BITS-RECE: Lady Blackbird, “Slang Spirituals”. Fino in fondo all’anima
BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Se non credete all’adagio secondo cui ciò che non uccide fortifica, dovete ascoltare il nuovo lavoro di Lady Blackbird.
Si intitola Slang Spirituals, e anche se non siete avvezzi al soul e al gospel, vi farà vibrare le corde dell’anima.
“Una volta entrata nell’adolescenza, ho iniziato a capire che la religione era qualcosa che mi veniva imposto e non mi è mai sembrata giusta”, racconta l’artista originaria del Nuovo Messico a proposito dei suoi anni giovanili trascorsi con la famiglia d’origine. “Quando ho iniziato a sviluppare la mia identità di donna lesbica, mi sono sentita giudicata, mi sono sentita un’emarginata ed etichettata come una peccatrice. Questo seppelliva chi ero veramente e avevo bisogno di trovare una via d’uscita”.
Quella via d’uscita, naturalmente, è stata la musica.
Dopo il disco d’esordio Black Acid Soul, che le ha fatto guadagnare l’attenzione e l’apprezzamento della critica internazionale, Lady Blackbird torna adesso con un lavoro potente, monumentale, vibrante, sorretto dal confortante abbraccio di una voce accogliente e raggiante, capace di trasportare emozioni in ogni singola nota.
Un voce dal potere consolatorio.
Ogni traccia dell’album è un frammento di vita, il racconto delle lacrime spese, o della celebrazione dell’amore, o della rivendicazione di una ritrovata consapevolezza di sé.
Le radici di Lady Blackbird scavano a fondo nel terreno del soul, del gospel e del jazz, ma qui non mancano divagazioni verso la psichedelia (in When The Game Is Played On You, un pezzo di oltre 7 minuti) o verso la ruvidezza del blues, come nella conclusiva Whatever His Name, con i suoi 8 minuti e mezzo. E se il gospel è tradizionalmente legato al messaggio cristiano, Lady Blackbird ne fa quasi il veicolo di una religione personale, quella di una donna che ha rischiato di perdersi e si è ritrovata.
Slang Spirituals è un’apoteosi della voce dell’anima, un manifesto di libertà e di orgoglio umano. Un disco di fronte al quale è semplicemente impossibile non provare il classico brivido alla schiena che sentiamo davanti alle cose belle.
Ognuno, ascoltandolo, troverà in Slang Spirituals la “propria” traccia, quel brano che più degli altri punta dritto al cuore e offre riparo all’anima. Dall’apertura decisamente “uplifting” di Let Not (Your Heart Be Troubled) e Like A Woman, passando per le suggestioni lunari Man on the Boat, e giù fino all’intensa e magnifica No One Can Love (Like You Do).
Quando poi il canto di Lady Blackbird ci accarezza su Someday We’ll Be Free è impossibile non fidarsi di quella promessa.
Se mai vi siete chiesti perché il soul si chiami così, questo disco ve ne darà una nitidissima dimostrazione.
Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile, ha scritto qualcuno. Se il risultato è un album così, c’è davvero da crederci.
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