo alterego musicale di Marco Fontana.
Un nuovo inizio che si condisce di un immaginario cinematografico e che vuole raccontare l’amore, quello instabile: un gioco delle parti che a volte danzano all’ unisono altre si muovono su basi differenti, per molti un segreto di longitudine. Questo brano racconta il rapporto tra un viaggiatore da fermo e la sua metà, la sua ancora di salvezza. Legati dal sentimento, diversi e sempre in balia delle onde.
“Così come la musica ha il compito di ampliare l’orizzonte immaginifico dello spettatore mi piace immaginare che le immagini, possano avere lo stesso ruolo con una canzone. Senza ricalcare il racconto del brano ma andando ad aggiungere elementi che ruotano attorno all’incontrollabile forza dei sentimenti e al fascino delle relazioni, di qualunque tipo esse siano, così potente da far muovere il cuore indipendentemente dalla mente.”
Quali film potrebbero quindi essere la colonna visiva di Camminare sulla luna secondo Vago?
Dieci inverni: un amore mai esploso, un rapporto intenso che attraversa il tempo della
crescita di due ragazzi, dall’adolescenza all’età adulta. La lontananza, il dolore della
distanza, e l’incapacità di spezzare il filo. Dieci anni raccontati attraverso certi momenti
vissuti durante gli inverni ci raccontano il fluttuare del sentimento, quel lento mutare
forma, e gli effetti nell’età più matura.
Le conseguenze dell’amore: la costruzione di un nuovo sé, un sentire differente, un
incontro con i sentimenti prima congelati in virtù di un ordine perfetto e sacro. La storia di
un uomo che si ritrova a fare i conti con il caos emotivo provocato dalla sorpresa
sentimentale capace di irrompere nella sua vita.
Se mi lasci ti cancello: un volo “alta-mente” onirico sull’amore con un’ ala spezzata e il
fiato che manca. Essere disposti a tutto per dimenticare, senza conoscere le
conseguenze. Un film su ciò che rimane addosso, sulla speranza che la memoria,
appartenente obbligatoriamente al passato, abbia un ruolo nel futuro.
Vago si muove tra le cabine di un cinema.
Proietta visioni di altri alla costante ricerca di stimoli e storie da raccontare. Con l’orecchio teso ai silenzi, alla sottrazione, alla musica del caso e i rumori che si trasformano in suono. Le canzoni sono piccole scenografie o addirittura film, proiettati in musica e raccontati dalle parole. Ad orecchie e mente il compito di modellare gli elementi e dare una forma.
Vago è anche questo, un progetto aperto ad altri musicisti dove ogni idea contribuisce alla realizzazione di un piccolo viaggio chiamato canzone e ne libera chiavi di lettura inaspettate. Camminare sulla luna è il primo tassello di una storia con tanti protagonisti.
BITS-RECE: faccianuvola, “le stelle il sole l’arcobaleno”. Come se a Narnia suonassero l’elettronica
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Se siete appassionati di fantasy, conoscerete probabilmente Il leone, la strega e l’armadio, il più famoso romanzo della saga de Le Cronache di Narnia di C.S. Lewis.
L’armadio a cui fa riferimento il titolo è solo all’apparenza un semplice guardaroba: in realtà è una porta che mette in comunicazione il mondo reale con un mondo fantastico, quello di Narnia appunto.
Ecco, il paragone con il romanzo calza alla perfezione per descrivere l’album d’esordio di faccianuvola, giovane producer di Sondrio, che dopo la pubblicazione di alcuni singoli arriva ora al suo primo progetto esteso. E il paragone non regge solo per via del parallelismo del titolo del disco, le stelle il sole l’arcobaleno– stilizzato in le stelle* il sole; l’arcobaleno)) – ma anche, e soprattutto, perché, come nel romanzo l’armadio era un varco per un altro mondo, anche questo disco sembra essere una porta per un mondo di fantasia.
Un mondo fatto di giochi elettronici, tricks e triggers sintetici, solletichi sonori, pitch vocali; un universo coloratissimo che l’artista si è creato precisamente a sua misura, nel quale noia e grigiore sembrano essere banditi.
