Per presentare Io sono l’altro, singolo che anticipa il suo nono album Tradizione e tradimento, Niccolò Fabi ha scelto questa piccolo digressione: «Esiste un’espressione “In Lak’ech” che nella cultura Maya non è solo un saluto ma una visione della vita. Può essere tradotta come “io sono un altro te” o “tu sei un altro me”. Che si parta dalla mistica o dalla fisica quantistica si arriva sempre alla conclusione che l’altro è imprescindibile nella nostra vita e che siamo solo particelle di un tutto insondabile. Allora l’empatia diventa non solo un dovere etico, ma l’unica modalità per sopravvivere, l’unica materia che non dovremmo mai dimenticarci di insegnare nelle scuole. Conoscere e praticare i punti di vista degli altri è una grammatica esistenziale, come riuscire ad indossare i loro vestiti, perché sono stati o saranno i nostri in un altro tempo della vita. […]».
In Io sono l’altro non c’è retorica, non c’è buonismo, non c’è nessuna morale da elargire: c’è un messaggio di umanità da mettere in pratica ogni giorno.
Come già scriveva John Donne, “nessun uomo è un’isola”, o almeno non dovrebbe. Perché poi in mezzo si infila la realtà, non quella delle belle parole, quella vissuta davvero, che spesso ci porta al largo, allontanandoci l’uno dall’altro tra rabbia, frustrazioni, egoismi, paure, insegnamenti sbagliati, che spesso sono i più semplici da seguire.
E’ in situazioni così che serve la musica, a ricordarci dove dobbiamo tornare.
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