Varcata la soglia del suo territorio, come il fauno Tumnus di Narnia, faccianuvola ci accoglie e ci prende per mano saltellando da una traccia all’altra per farci esplorare un immaginario sonoro caleidoscopico e frizzante, alla ricerca della felicità. Qualunque sia lo stato d’animo con cui ci si approccia a questo disco, è praticamente impossibile non lasciarsi sfuggire un sorriso, anche se la tentazione più forte sarà quella di seguire con il corpo le raffiche di bpm.
le stelle il sole l’arcobaleno è il frutto di esperimenti in libertà sulla consolle: ascoltandolo non possono tornare alla memoria le colonne sonore dei videogiochi degli anni ’80 e ’90, ma non è difficile cogliere anche influenze pop, indie o urban. Su tutto, domina comunque l’elettronica, la vera protagonista di questa storia.
Sarebbe però un errore ridurre questo disco a un semplice divertissiment da cameretta.
Per quanto possa sembrare impossibile, l’album è nato da un periodo non particolarmente “luminoso”, che lo stesso faccianuvola definisce “di cambiamenti e perdizione“, come il ricordo dei primi momenti vissuti a Milano, lontano dalla sua realtà e dagli affetti.
L’amore, la lontananza, la ricerca di sé: sono tanti i sentimenti presenti nel disco, non di rado velati di una certa malinconia. L’artista riesce però sempre ad accarezzarli tutti con delicatezza ed estrema sensibilità, trasportandoli in una dimensione onirica, lasciando comunque sempre posto alla ricerca della bellezza.
Inoltre, la scrittura non è priva di sorprese e “easter eggs”.
Non mancano infatti riferimenti letterari, classici, cinematografici: si inizia con un rimando a John Donne in uragani, per passare al poeta latino Lucrezio in di carta mille baci, fino al cortometraggio d’animazione Il riccio nella nebbia di Jurij Norstein che ha ispirato policromia/felicità.
E cercando bene tra le tracce, emerge quello che è forse il messaggio più importante del disco.
È racchiuso nella prima strofa di Giove: “Ho perso la parte migliore di me / L’avrò lasciata su Giove, su Venere / In un posacenere / Non ci vuoi credere / Mi va poi bene così / Sono partito per un’altra galassia / E non ti incontrerò più / E non ci penserò più a te / A quei tuoi lontani torrenti di montagna / E Cassiopea”.
Quante volte ci siamo persi, smarriti? Quante volte abbiamo perso la fiducia, il focus su chi siamo, e abbiamo addirittura pensato che sarebbe stato impossibile ritrovarci?
Ecco, molto spesso la risposta è là fuori, oltre la porta di un mondo immaginario: basta un breve viaggio nella fantasia per sentirsi di nuovo a casa.
“Challengers [Mixed]”: Boys Noize rivisita la colonna sonora del nuovo film di Luca Guadagnino
Il DJ e produttore Boys Noize rivisita la colonna sonora di Challengers, il nuovo film di Luca Guadagnino, le cui musiche portano la firma di Trent Reznor e Atticus Ross.
Challengers [Mixed], questo il titolo del progetto, include 9 brani della colonna sonora elettronica del film, ciascuno decostruito e successivamente reimmaginato da Boys Noize, selezionato accuratamente da Reznor e Ross per creare un DJ set continuo.
«È stata una sfida divertente trasformare il tutto in un’unica esperienza fluida e portarla avanti ridisegnando le tracce, creando nuovi elementi e cambiando alcune parti”, afferma Boys Noize. “Soprattutto in Compress/Repress, che alla fine diventa super epica. Lavorare con Trent e Atticus è stato un sogno che si è avverato. Sono stati davvero fantastici e disponibili durante l’intero processo creativo».
Caratterizzato da ritmi elettronici e da un lavoro di sintetizzazione, “Challengers [Mixed]” raggiunge il suo apice proprio con Compress/Repress, una canzone originale con il testo scritto da Luca Guadagnino.
Questa la tracklist di CHALLENGERS [MIXED]:
I Know [MIXED] Yeah x10 [MIXED] L’oeuf [MIXED] Challengers [MIXED] Pre Signal [MIXED] The Signal [MIXED] Brutalizer [MIXED] Compress / Repress [MIXED] A New Year Carol [MIXED]
Scritto da Justin Kuritzkes e diretto da Luca Guadagnino, Challengers vede protagonista Zendayanel ruolo di Tashi Duncan, un’ex prodigio del tennis diventata allenatrice e una forza della natura che non si scusa per il suo gioco dentro e fuori dal campo. Sposata con un campione in crisi (Mike Faist), la strategia di Tashi per la redenzione del marito prende una piega sorprendente quando quest’ultimo deve affrontare l’esaurito Patrick (Josh O’Connor), suo ex migliore amico ed ex fidanzato di Tashi. Mentre il passato e il presente si scontrano e la tensione sale, Tashi deve chiedersi: quanto costerà vincere? Il film arriverà nelle sale con Amazon MGM Studios.
Sony Music Masterworks comprende i marchi Masterworks, Sony Classical, Milan Records, XXIM Records e Masterworks Broadway. Per informazioni e aggiornamenti via e-mail, visitare il sito https://lnk.to/milanrecords.
“Se ti apri all’Universo, Lei ti risponde”: è questo il messaggio al centro di Dea saffica, il nuovo singolo di Gaia .
Scritto da Gaia stessa e prodotto da Bias, Dea saffica nasce per celebrare le donne: il titolo è un’ode all’universo femminile e vuole raccontare gli opposti che coesistono nella Donna, esaltata come creatura poeticamente contrastante, propensa a custodire, curare e cambiare, ma senza mai giudicare il prossimo.
Amore, sorellanza, rabbia, fertilità, piacere: la femminilità è anche creatività e capacità di rinascere attraverso l’apertura a ciò che l’Universo offre.
Il videoclip che accompagna il brano, diretto da Stella Asia Consonni, enfatizza il messaggio del brano, mostrando un mondo fatto di sorellanza, rituali e connessione con la natura.
Circondata da sette ninfe, Gaia lancia un messaggio forte e attuale: l’unione tra donne rende invincibili e la capacità di essere resilienti, racchiudere in sé forza e fragilità allo stesso tempo è proprio ciò che le rende uniche.
BITS-RECE: Jeson, “Solo un uomo”. Fuoco e introspezione
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Ci sono due parole chiave che ben si adattano a sintetizzare le tracce di Solo un uomo, il nuovo EP di Jeson.
La prima è fuoco, che vuol dire passione, ispirazione, energia. La passione per la musica, l’energia che essa richiede, ma anche l’energia e la potenza che traspirano dai pezzi del disco. Un urban “meticcio” e muscolare, ibridato di r’n’b, elettronica, ma anche di gospel e di soul. Un pastiche di stili frutto del un sodalizio artistico con il producer MDM, che si è occupato della realizzazione di tutte le tracce.
La seconda parola è introspezione, che è la prospettiva da cui Jeson ci permette di entrare nel suo universo, la lente da indossare per poter decifrare i brani. Solo un uomo è la lettura di un mondo interiore, uno sguardo profondo alla ricerca di chi si è veramente e di cosa si stia cercando.
Fuoco e introspezione. Non come poli in opposizione, ma come due sfere che si intersecano e si mantengono in equilibrio. Come nella titletrack, uno dei due inediti dell’EP: un brano che riesce a coniugare vigore e apertura musicale con una riflessione matura sul proprio essere.
Colpisce poi la preghiera laica di Halleluja, tesa, tormentata.
Sul finale, con Se penso a me e Il mio posto l’atmosfera si fa musicalmente più intimista grazie a un’impronta più spiccatamente soul, ma non per questo viene meno il fuoco delle intenzioni: anzi, sono forse proprio questi i due brani che “bruciano” maggiormente di desiderio di scrivere, di raccontarsi, di trovare un proprio posto.
Ci aveva visto benissimo Marco Mengoni, che ha voluto coinvolgere direttamente Jeson in Lasciami indietro: in questo ragazzo c’è una promessa accesa sul futuro.
Forse c’è un po’ di lavoro da fare per marcare l’identità (a tratti, la voce mostra richiami un po’ troppo “blancheggianti”, e questa è davvero l’unica sbavatura del progetto), ma il fuoco di Jeson può e deve divampare.